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martedì 19 luglio 2016

Ritratto di George Soros, il magnate pro-immigrazione


 
George Soros se ne sta approfittando, ancora una volta. L’attivista 85enne politico e filantropo è assurto agli onori della cronaca post-Brexit affermando che questo evento ha scatenato “una crisi finanziaria ed economica”. La crisi però, ancora una volta, non lo ha colpito in prima persona. Soros stava fiutando l’affare giusto, togliendo capitale dall’inquieta Deutsche Bank e dalla S&P, per un valore di 2.1 milioni in azioni.
Ancora più interessante, è il fatto che Soros avesse recentemente rimosso 264 milioni di partecipazioni da Barrick Gold, il cui valore in azioni era aumentato del 14% dopo la Brexit. Oltre a questi affari, Soros aveva venduto le sue azioni in molte delle sue storiche società. Dopo il suo ritiro nel 2000, ed essere tornato attivo nel 2007, piazzò un numero di aste tendenti al ribasso nel settore immobiliare degli Stati Uniti, creando così un profitto di oltre il miliardo di dollari da questo giro di affari. Sin dagli anni 80, Soros si è dedicato attivamente all’Agenda Globale, sostenendola attraverso la sua “Open Society Foundations (OSF)”. Ma che cos’è l’Agenda Globale, e da dove trae le sue origini?

Gli inizi.
Il “seme globalista” è stato ereditato dal padre Tiwadar, un avvocato ebreo che era un gran sostenitore dell’Esperanto. L’esperanto è una lingua inventata nel 1887 da L.L. Zamenhof, un oculista polacco, con il proposito di “trascendere i confini nazionali” e “oltrepassare l’indifferenza del genere umano”. Tiwadar insegnò al giovane figlio George l’esperanto e lo obbligò a parlarlo in casa.
La famiglia si trasferì dalla Germania a Budapest dove cambiò il cognome da Schwartz a Soros, un lemma esperanto che appunto significava colui che s’innalzerà: il giovane George trasse grandi benefici dalla scelta del padre della modifica del cognome. Secondo alcuni documenti, Soros lavorò fino alla fine della guerra per un ufficiale del governo, aiutandolo a confiscare le proprietà degli ebrei installati nel luogo. In un documentario del 1998 Soros descrisse gli anni dell’occupazione della Germania come “il periodo più felice della sua vita”.
Il rischio di Soros nella finanza
Al termine della guerra, Soros si trasferì a Londra, e nel 1947 si iscrisse alla London School of Economics, dove studiò sotto Karl Popper, il filosofo austro-inglese che fu uno dei primi sostenitori di una “società aperta.” Soros lavorò successivamente presso diverse banche d’affari a Londra prima di trasferirsi a New York nel 1963. Nel 1970 fondò la “Soros Fund Management” e nel 1973 la “Quantum Fund” con l’appoggio dell’investitore Jim Rogers. Il fondo rendeva annualmente più del 30% consolidando la reputazione di Soros e mettendolo così in una posizione di potere.
Le speculazioni sulla valuta che portarono la Gran Bretagna e l’Asia in crisi
Negli anni 90, Soros iniziò una serie di speculazioni contro le valute delle varie nazioni. La prima fu nel 1992, quando vendette allo scoperto la sterlina facendo 1 miliardo di profitto in un solo giorno. La sua seconda grande speculazione sulla valuta fu quella del 1997, dove la sua mano generò, di fatto,  il deprezzamento delle monete malesi e thailandesi e la crisi asiatica finanziaria che coinvolse anche Indonesia e Corea del Sud.
Sforzi “Umanitari”
Oggigiorno, la rete di Soros ha un patrimonio che si aggira sui 23 miliardi di dollari. Dopo essersi ritagliato un ruolo di minore importanza nella sua compagnia, la Soros Fund Menagement, egli cominciò ad impegnarsi dal 2000 nelle sue attività “filantropiche”, che supporta tutt’ora attraverso la Open Society Foundations, da lui stesso fondata nel 1993. Quindi, chi beneficia delle donazioni del magnate? Che cosa implica il suo supporto? Durante gli anni ’80 e ’90, Soros impiegò la sua straordinaria ricchezza per finanziare rivoluzioni in dozzine di nazioni europee, tra cui la Cecoslovacchia, la Iugoslavia e la Croazia.
Riuscì in tutto ciò facendo transitare soldi a partiti politici d’opposizione e pubblicizzando i media indipendenti di quelle nazioni. Se vi domandate perché Soros avesse a cuore gli affari delle sopracitate nazioni, parte della risposta sta nel fatto che durante e dopo il caos, egli investì parecchio nelle risorse e nei patrimoni di ognuno di quei paesi. Egli poi trovò appoggio e aiuto dell’economista Jeffrey Sachs della Columbia University, a cui chiese di suggerire a quei governi di privatizzare tutte le risorse di pubblico dominio, permettendo così a Soros di vendere tutti i beni che aveva acquisito durante le fasi di disordini in nuovi mercati appena aperti. Avendo avuto successo e tratto profitto sul fronte Europeo, decise presto di volgere il suo sguardo a un traguardo ancora più ambizioso: gli Stati Uniti.
Il “grande” periodo
Nel 2004 il magnate annunciò: “Credo profondamente nei valori di una società aperta: negli ultimi 15 anni ho focalizzato i miei sforzi all’estero, da ora opererò negli Stati Uniti”. George Soros fondò gruppi come: “L’istituto americano per la giustizia sociale”, il cui scopo è “trasformare le comunità povere attraverso il lobbismo per migliorare il governo dal punto di vista del sociale”; o La “New America Foundation”,  il cui scopo è “influenzare l’opinione pubblica in argomenti come l’ambientalismo e l’autorità globale”; o ancora “L’istituto delle politiche migrazionali” il cui scopo è “apportare una nuova politica per l’insediamento illegale d’immigrati e migliorare i benefici dei sussidi pubblici sociali”. Soros inoltre usa la sua società per far pervenire soldi all’organo di stampa “Media Matters”. Ma perché Soros donò così tanta liquidità a queste organizzazioni?
Per una semplice ragione: comprare potere politico. I democratici che andranno contro i suoi diktat vedranno i propri fondi tagliati e saranno successivamente snobbati da organi stampa come Media Matters, che lavora in partnership con siti come NBC, Al Jazeera e The New York Times. Oltre ai 5 miliardi donati ai gruppi sopraccitati, Soros diede grandi contributi al Partito Democratico degli Stati Uniti e ai suoi più illustri esponenti, come Barack Obama, Joe Biden e, ovviamente, Bill e Hillary Clinton.

