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lunedì 30 giugno 2014

Libia, uccisa Salwa Bugaighis, avvocato RATTO, sconosciuto

i siti dei giornali italiani sono ricchi di un piagnisteo, sarebbe stata uccisa Salwa Bugaighis, un avvocatessa RATTO,guardate come la descrivono i servi del potere made in Italy: 26 giugno 2014
Un atto "codardo, deprecabile e vergognoso contro una donna coraggiosa e una patriota libica": così l’ambasciatore americana in Libia, Safira Deborah, ha commentato l’uccisione a Bengasi dell’avvocato per i diritti umani Salwa Bugaighis.

La Bugaighis, in prima fila nella difesa dei prigionieri politici già durante il regime di Gheddafi, era stata tra gli organizzatori delle manifestazioni a Bengasi del febbraio 2011, considerate l’atto di nascita della rivoluzione contro il rais. L’avvocato era poi entrata a far parte del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), il governo dei ribelli libici.

domenica 29 giugno 2014

Elezioni Libia, il post Gheddafi tra caos amministrativo e terroristi islamici

La "transizione" libica ( verso cosa non è dato sapere) passerà da un nuovo Parlamento. Per la seconda volta dalla deposizione del leader Gheddafi, la Libia è chiamata al voto per rinnovare i 200 i membri della Camera dei Rappresentanti che dovranno sostituire l’attuale Congresso Generale Nazionale, eletto nel luglio di due anni fa. La novità è rappresentata dai 32 seggi riservati alle donne,( che successo , ai tempi di Gheddafi non era necessario "riservare" posti alle donne, le donne avevano gli stessi diritti degli uomini). ma i timori degli osservatori internazionali sono concentranti soprattutto sull’instabilità generale del Paese, legata a doppia mandata ai gruppi armati che si scontrano ormai quasi quotidianamente con ciò che resta delle forze dell’ordine.

sabato 28 giugno 2014

Ultimatum di Haftar a Turchia e Qatar

Posted: 2014-06-22
From: Mathaba
Entro 48 ore tutti i turchi e qatarioti devono lasciare la fascia di territorio libico da Sirte al confine egiziano.


Continua l'Operation Dignity guidata dall'ex generale Haftar nell'est della Jamahiriya occupata.

Lo scontro si sta allargando ora oltre i confini libici: Haftar ha posto un ultimatum di 48 ore a tutti i cittadini turchi e qatarioti di lasciare l'intera fascia orientale del territorio libico (da Sirte al confine egiziano).

venerdì 27 giugno 2014

Libia, cinque settimane di guerra senza quartiere a Bengasi

23 giugno 2014
Da oltre un mese, la popolazione di Bengasi è sotto le bombe. Di nuovo.
Il 16 maggio il generale in pensione Khalifa Haftar ha lanciato l’offensiva militare chiamata “Operazione dignità” contro Ansar al-Sharia e altri gruppi armati islamisti. Una missione di ricerca di Amnesty International,( sempre lei, ma nel 2011 mentre bombardavano la Libia, da che parte stava Amnesty ??, con i RATTI, ovviamente).Il 2 giugno, dopo l’attacco di Ansar al-Sharia contro un obiettivo militare, le forze speciali agli ordini del generale Haftar hanno reagito allargando il fronte degli scontri ai quartieri di Tabalino e al-Kish, colpiti da missili Grad, proiettili di mortaio e d’artiglieria e raffiche mitragliatrice. Una donna, Afiya Ibrahim Ahmad, è stata uccisa da una pallottola vagante mentre era sul balcone di casa. ‘Ala Mohamed Belashar, autista di un’ambulanza, è morto mentre si stava recando a soccorrere dei feriti. Stessa fine per Ali Saleh al-Slini, che, a piedi, era accorso a fornire le prime cure ai superstiti di un bombardamento. L’ospedale Ibn Sina è stato centrato più volte e i reparti maternità e terapia intensiva sono stati resi inagibili. Gli altri ospedali della zona si sono riempiti di feriti, tra cui donne e bambini.

giovedì 26 giugno 2014

Tornano in Libia 270 militari addestrati in Italia

apprendiamo dalla stampa italiana / italiota, in tono trionfalistico:
Tornano in Libia 270 militari addestrati in Italia "per garantire difesa e sicurezza al nuovo Stato"
di Marco Ludovico 21 giugno 2014
La sfida drammatica della Libia per la democrazia e la legalità prova da oggi a scommettere su un fatto nuovo. Da ieri hanno concluso il corso di addestramento in Italia 270 militari libici, arrivati il 10 gennaio e pronti a tornare a Tripoli. Hanno svolto un ciclo addestrativo di 14 settimane per operare come fanteria leggera con capacità di controllo e sicurezza del territorio nazionale.

mercoledì 25 giugno 2014

Libia, rientra l'ex premier

Ali Zeidan, accusato di sprechi e sfiduciato dal Congresso, era fuggito in Germania
19/6/2014
Rientro a sorpresa in Libia per l'ex premier Ali Zeidan che, attraverso una tv privata, si è rivolto alla nazione dalla città orientale di Baida e ha ribadito di essere ancora il primo ministro legittimo.

