di Claudio Moffa
(*)
Ora
i media parlano chiaro. Per mesi e mesi la leggina riforma dell’art 3 della
legge Reale che introduce il reato di «negazionismo» è stata presentata in modo
edulcorato come foriera di nessun pericolo, visto che la negazione dei crimini
contro l’umanità quale indicati dallo Statuto della Corte penale internazionale
fa la sua apparizione solo come aggravante di un reato di incitamento all’odio
razziale. Ora invece la legge è legge antinegazionista punto e basta.
È quello che avevo sostenuto io fin dall’inizio, sottolineando che la verità
potrebbe stare in mezzo ma che il pericolo resta: perché è vero che la legge
approvata non è quella sognata dagli oltranzisti dell’imbavagliamento della
Storia, una legge con «diretta» condanna del nebuloso negazionismo. Ma
dall’altra e comunque, il giudizio sulla storia, che dovrebbe essere libero e
garantito a tutti i cittadini dagli articoli 21 e 33 della Costituzione, entra
comunque nella sfera della criminalità penale, e si potrebbero creare, secondo
discrezionalità del magistrato e costruzione nel tempo di una «giurisprudenza»
in crescendo, casi aberranti di stampo decisamente liberticida.