14/7/2016
C’è qualcosa di sconcertante nel tempismo con cui, all’indomani del
voto sul Brexit, il Movimento 5 Stelle si è precipitato a dichiarare la
propria assoluta contrarietà all’uscita dall’Unione Europea
e dalla tenaglia suicida dell’euro. Il partito fondato da Grillo e
Casaleggio, che ha costruito la sua narrazione propagandistica sulla
riappropriazione della sovranità da parte dei cittadini, è come se
gettasse la maschera: fa sapere infatti che non muoverà un dito contro
la colossale macchina europea edificata per abolire ogni sovranità
democratica utilizzando proprio la leva finanziaria per impedire agli
Stati di investire in occupazione. A quanto pare, tutto quello che
faranno, i 5 Stelle, sarà – al massimo – sostituire il Pd, magari
ripulendo il volto del personale politico, ma senza disturbare il
manovratore. Non una parola, dai grillini, su come costruire un piano-B
per restituire salute economica al paese. E silenzio assoluto anche sul
vasto e assordante background della geopolitica, fra terrorismo opaco,
fiumi di profughi e guerre alle porte. Nessuna vera indicazione: né
sulla politica economica, né sulla politica estera.
Era tutto previsto fin dall’inizio, sostengono alcuni critici come
Gianfranco Carpeoro, secondo cui i 5 Stelle sono stati, da sempre, la
carta di riserva degli Stati Uniti per contenere la protesta e impedire
all’Italia di esprimere una politica autonoma. In altre parole:
se cade Renzi arriva Di Maio, ma non cambia assolutamente nulla. Un ex
pentastellato come Bartolomeo Pepe, ai microfoni di “Forme d’Onda”,
mette la parte il risentimento dell’ex per lasciare spazio all’amarezza
e alla preoccupazione: denuncia la manipolazione verticistica di cui la
stragrande maggioranza degli stessi 5 Stelle (elettori ed eletti)
sarebbe vittima, e su Di Maio esprime un giudizio ben poco lusinghiero:
il super-canditato grillino sarebbe «un bravo attore, una scatola senza
contenuti», reduce da svariate ricognizioni nei centri di potere
– politici, diplomatici, finanziari – per rassicurare i padroni del
vapore e spiegare loro che, coi 5 Stelle a Palazzo Chigi, non avranno
nulla da temere.
Se il senatore Pepe – un coraggioso attivista antimafia – racconta il
profondo travaglio personale col quale ha vissuto la disillusione e
quindi lo strappo dal gruppo Grillo-Casaleggio, al pubblico resta un
senso di desolazione: si sta avvicinando il momento delle grandi
decisioni, e l’Italia non ha una squadra da schierare in campo. La
meteora Renzi sta evaporando, il centrodestra non esiste più, i 5 Stelle
non esprimono un’alternativa di governo. Tra i loro più fermi
detrattori, il profetico Paolo Barnard: già all’indomani delle politiche
2013 si era affrettato a proporre ai grillini un piano di piena
occupazione messo a punto da un team di economisti guidato da Warren
Mosler. Valore: 2 milioni di posti di lavoro. Bellissimo, risposero, ma
Grillo e Casaleggio non ne vogliono sapere. Dopo tre anni di piccolo
cabotaggio e conquiste di Comuni e città, con l’Europa
in frantumi e l’Italia sempre più in bilico, dai 5 Stelle non è finora
pervenuta nessuna soluzione strutturale per riconvertire il declino
italiano strappando il paese allo strapotere dell’élite finanziaria
internazionale. “There is no alternative”, diceva Margaret Thatcher.
Preso da: http://www.libreidee.org/2016/07/5-stelle-e-zero-idee-litalia-non-ha-alternative-al-peggio/
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