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lunedì 31 marzo 2014

Migranti: il crimine della povertà programmata e il silenzio della politica

da enzo Pennetta
L’Inghilterra decide il ritorno al nucleare ma ai paesi poveri l’energia a buon mercato viene negata, devono puntare sulle energie alternative. Il ripetersi di tragedie che ruotano intorno al fenomeno dell’emigrazione solleva una serie di questioni.
Tranne quella centrale: chi sono i colpevoli della povertà del Terzo Mondo?
“Niger, ritrovati i resti di 87 migranti. Morti nel deserto, tra loro 48 bambini“, così titolava Repubblica il 30 ottobre scorso, solo poche settimane dopo la tragedia di Lampedusa. Le vittime di questo ultimo episodio fuggivano dal Niger come riportato nello stesso articolo su Repubblica:

I migranti, un centinaio, erano partiti dal Niger, prima da Agadez e quindi da Arlit, a bordo di due vecchi camion, con passaggi pagati a caro prezzo….

domenica 30 marzo 2014

Bernard-Henri Lévy, il filosofo che si butta in tutte le proteste col suo profilo migliore

Un anno fa, il filosofo francese Bernard-Henri-Lévy chiedeva al suo paese di «non cedere alla pressione delle piazze né all’intimidazione dei falsi sapienti». Quella fu l’unica occasione in cui si schierò dalla parte del potere contro i fermenti del popolo (che protestava per i matrimoni gay). Oggi, coerentemente tornato in sé, Levy lancia appelli da Kiev scagliando anatemi sul governo filo-russo di Yanukovich: «Fermate i giochi di Sochi», grida alle televisioni di tutto il mondo, chiedendo all’Unione Europea di intervenire, non per sedare le proteste e trovare una soluzione alla rivolta sanguinosa ma per abbattere il governo ucraino (ora definito dai media «regime»).

Chi sia Levy, per quale ragione è necessario parlarne, è presto detto. Lo scriveva correttamente Giulio Meotti sul Foglio un anno fa : perché «come ti giri, c’è lui». Ovvero: c’è un moto di piazza? Una ribellione? Una rivoluzione? C’è un interesse occidentale e “liberal” in gioco? Il messia della libertà, il «filosofo più potente del mondo», che a furia di viaggiare si è meritato ampiamente l’acronimo “Bhl”, arriverà, puntualissimo a timbrare il cartellino ribellista, con le sue considerazioni e i suoi suggerimenti.

sabato 29 marzo 2014

L'ARTE DELLA GUERRA, CON UN BICCHIERE DI VINO

DI PEPE ESCOBAR
asiatimes.com

PARIGI – Eccolo là, magicamente vuoto, in un angolo seminascosto, ignorato dai turisti: il mio tavolino preferito fin dagli anni ’80 al Cafè de Flore a St. Germain. Prendo possesso, ordino un Walsh Rarebit (pane tostato con formaggio fuso) e un bicchiere di Chablis ed eccomi di nuovo operativo, leggo e osservo il mondo per la prima volta dopo la caduta di Re Sarko.

Prima osservazione: dove diavolo è finita la mia libreria? La mitica La Hune, proprio di fronte al posto in cui sono seduto: che sia stata incenerita da un fulmine dell’Olimpo? Grazie a Zeus è stata solo spostata di qualche metro più in là.

Seconda osservazione, questa più propizia: al Flore non c’è più BHL (il filosofo francese Bernard Henry - Levy): pare sia occupato altrove a promuovere la sua prossima guerra.

venerdì 28 marzo 2014

Ansia per un tecnico italiano in Libia:“E’ stato sequestrato in Cirenaica”

22/3/2014
Gianluca Salviato rapito a Tobruk. Soffre di diabete, nell’auto trovata l’insulina
Per la Farnesina risulta «irreperibile», per la stampa locale è stato rapito. Di certo c’è che si sono perse le tracce di Gianluca Salviato, un tecnico italiano che lavora a un progetto di infrastrutture in Cireanica per la ditta «Ettore Ravanelli» di Venzone (Udine). Secondo il Libya Herald, l’uomo è stato sequestrato vicino a Tobruk, nell’est della Libia. Poco lontano è stata trovata la sua auto abbandonata, con le chiavi ancora attaccate al cruscotto.

