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martedì 31 gennaio 2017

TERREMOTATI SI PREPARANO A MARCIARE SU ROMA

22 gennaio 2017

Su Facebook di recente è nato il gruppo “Manifestazione terremotati a Roma” che in pochi giorni vanta più di 7000 iscritti.
“Questo gruppo nasce dal malcontento di persone indipendenti deluse su come è stata mal coordinata e mal gestita tutta l'emergenza del post-terremoto, che ha fatto sì che arrivassero tante promesse seguente da nessun fatto”, spiega il fondatore Diego Camillucci, anch’egli in prima persona colpito dagli effetti del terremoto sia nella dimensione abitativa che in quella lavorativa.
La finalità del gruppo è “contestare un decreto indecifrabile che ci lascia sospesi ad una burocrazia inattuativa, contestare il modo di come vuol essere gestita la ricostruzione e contestare questo sistema di mal politica generale. Serve l'immediato ripristino delle attività produttive e delle vie di collegamento”.

lunedì 30 gennaio 2017

l' UE studia come andare a prendere gli immigrati in Libia, finanzia il regime di occupazione, e ti spiega che è una cosa buona

basta leggere gli articoli di questi giorni, ti parlano di lotta all' immigrazione clandestina, mettono in fila tante belle parole, ecco un esempio

L'Ue vuole una 'linea di protezione' davanti alla Libia per i migranti
di Francesca Venturi
 
Bruxelles prende atto dell’emergenza migranti nel Mediterraneo centrale, e la Commissione europea presenta un piano di interventi a breve termine per prevenire l’aumento degli arrivi dalla Libia sulle coste italiane, in cui definisce “strutturale” il flusso dall’Africa. Chiusa la rotta balcanica, i migranti in fuga dalla miseria e dall’instabilità politica di molti paesi africani non hanno altra scelta che mettersi nelle mani dei trafficanti libici senza scrupoli e cercare di attraversare il Mediterraneo diretti in Italia, assieme a Malta il paese europeo più vicino a quelle coste. Ed è stato proprio Joseph Muscat il primo ministro del più piccolo membro dell’Ue, Malta, che detiene la presidenza di turno dell’Ue in questo semestre, a lanciare l’allarme, nelle scorse settimane: senza interventi immediati, in primavera l’Italia non riuscirà a far fronte all’aumento di arrivi.  


domenica 29 gennaio 2017

RATTI cani e porci in volo sui cieli della Libia occupata

Chi vola nei cieli della Libia?

 23 gennaio 2017

L’agenzia Intelligence Online ha pubblicato diversi materiali riguardanti dei piloti mercenari che probabilmente lavoravano per Erik Prince, fondatore ed ex capo della compagnia militare privata Blackwater.


I piloti decollano dalla base di Al-Khadim e pilotano aerei AT-802. L'AT-802 è un aereo agricolo prodotto negli anni 90 dalla compagnia Air Tractor, progettato per la spruzzatura di fertilizzanti e pesticidi. Ma c'è anche una variante militare dell'aereo denominata AT-802U, progettata nel 2009 come cacciabombardiere leggero il quale è in servizio presso l'aviazione della Colombia e degli Emirati Arabi Uniti.

sabato 28 gennaio 2017

Der Spiegel: la Libia è un non-Stato e Sarraj non controlla niente

Analisi molto dura del settimanale tedesco su ciò che accade sull'altra sponda del Mediterraneo
Fayez al Sarraj

Fayez al Sarraj

globalist 23 gennaio 2017

Prima il mezzo tentativo di colpo di Stato. Poi l'autobomba che aveva nel mirino l'ambasciata italiana a Tripoli.
Circostanze che hanno portato il tedesco Der Spiegel a dire che il governo di accordo nazione guidato dal premier Fayez al Sarraj "non e' in grado di mantenere l'ordine" nel "non-Stato" libico.
Il settimanale tedesco ha ricordato che le milizie dell'ex primo ministro libico Khalifa Ghwell hanno recentemente assunto il controllo di diversi edifici ministeriali di Tripoli per alcune ore. "Colpo di Stato in Libia", hanno titolato il giorno dopo i giornali, ma ciò sarebbe vero se davvero esistesse uno Stato libico, scrive il settimanale tedesco: "Solo la comunità internazionale ritiene che in Libia ci sia uno Stato. Si tratta del governo insediato e riconosciuto dalle Nazioni Unite".