Zeidan era stato sfiduciato l'11 marzo dal Congresso Generale Nazionale (il Parlamento) ed era fuggito in Germania, nonostante la Procura generale libica gli avesse imposto un divieto di espatrio in seguito a uno scandalo per presunti sprechi di fondi pubblici.

L'ex primo ministro ha sempre denunciato come illegale il voto di sfiducia perché, a suo avviso, sarebbe stato falsificato. Zeidan, durante la sua latitanza era poi stato sostituito dal ministro della difesa Abdullah Al Thinni, ancora in carica.

veramente "sentivamo la mancanza" di questo RATTO

martedì 24 giugno 2014

L’altra faccia del Bahrain tra rivolte antigovernative e riconoscimenti internazionali

17 giugno 2014
Di Francesco Trupia
Le proteste della maggioranza sciita in Bahrain evidenziano una duplice realtà del Paese: da una parte l’acclamata Monarchia al-Khalifa, dall’altra le violazioni dei diritti umani e delle restrizioni contro la popolazione.

Non coinvolto nelle dinamiche più rivelanti e spinose che si avvicendano in Medio Oriente, lo Stato di Bahrain ha sempre consegnato all’opinione pubblica l’immagine del tipico paradiso fiscale arabo ed alle immense risorse petrolifere. A differenza del recente passato però, il primo semestre del 2014 è stato caratterizzato dalle partecipate proteste contro la dinastia sunnita degli al-Khalifa e dalla costante crescita sul piano della cooperazione internazionale.

lunedì 23 giugno 2014

L’ombra di Bengasi su Obama e Hillary Clinton

16 giugno 2014
Di Ilaria Ricotti – Una commissione d’inchiesta sull’attentato di Bengasi ha riacceso il dibattito sulle presunte lentezze della Casa Bianca nel reagire all’attacco, e in particolare sul ruolo dell’ex Segretario di Stato Hillary Clinton.

L’11 settembre ritorna per perseguitare l’amministrazione Obama, ma questa volta non stiamo parlando dell’attacco alle Torri Gemelle. L’assalto all’ambasciata statunitense in Libia, avvenuto l’11 settembre 2012, quando quattro cittadini americani (l’ambasciatore statunitense in Libia Christopher Stevens, l’Ufficiale del Dipartimento di Stato Sean Smith e due Ufficiali alla sicurezza – e ex marines – Tyrone Woods e Glen Doherty) sono stati uccisi nel mezzo di una protesta, è ancora al centro della discussione, sia all’interno del governo (grazie ad una commissione d’inchiesta condotta dal partito Repubblicano), sia al di fuori. Infatti, Hillary Rodham Clinton, che ricopriva la posizione di Segretario di Stato quando avvenne l’attacco, ha appena assunto la responsabilità per i fatti accaduti quel giorno, dichiarando nella sua biografia “Hard choices”: “Ero la persona maggiormente responsabile per la sicurezza dei miei uomini e non mi sono sentita più profondamente responsabile di come mi sentii quel giorno”. La sua biografia è uscita il 10 giugno e più di una persona considera questa mossa come un tentativo di evitare critiche quando il libro fosse giunto sugli scaffali della librerie o un modo per iniziare a stuzzicare la curiosità del pubblico giusto dieci giorni prima della pubblicazione. Ma i ricordi di Hillary Clinton (per ora) non dovrebbero preoccupare l’amministrazione Obama, tanto quanto invece dovrebbe l’indagine repubblicana.

domenica 22 giugno 2014

Libia: coprifuoco a bengasi, e forze speciali a tripoli

Sempre cattive notizie dalla Libia occupata, in mano ai RATTI
17/6/2014
(Aki) - Le autorita' di Bengasi, nella Libia orientale, hanno vietato la circolazione delle auto dalla mezzanotte alle 6 del mattino a causa delle condizioni di sicurezza in citta'. Lo riferiscono i media locali.

Dalla rivoluzione del 2011 contro Muammar Gheddafi Bengasi e' stata spesso teatro di omicidi e violenze. A meta' maggio le forze fedeli all'ex generale libico Khalifa Haftar hanno lanciato la 'Operazione Dignita'' contro le milizie islamiche attive nel Paese e in particolare a Bengasi.
lo si apprende da : http://www.adnkronos.com/aki-it/sicurezza/2014/06/17/libia-allerta-bengasi-coprifuoco-notturno-per-auto_lbwmKY2mD7isPquxWjRVwI.html

TRIPOLI, 17 GIU - Unità delle forze speciali del ministero degli interni libico sono state dispiegate nei giorni scorsi alle pompe di benzina della capitale per ovviare alla crisi del carburante, conseguenza della carenza di benzina dovuta dalla chiusura di molti impianti petroliferi del paese.