giovedì 27 marzo 2014

COME DIVENTARE CANAGLIE: I CRIMINI DI GUERRA DELLA NATO IN LIBIA

8 giugno 2011
Di SUSAN LINDAUER
Dissident Voice


È una storia che la CNN non seguirà. La sera tardi c’è qualcuno che bussa a una porta a Misurata. I soldati armati fanno uscire a forza le giovani donne libiche con le armi puntate contro di loro. Una volta spinte le donne e gli adolescenti nei camion, i soldati costringono le donne a un’orgia di gruppo con i ribelli NATO o con chiunque sia presente davanti ai loro mariti e ai loro genitori. Quando i ribelli della NATO hanno terminato di divertirsi con lo stupro, i soldati tagliano la gola alle donne.
Le violenze sessuali sono azioni di guerra ordinarie nelle città in mano ai ribelli, che, secondo le parole dei rifugiati, fanno parte di un’organizzata strategia militare. Joanna Moriarty, che fa parte della delegazione d’indagine a livello globale in visita questa settimana a Tripoli, ha anche riportato che i ribelli NATO setacciano Misurata casa per casa, chiedendo ai familiari se sono sostenitori della NATO. Se i familiari dicono di no, vengono uccisi sul posto. Se le famiglie dicono che se ne vogliono stare alla larga dai combattimenti, i ribelli NATO hanno un approccio differente per spaventare le altre famiglie. Le porte delle “case neutrali” vengono chiuse e saldate, come ha riferito Moriarty, intrappolando le famiglie all’interno. Nelle case libiche, le finestre sono generalmente sbarrate. E così, quando le porte di un’abitazione vengono saldate, i libici sono sepolti nelle loro case, dove le forze NATO possono essere sicure che queste famiglie moriranno lentamente di fame.

mercoledì 26 marzo 2014

"Così l'Italia fa fare affari alle milizie islamiste"

I pericoli sulla rotta dalla Libia. Un funzionario rivela: "Traffico d'uomini in mano a un capo filo Al Qaida". GUARDA IL REPORTAGE

Gian Micalessin - Gio, 20/03/2014 - 08:44
da Tripoli

«Dall'inizio dell'anno gli sbarchi in Italia hanno raggiunto livelli senza precedenti (14mila ad oggi ndr). In Libia stanno arrivando frotte di clandestini e migranti provenienti da zone dell'Estremo Oriente che in precedenza non avevano alcun interesse per queste rotte.

E dietro a quelli già sbarcati ci sono quelli in attesa.

martedì 25 marzo 2014

Da Sigonella, il blitz Usa contro i traffici della Cirenaica

19 marzo 2014 di mcc43
La vicenda della nave Morning Glory si è conclusa con l’intervento delle forze americane della base di Sigonella, quel pezzo di Italia a “sovranità limitata“.
“Un’operazione in alto mare. Una manovra condotta da un team dei Navy Seals americani per “riconquistare” la petroliera trafugata da miliziani della Cirenaica che ne volevano vedere il carico.”
.
Così inizia Guido Olimpio sul Corriere della Sera il racconto dell’azione, alla John Wayne del mare, decisa Obama. Un blitz il cui significato trascende il caso della petroliera fuggitiva e ribadisce, ufficiosamente ma con grande evidenza, che la sovranità nazionale della Libia è limitata. Lo stay behind durante il conflitto continua a evolversi in persistente vigilanza attiva. Questa volta l’intervento cade in una fase politicamente molto critica, dopo la precipitosa sortita dello sfiduciato Ali Zeidan e la nomina di un primo ministro ad interim dalla personalità politica opaca come Abdullah Al-Thinni. L’impossibilità dei membri del Congresso di accordarsi su un nome nuovo alla guida del governo, e le persistenti diatribe sulla legalità del voto di sfiducia a Zeidan, stanno orientando larga parte dei congressisti verso la conferma di Al-Thinni fino alle elezioni, scrive Libya Herald. Il colpo di freno alle pretese della Cirenaica sulle transazioni petrolifere impresso dagli americani dà a Tripoli e al rissoso Congresso un minimo di respiro… condizionato.
Intanto il comandante federalista del terminal petrolifero, Ibrahim Jadhran, si è rivolto alla Lega Araba definendo il sequestro americano del petrolio – proprietà della Cirenaica – un furto.
.