venerdì 27 gennaio 2017

L’ultimo raid di Obama

20 gennaio 2017

B-2
(aggiornato il 21 gennaio alle ore 8,45)
Il presidente Barack Obama conclude in modo spettacolare 9 anni di sua amministrazione con un raid aereo in Libia eseguito dai bombardieri “stealth” B-2 Spirit fatti decollare e atterrare dopo ripetuti rifornimenti in volo direttamente dalla loro base in Missouri.
Nel mirino dei bombardieri dell’Usaf due campi dell’Isis in Libia, a poco più di 40 chilometri a sudovest di Sirte, l’ex roccaforte del Califfato in Libia espugnata dai miliziani di Misurata e dai loro alleati poco più di un mese or sono dopo oltre sette mesi di assedio.
Ai bombardieri B-2 erano affiancati alcuni droni, Global Hawk  decollati dalla base italiana di Sigonella col compito di sorvegliare gli obiettivi e MQ-9 Reaper che avrebbero lanciato anche alcuni missili Hellfire. L’attacco è avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 gennaio come ha riferito il portavoce del Pentagono, Peter Cook, spiegando che si stanno ancora valutando i risultati.
Nell’operazione sarebbe stato coinvolto anche il Comando Forze Speciali statunitensi (USSOCOM) con uomini e velivoli U-28A, già segnalati in Libia in appoggio alle milizie di Misurata nella battaglia di Sirte.
“In Libia, il nostro Comando militare per l’Africa (AFRICOM) ha condotto raid aerei contro due campi del Daesh a sud di Sirte e le prime stime indicano che gli attacchi hanno portato alla morte di più di 80 miliziani” ha affermato Cook mentre fonti militari citate dai media americani parlano di 90 terroristi uccisi.
L’operazione “Odissey Lightning”, l’intervento aereo statunitense in Libia contro il Califfato che da inizio agosto del 2016 ha totalizzato circa 500 incursioni (per lo più eseguite da droni MQ-9 Reaper decollati da Sigonella, cacciabombardieri AV-8B Harrier ed elicotteri AH-1Z Super Cobra dei Marines decollati dalla portaelicotteri da assalto anfibio Wasp e poi dalla nave per operazioni anfibie San Antonio), sembra quindi aver compiuto il suo ultimo raid a meno che l’Amministrazione Trump non decida di continuare le operazioni nell’ex colonia italiana. Ipotesi da non scartare considerato che il nuovo presidente ha sempre detto di voler potenziare la lotta ai jihadisti.
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Tra le vittime dell’ultimo attacco ai due campi a sudovest di Sirte – assicurano le autorità Usa – non ci dovrebbero essere civili: “Ne’ donne ne’ bambini”. L’azione si è svolta infatti in una zona remota e desertica del Paese, dove si trovano altri due campi usati dai jihadisti ma al momento vuoti. All’operazione ha partecipato anche un cacciatorpediniere dalla US Navy equipaggiato con i missili da crociera Tomahawk ma non si sarebbe reso necessario il suo intervento. “Gli Stati Uniti sono pronti a dare ulteriore sostegno alle autorità libiche impegnate nello sforzo per contrastare la minaccia terroristica” ha dichiarato Cook.
Il raid è stato compiuto appena un mese dopo dall’annuncio della fine delle operazioni militari americane in Libia in cui il Pentagono si era però riservato di effettuare successivi interventi mirati se la situazione sul terreno lo avesse richiesto.
“Questi raid sono una misura preventiva per bloccare i entatividell’organizzazione terroristica” dello Stato Islamico “di riunire i suoi esponenti con l’obiettivo di sferrare un nuovo attacco contro la città e altre zone della Libia” si legge in un comunicato del Consiglio presidenziale del governo di concordia nazionale libico guidato da Fayez al-Serraj.
Esercito conquista al Nusra
Prima di lasciare la Casa Bianca Obama ha “salutato” anche le milizie ex qaediste siriane di Jabhat Fateh al-Sham (già noto come Frinte al-Nusra) con un raid aereo effettuato pare da un bombardiere B-52 che avrebbe sganciato 14 bombe uccidendo almeno 100 miliziani un campo di addestramento nella provincia di Idlib che era operativo dal 2013.
“Lo smantellamento di questo campo di addestramento interrompe le operazioni e scoraggia gli estremisti islamici e i gruppi dell’opposizione siriana ad aderire o cooperare con al Qaeda sul terreno di battaglia” ha detto il comandante dell’US Navy Jeff Davis, portavoce del Pentagono.
L’osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito della morte di almeno 40 miliziani mentre un portavoce di Jabhat Fateh al-Sham ha confermato ad al-Jazeera che i morti sarebbero dozzine.
Foto: Getty Images, NBC News e AFP

Preso da: http://www.analisidifesa.it/2017/01/lultimo-raid-di-obama/

giovedì 26 gennaio 2017

Haftar sulla portaerei Kuznetsov: Putin “sbarca” in Libia

12 gennaio 2017

Roma, 13 gen. (askanews) - Il generale libico Khalifah Belqasim Haftar "ha firmato un accordo" con Mosca per l'installazione di una base militare in Libia. A scriverlo oggi è al Quds al Arabi, quotidiano panarabo di proprietà del Qatar, Paese che sostiene l'ex governo islamista di Salvezza nazionale di Tripoli.