La decisione è stata annunciata dal governo al fine di proteggere le pompe da automobilisti furiosi in coda. Da almeno 10 giorni a questa parte, file chilometriche si registrano alle stazioni di servizio della capitale libica e della periferia.

Negli ultimi giorni alcuni proprietari delle pompe hanno denunciato episodi di violenza e di vandalismo nelle stazioni di servizio con scontri tra gli automobilisti in fila. Alcuni residenti di Tripoli raccontano all'Ansa di essersi recati in città vicine per evitare le code. (ANSAmed). http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2014/06/17/libia-forze-speciali-a-protezione-pompe-benzina-tripoli_400ecb51-6fcb-43fa-83e8-0af8cc1d0bf0.html

sabato 21 giugno 2014

Libia, ancora scontri a Bengasi: 12 morti

A meno di dieci giorni dalle elezioni per il Parlamento
Riprendono gli scontri tra le forze legate all'ex generale Haftar e i ribelli estremisti, soprattutto a Bengasi: 12 morti e 16 feriti. Colpita una centrale elettrica, blackout nella Libia orientale
16 giugno 2014Non si ferma la violenza in Libia. Il bilancio degli scontro tra forze legate all'ex generale Khalifa Haftar e gruppi estremisti è di 12 morti e 16 feriti, fanno sapere dai tre ospedali della zona.

Negli scontri è stata danneggiata la centrale elettica della città, lasciando quasi tutta la Libia orientale del buio. La società elettrica - fa sapere con un comunicato - sta cercando di effettuare le riparazioni necessarie nonostante le difficili condizioni di sicurezza.

venerdì 20 giugno 2014

La “ EU “ è il IV Reich, grazie all’ amore patologico dell’America verso il Nazismo- Sionismo

10 giugno 2014
Quante volte è stato ribadito che la EU è la continuazione del III Reich, da anni viene scritto e mostrato in parecchi Siti / Blog che circolano nel mondo digitale delle comunicazioni, era logico che subito dopo la seconda guerra mondiale i nazisti non fossero spariti nel nulla , si sono camuffati usando un altro “vestito” ,stavolta hanno fatto camminare il cervello invece delle armi, hanno cambiato nome e Habitat, si sono introdotti nei nuovi governi proclamati dagli USA & Alleati , quelli che ancora oggi si vantano di essere i liberatori e portatori di Democrazia nel mondo sono invece coloro che finanziarono l’ascesa del nazismo in quasi tutta l’Europa, senza gli aiuti proveniente dagli USA e dalle maggiori Banche Europee non sarebbe stato possibile in così breve tempo mettere assieme tanti mezzi e tanti uomini disposti al sacrificio per una ideologia basata sulla Falsa Democrazia e falsa Libertà , molti di noi e anche di voi cari lettori, sanno che il principale finanziatore dell’ascesa di Hitler al potere fu un certo Prescot Bush ( Busch) & Co. Padre e nonno di due Presidenti USA che hanno iniziato lo smantellamento della costituzione Americana e mettendo la potere Obama per completare la distruzione di ogni Democrazia e libertà ancora esistenti sulla Terra, quello che oggi ci vogliono vendere come Fascismo è la copertura del Nazismo puro ,quel Nazismo che Mussolini definì una fusione tra il potere Statale e il potere industriale , l’industria della armi, della Chimica /medicina /Agroalimentare / petrolio , in quel periodo anche Mussolini non era al corrente di chi veramente deteneva il potere assoluto sulla Terra, era la IG-Farben , che controllava come oggi, tutto quello che si muove sul pianeta, i proprietari detentori della IG-Farben sono i Rothschild (Rot Schild) , la Piovra che con i suoi tentacoli tiene il mondo sotto scacco, chi tiene il potere nella EU sa quale sarà il futuro delle prossime generazioni , se le Multinazionali in collaborazione delle Banche e del potere militare avranno facile gioco sui cittadini Europei come è stato fino a oggi, c’è poco da ridere e nemmeno da piangere , ci sarà libera circolazione delle persone senza controlli ,ma solo per gli accreditati, i cittadini della EU dovranno lavorare in condizioni cinesi degli anni 70 e con continui spostamenti da stato a stato al fine di smantellare anche le condizioni di socializzazione , questo esclusivamente a favore delle Multinazionali, questo è Nazisionismo puro che ci viene venduto come prospettiva per un futuro migliore in libertà e comunicazione sociale tra i Popoli-

giovedì 19 giugno 2014

La morte, lentamente…

3 giugno 2014
Obama e la nuova strategia “Take it to the Morgue – Quietly”.

- di Pepe Escobar * -

“Credo nell’eccezionalismo americano con ogni fibra del mio essere“. Sentito direttamente dalla bocca del leone, il Presidente USA – Barack Obama.