lunedì 24 marzo 2014

La Libia uno stato senza legge ad un passo dall’Italia

By Settore Medio Oriente
13/03/2014
La Libia si sta disgregando, anzi si è già disgregata. Il governo di Tripoli controlla in pratica solamente la capitale, parte dell’area di Misurata e parte del Fezzan. ad est ed in particolare nell’area di Bengasi le tribù locali amministrano la giustizia controllano i commerci e alcuni terminal petroliferi.
La Libia, per stessa ammissione delle Nazioni Unite, è oggi il paese ai vertici dei traffici illeciti di armi, armi dirette a gruppi terroristici in Africa, in Medio Oriente e forse anche in Europa.
Che la situazione in Libia sia ormai fuori controllo è chiaro a tutti, ma ciò ancora non è motivo sufficiente per un intervento dei governi europei.
Intervento militare, una parola che terrorizza i più sia in Europa sia negli Stati Uniti, tuttavia tra poco, tra pochi mesi anche un intervento militare non potrà più stabilizzare il paese.
Per farvi comprendere cosa sta succedendo in Libia, non fosse bastato l’assassinio del povero ambasciatore americano, vi raccontiamo un fatto decisamente inconcepibile.

domenica 23 marzo 2014

Libia: è caos politico istituzionale. Nelle acque egiziane la petroliera caricata illegalmente dai separatisti

13/3/2014
In Libia è caos politico e istituzionale dopo la sfiducia del Parlamento, nei giorni scorsi, nei confronti del premier Ali Zeidan fuggito poi in Germania. Da mesi, nel Paese, persistono scontri tra milizie contrapposte e spinte secessioniste che osteggiano il centralismo di Tripoli. Intanto è giunta in acque territoriali egiziane la petroliera nordcoreana caricata illegalmente dai separatisti della Cirenaica e riuscita a sfuggire al controllo dei militari a Sidra, motivo questo che ha innescato la sfiducia nei confronti di Zeidan. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa:

sabato 22 marzo 2014

Tripoli si dà una scossa e rischia di spaccarsi

di Gianandrea Gaiani
14-03-2014
La “scossa in Libia” chiesta dal ministro degli Esteri, Federica Mogherini, c’è stata per davvero ma non certo nella direzione auspicata da Roma. Nella conferenza internazionale sulla Libia tenutasi la scorsa settimana a Roma la Mogherini aveva detto chiaramente che “o in Libia c'è una scossa" che renda possibile e concreto il sostegno internazionale, "o c'è il rischio che la situazione peggiori". Tripoli deve creare le "giuste condizioni politiche attraverso un dialogo inclusivo" che consenta alla comunità internazionale di mettere in campo aiuti concreti e principalmente "tecnici", aveva detto la titolare della Farnesina alla quale il ministro degli Esteri libico Mohamed Abdelaziz rispose sottolineando che “se la Libia fallisce, i libici non saranno gli unici responsabili. Sarà un fallimento di tutti".

venerdì 21 marzo 2014

Libia, tra ribelli e Al Qaeda

Sfiduciato Ali Zeidan: incapace di gestire la grave situazione venutasi a creare in Cirenaica

13/3/2014
Libia. Il Primo Ministro libico, Ali Zeidan, è stato sfiduciato dal Congresso Generale del Popolo di Tripoli nella giornata di martedì 11 marzo e sostituito con il Ministro della Difesa, Abdullah Al-Thani, che dovrebbe rimanere in carica per due settimane fino alla nomina del nuovo Premier. Il voto del Parlamento è giunto in seguito all’incapacità dell’ex Primo Ministro di gestire la situazione della petroliera nordcoreana Morning Glory.
Il caso Morning Glory. Già da alcuni giorni la tensione fra il governo centrale di Tripoli e i ribelli era divenuta insostenibile. Questi hanno di fatto hanno preso il controllo di Bengasi e della Cirenaica. L’ala più forte dei ribelli “federalisti” è guidata da un giovane ex leader, Ibrahim Jadran, che aveva annunciato avrebbe iniziato a vendere autonomamente il petrolio estratto dai pozzi della regione. La petroliera era infatti giunta nei pressi del porto libico di Es Sider agli inizi della settimana, creando notevoli problemi al governo centrale, dal momento che il porto si trova sotto il controllo dei ribelli. L’ex Primo Ministro Zeidan aveva promesso seri provvedimenti nei confronti dei ribelli se la nave, carica di petrolio per un valore di 30 milioni di dollari (350mila barili) avesse cercato di lasciare il porto. Un’intimidazione, indirizzata sia all’equipaggio della nave che ai ribelli, che non è andata a buon fine. Dopo aver forzato il blocco delle navi da guerra libiche - consistenti, a dire il vero, in pescherecci armati di mitragliatrici – la nave è riuscita a fuggire raggiungendo le acque internazionali. Fonti non accertate parlano di un incendio a bordo, a seguito dei colpi sparati dalle navi governative. I ribelli di stanza a Es Sider hanno invece affermato come la nave sia riuscita nell’intento di salpare grazie alla scorta armata da loro fornita.