Non solo ma la stessa testata, in un editoriale pubblicato oggi sul suo sito on-line, parla di "prossime manovre della marina militare russa" nelle acque del mediterraneo davanti alle coste libiche che avrebbe l'obbiettivo di "testare eventuali reazioni dei Paesi occidentali, troppo preoccupati di non impantanarsi" nel caos del Paese Nordafricano. 

Mercoledì scorso, il generale Haftar ha visitato l'incrociatore russo Kuznetsov. Il comandante del sedicente esercito nazionale libico è stato accolto a bordo dal Vice Ammiraglio V. N. Sokolov e una volta sul vascello si è collegato in videoconferenza con il Ministro della Difesa della Federazione Russa Sergei Shoigu, come ha fatto sapere in un comunicato il ministero
della Difesa russo. (segue)
Il comandante dell’esercito nazionale che fa capo all’Assemblea dei deputati di Tobruk, Khalifa Haftar, ha visitato ieri la portaerei russa Admiral Kuznetsov dove è giunto probabilmente con un elicottero della Marina russa durante la fase di rientro verso la base di Severomorsk dell’ammiraglia della flotta russa  dalla missione effettuata nelle acque siriane.
In video conferenza dalla portaerei Haftar ha discusso con il ministro della Difesa di Mosca, Serghei Shoigu, della lotta al terrorismo in Medio Oriente. Lo ha reso noto il servizio stampa del ministero della Difesa russo in un comunicato. La Kuznetsov, disimpegnata dalle operazioni in Siria, fa parte della Flotta del Nord e sta tornando alla sua base. Nel corso della visita, ad Haftar sono stati consegnati medicinali di prima necessità per i militari libici e la popolazione  della Cirenaica.

mercoledì 25 gennaio 2017

Nelle accademie militari di tutto il mondo si studia la RESISTENZA ASIMMETRICA della JAMAHIRYA LIBICA

spot-libro

DAR! DAR! ZENGA! ZENGA!.
Nelle accademie militari di tutto il mondo si studia la RESISTENZA ASIMMETRICA della JAMAHIRYA LIBICA di GHEDDAFI: 9 mesi da soli contro una COALIZIONE di 40 STATI-BANDITI. Una cosa mai vista.
L’OPERAZIONE della NATO “TRIDENT JUNCTUR” (SICILIA 2015) VENNE CONCEPITA PER “COLMARE LE LACUNE” emerse nel 2011: contro un piccolo Paese massacrato, anche dall’interno, da un GolpeGuerra garibaldesco…Un piccolo Paese privo di aviazione, viene seppellito di bombe -nell’ipocrisia della No Fly Zone onusiana e nelle nebbie spettacolari che capovolgevano la Realtà!.

martedì 24 gennaio 2017

Omicidi e stupri nel campo profughi in Libia, arrestato a Milano il torturatore riconosciuto dalle vittime

17 gennaio 2017
 
"Un orrore mai visto". Così Ilda Bocassini parla delle violenze subite dai migranti, che si sono ritrovati nel centro di accoglienza accanto alla stazione Centrale con il loro aguzzino. E' accusato di decine di violenze sessuali, sequestri per estorsione e quattro omicidi. Il pm: "Come un campo di concentramento nazista"
Lo hanno riconosciuto le sue vittime, le stesse con cui si è ritrovato nel centro di accoglienza accanto alla stazione Centrale di Milano. Un ventiduenne somalo, Osman Matammud, è stato arrestato perché ritenuto il torturatore del campo di raccolta migranti di Bani Walid in Libia, a 150 km da Tripoli, colpevole di 4 omicidi commessi nel campo, sequestro a scopo di estorsione ai danni di centinaia di somali, violenze sessuali su decine di donne. "In 40 anni di carriera non ho mai visto un orrore simile", ha detto il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che coordina l'inchiesta della Dda. Mentre il pm Marcello Tatangelo ha paragonato il luogo a un "campo di concentramento nazista".

lunedì 23 gennaio 2017

L' italia si candida a patrono della Libia. Per violare insieme i diritti umani

12 gennaio 2017

L’Italia si candida ad un ruolo di “patrono” della Libia, paese reso una polveriera dal malaugurato intervento a guida francese del 2011, ma la cui fragilità data forse dall’occupazione italiana iniziata esattamente un secolo prima. L’Onu comunque approva. Il segretario generale, António Guterres, ha incontrato a New York il nostro ministro degli esteri Angelino Alfano e ha «ringraziato l’Italia per il continuo sostegno al processo politico facilitato dalle Nazioni Unite in Libia», salutando «l’incremento dell’impegno dell’Italia nel multilateralismo attraverso il seggio al consiglio di sicurezza, e ha espresso il suo apprezzamento per il sostegno del nostro paese alle Nazioni Unite».