L’amicizia coi Clinton 
L’amicizia con la famiglia Clinton risale al 1993, quando venne fondata la OSF. Soros tuttavia cominciò a supportare Hillary Clinton attivamente solo dal 2013, quando iniziò la campagna per l’attuale corsa alle presidenziali acquisendo visibilità nel gruppo “Ready for Hillary” e donando oltre 15 milioni di dollari ai gruppi di sostenitori filo-Clintoniani. Non contento, il magnate donò oltre 33 milioni di dollari a “The Black Lives Matter”, che fu coinvolto in scontri violenti nel Missouri e nel Maryland nel 2015. Entrambi gli incidenti hanno portato a un peggioramento delle relazioni tra le varie etnie negli Stati Uniti.
Banalmente: ciò che Soros vuole, lo ottiene. Ed è chiaro dalla sua storia che ciò che egli vuole è abbattere ogni confine e ogni barriera per creare quella specie di incubo mondialista che alla fine può essere ricondotto all’attuale Unione Europea: l’obiettivo è l’omologazione e la cancellazione di ogni tradizione nazionale. Recentemente Soros ha focalizzato la sua attenzione nuovamente sull’Europa. E’ solo una coincidenza il fatto che questo continente sia attualmente in una profonda crisi economia?
Un altro fuori campo: il conflitto ucraino
L’intromissione di Soros negli affari Europei ha portato ad un ennesimo conflitto: quello russo-ucraino, che vede le sue origini all’inizio del 2014. In un’intervista di maggio 2014 rilasciata da CNN, Soros ammette di essere responsabile della creazione di una fondazione in Ucraina che fondamentalmente portò alla deposizione dell’allora legittimo leader del governo e alla successiva instaurazione di una giunta selezionata personalmente dal Dipartimento di Stato statunitense, al tempo guidato da niente meno che da Hillary Clinton. Giornalista Cnn: “Ciò che molte persone hanno notato in lei (rivolgendosi a Soros) è che durante le rivoluzioni dell’89 finanziò molte attività dissidenti, gruppi sociali civili nell’est Europa in Polonia e in Repubblica Ceca. Sta facendo qualcosa di simile ora in Ucraina?”
George Soros: “Bé, ho dato vita ad una fondazione in Ucraina prima che essa diventasse indipendente dalla Russia. Tale fondazione funziona d’allora e impiega un importante ruolo in parte degli eventi di oggi”. La guerra che travolse la regione ucraina del Donbass portò alla morte di 10.000 persone e il dislocamento di oltre 1.4 milioni di persone. Inoltre, come danno collaterale, venne colpito il jet della Malesia Airlines che provocò la morte di 289 persone. Ancora una volta, Soros era là, ad approfittare del caos che aveva aiutato a generare qualche anno prima. Il premio che ottenne da questa battaglia in Ucraina fu il business del monopolio dell’energia “Naftogaz”.
Il suo ultimo successo: la crisi dei rifugiati in Europa
L’attuale obiettivo di Soros è fondamentalmente la distruzione di tutti i confini nazionali. Ciò è stato recentemente confermato molto chiaramente dai suoi investimenti per la crisi dei rifugiati in Europa. Causa dell’immigrazione dal Medio Oriente, secondo i media internazionali più autorevoli, è la guerra civile in Siria scoppiata nel 2011. Ma vi siete mai chiesti come mai tutte queste persone hanno improvvisamente intuito che l’Europa avrebbe aperto i suoi confini per accoglierli in massa? La crisi dei rifugiati non ha origini del tutto “naturali”. Anzi.
