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giovedì 23 aprile 2015

Libia, tutte le colpe dell’Europa per le tragedie nel canale di Sicilia.

19 - 04 - 2015 Fondazione Icsa

Estratto da un recent report della Fondazione Icsa su "Dalla protezione delle frontiere alla salvaguardia della vita - Allineare il diritto Ue con quello Onu".
Nel solo 2014 in Mediterraneo sono morti oltre 3.419 migranti. Di fronte a questa tragedia umanitaria, in corso da anni e senza reali prospettive di diminuire nel breve termine, la risposta dell’Unione Europea è stata inadeguata sotto ogni aspetto, non solo perché la gestione del problema è stata di fatto considerata riguardare un solo Paese membro, l’Italia, ma soprattutto perché affrontata come problema di sicurezza delle frontiere anziché in termini di salvaguardia della vita umana in mare.
Tale obbligo è sancito da numerosi accordi internazionali, in vigore da decenni e firmati da tutti i Paesi membri. Di fatto, i singoli Paesi concordano da sempre sull’obbligo di salvare le persone in mare, ma tale obbligo non è stato mai sottoscritto dall’Unione Europea in quanto tale né sancito dal Consiglio d’Europa nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Per salvaguardare la vita umana in mare, è necessario che l’Europa recepisca l’obbligo – già vigente e riconosciuto di recente anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo – attraverso un Protocollo aggiuntivo alla CEDU, secondo la procedura già seguita ben14 volte per ampliare la tutela a diritti non previsti dal testo originale del 1950. Ciò sarebbe in pieno accordo con lo spirito della CEDU, che nel preambolo si rifà esplicitamente alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’ONU nel 1948.
Allineare le due normative non creerebbe nuovi obblighi, ma porterebbe la questione della salvaguardia della vita in mare sotto la giurisdizione della Corte EDU, rendendo quindi sanzionabile chi omette di soccorrere chi è in pericolo di vita.
Su questi presupposti, sarebbe più efficace promuovere politiche allineate con i valori umani e morali della UE, elaborando uno schema tecnico-legislativo che preveda la costituzione di un’agenzia europea di ricerca e soccorso in mare (EUROSAR), con standard tecnici e prestazioni minime vincolanti, senza affidare, come sinora accaduto, funzioni di soccorso ad organizzazioni continentali i cui compiti istituzionali sono finalizzati al pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE.
Si onorerebbe così il Premio Nobel per la Pace attribuito all’UE nel 2012 e si raccoglierebbe l’invito fatto da Papa Francesco al Parlamento Europeo nel novembre 2014.

Originale: http://www.formiche.net/2015/04/19/libia-sbarchi-tutte-le-colpe-delleuropa-le-tragedie-nel-canale-sicilia/

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