Il resto sono dettagli: dettagli mortali, come l’essere “al centro” della eccezionale visione del mondo dei militari USA – come il fatto che il Pentagono si riserva “il potere di lanciare attacchi unilaterali se gli interessi dell’America sembrano subire una minaccia diretta” – comele otto/nove guerre per procura che vanno avanti senza che se ne veda la fine - ma l’ammissione più sorprendente è che il “fulcro” della politica estera USA d’ora in poi sarà “frenare l’aggressione” di Russia e Cina.

mercoledì 18 giugno 2014

Ma il mondo ha capito che Obama è più bugiardo di Bush

28 maggio 2014
Caro Obama, ci hai deluso. Firmato: 93 paesi, dalla A di Afghanistan alla Z di Zimbabwe, passando per Europa, Brasile, Medio Oriente, ex Urss, Sudamerica e Africa. Durante gli anni di Bush, le popolazioni di tutto il mondo erano inorridite dalle aggressioni, dalle violazioni dei diritti umani e dal militarismo degli americani. Nel 2008 solo una persona su tre, in tutto il mondo, approvava l’operato dei leader Usa. L’avvento di Obama trasmise un messaggio di speranza e cambiamento, e nel 2009 il monitoraggio della Gallup (Usglp, Us Global Leadership Project) registrò il forte consenso dell’opinione pubblica mondiale: il 49% del campione aveva fiducia nella nuova leadership statunitense, che però è andata riducendosi non appena Obama è passato dalle promesse ai fatti. Domanda: lei approva o disapprova la leadership Usa? In alcuni paesi, «un gran numero di persone ha rifiutato di rispondere e di esprimere un qualsivoglia parere, mascherando la disapprovazione dietro ad un silenzio dettato dalla paura», spiega Nicolas Davies.

martedì 17 giugno 2014

Come si sceglie un trafficante, dalla Libia all’Italia

12 giugno 2014
di Alessandra CoppolaCome si sceglie un trafficante? «Con il passaparola», risponde Mohammed. Come sai che puoi fidarti? «Non lo sai, è una scommessa. Io mi sono rivolto a persone che lo facevano di mestiere». Professionisti. Dalla costa libica a Milano si arriva così, pagando i servizi offerti da esperti del settore, che fanno affari con i profughi siriani.
Il racconto di Mohammed è interessante perché chiaro, dettagliato: nel caos e nella diffidenza di chi appena messo piede in stazione Centrale non è comune. L’uomo si esprime in un buon inglese, ha viaggiato con la moglie Hanan e la figlia Tala, che ha appena otto mesi ed è nata in Libia. «Siamo scappati dalla guerra un anno e mezzo fa», sunniti della periferia di Damasco, «io lavoravo come cuoco». Via terra in Libano, con l’aereo in Egitto, quindi con un autobus in Libia. «Ho lavorato con alcuni amici, sempre nel settore della ristorazione, in cucina». Poi, come raccontano tutti, la situazione s’è fatta pericolosa, violenta. E la famiglia ha deciso di rischiare la via del mare.

lunedì 16 giugno 2014

Haftar: il “socio effettivo” degli Stati Uniti in Libia

By Ahmed Bensaada
Global Research, June 08, 2014
ahmedbensaada.com
Il discorso pronunciato dal presidente Obama il 28 maggio 2014 presso la prestigiosa Accademia Militare di West Point [1] sembra segnare un aggiustamento importante nella politica estera degli Stati Uniti verso il mondo arabo. Sono finiti i giorni del teatrale elogio della “Primavera araba”: questa espressione non è stata pronunciata una volta sola in tutto il suo discorso. È stata sostituita da “sconvolgimenti nel mondo arabo”, cioè “rivolta (o sommossa) nel mondo arabo”. La parola “democrazia” è stata detta solo due volte, ma in un contesto molto generale. Realpolitik oblige, Obama ha dichiarato che “il sostegno statunitense a democrazia e diritti umani va oltre l’idealismo; è una questione di sicurezza nazionale“. Non poteva essere più chiaro. Dopo i fiaschi politici delle “campagne” in Iraq e Afghanistan, il presidente degli Stati Uniti ha chiesto un cambio di strategia nella lotta al terrorismo. “Penso che dobbiamo riorientare la nostra strategia antiterrorismo, costruendola sui successi e le lacune della nostra esperienza in Iraq e in Afghanistan, con partenariati più efficaci con i Paesi in cui le reti terroristiche cercano di prendere piede” ha detto. Ciò non significa necessariamente che l’intervento militare diretto non sia più possibile, anzi. Serve solo, dice, “soddisfare standard che riflettano i valori americani“.