domenica 22 gennaio 2017

Golpe in Libia: e come sempre l’Italia ha puntato sul cavallo sbagliato…

12 gennaio 2017

Pochi giorni fa l’Italia ha riaperto la sua ambasciata in Libia e già il Paese torna nel caos. L’Italia, ubbidendo alla Ue e all’Onu, ha appoggiato la formazione minoritaria di tale al Sarraj, che non controlla minimamente il territorio, controllato invece da milizie terroriste ma soprattutto dal generale Khalifa Haftar. Ma negli scontri odierni lui non c’entra, tanto è il disordine che c’è nel Paese che fu governato da Gheddafi. Milizie armate hanno assaltato e preso il controllo dei ministeri della Difesa, della Giustizia e dell’Economia a Tripoli. Lo ha riferito l’emittente al-Arabiya. Secondo alcuni media locali, le milizie sarebbero fedeli al premier dell’ex esecutivo islamista libico, il Governo di Salvezza nazionale, Khalifa Ghwell. A metà ottobre le forze fedeli a Ghwell avevano preso il controllo dell’Hotel Rixos, sempre nella capitale, sino ad allora sede del Consiglio di Stato libico nato dall’accordo politico siglato in Marocco nel 2015. In una dichiarazione trasmessa dai media locali, Ghwell aveva sostenuto che “adesso Tripoli è in mani sicure e quello che ci interessa è la sicurezza dei cittadini, offrire loro i servizi di cui hanno bisogno”.

sabato 21 gennaio 2017

Libia, Sarraj ormai è un cadavere che cammina

Il premier voluto dall’Onu stretto nella morsa dell’alleanza Ghweil-Haftar

in Internazionale da  


"Ormai Sarraj è un dead man walking" . Dalla Libia – fonti locali contattate da Ofcs – sono ormai convinte che il premier designato alla guida del governo di transizione, Fayed al Sarraj, possa essere a rischio. Il timore è quello di un attentato. Il primo ministro libico, espressione del governo di unità nazionale nato sotto l’egida dell’Onu, infatti, non è espressione del popolo e di tutte le fazioni esistenti nel paese nordafricano. Sin dal giorno del suo insediamento, riesce a spostarsi solo se circondato da un imponente servizio di sicurezza che, fino ad oggi, gli ha consentito di muoversi. «Anche se Sarraj è stato dotato di una scorta imponente – continuano le nostre fonti sul posto – sarà difficile proteggerlo a lungo perché le condizioni di sicurezza in Libia continuano a peggiorare».

venerdì 20 gennaio 2017

Crisi libica: la Sicilia non vuole la guerra

di Agostino Spataro (sito)
sabato 14 gennaio 2017 
 
Le notizie frammentarie che giungono dalla Libia confermano: da un lato la pericolosa precarietà in cui si dibatte quel popolo, vicino e amico, a seguito del disastroso intervento militare di alcuni paesi della Nato, fra cui l’Italia; dall’altro lato il persistere di scelte politiche dilettantistiche da parte “occidentale” di fabbricare governi, tenuti con lo sputo, che- come si vede- rappresentano poco o nulla di quella immensa e complicata realtà.
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Tutto ciò, senza tenero conto che- per la cd “comunità internazionale- il “valore” della Libia è dato, essenzialmente, dalle sue produzioni e riserve d’idrocarburi (le prime dell’Africa) e che queste ricchezze si trovano, prevalentemente a est del Paese (fra la Cirenaica e il confine con l’Egitto). Per me la Libia (che ho avuto la ventura di conoscere in passato) non è solo petrolio e gas, ma è, prima di tutto, il suo popolo mite e pacifico, le sue bellezze naturali, la sua storia e civiltà antiche, gli innegabili progressi sociali realizzati durante la Jamahiria di Gheddafi.

giovedì 19 gennaio 2017

Libia, il fantasma di Serraj e il terzo attacco in 10 mesi

Il dilemma degli occidentali: sacrificare il premier scampato al golpe, non si può; continuare a sostenerlo, è rischioso. L’unica è rivedere gli accordi di Shkirat

 
di Francesco Battistini
Il premier libico Fayez Serraj 
Il premier libico Fayez Serraj
 
Rivedere Shkirat. Non è il titolo d’una nostalgica canzone: è quel che il disastro libico sta imponendo alla comunità internazionale. Perché gli accordi 2015 che portarono alla nascita del governo dell’architetto Serraj, siglati dall’Onu nella città marocchina di Shkirat, sono ormai stropicciati. Importa poco se un ex premier che non conta più nulla prova (per la terza volta in dieci mesi!) a riprendersi la poltrona d’un premier che non ha mai contato nulla.

