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martedì 31 luglio 2012

Libia, ecco a cosa mira (davvero) Sarkozy

Sul Giornale di oggi ho pubblicato un articolo in cui analizzo le vere ragioni (oltre a quelle dichiarate) dell’improvviso interventismo di Sarkozy in Libia. Ragioni che riprendo ampiamente anche sul blog. Sono tre:
Politiche – L’anno prossimo la Francia sarà chiamata alle urne per eleggere il presidente e Sarkozy si trova in una situazione disastrosa. Se si votasse oggi verrebbe superato sia dal socialista Strauss-Kahn che da Marine Le Pen. Il problema è che la sua impopolarità non è effimera, bensì radicata nella coscienza degli elettori. In questi frangenti, come sanno gli spin doctor, per recuperare consensi occorre creare un nuovo frame ovvero una nuova percezione del presidente da parte del pubblico. Il fatto che Sarkozy, da solo (o quasi), sia riuscito a convincere la comunità internazionale a prendere le armi contro Gheddafi, lo fa apparire in una luce diversa, dunque un candidato di nuovo plausibile. Operazione brillante, che – sondaggi alla mano – per ora sta riuscendo.

lunedì 30 luglio 2012

Ma quale Gheddafi! Sarkò ha dichiarato guerra all'Italia


Da tre anni il presidente francese Nicolas Sarkozy si occupava in prima persona e con il suo staff di due affari colossali che però non riuscivano mai ad andare in porto: la vendita alla Libia di una intera flotta aerea da combattimento confezionata da Dassault e un colossale investimento transalpino per costruire centrali nucleari a Tripoli e dintorni. I due affari colossali erano stati concordati fra lo stesso Sarkozy e il colonnello Mohamar Gheddafi nel dicembre 2007 a Parigi, quando il leader libico piantò fra mille polemiche la sua tenda davanti all’Eliseo. Bersagliato da critiche oltre che dagli intellettuali (in prima fila il filosofo Bernard Henry Levy), anche da esponenti del suo partito, Sarkozy si difese sostenendo che da Gheddafi aveva ottenuto oltre a un impegno diretto sul rispetto dei diritti civili in Libia, anche la firma su contratti preliminari da favola che avrebbero riversato sulle imprese francesi più di 10 miliardi di euro.

domenica 29 luglio 2012

Gheddafi lo vuole morto?

Il bacio di Giuda
Leggiamo sui media, sempre perennemente allineati, che Gheddafi avrebbe ordito di uccidere il nostro Presidente Berlusconi e i suoi figli.
«Ora Gheddafi rischia di rimanere», ha commentato Berlusconi: «E quello che in quell’area era il nostro migliore amico è diventato il nostro peggior nemico. Un danno per l’Italia»
Il detto popolare dice: “Chi la fa l’aspetti” e quello o quelli che hanno voluto la distruzione della Libia, nel caso Gheddafi continuasse a rimanere al potere avranno, forse, del filo da torcere. “Un danno per l’Italia“, afferma l’ignorante beota senza rendersi conto che il danno per l’Italia l’ha fatto proprio lui allineandosi a Francia ed Inghilterra.
Adesso dovrebbe andare dal suo mentore guerrafondaio, quello che ha firmato le missioni di guerra a chieder la protezione che sta cercando.
I vigliacchi in Italia si sprecano.

sabato 28 luglio 2012

Crimine contro l’Umanità: assetare il popolo libico.

 
Siccome questa infame guerra contro la Libia sta languendo, le bombe a grappolo (cluster bombs) sono in esaurimento, i politicanti delle varie nazioni della coalizione belligerante hanno le pezze al culo, i finanziatori di questa infame guerra sono degli avvoltoi che si spostano da una carogna all’altra e Gheddafi non è ancora una carogna, allora, per mostrare al mondo la loro potenza distruttrice mostrano finalmente la vera faccia che nostro malgrado difficilmente potremo leggere sui media allineati.
Si legge infatti che la Nato con grande ed impetuosa forza, venerdì 22.07.2011, ha bombardato alcuni obbiettivi del vitale acquedotto libico: il Great Man Made River. Negli articoli Gheddafi: un sanguinario da Premio Nobel e in La vera ricchezza della Libia davo una breve e non esaustiva spiegazione del lavoro fatto da Gheddafi nella costruzione di questo faraonico progetto – non ancora completamente terminato – che portava a tutte le popolazione della Libia l’essenziale e vitale materia prima per tutte le attività dell’uomo: l’acqua.

venerdì 27 luglio 2012

Nella guerra in Libia la prima vittima è l’informazione. Le bugie dei media e il conflitto dimenticato

di Luca Troiano
1. Da settimane media e politici giustificano l’intervento della Nato con la pur nobile intenzione di proteggere i civili dalla vendetta di Gheddafi. Ma dall’inizio delle ostilità, non poche voci hanno espresso dubbi e perplessità sulle notizie provenienti dal fronte. Smentendo molte verità finora date per acquisite.
Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes e non certo un complottista, parla in proposito di “collasso dell’informazione”, tante sono le distorsioni e le lacune che stanno alterando la nostra percezione degli eventi in corso[1].
La giornalista Marinella Correggia, in una succinta analisi sul sito di Famiglia Cristiana[2] segnala l’esistenza di una Fact Finding Commission (Commissione per l’accertamento dei fatti) fondata a Tripoli da una imprenditrice italiana, Tiziana Gamannossi, e da un attivista camerunese, il cui scopo è indagare sulla rispondenza dei fatti alle notizie diffuse dai media.
E le sorprese non mancano.