domenica 15 giugno 2014

Bengasi, CIA e guerra in Libia

giugno 10, 2014
Eric Draitser New Oriental Outlook 09/06/2014
La violenza e il caos esplosi nella seconda città della Libia, Bengasi, dovrebbero essere intesi come lotta di potere tra fazioni per affermare la propria autorità sul critico centro commerciale. Tuttavia, ciò che viene volutamente omesso dai media occidentali è il fatto che entrambi i gruppi, uno militare guidato dal generale libico Haftar, l’altro terroristico islamista Ansar al-Sharia, sono ascari degli Stati Uniti, da cui hanno ricevuto sostegno da vari canali, in questi ultimi anni. Visto così, i disordini in Libia devono essere intesi come continuazione della guerra intrapresa contro il Paese dalle forze USA-NATO. Mentre scontri a fuoco, esplosioni e attacchi aerei sono la norma a Bengasi e nelle aree circostanti, la natura del conflitto rimane oscura. Da un lato c’è il generale Qalifa Belqasim Haftar, vecchio comandante militare sotto Gheddafi fuggito dalla Libia negli Stati Uniti dove divenne una notevole risorsa della CIA fino al suo ritorno in Libia durante l’assalto USA-NATO contro questo Paese. Dall’altra c’è l’organizzazione islamista Ansar al-Sharia, guidata da Ahmad Abu Qatala, implicata nell’attacco dell’11 settembre 2012 al compound USA-CIA di Bengasi che uccise l’ambasciatore statunitense Chris Stevens. Esaminando il conflitto e le connessioni tra questi due individui e le fazioni che guidano, le tracce dell’intelligence degli Stati Uniti non potrebbero essere più evidenti. Tuttavia, la situazione a Bengasi e nella Cirenaica in generale, è molto più complessa che non semplicemente tali due fazioni. Ci sono altre importanti milizie che hanno svolto un ruolo significativo nel portare la regione sull’orlo della guerra totale. I conflitti intestini tra le milizie dei movimenti/coalizioni bloccano i porti petroliferi di Bengasi e Cirenaica, tali milizie non hanno nemmeno pensato alla possibilità di una riconciliazione. E così, nonostante la guerra USA-NATO in Libia sia conclusa quasi tre anni fa, il Paese è ancora innegabilmente in guerra.

sabato 14 giugno 2014

Niger e Fezzan, i nuovi teatri operativi del jihad

Mercoledì, 24 Luglio, 2013
Per spiegare l’attuale situazione nel sud della Libia e in Niger si potrebbe ricorrere alla classica interpretazione delle relazioni internazionali come “palla da biliardo”. Secondo questa gli stati reagirebbero nell’arena internazionale esattamente come su un tavolo da biliardo rispondendo agli stimoli esterni. L’instabilità del Mali e dell’area saheliana è stata in buona misura il risultato dell’intervento militare in Libia del 2011. Gruppi tuareg che non si sentivano rassicurati dalla nuova sistemazione politica del paese hanno finito per confluire nei movimenti indipendentisti del Mali, mentre il contemporaneo afflusso di armi provenienti dai depositi del regime di Muammar Gheddafi ha accresciuto il potere dei gruppi islamico-radicali nel nord del Mali e in tutta l’area del Sahel e del Sahara. Le rivolte tuareg e islamiste hanno favorito le condizioni affinché ci fosse un colpo di stato in Mali nel marzo del 2012. A sua volta, questa situazione ha portato alle premesse per l’intervento della Francia e dell’Ecowas in Mali nel gennaio scorso. Questo ha permesso di riportare condizioni stabili di “facciata” nel paese e indire le elezioni, persistendo in realtà ancora tutte le motivazioni di rischio precedenti.

venerdì 13 giugno 2014

Libia: perché un appoggio a Hiftar non è la soluzione

Venerdì, 6 Giugno, 2014
Nella caotica Libia degli ultimi due anni l’azione del generale rinnegato Khalifa Hiftar contro le minacce dei fondamentalisti islamici che occupano parte della Cirenaica sembra offrire facili chiavi di lettura: finalmente i buoni si coalizzano contro i cattivi. Nessuna visione del problema Libia è più manichea e insieme più sconveniente di questa.

Modello egiziano? Non solamente perché Hiftar non è l’egiziano al-Sisi: non possiede lo stesso consenso interno né soprattutto ha le stesse forze alle spalle. Ma anche perché ciò sta dando l’ultima spinta verso la completa polarizzazione politica e militare del paese e obbliga in qualche misura tutte le forze a schierarsi nel campo degli islamisti o degli anti-islamisti riducendo al minimo le speranze di riconciliazione nazionale e rifondazione dello stato e schierando sui fronti opposti le milizie più numerose e meglio armate, in particolare quelle di Misurata contro quelle di “ Zintan”.

giovedì 12 giugno 2014

Libia, Corte suprema: "Incostituzionale l'elezione del premier Ahmed Maiteeq"

La sentenza apre la strada a una soluzione della crisi nel Paese, dove due governi si contendono il potere. Abdullah al-Thani aveva dichiarato che non avrebbe ceduto il potere prima del pronunciamento dei giudici. Il 2 giugno, di notte, il nuovo premier aveva preso possesso del palazzo del governo con una prova di forza
9 giugno 2014
TRIPOLI - L'elezione del premier libico Ahmed Maiteeq è "incostituzionale". Lo ha stabilito la Corte suprema del paese, invalidando così il voto del Parlamento espresso lo scorso mese di maggio. "La Corte", ha affermato il giudice al termine, "ha giudicato incostituzionale l'elezione di Maiteeq fatta dal Congresso nazionale".