mercoledì 18 gennaio 2017

Libia, tutti gli errori del Governo: caos e milizie jihadiste preoccupano l'Italia „Libia, solo Roma è rimasta con Serraj: caos e milizie in rivolta contro l'Italia

Libia, tutti gli errori del Governo: caos e milizie jihadiste preoccupano l'Italia
Due governi un contro l'altro armato, decine di milizie e la riapertura dell'ambasciata italiana definita come "una nuova occupazione": per il governo Gentiloni-Alfano il paese nordafricano rischia di trasformarsi in una polveriera (e di diventare terra di conquista per Isis)


13 gennaio 2017
 
Libia, tutti gli errori del Governo: caos e milizie jihadiste preoccupano l'Italia

Le autorità di Tobruk, nell'est della Libia, si scagliano contro la riapertura dell'ambasciata italiana a Tripoli definendola una "nuova occupazione". L'ambasciatore Giuseppe Perrone aveva presentato le sue credenziali martedì scorso al Consiglio Presidenziale insediato a Tripoli sotto la guida del premier Fayez al Sarraj, sostenuto dall'Onu.  "Una nave militare italiana, carica di soldati e munizioni, è entrata nelle acque territoriali libiche - ha detto il 'governo' guidato da Abdullah al-Thani e al quale fa riferimento il generale Khalifa Haftar- si tratta di una chiara violazione della carta delle Nazioni Unite e una forma di ripetuta aggressione".

martedì 17 gennaio 2017

Una “ONG umanitaria” priva dell’acqua 5,6 milioni di civili


Gli jihadisti che, dal 24 dicembre 2016, hanno inquinato le sorgenti di Barada — il fiume che alimenta d’acqua gli oltre 7 milioni di abitanti di Damasco e della sua regione — e fatto saltare le canalizzazioni hanno diffuso una Dichiarazione in cui fissano le loro condizioni.

lunedì 16 gennaio 2017

"Così sono sbarcato in Italia aiutato dall'esercito della Libia"

Il racconto di un migrante pakistano: "I trafficanti ci hanno detto che erano i soldati a decidere quando saremmo partiti"

domenica 15 gennaio 2017

Libia, continua il gran pasticcio

Cominciato nel 2011 con il proditorio e assurdo attacco a Gheddafi di Usa, Francia e Uk

Libia, continua il gran pasticcio

Si potrebbe ripartire col blocco navale italo-europeo
 di Domenico Cacopardo 

Una guerra in piena regola, quella scatenata nel 2011 da Obama e Sarkozy contro la Libia, per abbatterne il Leader Gheddafi. Un conflitto alle porte di casa nostra, del quale siamo stati avvertiti a cose fatte, quando l'offensiva era in corso.

È vero che Silvio Berlusconi, premier italiano, non godeva di considerazione sul piano internazionale. Ma quando si muovono gli Stati sono gli Stati che devono informare gli altri Stati, concordare iniziative e strategie. Non c'è, quindi, giustificazione per l'atteggiamento dei cosiddetti alleati.
Di essi uno solo, la Francia, aveva un argomento forte: si chiama petrolio. Per esso, ma soprattutto per sostituire l'Italia nei rapporti privilegiati con la nostra ex colonia e con i suoi governanti, il presidente della Repubblica transalpina mosse la sua flotta aerea, i suoi «carrier», le sue forze speciali. In altri tempi, sarebbe bastato molto meno per rompere le relazioni diplomatiche con Francia e Usa e per schierare le nostre forze armate (deboli in verità) in difesa dell'assetto allora in essere nella Quarta sponda, come si chiamò, sul finire degli anni '30, la Libia.

sabato 14 gennaio 2017

BHL è il suggeritore di Sarkozy nell'abbattimento di Gheddafi. E, strapagato, predica in Italia

Va in pagina Henry-Lèvi, il grande imbonitore francese, quello che ha creato il caso della Libia a danno soprattutto dell'Italia

 di Mario Sechi Il Foglio – List.it 

L'assemblea del Pd. Due settimane dopo il 4 dicembre, Renzi continua a fare Renzi. Irride gli avversari come se fosse arrivato primo; propone sistemi elettorali senza aver esplorato prima un minimo consenso parlamentare; dice un'ovvietà («ho perso») e svolge un trattatello di sociologia della sconfitta preso dalla libreria delle sedute di autocoscienza del Pd; parla di periferie prendendo in giro quelli che lo facevano prima di lui; naturalmente si discute di Sud con tono grave e pensoso; i ggiovani no, non ci hanno votato proprio; è tutta colpa del webbe 'che l'abbiamo lasciato agli altri; dai che rifacciamo il Mattarellum, cribbio; ripete di fronte al pubblico le sciocchezze che i suoi collaboratori gli scrivono sull'America; si avvia al finale e dalla sala arriva un monito, un memento, un'intimazione, la cosa che se fai un'allegra riunione della sezione Rosa Luxemburg con l'iPhone 7 proletario non può essere taciuta: l'ambiente! urlano dalla sala e lui, nel pieno della fase 3x2, rassicura: parlo volentieri anche di quello. Una sana coscienza verde ci vuole.