giovedì 26 luglio 2012

La democrazia dei ribelli libici

ATTENZIONE

alcuni links contengono video con scene cruente, ma sono quello che i liberatori della Cirenaica e di Bengazi stanno facendo, quelli che Frattini riceve a Roma per rubare il denaro ai libici, quelli che ricevono armi e sostegno con le varie aziende americane e israeliane dei contractors. Quindi i deboli di stomaco e quelli che ritengono non si debbano vedere possono non cliccarci sopra e continuare a leggere.
Più si “naviga” nella rete più cose oscene si trovano.
E’ strano infatti che alcune emittenti nazionali come le Rai 1-2-3 e sopratutto la Rai News siano prodighe di video dimostranti tesi e teorie compiacenti ai macellai della Nato e non mostrino anche – per parità di informazione – cosa riescono a fare quelli del così detto governo provvisorio della Cirenaica comandati da una banda di criminali allo stato puro che il buon Frattini (con doppio passaporto italo-israeliano) riceverà presto alla Farnesina. Però, piccola divagazione semiseria, ma ad un Frattini una sberla in faccia bella forte a man rovescia da fargli sentire le ossa più dure, gliela dareste? E quelli dell’Eni che si sono visti soffiare qualche miliardata di euro d’affari con la Libia cosa pensano di poter fare adesso con Frattini…?

mercoledì 25 luglio 2012

Armi alla Libia, confermato lo scoop di Globalist

Il governo mette il segreto di Stato alla magistratura che indaga sulla scomparsa di un carico di armi dalla Sardegna. [Ennio Remondino]
L’inchiesta della magistratura sarda sul mistero dei missili e delle armi scomparse dalla Maddalena su cui il governo ha apposto il segreto di Stato, rappresenta la conferma dello scoop di Globalist sulle spedizioni di materiale bellico che il governo italiano ha fatto ai ribelli libici fin da inizio marzo. Infatti la scomparsa di quel materiale riguarda proprio la Libia e non altro.
Oggi siamo in grado di rivelare il retroscena politico che ha portato a questa operazione: nell’ultima parte del mese di febbraio, quando la posizione del governo Berlusconi (in questo appoggiato dalla Lega) di continuare ad appoggiare Gheddafi era diventata insostenibile, il ministro Frattini e il sottosegretario Gianni Letta, sono riusciti a organizzare una operazione congiunta con l’ambasciatore libico a Roma, il potentissimo Abdulhafed Gaddur, che nel frattempo aveva annunciato di aver abbandonato Gheddafi per schierarsi con gli insorti.
Gaddur si è fatto garante di un accordo con Mustafa Abdel Jalil, ex ministro della giustizia di Gheddafi diventato presidente del Consiglio Nazionale di Transizione libico.
Il “prezzo” da pagare per dimostrare il vero cambio di campo da parte del governo Berlusconi erano diversi aiuti. Tra cui una sostanziosa fornitura di armi di cui gli insorti avevano grandi necessità.
Nel “pacchetto” ci sarebbero state anche garanzie personali ed economiche a favore di alcuni alti papaveri degli insorti. Ma di questo, semmai, se ne parlerà un’altra volta.
Fatto sta che a inizio marzo un primo carico di armi è arivato a Bengasi con la nave Libra della Marina Militare. Ma le consegne sono state diverse. Su una di queste è stata aperta l’inchiesta della magistratura che ha consentito di confermare quello che già era stato scritto.

martedì 24 luglio 2012

MUAMMAR AL GADDAFI, il discorso dell' orgoglio e della sfida.


Hey vigliacchi, voi non fate paura al grande popolo libico, non farete fermare Tripoli dalla paura, Tripoli ha resistito a nemici nel corso dei secoli e dei decenni, come: la Spagna, i vandali, Genova, i cavalieri di san giovanni, bizantini, romani e Italiani.
Gloria per Tripoli e la Libia quando resiste all' aggressione piu' barbara del mondo, per farla cadere. Ma non andremo giu', noi non ci arrendiamo, abbiamo solo un' opzione: restiamo nel nostro paese fino alla fine , la morte, la vita, la vittoria non importa.
Hey oppressori Hitleriani, fascisti, figli di puttane, trascinate la coda, andate via, tornate nei vostri paesi, pentitevi, lasciate la Libia al suo popolo.