giovedì 20 marzo 2014

Zeidan: il “nostro” (ex) Uomo a Tripoli

13 marzo 2014
Sembra ieri. E lo era: il 6 marzo 2014. Quando l'allora premier libico Ali Zeidan, alla Farnesina, alla sontuosa (40 delegazioni) Conferenza Internazionale sulla Libia, dialogava, fra gran sorrisi, con la ministra degli Esteri, Federica Mogherini .

Sic transit gloria mundi: in pochi giorni Zeidan è diventato un fuggitivo di lusso, e ovviamente, intoccabile.

Dapprima il “parlamento” di Tripoli che lo sfiducia dopo che i suoi “rivoluzionari” riescono a far partire una “loro” petroliera sotto il naso del “governo”; poi i “magistrati libici” che, indagando sulle sue ruberie , gli impongono di non lasciare il Paese. Ma Zeidan – il “nostro” Uomo a Tripoli – viola la sua personale no-fly-zone e scappa in Europa. Certamente, con il suo carico di ricchezze e – soprattutto – di segreti sui nostrani politici che ha tenuto (e/o che lo hanno tenuto) a busta paga e che, per questo, non spenderanno una parola per la sua estradizione.

mercoledì 19 marzo 2014

Zeidan e gli altri «bugiardi di guerra» che nessuno ricorda

13 ottobre 2013
Pochi sanno cosa fece nel 2011 Ali Zeidan, il primo ministro libico «vittima» di un sequestro lampo nei giorni scorsi. I media e i loro giornalisti, ma anche le Organizzazioni non governative e le commissioni Onu, adesso riconoscono che la Libia è allo sfascio e tutto – anche il prezioso petrolio – è in mano a bande armate e islamisti. Ma non rievocano il periodo che precedette la guerra Nato, conclusasi due anni fa dopo sette mesi di bombe.

Come mai la memoria è occultata? Perché tutti questi soggetti dovrebbero ammettere di aver detto o comunque diffuso le menzogne che, per mezzo della guerra Nato, sono la causa del caos violento di oggi.

Scrivono e dicono i media che il premier è stato sequestrato da «uno dei tanti gruppi che esercitano il potere nel paese, diviso fra sfere di influenza di diverse formazioni di ex ribelli e da rivalità per il controllo del monopolio della forza fra ministero dell’Interno e quello della Difesa». E spiegano il sequestro come una ritorsione – istigata da siti estremisti – per la cattura a Tripoli, compiuta dalle forze statunitensi, del sospetto affiliato di al Qaeda Abu Anas al Liby considerato fra gli ideatori degli attacchi ad ambasciate Usa nel lontano 1998.

martedì 18 marzo 2014

caos libico, Zeidan in fuga e le milizie vendono petrolio

di Sonia Grieco
Roma, 12 marzo 2014, Nena News
Sono ore di confusione quelle che si
vivono in Libia alle prese da giorni con il caso della petroliera
battente bandiera nordcoreana  Morning Glory, il cambio di guardia alla
guida del governo e la fuga dell’ex premier Ali Zeidan, sfiduciato ieri
dal Congresso generale nazionale (Cng), il Parlamento provvisorio del
Paese. Al suo posto è stato nominato il ministro della Difesa, Abdullah
al Thani.