venerdì 13 gennaio 2017

Libia, si tratta con chi non conta

Difficile tenere assieme Cirenaica, Tripolitania e Fezzan
 di Mario Sechi Il Foglio.it – List 

TripolItalia. Il problema lampeggia come una boa nel Mediterraneo dal 2011, si chiama Libia. È la portaerei dei trafficanti di uomini e così il buon ministro dell'Interno Marco Minniti va a Tripoli per un accordo bilaterale con il governo di Tripoli. Ottimo. Spacchettiamo la notizia.
Alfa non c'è. Dopo le intervistone dove annunciava accordi dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno (Giacomo Manzoni, uno stuntman della letteratura), come sempre arriva la realtà: Angelino Alfano, il Kissinger di Agrigento, è certamente da qualche parte, ma non in Libia. Chi comanda? In Libia chi ha lo scettro? Il governo onusiano di Al Serraj? La risposta è no. Il Corriere della Sera, l'altro ieri, ha pubblicato un'ottima intervista di Lorenzo Cremonesi al generale Khalifa Belqasim Haftar. È lui che comanda, non solo in Cirenaica, ma in gran parte della Libia. Haftar dixit: «L'Italia in Libia si è schierata dalla parte sbagliata». In linea con la nostra tradizione storica: vediamo un vincente, due minuti dopo è il perdente.

giovedì 12 gennaio 2017

“L’Arabia Saudita. Uno Stato islamico contro le donne e i diritti” di Liisa Liimatainen

Dal blog Con altre parole di Beatrice Tauro,4 gennaio 2017

In Arabia Saudita la paranoia religiosa supera spesso il confine del buon senso. L’interpretazione saudita prevalente dell’islam ha generato una confusione culturale, nella quale è emerso solo l’islam più tribale
In queste poche righe si concentra il pensiero espresso dalla giornalista e studiosa di islam Liisa Liimatainen nel suo ultimo libro sull’Arabia Saudita, pubblicato da Castelvecchi.
La giornalista finlandese che da anni studia il mondo mediorientale, nelle sue molteplici sfaccettature sociali, economiche, politiche e religiose, pone l’accento sulla pesantissima influenza che la religione esercita sulla vita sociale del popolo saudita e delle donne in particolare.

mercoledì 11 gennaio 2017

Le fake news come arma al servizio del potere

5 gennaio 2017

da Zenit
L’anno nuovo sembra essersi aperto con una sindrome che sta contagiando diversi ambienti, quella delle cosiddette “fake news”, le notizie false.

Il leader del M5S, Beppe Grillo, invoca la necessità di formare improbabili giurie popolari con il compito di controllare la veridicità delle notizie diffuse da stampa e tv. Facebook ha elaborato un software che avrebbe la capacità di segnalare agli utenti le notizie ritenute inattendibili. C’è poi chi, come il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, propone un’agenzia statale di vigilanza.
Quest’ultima idea ha suscitato diverse critiche. Molti la paragonano a quegli uffici statali, tipici dei totalitarismi, che hanno il compito di controllare ogni pubblicazione e sequestrare quelle potenzialmente pericolose o esplicitamente ostili al potere. Altri ancora, più in vena letteraria, agitano l’accostamento con il ministero della Verità del libro 1984, di George Orwell.
Tra questi c’è Vladimiro Giacchè, economista e filosofo, presidente del Centro Europa Ricerche, autore de La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea (nuova ed. aggiornata 2016). ZENIT lo ha intervistato.

martedì 10 gennaio 2017

Come e perché la Russia di Putin studia per la Libia un modello-Siria

Emanuele Rossi, 6 gennaio 2017

La prossima settimana, scrive la Stampa, il ministro degli Interni italiano Marco Minniti sarà a Tripoli per incontri con il Consiglio presidenziale, ossia il proto-governo sostenuto dall’Onu e guidato dal wannabe premier Fayez Serraj. Il motivo della visita sarà cercare una soluzione sui flussi migratori che tagliano il Mediterraneo dal Nordafrica, partenza preferenziale la Libia appunto, e che rappresentano un’enorme crisi umanitaria, in termini di vite giornalmente perse durante la traversata e di difficoltà di risposte dell’Italia nel gestire l’accoglienza. Il piano è prevedere dei cuscinetti nel sud del paese in modo tale da filtrare il grosso dell’immigrazione (la maggior parte di coloro che partono dai porti della Libia non sono libici, infatti, ma vengono dal centro del continente, dalla Nigeria per esempio). Questo schema, per quanto teoricamente ineccepibile, trova delle difficoltà pratiche: Serraj, che da mesi sta cercando di diventare premier chiedendo l’appoggio del parlamento confinato in Cirenaica, la regione che rappresenta il grosso dell’opposizione, non controlla il sud della Libia. La regione del Fezzan è infatti un’area a sé stante rispetto al resto del paese, dove vigono leggi tribali e dove anche le contrapposizioni del nord costiero sono assorbite dagli interessi locali.