lunedì 23 luglio 2012

Missili e manifestazioni a Tripoli, sfollati (da Misrata) a Sliten

Missili e manifestazioni a Tripoli, sfollati (da Misrata) a Sliten
di Marinella Correggia
20/05/2011
Un reportage da Marinella Correggia, in questi giorni il Libia con una missione di pacifisti.
Tripoli e Zliten
“Benvenuti a Tripoli ma adesso allontanatevi. Potrebbero tornare”. Ha un aplomb libico il piccolo comandante della nave in fiamme e fumo sotto la grande luna. Un cargo o una nave militare, non è chiaro. Quattro i feriti portati via dalle ambulanze e per fortuna nessun morto. I pompieri tentano di spegnere il fuoco fra il fumo acre. Altre imbarcazioni più piccole stanno affondando. Sono presi di mira i porti, punto d’entrata fondamentale anche per i rifornimenti civili.
I missili Nato salvacivili hanno colpito diversi punti del porto nella notte fra giovedì e venerdì, susseguendosi fra le 23,08 e le 23,55. Alla prima esplosione due bambini sono scesi nel giardino della casa prospiciente il porto e si sono messi a urlare “Allah Muammar Libia e basta”. Un signore di Sabha uscito dall’hotel Radisson commenta: “Hanno volato basso, strano. Vogliono spaventarci ma non ci riescono. Ieri ci sono state manifestazioni contro la Nato e per la Libia perfino  a Bengasi”.
 

domenica 22 luglio 2012

Voci dalla Libia senza voce

Voci dalla Libia senza voce
 
di Marinella Correggia
 
26/05/2011
 
Parlano i libici che non hanno modo di far ascoltare la loro voce attraverso i media internazionali. Sono i civili che i bombardamenti della Nato li subiscono assieme al regime di Gheddafi.
 
Si intensificano i bombardamenti aerei della Nato su Tripoli e sulla Libia occidentale e gli Stati Uniti ora ammettono senza imbarazzo alcuno di aver fornito, in palese violazione della risoluzione 1973, bombe ai ribelli che fanno capo al Consiglio nazionale transitorio di Bengasi. Le potenze occidentali sono ormai decisive ad abbattere con la forza il regime del colonnello Muammar Gheddafi, incuranti delle conseguenze per i civili libici che pure sostengono di voler “proteggere” con i loro attacchi militari.
 

sabato 21 luglio 2012

La NATO e l’ingratitudine dei Libici

La Coalizione dei volenterosi era giunta in Libia per salvare la popolazione civile della repressione del tiranno Gheddafi. Quattro mesi dopo, le folle libiche hanno disertato il territorio liberato di Bengasi e si sono ammassate in grandi manifestazioni contro la NATO. Di fronte a una realtà politica inaspettata, l’armada dell’Alleanza Atlantica non ha più una strategia. Gli italiani hanno iniziato il loro ritiro, i francesi cercano la via d’uscita.
Rete Voltaire | Tripoli (Libia)   
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Il governo libico sperava di raccogliere un milione di persone il 1° luglio 2011 a Tripoli, per protestare contro la NATO. Per la sorpresa delle autorità, così come dell’Alleanza Atlantica, erano 1,7 milioni.

venerdì 20 luglio 2012

Omaggio ai libici che resistono alla NATO.

 di Maurizio Blondet  Effedieffe letto su Sollevazione


Riceviamo e volentieri pubblichiamo, questo articolo, non senza sottolineare, oltre a certi aggettivi impolitici riferiti a Gheddafi, che c'è poco da osannare il Trattato di amicizia tra Berlusconi e Gheddafi, che era pur sempre un accordo di tipo imperialistico, che cioè assicurava all'Italia la posizione di dominus nelle relazioni bilaterali. E comunque daccordo, visto il voltafaccia italiano, con l'dea di trascinare il governo Berlusconi davanti ad un tribunale dell’ONU per violazione di trattati internazionali.
***
«Se il mondo non fosse rovesciato, ossia se l’Occidente fosse ancora fedele alla sua civiltà storica, onoreremmo commossi l’eroismo dei soldati libici e dei loro comandi. Un esercito da operetta, ci è stato detto; fatto per lo più di mercenari, ossia di disoccupati venuti dall’Africa nera; che Gheddafi ha armato di Viagra perchè potessero violentare le donne libiche.