Zeidan, uomo vicino all’Occidente, ha lasciato la Libia a bordo di un
jet privato che, secondo quanto riferito dalle autorità maltesi, ha
fatto tappa nell’isola, nonostante il divieto di espatrio spiccato dalla
procura di Tripoli che ha aperto un fascicolo a carico dell’ex premier
per corruzione. Intanto, la petroliera carica di greggio “illegale”,
che potrebbe essere stata affittata da un Paese del Golfo, ieri è
sfuggita alla marina libica ed dal porto di Sidra, in Cirenaica, ha
raggiunto le acque internazionali. E resta un mistero quale sia la sua
destinazione.

lunedì 17 marzo 2014

La Libia dopo Muammar Gheddafi: un bilancio sconfortante

19 marzo 2014
A quasi tre anni dal conflitto affermare che il bilancio è sconfortante suona quasi come un eufemismo. La Libia oggi non possiede ancora una costituzione, le massime autorità del paese come il premier Ali Zeidan sono continuamente messe in discussione - pensiamo al suo rapimento nell'ottobre scorso - la stagnazione della produzione petrolifera sta conducendo il paese ad una crisi economica senza precedenti, e la sicurezza dei cittadini è ormai una chimera in assenza di un'autorità e di un potere stabile.

di Andrea Minciaroni

21 novembre 2011. Mentre Muammar Gheddafi viene assassinato con l’aiuto dei droni Francesi ed Americani che bombardano il convoglio in fuga del Ràis e la solita disinformazione tramuta un’azione pianificata nei minimi dettagli dalle forze NATO, come il giusto riscatto perpetuato dai giovani ribelli che lottano in nome della democrazia, la Libia cambia volto dopo quattro decenni. Dopo ben quarantadue anni il regime del colonnello Gheddafi crolla nel deserto di Sirte dando il via ad una nuova fase salutata con grande entusiasmo dalla comunità internazionale capitanata da Stati Uniti e Francia. Da quel momento sono passati due anni e cinque mesi. Proviamo a fare un bilancio dei cambiamenti che il paese ha attraversato in questo periodo. Cos’è cambiamento da allora ? Il popolo libico ha migliorato il proprio tenore di vita ? Che fine ha fatto quel fenomeno definito come Primavera Araba che sembrava in grado di sovvertire ogni potere costituito in favore della democrazia ?

domenica 16 marzo 2014

In Libia c’è la crisi petrolifera

Sembra una barzelletta del tipo “in Alaska c’è la crisi del ghiaccio”, ma non è così.

Da quando è stato eliminato Gheddafi, il petrolio libico è stato privatizzato e messo nelle mani delle Multinazionali USA e Francesi, il popolo libico non riesce più neppure a rifornirsi di benzina. I grandi poli produttivi si sono fermati per mancanza di materia prima.

sabato 15 marzo 2014

Piccolo diario complottista - Due secoli di "Strategia democratica e fondamentalismo islamico s.p.a"

26 febbraio 2014 by guelfonero
La lunga marcia del dominio planetario, i primi vagiti del new world order, la grande opera dei burattinai. Cronaca romanzata dell’inconfessabile.

Nel XVIII secolo Moammed Abd al-Wahaab iniziò a diffondere una visione integrista dell’Islam mentre nel XIX secolo gli anglo-francesi colonizzatori andavano a fondare, nel Mediterraneo arabo, logge massoniche, tramite Al Afgani e poi col suo discepolo Abdhu. Costoro furono iniziati alle logge e nel contempo, con l’appoggio di Lord Cromer fondarono il movimento salafita che si mobilitò contro l’anticolonialismo del movimento Giovane Egitto. Prove tecniche di contenimento dei “nazionalismi sociali” tendenzialmente allergici all’interdipendenza forzata, programmata nei club mondialisti.

I salafiti, come i wahaabiti, volevano riscoprire una presunta non precisata “purezza originaria” dell’Islam, attraverso nuove esegesi coraniche adeguate “ai tempi”: un modernismo riformista sostanziale, apparentemente tradizionalista che Rashid Rida trasformerà in chiave rigorista.

venerdì 14 marzo 2014

La CIA gestisce l’Italia!

2 marzo 2013
La CIA decide chi governa l’Europa. “La caduta di Berlusconi è stata preparata con una serie di rivelazioni sensazionali sulla sua vita personale, compreso un attacco della CIA attraverso la discarica di documenti conosciuta come Wikileaks.” Berlusconi preso di mira e rovesciato dalla CIA?
Negli anni ’70 “il ministro degli Esteri Aldo Moro, insieme al presidente Giovanni Leone, si recò negli Stati Uniti, ma Kissinger gli disse che in nessun caso la sinistra doveva andare al governo“. Operazione Gladio – WikiSpooks
Durante gli anni ’50 e ’60, l’Italia ebbe il terzo più veloce tasso di crescita economica del mondo. Secondo Bill Emmott: “Nuove società imprenditoriali si formarono, nuove idee sbocciarono, l’Italia divenne un centro d’avanguardia nella progettazione, nel cinema e nella moda… Ma poi vecchi demoni tornarono a tormentare l’Italia… una forma mortale di violenza politica. Circa 500 persone morirono in sparatorie, attentati e altre tragedie nel corso dell’ultimo decennio e mezzo dal 1970, mentre estremisti di destra e sinistra combattevano una battaglia.” Bill Emmott, direttore di The Economist 1993-2006. Il buono, il brutto e il bunga bunga: come l’Italia cadde in coma.

giovedì 13 marzo 2014

La guerra dei bugiardi al cubo

di Giulietto Chiesa
da La Voce delle Voci di settembre 2013.