lunedì 9 gennaio 2017

Le prospettive del nuovo anno nell'analisi di Fulvio Scaglione

1 gennaio 2017

Il 2017 si apre con la strage di Istanbul e l'assassinio del ministro dell'Ambiente in Burundi. Un nuovo anno che sembra proseguire sulla scia di sangue dell'anno appena passato. Siria, Libia, Iraq: è lunga, infatti, la lista dei Paesi che con le loro guerre e atrocità hanno tenuta alta l’attenzione nel 2016. Un anno che ha contato ben 13 attentati terroristici in tutto il mondo, partendo nel gennaio scorso da Istanbul e arrivando a quello di un paio di settimane fa a Berlino, passando per Nizza, per Monaco di Baviera, per Orlando, per Kabul, per Baghdad, il peggiore per numero di vittime con 324 morti. Eppure, al pari di altri anni, anche il 2016 merita di essere raccontato in positivo e così sperare che il nuovo anno sia diverso. Francesca Sabatinelli:


domenica 8 gennaio 2017

Chi ha pagato per partire, deve partire per sempre

3 gennaio 2017

Volevano che facesse la preghiera come loro. Lui non voleva e ha chiesto scusa a Dio per tradirlo con altre parole sotto la minaccia di un’arma.  Il gommone era pronto e non c’era tempo e preghiere da perdere. I 150 candidati erano pronti al viaggio. Ognuno aveva pagato 1000 euro ai passeurs che, invece di imbarcarsi con loro, hanno obbligato il più sveglio di loro a diventare capitano della nave di sabbia. Junior ha cercato di desistere ma invano. Chi ha pagato per partire deve partire per sempre. Una pistola lo aveva convinto a salpare con gli altri dopo la preghiera. Erano le tre di mattina di un giorno svegliatosi per caso in Libia. Dopo un paio di mesi in un ghetto a Tripoli era finalmente arrivato il momento tanto atteso.

sabato 7 gennaio 2017

Qualcuno potrà fermare Obama prima che compia altri “disastri”?

Putin in riunione con ministri Esteri e Difesa 
Il presidente russo ha risposto a suo modo alle sanzioni imposte dagli USA che prevedono l’espulsione di 35 dei suoi diplomatici dal territorio statunitense.
Il presidente della Russia, Vladímir Putin, ha deciso di non espellere alcun diplomatico statunitense dal suo paese ed ha assicurato che non si abbasserà “ad una diplomazia primitiva ed irresponsabile”, con riferimento alle sanzioni imposte dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che contemplano l’espulsione di 35 dei suoi funzionari dal territorio statunitense.

venerdì 6 gennaio 2017

La Libia, un paese sepolto nel crimine e nel silenzio

31 dicembre 2016
di Higinio Polo
Non sappiamo quante persone sono morte in Libia a seguito al brutale intervento della NATO nel 2011. Alcune fonti parlano di circa trentamila morti; altri fanno aumentare questa cifra. Nel frattempo, la Croce Rossa stima che ci siano stati circa 120.000 morti, ma non vi è dubbio che la guerra che è stata iniziata dalla NATO ha distrutto il paese e gettato i suoi sei milioni di abitanti di un incubo sinistro.
Nel prossimo mese di Marzo, si compiranni sei anni dall’inizio del massacro del popolo libico: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Italia hanno lanciato un diluvio di bombe e missili da crociera sul paese dalle loro navi ed aerei . Hanno giustificato la guerra e il massacro con una risoluzione, la 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha parlato utilizzare solo le “misure necessarie” per proteggere i civili “che erano minacciati” e che aveva autorizzato una no-fly zone, ma non l’ invasione del paese.