giovedì 19 luglio 2012

FU VERA GLORIA


    Di FULVIO GRIMALDI
Quando la verità è sostituita dal silenzio, il silenzio è una menzogna(Yevgeny Yevtushenko)
Se non sei furibondo, vuol dire che non stai attento (adesivo a Londra)
Durante una guerra le notizie devono essere date per istruire, piuttosto che per informare (Joseph Goebbels)
Uccidi la tua religione, prima che la religione uccida te (Ennio Montesi)
Verso la vittoria
E’ il momento di fare salti di gioia lanciando ponti di speranza verso la vittoria della Libia, della rivoluzione libica e di questa autentica primavera araba lunga 42 anni. Ci saranno ripensamenti, contrasti tra i bombaroli stragisti coalizzati, mediazioni, compromessi, rinunce, innovazioni, forse cambiamenti dolorosi, ma il dato monumentale, storico, politico, etico, è che i mostri necrofori e necrofagi non hanno trionfato. La loro umiliazione, il loro fallimento, se le notizie qui sotto verranno confermate e avranno traduzione operativa, è un incoraggiamento a tutte le resistenze del mondo, dall’America Latina al mondo arabo, dall’Africa all’Asia, da Piazza Syntagma alla Val di Susa. Grazie Libia!
Al netto dei cedimenti francesi, dovuti probabilmente a esaurimento dei mezzi, resta però la determinazione imperialista di appropriarsi della Libia, eliminare dalla scena Cina e Russia, omologare sotto il colonialismo tutto il Medioriente e proseguire con la riconquista dell’Africa. E qui la parola decisiva passa agli Usa che potrebbero, o seguire la Francia per i costi insostenibili alla loro economia in bancarotta, o demenzialmente affidarsi ancora all’illusione che Pentagono e industria bellica possano continuare a fare da motore e ciambella di salvataggio. Farebbe pensare alla seconda opzione quanto detto dal neo-licantropo a capo del Pentagono, Leon Panetta, già stragista Cia (droni dappertutto e assassinii mirati): “Gli alleati, dopo i 90 giorni a cui è stata estesa l’aggressione, saranno a corto di risorse belliche e toccherà agli Usa impadronirsi finalmente della ribalta da protagonista”.

mercoledì 18 luglio 2012

Goldman Sachs, Tripolirip

Rete Voltaire | Roma (Italia)   
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Che cosa fareste se una banca, alla quale avevate affidato 100.000 euro per farli fruttare, vi comunicasse che in un anno si sono ridotti a meno di 2.000 euro?
È quanto accaduto alla Libia, come documenta un’inchiesta del «Wall street journal» [1]. Dopo che gli Usa e la Ue avevano revocato l’embargo nel 2004, affluirono in Libia decine di banche e società finanziarie statunitensi ed europee. Tra queste la Goldman Sachs, una delle maggiori banche d’investimento del mondo, la cui sede principale è a New York. Nella prima metà del 2008, l’Autorità libica di investimento le affidò 1 miliardo e 300 milioni di dollari di fondi sovrani (capitali dello stato investiti all’estero). La Goldman Sachs li investì in un paniere di valute e in azioni di sei società: la statunitense Citigroup Inc., la banca italiana UniCredit e la spagnola Santander, la compagnia tedesca di assicurazioni Allianz, la compagnia energetica francese Électricité de France e l’italiana Eni. Un anno dopo, la Goldman Sachs comunicò all’Autorità libica che, a causa della crisi finanziaria, il fondo libico aveva perso il 98% del suo valore, riducendosi da 1 miliardo e 300 milioni a 25 milioni di dollari. I responsabili dell’Autorità libica, furiosi, convocarono a Tripoli il responsabile della Goldman Sachs per il Nordafrica. L’incontro fu tempestoso, tanto che la Goldman Sachs evacuò precipitosamente i suoi impiegati da Tripoli, temendo che venissero arrestati. Poiché la Libia minacciava un’azione legale, che avrebbe compromesso la reputazione della banca agli occhi di altri investitori istituzionali, la Goldman Sachs le offrì come risarcimento azioni privilegiate della banca stessa. Ma poiché i libici erano giustamente sospettosi, l’accordo non venne firmato. Restava così aperta la possibilità, temuta dalla Goldman Sachs, che l’Autorità libica intraprendesse un’azione legale internazionale. Casi analoghi di «cattiva amministrazione del denaro libico» sono documentati da un’inchiesta pubblicata dal «New York Times» [2]. Ad esempio la Permal - unità della Legg Mason, una delle principali società di gestione di investimenti, con sede a Baltimora - ha amministrato 300 milioni di dollari di fondi sovrani libici, che hanno perso il 40% del loro valore tra il gennaio 2009 e il settembre 2010. In compenso, la Permal ha riscosso 27 milioni di dollari per le sue prestazioni. Lo stesso hanno fatto altre banche e società finanziarie, come l’olandese Palladyne, la francese Bnp Paribas, la britannica Hsbc e il Credit Suisse. Nei loro confronti l’Autorità libica minacciava di intraprendere azioni legali internazionali, che avrebbero danneggiato l’immagine di questi «prestigiosi» organismi finanziari. Il tutto si è risolto felicemente quando, lo scorso febbraio, Stati uniti e Unione europea hanno «congelato» i fondi sovrani libici. La loro «custodia» è affidata alle stesse banche e società finanziarie che li avevano così bene gestiti. E dal furto si è passati alla rapina a mano armata quando, in marzo, è iniziata la guerra.
Sotto la copertura dei cacciabombardieri Nato, la Hsbc e altre banche di investimento sono sbarcate a Bengasi per creare una nuova «Central Bank of Libya», che permetterà loro di gestire i fondi sovrani libici «scongelati» e i nuovi ricavati dall’export petrolifero. Questa volta, sicuramente, ottenendo alti rendimenti.