mercoledì 11 giugno 2014

GLI ITALIANI IN AFRICA E IL MONUMENTO A GRAZIANI

Di Emilio Drudi– 27 ottobre 2012

“Italiani brava gente”. E’ un mito che continua ad essere coltivato, specie quando si parla delle colonie e della nostra presenza in Africa. Anzi, è ancora oggi alla base della presunta “diversità” nella partecipazione e nella condotta dei militari italiani nelle “missioni di pace”. Magari in contesti – come l’Afghanistan – che appaiono vere e proprie guerre più o meno camuffate. La “lettura storica” che questo mito sottintende è stata posta a fondamento anche del sacrario eretto di recente ad Affile, per volontà del Comune e con finanziamenti della Regione Lazio, in onore del maresciallo Rodolfo Graziani, che ha costruito le sue “glorie” proprio sulle guerre in Africa (prima in Libia e poi in Etiopia) e sul successivo periodo trascorso ad Addis Abeba come viceré. Ma si tratta in realtà, come per molti, troppi miti, di un falso evidente. Soprattutto nel caso dell’Etiopia.

martedì 10 giugno 2014

Cosa sta succedendo in Libia

05 - 06 - 2014Germano Dottori
L’influenza delle forze armate egiziane e degli Stati Uniti, il ruolo dell’Italia e il futuro dell’emergenza profughi. L'analisi di Germano Dottori per Atlantide (Agenzia Nova)
Pubblichiamo un articolo di Atlantide (Agenzia Nova)
Permane una forte incertezza su quanto sta accadendo in Libia. La sfida lanciata dall’ex generale gheddafiano ( e traditore), Khalifa Haftar non ha infatti contribuito per il momento a semplificare il quadro politico locale, nel quale ormai coesistono due linee formali di autorità legittime e numerosi centri di potere di fatto. È opinione diffusa che intorno ad Haftar, che proviene da una tribù della Sirte nel pieno centro della fascia costiera del Paese, si sia stretto un consistente numero di attori interni ed esterni, che hanno visto in lui un argine al caos ed alla deriva della Libia verso la frammentazione e l’islamizzazione politica.

lunedì 9 giugno 2014

Africa, metà del Continente è in guerra. Il pericolo è l’estremismo islamico

23 maggio 2014
24 Stati (su 54) e 146 tra milizie-guerrigliere, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti. Sono questi i numeri impressionanti delle guerre e delle crisi in Africa, il continente più tormentato e povero del mondo. Le zone calde sono il Mali (guerra contro i tuareg e militanti islamici), la Nigeria (guerra contro i militanti islamici), la Repubblica Centrafricana (guerra civile), la Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), la Somalia (guerra contro i militanti islamici), il Sudan (guerra contro i gruppi ribelli) e il Sud Sudan (guerra civile). Poi ci sono le aree più vicine all’Europa, quelle del nord che si affacciano sul Mediterraneo. Sono gli Stati coinvolti in qualche modo nelle primavere arabe, espressione un po’ ambigua con la quale si indicano le rivolte popolari che hanno portato alla caduta di capi di Stato come Mubarak (Egitto) e Gheddafi (Libia). In entrambi i casi la caduta dei due uomini forti non è bastata a garantire un processo di pacificazione della società e, dopo un periodo di apparente calma, i paesi sono ripiombati nel caos.

domenica 8 giugno 2014

Libia, rischio guerra civile. Colpo di mano del neopremier (irregolare) Maiteeq

3 giugno 2014
L'uomo d'affari di Misurata, la cui elezione a primo ministro è oggetto di un ricorso alla Corte suprema, è sostenuto dagli integralisti islamici. Ha preso possesso del palazzo del governo, scortato da miliziani armati. Il premier uscente al Thani non ha opposto resistenza, ma le milizie opposte e l'esercito regolare sono già schierati
di VINCENZO NIGRO

In Libia ormai ci sono tutte le condizioni per una nuova fase di vera e propria guerra civile. Mentre nell'Est del paese, a Bengasi, le truppe fedeli al generale ribelle Haftar combattono contro gli integralisti di Ansar Al Sharia, lunedì notte a Tripoli il nuovo premier Ahmed Maiteeq con una prova di forza ha preso possesso del palazzo del governo. E questo nonostante la sua nomina sia stata approvata in maniera irregolare e il premier uscente al Thani non abbia acconsentito al passaggio dei poteri, in attesa di una decisione della Corte suprema.

sabato 7 giugno 2014

" Napolitano ex fascista, pericolo per la democrazia”

25 maggio 2014

La London Review of Books condanna Re Giorgio
“Napolitano è un pericolo per la democrazia in Italia”: parole e musica non di un Beppe Grillo qualsiasi ma della prestigiosa London Review of Books, dove storici e ricercatori britannici hanno condannato l’operato di Re Giorgio. A cui staranno già fischiando le orecchie: avviso di sfratto in corso. L’avviso di sfratto a Giorgio Napolitano arriva da Londra, regno dell’alta finanza europea, per mezzo della prestigiosa rivista London Review of Books. Gli storici e i ricercatori inglesi, accademici di statura internazionale, che compongono il board della rivista hanno ospitato e recensito il nuovo saggio di Perry Anderson, storico di fama mondiale, la cui conclusione è inequivocabile: “Giorgio Napolitano è la vera minaccia per la democrazia italiana”.