Non c’era l’autorizzazione ad avviare l’intervento militare e, tanto meno, un attacco per rovesciare il governo. Cina e Russia, così come l’India e la Germania, si erano astenuti in quel voto del Consiglio di sicurezza, e, successivamente, in vista della guerra imposta, sia Mosca che  Pechino hanno denunciato l’interpretazione abusiva che aveva fatto Washington, con i suoi alleati europei e la NATO della risoluzione del Consiglio di S.. Il Sud Africa, che aveva anche votato a favore della risoluzione, ha denunciato l’uso eccessivo della forza fatto dopo l’accordo per imporre un “cambiamento di regime e l’occupazione militare del Paese.”

giovedì 5 gennaio 2017

La Libia via del Gas di Israele ed Egitto per l’Europa

Un anno fa su GeopoliticalCenter usciva questo post, ve lo riproponiamo oggi dopo che la Turchia si avvia ad essere il collettore globale del gas naturale russo diretto verso il sud europa…
La Libia, prima delle seconda guerra mondiale ci riferivamo a quel paese come allo “scatolone di sabbia”, utile sono come base di partenza per conquistare Suez e chiudere i rifornimenti dell’impero britannico al mediterraneo e allo stesso tempo raggiungere le nostre truppe isolate in Africa Orientale, ignorando le potenzialità energetiche della regione.
Poi non abbiamo letto le potenzialità di un giovane colonnello derubricato a “cane pazzo” che ci ha privato in una notte di ogni proprietà in tutta la Libia.
Dopo il 2000 non abbiamo saputo rafforzare la nostra cooperazione con l’intero popolo libico e siamo rimasti spiazzati dalla rivoluzione cavalcata dai nostri “alleati” occidentali.

mercoledì 4 gennaio 2017

Il popolo Libico non vuole l' occupazione italiana, ed a Misurata iniziano i problemi per gli occupanti

Nonostante la censura, il silenzio imposto su TUTTO quello che succede in Libia, gia dal 2011, ogni tanto qualcosa trapela, ovviamente la stampa di regime ti parla del "ruolo ell' italia, degli aiuti", e tante belle cose, poi improvvisamente parlano del petrolio, del gas e degli "interessi", l' occupante è sempre occupante.

Personalmente spero che i "problemi" per gli occupanti italiani e non solo,. aumentino, gia una volta sono stati cacciati dalla terra Libica, la lezione non è servita.

martedì 3 gennaio 2017

Il marketing israeliano del terrore in Italia




“Così,   dopo qualche centinaio di morti, l’idea che il terrorismo abbia reso  le nostre vite a rischio come quelle degli israeliani, e che dunque  dovremmo modellare il nostro stile di vita sul loro, comincia a farsi   strada tra le ingenuità e l’arteriosclerosi del vecchio continente”  scriveva Libero il 22 luglio 2016. Era il commento mediatico alla strage  islamica di Nizza.  “Il  mondo è cambiato e che i barbari non sono alle porte, ma li abbiamo  già dentro casa. Come a Gerusalemme e a Tel Aviv. … Si guarda a   Israele anche per le tecnologie con cui contrastare il terrorismo”.
“Sicurezza negli aeroporti: perché adottare il sistema israeliano”, raccomanda un giornale. “Parigi imita Israele:  prorogato di sei mesi lo stato di emergenza”,  comunica un altro. “Il coordinatore anti terrorismo della Ue, Gilles de Kerchove, nei  giorni scorsi è andato a Tel Aviv proprio per capire cosa l’Europa  può copiare da Israele”.

lunedì 2 gennaio 2017

Stragi "islamiche". Per marketing israeliano




Mentre i media sollevano il polverone  utile ai mandanti, e sviluppano la “narrativa”  conseguente , mi limito a sottolineare solo tre o quattro dati  su Amri.
  1. Il calibro ridicolo, un .22, della sua arma. Con  la quale il terrorista ritiene opportuno sparare ai due agenti, dando così loro la  motivazione   legale per “rispondere al fuoco” (capirai, ne ha”ferito uno”) e freddarlo immediatamente. Nemmeno ferirlo, ma farlo secco subito.
    L'orrendo squarcio prodotto sulla giacca dell'agente ferito dal cal.22.
    L’orrendo squarcio prodotto sulla giacca dell’agente ferito dal cal.22.
  2. Il piazzale Primo Maggio dove è stato fulminato è a 300 metri dal Centro Islamico di via Tasso, dove c’è movimento continuo giorno e notte. Ma soprattutto, dove probabilmente il tunisino ha bussato o provato a bussare ad alcune porte che conosceva e riteneva ‘sicure’ (non aveva nemmeno ricambi d’abito), e che può aver trovato “chiuse”.
  3. Il TIR polacco – mi indica un amico – prima di andarsi a schiantare a Berlino aveva fatto un carico alla OMM srl. In  via Cesare Cantù 8, a Cinisello. Ossia a un chilometro dal piazzale della Stazione di Sesto dove Amri ha trovato la morte.
  4. Dunque, Amri si è fatto ammazzare là dove il camion polacco era partito  per il suo ultimo viaggio; e forse dal punto in cui anche lui era  venuto.  Siamo sicuri che all’andata, oltre alle merci da portare a Berlino, il polacco non portasse anche Amri, caricato anche lui a Cinisello? Spesso i guidatori di TIR caricano clandestini dietro compenso.