martedì 17 luglio 2012

La guerra contro la Libia è un disastro economico per l’Africa e l’Europa

Uno dei motivi della guerra contro la Libia è quello di fermare lo sviluppo del continente, consentire l’installazione della base militare dell’US Africom in Cirenaica e l’avvio dello sfruttamento coloniale dell’Africa a beneficio degli Stati Uniti. Per capire questi problemi nascosti, la Rete Voltaire ha intervistato Mohammed Siala, ministro della cooperazione e direttore del fondo sovrano libico.
Rete Voltaire | Tripoli (Libia)
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Mohammed Siala riceve gli investigatori di Rete Voltaire
© Mahdi Darius Nazemroaya/Rete Voltaire

lunedì 16 luglio 2012

La rapina del secolo: l’assalto dei «volenterosi» ai fondi sovrani libici

Manlio Dinucci torna sugli aspetti sottolineati nelle nostre colonne, all’inizio della guerra in Libia: le potenze coloniali "volontarie" si sono appropriate dei colossali investimenti esteri dello stato Libico. Il denaro congelato nelle banche occidentali, minacciava il monopolio della Banca Mondiale e del FMI, finanziando dei progetti di sviluppo nel Terzo Mondo. Continua a "girare" (non più nella forma di investimento, ma di garanzie bancarie), questa volta a favore degli occidentali.

domenica 15 luglio 2012

Missili cruise all’uranio impoverito sulla Libia : studio sulle conseguenze

JPEG - 14.4 Kb Di Massimo Zucchetti
Le questioni che riguardano l’Uranio impoverito e la sua tossicità hanno talvolta, negli anni recenti, esulato dal campo della scienza. Lo scrivente si occupa di radioprotezione da circa un ventennio e di uranio impoverito dal 1999. Dopo un’esperienza di pubblicazione di lavori scientifici su riviste, atti di convegni internazionali e conferenze in Italia, sul Uranio impoverito, questo articolo cerca di fare una stima del possibile impatto ambientale e sulla salute dell’uso di uranio impoverito nella guerra di Libia (2011). Notizie riguardanti il suo utilizzo sono apparse nei mezzi di informazione fin dall’inizio del conflitto. [1]
Per le sue peculiari caratteristiche fisiche, in particolare la densità che lo rende estremamente penetrante, ma anche il basso costo (il DU costa alla produzione circa 2$ al kg) e la scomodità di trattarlo come rifiuto radioattivo, il DU ha trovato eccellenti modalità di utilizzo in campo militare.

sabato 14 luglio 2012

La CIA già sosteneva i ribelli libici prima della votazione sulla risoluzione 1973

Rete Voltaire
In un dispaccio esclusivo per Reuters, Mark Hosenball ha rivelato che il presidente Barack Obama ha autorizzato la CIA a iniziare azioni segrete per sostenere i ribelli libici.
Secondo il giornalista, l’ordine è stato firmato prima della votazione sulla risoluzione 1973. Washington ha sostenuto questa risoluzione, anche se vieta le azioni segrete in corso.
«Exclusive: Obama authorizes secret support for Libya rebels», di Mark Hosenball, Reuters, 30 marzo 2011 (17:08, ora di Washington)).

venerdì 13 luglio 2012

Il Pentagono dispiega il supporto aereo ravvicinato alle truppe di terra

Lo stato maggiore degli Stati Uniti ha deciso di schierare aerei AC-130 e A-10 in Libia.
Il Lockheed AC-130 Gunship è un velivolo di attacco al suolo e supporto aereo ravvicinato alle truppe di terra. E armato con cannoni da 20, 40 e 105 mm (foto).
Il Fairchild A-10 Thunderbolt II è una velivolo per il supporto aereo ravvicinato. E’ dotato di un cannone di 30 mm con una cadenza di tiro di 3900 colpi al minuto, e vari tipi di razzi e missili.
Questi aerei dovrebbero permettere di attaccare l’esercito libico e di sostenere gli insorti, tutte azioni non legate alla no-fly zone e alla risoluzione 1973.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Fonte:http://www.voltairenet.org/Il-Pentagono-dispiega-il-supporto

giovedì 12 luglio 2012

Quei ribelli libici poco nobili.

La continuazione dei report sui crimini di guerra dei ribelli e sull’ipocrita “comunità internazionale”
DI TONY CARTALUCCI
Land Destroyer
Foto: I ribelli della Libia sono lontani dall’essere motivati da aspirazioni democratiche. Le loro lagnanze si poggiano su divisioni etniche, non politiche. I “sostenitori di Gheddafi” è un eufemismo usato dai media globalisti per descrivere le tribù africane e generalmente scure di carnagione che formano la gran parte della demografia della Libia Occidentale e che devono subire il peso maggiore delle atrocità dei ribelli appoggiati dalla NATO.
Confermando quanto l’esperto di geopolitica Webster Tarpley sta ripetendo da mesi sulle realtà che stanno alle spalle delle rivolte libiche, spesso ritratte come una ribellione “a favore della democrazia” dai media di regime, gli ultimi resoconti ci parlano dei ribelli libici che, ancora una volta, prendono di mira le tribù etniche rivali all’interno delle città catturate con pestaggi, saccheggi, vandalismi e molto di peggio (anche se convenientemente omesso dalle notiziemainstream). Non si tratta di aspirazioni “democratiche”, ma di un conflitto che è separato da linee etniche, perpetuato dal prima coperto e ora aperto supporto militare degli USA e del Regno Unito alle tribù da tempo lungo tempo favorite e coltivate dagli Occidentali della Libia Occidentale che risiedono attorno a Benghazi.

mercoledì 11 luglio 2012

Libia: la Francia vuole negoziare.

