di Claudio Moffa
(*)
È quello che avevo sostenuto io fin dall’inizio, sottolineando che la verità
potrebbe stare in mezzo ma che il pericolo resta: perché è vero che la legge
approvata non è quella sognata dagli oltranzisti dell’imbavagliamento della
Storia, una legge con «diretta» condanna del nebuloso negazionismo. Ma
dall’altra e comunque, il giudizio sulla storia, che dovrebbe essere libero e
garantito a tutti i cittadini dagli articoli 21 e 33 della Costituzione, entra
comunque nella sfera della criminalità penale, e si potrebbero creare, secondo
discrezionalità del magistrato e costruzione nel tempo di una «giurisprudenza»
in crescendo, casi aberranti di stampo decisamente liberticida.