Una crisi che, guarda caso, coincide con la donazione di liquidità da parte della OSF all’ “Istituto Di Base Statunitense Per La Politica Della Migrazione” e alla “Piattaforma per la a Cooperazione Internazionale Sui Migranti Senza Documenti”: nient’altro che due organizzazioni sponsorizzate dallo stesso miliardario di origini ungheresi. Entrambi i gruppi patteggiano per l’insediamento dei migranti in Europa.
Nel 2015 un reporter di Sky trovò un “Manuale per migranti” sull’isola greca di Lesbo. Venne rivelato che tale manuale era scritto in arabo e distribuito ai rifugiati prima di attraversare il Mediterraneo da un gruppo chiamato “Welcome to the EU”. “Welcome to the EU” è finanziato – indovina da chi – dalla Open Society Foundations. Soros quindi, non solo appoggia il nuovo insediamento dei migranti in Europa, ma è anche l’artefice del piano Merkel. Il piano Merkel fu creato dall’ “European Stability Initiative”, il cui presidente del consiglio di amministrazione, il signor Gerald Knaus, è un socio in affari di Soros. Il piano sostanzialmente dice che la Germania garantirà asilo a 500.000 rifugiati siriani; dice inoltre che la Germania, insieme ad altre nazioni europee, dovrebbe aiutare la Turchia, uno stato per il 98% mussulmano, ad ottenere libertà di movimento per i suoi cittadini all’interno dell’UE.
Trattazione politica
La crisi dei rifugiati ha ottenuto grande attenzione in stati europei come l’Ungheria. In risposta al transito di 7000 migranti al giorno nel territorio ungherese, il governo ha rinforzato i controlli alle frontiere per impedire alle orde di rifugiati di entrare nel paese.
Ovviamente questa politica non era condivisa da Soros e dalla sua alleata Hillary Clinton. Bill Clinton ha affermato che Polonia e Ungheria “non gradiscono la democrazia” e vogliono una “dittatura autoritaria Putiniana”. Soros si espresse così in risposta alla politica del primo ministro ungherese Viktor Orbán: “I suoi piani trattano la protezione dei confini nazionali come l’oggetto della loro attenzione, mentre noi mettiamo in primo piano i rifugiati, e solo secondariamente i confini nazionali.” E’ difficile credere che  Soros possa essere più chiaro di così, riguardo le sue idee mondialiste.
Il movente
In conclusione, resta un’ultima domanda da porsi: perché Soros sta impiegando tutte queste forze per inondare l’Europa con orde di rifugiati? Momentaneamente, pare che stia generando grande caos in Europa e soffiando sul fuoco dei disordini sociali negli Stati Uniti, facendo così crollare il mercato mondiale.
La distruzione dell’Europa, attraverso una migrazione di massa, è traducibile in un infernale piano per creare caos sociale ed economico nel vecchio continente. Il suo intento è di distruggere i confini nazionali e creare un’unica struttura globalista, dotata di un’autorità con potere illimitato su tutto il pianeta. Soros si presenta al mondo come un missionario che vuole portare a termine l’Agenda Globale insegnatagli dai suoni mentori. Egli usa le sue vaste conoscenze politiche per creare crisi e influenzare la politica dei governi.
(di David Galland e Stephen McBride per Garret/Galland Research. Traduzione a cura di Caterina Ioppi)


 

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