Da tempo chi non segue i massmedia ufficiali occidentali sa che la situazione in Libia non è affatto come volevano farci credere. Per settimane i grandi capi criminali della Nato hanno sparato puttanate galattiche su una guerra che a loro dire era “praticamente già finita e vinta” e che Gheddafi doveva andarsene perchè “il suo tempo è finito”.
Chi invece alle stronzate di La Repubblica & company ha preferito informarsi tramite la rete sa benissimo che la verità è tutt’altra, perchè nonostante centinaia di bombardamenti indiscriminati su Tripoli che hanno causato tantissimi morti civili, la Nato sta perdendo la guerra contro l’orgoglioso popolo libico che, ricordiamolo ancora, sta con il suo leader.
Oggi infatti il ministro della difesa francese Longuet ha dichiarato che “non c’è alcuna possibilità con il ricorso alla forza” e che “è ora di sedersi a un tavolo”, vera e propria ammissione di sconfitta della Nato.
Sarkozy ha per primo iniziato questa guerra sia per interessi interni (appropriazione del petrolio, elezioni in vista e, perchè no, astio personale dato che Gheddafi ha rifiutato in passato di comperare dalla Francia caccia da guerra, preferendo far affari con gli italiani e i russi) sia per far felici i padroni yankees

Articolo preso da:http://www.blog.art17.it/2011/07/11/libia-la-francia-vuole-negoziare/

martedì 10 luglio 2012

Il giornalismo come arma di guerra in Libia.


DI MADHI DARIUS NAZEMROAYA
Information Clearing House
La verità in Libia gira su sé stessa. La NATO e il governo libico stanno dando versioni contraddittorie. La NATO dice che il regime libico cadrà nel giro di pochi giorni, mentre il governo libico dice che i combattimenti a Misurata finiranno in due settimane.
Durante la notte, il suono dei jet della NATO che sorvolano Tripoli può essere udito fin sulla costa del Mediterraneo. Tripoli non viene bombardata da alcuni giorni, ma i rumori dei sorvoli sono stati numerosi. L’Alleanza Atlantica sceglie deliberatamente la notte per disturbare il sonno dei residenti nel tentativo di seminare il panico. I bambini piccoli in Libia hanno oramai perso il sonno nel corso di questa guerra. Questa è solo una parte della guerra psicologica che è stata ingaggiata. Si vuole distruggere lo spirito dei libici. È una cosa in più rispetto alle dure ferite imposte dall’inganno e dalla sedizione.

lunedì 9 luglio 2012

Dalle false “primavere arabe” della CIA ad un’estate di guerra

di Webster G. Tarpley
dal sito Tarpley.net
traduzione di Gianluca Freda

Il regime di Obama punta ad una conflagrazione mondiale; l’espansione dell’Impero avanza, con gli USA e la NATO impegnati in cinque guerre: Afghanistan, Iraq, Pakistan, Libia e Yemen. Siria, Iran e Libano sono i prossimi?




Washington, DC, 20 giugno 2011 – Con il bombardamento dello Yemen, prima segreto ma ormai apertamente perpetrato, l’amministrazione Obama sta adesso conducendo guerre illegali contro almeno cinque nazioni: Afghanistan, Iraq, Pakistan, Libia e Yemen. Stante l’assurda e orwelliana teoria di Obama, secondo la quale attacchi aerei provenienti dal mare non costituiscono vere e proprie ostilità nei termini del War Powers Act, l’elenco potrebbe essere incompleto e attacchi segreti condotti dagli USA potrebbero essere in corso anche altrove. Mentre sulle rive del Potomac la primavera lascia il posto all’estate, vi sono indizi che la prossima mossa di Obama potrebbe essere una triplice aggressione: un attacco alla Siria che coinvolgerebbe gli USA anche in una guerra con l’Iran e con le forze di Hezbollah in Libano. Oppure la furia di Obama potrebbe colpire il Pakistan. La “Primavera Araba” fatta di rivoluzioni colorate, colpi di stato militari e destabilizzazioni, si sta inesorabilmente trasformando in una possibile conflagrazione globale le cui linee distintive sono già visibili.