Altro che il salvatore della patria, altro che “roccia su cui fondare la Terza Repubblica”, come scrivono i pennivendoli di fiducia. Secondo Anderson,

venerdì 6 giugno 2014

AFRICA: nuovi richiamini dell’11 settembre

25 maggio 2014

Le manovre di Obama e dell’imperialismo franco-anglosassone per riprendersi l’Africa sfuggita nel secolo scorso ai colonialisti. E intanto, Madame Pinotti…

“Un impero fondato dalla guerra deve mantenersi con la guerra” (Charles de Montesquieu)
“Coloro che non si muovono, non si accorgono delle loro catene. (Rosa Luxemburg)
“E’ compito di coloro che pensano di non stare dalla parte dei giustizieri” (Albert Camus)
E c’è pure la Pinotti con gli anfibi
Grandi manovre del neocon Obama e dell’imperialismo franco-anglosassone per riprendersi l’Africa sfuggita nel secolo scorso ai predatori colonialisti. Madame Pinotti in orgasmo, già eccitata dai preliminari con i nazisti di Ucraina, è pronta a fornire al prosseneta-capo i suoi gigolò in uniforme.

giovedì 5 giugno 2014

Italia, Europa e Stati Uniti. I disastri della politica occidentale nel mondo

22 maggio 2014
(Talal Khrais- Beirut) – Si riparla di Libia. Forse non abbiamo mai smesso di parlarne ma la stampa italiana è ritornata a occuparsi di Tripoli e Bengasi perché si è resa conto che il paese del dopo Gheddafi è ripiombato nel caos. Forse dal caos, tra un colpo di stato e l’altro, come ricorda il giornalista Gian Micalessin su Il Giornale, non è mai uscito neanche per un istante. L’Italia è complice di quel disastro, responsabile di essersi fatta coinvolgere nella guerra franco britannica che con la democrazia e la libertà aveva poco a che fare. Oggi la Libia è un paese martoriato, senza pace e diviso da lotte interne tra varie fazioni. L’assetto tribale della società ha prodotto la dissoluzione dello stato, con gruppi, in feroce contrapposizione tra loro, che hanno il controllo su zone diverse. Gli interessi, a partire da quelli petroliferi della Cirenaica, sono enormi. L’Occidente, Francia in testa, non è un soggetto disinteressato in questa vicenda.

mercoledì 4 giugno 2014

LISTA UFFICIALE DEI PARTECIPANTI BILDERBERG DEL 29 MAGGIO 2014. DECIDERANNO IL DESTINO DELL MONDO

28 maggio 2014.

•DEU Achleitner, Paul M. Presidente del Consiglio di Sorveglianza, Deutsche Bank AG
•DEU Ackermann, Josef ex CEO, Deutsche Bank AG
•GBR Agius, Marcus Non-Executive Chairman, PA Consulting Group
•FIN Alahuhta, Matti membro del Consiglio, KONE; Presidente, Università di Aalto Foundation
•GBR Alexander, Helen Presidente, UBM plc
•USA Alexander, Keith B. L’ex comandante, Cyber Command degli Stati Uniti; L’ex direttore della National Security Agency
•USA Altman, Roger C. Presidente Esecutivo, Evercore
•FIN Apunen, Matti Director, Finnish Business and Policy Forum EVA
•DEU Asmussen, Jörg Segretario di Stato del Lavoro e degli Affari Sociali
•HUN Bajnai, Gordon ex primo ministro; Partito Leader, Together 2014
•GBR Balls, Edward M. Ombra Cancelliere dello Scacchiere
•PRT Balsemão, Francisco Pinto Presidente, Impresa SGPS
•FRA Baroin, François membro del Parlamento (UMP); Sindaco di Troyes
•FRA Baverez, Nicolas Partner, Gibson, Dunn & Crutcher LLP
•USA Berggruen, Nicolas Presidente, Berggruen Institute on Governance
•ITA Bernabè, Franco Presidente, FB Group SRL