domenica 8 luglio 2012

La spartizione della Libia è iniziata a Londra

Rete Voltaire
La Conferenza di Londra sulla Libia (29 marzo 2011) ha riunito solo gli Stati che supportano la risoluzione 1973, più la Germania. Russia e Cina non sono state invitate. L’Unione Africana ha rifiutato di partecipare e la Lega Araba s’è fatta rappresentata a livello basso, per indicare il suo malcontento. La Santa Sede è stata ammessa come osservatore, mentre Papa Benedetto XVI ha invitato la NATO e il colonnello Gheddafi alla cessazione delle ostilità.
Gli Stati partecipanti hanno deciso di dare al Consiglio nazionale di transizione (CNLT) libico l’accesso ad alcuni dei valori patrimoniali bloccati in Libia, e di permettere di vendere il petrolio della Libia. Inoltre, si è discusso, senza decidere, la possibilità di armare il CNLT.
Tali disposizioni violano la risoluzione 1973 e s’immagina la reazione internazionale se alcuni Stati, il Venezuela o l’Iran, per esempio, si permettessero di sbloccare i fondi congelati e di darli agli insorti nasseriani o Khomeinisti, o peggio, se acquistassero il petrolio libico. E non c’è bisogno di considerare una violazione delle all’embargo della Nazioni Unite sulle armi in favore degli insorti ’sbagliati’.
Il permesso di vendere petrolio mostra, se ce ne fosse bisogno, che la ripartizione delle risorse del paese è incominciata. Con l’appoggio militare della NATO, CNLT ha preso il controllo di vaste aree petrolifere e delle due principali raffinerie. E’ stata autorizzata ad esportare 400.000 barili al giorno, che al prezzo attuale significano 1,4 miliardi di dollari al mese.
In seguito a due incontri a margine della conferenza. tra il segretario di Stato Hillary Clinton e l’inviato Mahmoud Djibril della CNLT, gli Stati Uniti stanno studiando lo sblocco di 3,3 miliardi dollari appartenenti allo Stato libica, che sarebbero dirottati a beneficio degli insorti ’giusti’.
Qatar è stato incaricato della gestione del petrolio libico. La Turchia e stata resa responsabile della gestione dell’aeroporto di Bengasi per facilitare il ’traffico umanitario’.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio

sabato 7 luglio 2012

Un po’di menzogne sulla guerra di Libia

Si dice che la prima vittima della guerra sia la verità. Le operazioni militari in Libia e la risoluzione 1973 che ad esse fornisce base giuridica non fanno eccezione a questa regola. Esse sono presentate al pubblico come una necessità per proteggere le vittime civili dalla repressione indiscriminata del colonnello Gheddafi. In realtà si tratta di classiche menzogne dell’imperialismo. Ecco alcuni elementi di chiarificazione.
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venerdì 6 luglio 2012

Washington cerca il sopravvento con "l’alba dell’odissea" Africana

Gli attacchi francesi alla Libia non sono un’operazione francese, ma un elemento dell’operazione Odyssey Dawn posta sotto l’autorità dell’US AfriCom. Esse non sono intese ad aiutare i civili libici, ma usano il pretesto della situazione per spianare la strada allo sbarco delle forze statunitensi nel continente, nota Thierry Meyssan.
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Al vertice di Londra del 2 novembre 2010, la Francia aveva deciso di costruire una difesa comune con i britannici, che dipendono dagli Stati Uniti.
 

giovedì 5 luglio 2012

“I servizi segreti italiani hanno dato armi ai ribelli anti-Gheddafi”

Un esperto di intelligence accusa: erano forniture utilizzate dalle strutture che hanno ereditato Gladio, le navi ufficialmente trasportavano aiuti umanitari

“L’Italia ha fornito clandestinamente armi ai ribelli di Bengasi”. Lo sostiene l’esperto di intelligence Gianni Cipriani, in un articolo pubblicato sul sito www.globalist.it. “L’invio di armi- viene spiegato- e’ stato fatto ai primi di marzo, proprio durante le fasi del conflitto libico, circa due settimane prima dell’inizio dei raid aerei contro Gheddafi”.
EREDITA’ DI GLADIO – Secondo quanto rivelato da Globalist, “il governo italiano ha inviato fucili, mitra e munizioni prelevati dai depositi ex Sismi della Sardegna: parte delle armi facevano parte di vecchie forniture americane utilizzate dalle strutture che hanno ereditato Gladio. Le armi sono arrivate in Cirenaica a bordo di unita della Marina militare che, ufficialmente, portavano solo ‘aiuti umanitari’”. Stando alla ricostruzione di Cipriani, “accanto a molte delle azioni diplomatiche e di intelligence che hanno riguardato la Libia e l’appoggio agli insorti, si e’ parallelamente giocata una guerriglia sotterranea tra Italia, Francia e Regno Unito, che puntano a posizioni di maggiore influenza politica ed economica nella Libia del dopo Gheddafi”.
IL RETROSCENA – Quello che è significatico, scrive Cipriani, è il retroscena politico.

mercoledì 4 luglio 2012

Guerra alla libia: le verita' sul nuovo ordine mondiale.

Questo breve video, nella sua semplicita' spiega molte cose.
Come nascono le rivolte?. chi le organizza?, chi ci guadagna?.

martedì 3 luglio 2012

come nascono le rivolte, chi le manovra e per quali scopi! il N.W.O.