martedì 3 giugno 2014

Libia, una nuova guerra per liberarsi degli islamisti

Alessandro Lattanzio, 20/5/2014

Secondo l’ex-capo dei golpisti del CNT, Mahmud Jibril, “Gli Stati Uniti hanno perseguito una politica di doppiezza in Libia. Il loro obiettivo principale era mettere al potere i fratelli musulmani in Egitto, Libia e Tunisia per contenere il terrorismo, affidando il programma ai suoi alleati regionale Turchia e Qatar. La caduta di Mubaraq contribuì al successo del piano degli Stati Uniti. Ma il Generale Abdalfatah al-Sisi, il ministro della Difesa egiziano che ha tolto di mezzo il presidente egiziano islamista Muhammad Mursi, ha inferto un duro colpo al piano. Il Qatar supportò la rivolta anti-Gheddafi, imponendo l’emiro del Gruppo islamico combattente libico in Afghanistan (LIFG), Abdalhaqim Belhadj, a capo dei rivoluzionari libici. L’emiro del Qatar, Hamad bin Qalifa, rifiutò di disarmare le milizie e di recuperare le armi fornite dal Qatar, su raccomandazione della Francia, che gli islamisti ricevevano all’aeroporto di Bengasi sotto la supervisione di ufficiali dei servizi segreti del Qatar. Perciò ci siamo rivolti al Sudan per avere le armi. Per le sue operazioni, il Qatar assieme a Mustafa Abdaljalil, presidente del CNT, aveva deciso che sarei stato sollevato dalla carica di ministro degli Interni e della Difesa. Mustafa Abdaljalil aveva già “giurato fedeltà al Qatar, nutrendo simpatie per fratelli musulmani. Con mia grande sorpresa, appresi che Abdalhaqim Belhadj fu presentato ai capi di Stato Maggiore della NATO in una riunione della coalizione a Doha, nell’agosto 2011, dove ebbe un briefing sulla situazione militare in Libia, in vista dell’offensiva contro Tripoli. Il comando operativo fu poi trasferito dall’isola di Djarba in Tunisia, sotto l’autorità del partito islamista al-Nahda di Rashid Ghannuchi, uomo del Qatar, a Zintan nel Jabal al-Nafusa, nella Libia occidentale. Infine, l’assalto contro Tripoli fu ritardato di diverse settimane a causa del fatto che il Qatar aveva invocato l’opposizione della NATO a tale operazione quale scusa per l’incapacità nel distruggere le difese della capitale. Quando arrivammo a Tripoli, scoprimmo che 24 dei 28 obiettivi cruciali per paralizzare le difese della capitale furono distrutti. Il Qatar sfruttò il pretesto dell’opposizione della NATO per permettere a Belhadj di entrare per primo”.

lunedì 2 giugno 2014

Libia e energia: l’Italia e l’UE osservano con ansia

Scritto da: Nicola Costanzo 27 maggio 2014

Ieri l’ex premier Libico Mahmud Jibril, in un’intervista a Al Arabiya, ha dichiarato di appoggiare il generale Khalifa Haftar, augurandosi che il popolo libico si unisca nella lotta contro i fondamentalisti. Esternazioni che gettano ulteriore benzina sul fuoco che sta nuovamente divampando in Libia e che preoccupano in particolar modo l’Italia.

Nella storia recente, gli avvenimenti di Tripoli hanno infatti sempre avuto fondamentale importanza per Roma: la rivoluzione che portò Gheddafi al potere, la guerra del Kippur, lo shock petrolifero e la destituzione dello stesso Colonnello nel 2011. Il filo conduttore che accomuna tutti questi episodi e che unisce inevitabilmente i destini dei due Paesi è sempre stato la dipendenza energetica dell’Italia dalla Libia. Un rapporto che ha portato Roma a intessere stretti legami con Tripoli: basti pensare alle trattative condotte da Moro negli anni ’70 con Gheddafi per non lasciare l’Italia a corto di petrolio e alla visita del Colonnello nell’agosto del 2010 sotto il governo Berlusconi.

domenica 1 giugno 2014

Libia e (in)sicurezza: la tempesta prima della quiete? o il contrario?

Scritto da: Aldo Carone 27 maggio 2014
Ritenta, sarai più fortunato. Deve aver pensato a questa massima il Generale libico Khalifa Haftar quando nelle giornate tra venerdì 16 e domenica 18 maggio ha provato a replicare il golpe già tentato nel mese di febbraio. In tale occasione il Ministro della Difesa, Abdulah al-Thani, dichiarava che il colpo di Stato era stato sventato e faceva sapere che erano già stati emessi i mandati d’arresto per i protagonisti della vicenda. “La situazione a Tripoli è sotto controllo”, aggiungeva poi il premier libico Ali Zeidan.

Quello che non è chiaro è come Haftar abbia avuto la possibilità di replicare quanto già avvenuto tre mesi fa. Certo è, tuttavia, che da febbraio alcune cose in Libia sono cambiate. Ad esempio l’Occidente potrebbe aver perso la pazienza nei confronti di istituzioni troppo deboli che non riescono ad imporsi sulle milizie islamiche, soprattutto nell’Est del Paese. Un chiaro segnale in tal senso è la presa di posizione dell’ambasciatore ONU in Libia a favore di Haftar. Ma non solo. Da febbraio, infatti, il consenso attorno al Generale dissidente ha iniziato a montare anche negli ambienti militari, fino al punto che interi reparti dell’aviazione libica hanno preso posizione in suo favore.