CHI STA’ DIETRO ALLE RIVOLTE? CHI VERAMENTE LE ORGANIZZA E LE CREA?
GLI ILLUMINATI, USANO LO STESSO PRINCIPIO, ma in maniera diversa di volta in volta a seconda dell’evoluzione delle cose. (Vedi anche “Pearl Harbor“)
PROBLEMA - Creato ad arte in una versione che fa più comodo, attraverso i mass media a sua volta controllati, facendola sembrare reale anche se non vera, e/o causa di altri: terrorismo, guerre, finaniario.
REAZIONEEvento sensazionalista, grande sgomento, grande impressione con forti emozioni e shock, quindi: paura e terrore, rabbia, sdegno, indignazione, proteste e richiesta di fare qualche cosa.
OFFERTA DI UNA SOLUZIONE – La loro, limitando le libertà e quasi sempre con una guerra, o centralizzando il potere economico a poche super banche per rimettere ordine: venendo poi accettata con favore dalla popolazione.
Questo meccanismo, funziona per qualsiasi cosa. PROBLEMA= REAZIONE= SOLUZIONE!
Semplice, e in questo modo gli illuminati, controllano e raggiungono poco per volta il loro obiettivo! Il Nuovo Ordine Mondiale! N.W.O.
Come mai per più di 40 anni, ci sono state nazioni con dittatori, che usavano metodi di controllo sulla popolazione a dir poco inquietanti, e mai nessuno,  e nessuna nazione occidentale si è mai mossa per fare qualche cosa, invece ora, sembra che tutto questo stia crollando, proprio adesso che la fame di petrolio a livello mondiale aumenta sempre più ed è in atto una crisi economica mondiale?
I  nuovi mass media come Facebook e Twitter, sono i nuovi strumenti di controllo e manipolazione della popolazione! Lo dice anche Assange!!
Questo video, originariamente, proveniente quasi certamente dalla Russia, o paese ex Sovietico, tradotto in italiano, prova di far luce sulla guerra contro la Libia e le varie rivolte in tutti i paesi con a capo dittatori, ma ricchi di petrolio.


Fonte video: youtube.com

Articolo preso da: http://newapocalypse.altervista.org/blog/2011/08/16/come-nascono-le-rivolte-chi-le-manovra-e-per-quali-scopi-il-nwo/

lunedì 2 luglio 2012

Messaggio di Muammar Gheddafi a Barack Obama

 

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Signor Presidente Barack Hussein Obama,
Il fardello di questo crimine efferato non sarà sopportato dagli israeliani, ma sarà sopportato dagli Stati Uniti d’America. Sarà a carico dei poveri contribuenti statunitensi, che finanziano questa entità coloniale e la Sesta Flotta che la protegge. Le navi che hanno ucciso decine di civili disarmati, dei benefattori, dei predicatori di pace di tutte le nazioni, non avrebbero potuto farlo se non avessero potuto contare sulla Sesta Flotta USA.
D’altra parte, se gli israeliani stavano difendendo Gaza, perché non hanno permesso ai profughi palestinesi di tornare alle loro case, da dove sono stati espulsi? E questo in un uno stato democratico per i palestinesi e gli israeliani. Applicando il Libro bianco (Isratina). E finendola con le risibili iniziative per una soluzione a due Stati.
Ecco cosa è divenuto il destino degli stati confinanti, di Gaza e di ciò che viene chiamato Israele. Non è abbastanza, signor Presidente, per alleviare il popolo statunitense dal finanziamento di una mafia terrorista e per volgersi verso il popolo palestinese, profugo e torturato?

Traduzione di Alessandro Lattanzio
Articolo preso da:http://www.voltairenet.org/Messaggio-di-Muammar-Gheddafi-a

domenica 1 luglio 2012

L' infanticidio, "nuova tattica" della NATO. Il massacro di Sorman.

Per una volta, Thierry Meyssan non fornisce una fredda analisi degli sviluppi geopolitici. Racconta i fatti di cui è testimone: la storia del suo amico, l’ingegnere Khaled K. Al-Hamedi. Una storia di orrore e di sangue in cui la NATO incarna il ritorno della barbarie.

Rete Voltaire | Tripoli (Libia)

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L’International Organization for Peace, Care and Relief (IOPCR) è particolarmente attiva in Algeria, Iran, Sudan e Palestina. Porta soccorso alle vittime di disastri naturali e conflitti armati. La sua azione esemplare a Gaza e in Cisgiordania è salutata d tutti. Qui Khaled el-Hamedi riceve la medaglia del coraggio dalle mani del primo ministro Ismail Haniyeh. Ha ricevuto la stessa decorazione da Mahmoud Abbas.
Era una festa di famiglia alla libica Jamahiriya. Tutti erano venuti a celebrare il terzo compleanno del piccolo Al-Khweldy. Nonni, fratelli e sorelle, cugini affollavano la casa di Sorman, 70 chilometri ad ovest della capitale, un grande parco in cui sono state costruite le ville degli uni e degli altri, delle semplici case a un piano.
Nessun sfarzo, ma la semplicità del popolo del deserto. Un ambiente pacifico e unito. Il nonno, maresciallo Al-Hamed Al-Khweldy, vi allevava uccelli: "Questo è un eroe della rivoluzione che ha partecipato al rovesciamento della monarchia e alla liberazione del Paese dallo sfruttamento coloniale. Siamo tutti orgogliosi di lui. Il figlio, Khaled Al-Hamed, Presidente dell’IOPCR, una delle più grandi organizzazioni umanitarie arabe, vi alleva cervi. Una trentina bambini correvano in tutte le direzioni tra gli animali.