Con tutta probabilità il 2013 finirà in guerra. Il colpo contro Damasco viene presentato come "limitato", "breve", come un "avvertimento". In realtà è solo un trucco (questa è una storia di trucchi) per cominciare una guerra lunga. Quanto lunga? Infinita. Cioè fino alla fine. La nostra fine, quella di coloro che leggono queste righe.


In realtà è la prosecuzione di una guerra che cominciò l'11 settembre 2001, ma furono in pochi ad accorgersene. E non se ne accorsero perché non avevano capito che l'Impero era entrato in una crisi ormai irreversibile, e che stava cercando di predisporre gli strumenti politici, militari, psicologici per cambiare il corso della storia, e prolungare a tutti i costi (nostri) il suo potere.
Siamo dunque in guerra da dodici anni, ma facciamo fatica a capire come mai le cose vanno sempre peggio e come mai gli eventi accelerano la loro caduta verso il basso.
È perché, di nuovo, non abbiamo capito bene quello che sta succedendo.

mercoledì 12 marzo 2014

Cronache dell’immigrazione

di Lorenzo Mazzoni | 23 febbraio 2014
A cosa penso? Penso che ho freddo, Issa. Ho freddo e ho una paura fottuta. Penso che ho fame. Che mi convinco di avere fame, di pensare a un succulento piatto di egusi per farmi venire i crampi allo stomaco e concentrarmi sul dolore dell’appetenza, invece di guardare le onde del mare che si infrangono violente contro lo scafo, sentire il pianto dei bambini spaventati.

Penso al cibo, Issa, per non pensare che ho paura di morire. Questo mare è immenso, la costa che abbiamo lasciato lontana e quella che dobbiamo raggiungere non è nemmeno un miraggio. Solo il mare mosso. Guardo lo scafista, nelle sue mani c’è la mia vita. Un errore nell’affrontare un’onda significherebbe la mia fine. E la fine di questi altri che mi circondano, Issa. Ognuno porta il proprio bagaglio. Un solo cambio. Ogni indumento, dal più intimo al più visibile, viene messo in un sacchetto di plastica. Il tutto viene nuovamente posto in un sacchetto di plastica, più grande, perché ci hanno detto che quando si arriva, dobbiamo buttarci in acqua ognuno con il proprio bagaglio, nuotare fino alla riva e avere, una volta giunti sulla spiaggia, un cambio asciutto che ci dia la possibilità di proseguire il viaggio e di sopravvivere. Sono già sopravvissuto al deserto, che ho attraversato a piedi.

martedì 11 marzo 2014

Gli jihadisti fanno strage dei copti egiziani

di Valentina Colombo
4-3-2014
“Chi segnala la presenza di un cristiano riceverà diecimila dinari libici (circa 5800 euro).” Questo il contenuto di alcuni cartelli affissi in alcuni villaggi della Libia orientale che descrivono il clima che probabilmente ha portato alla barbara uccisione, lo scorso 24 febbraio, di sette egiziani copti. Nella stessa zona nel febbraio 2013 sono stati sequestrati e torturati un centinaio di copti. Purtroppo la condizione dei copti, che sono di fatto gli unici cristiani residenti in Libia, a partire dall’allontanamento del presidente islamista egiziano Mohammed Morsi nel luglio 2013. Già in agosto il medico egiziano Ayman al-Zawahiri, successore di Bin Laden a capo della galassia Al Qaeda, in un video aveva accusato i copti di avere ordito un complotto con i militari con l’intento di “creare uno Stato copto nell’Egitto meridionale” sulla falsariga di quanto accaduto in Sudan. Come se ciò non bastasse il messaggio postato su Facebook il 14 agosto scorso sul profilo della sede di Helwan del partito della Libertà e della Giustizia, legato ai Fratelli Musulmani, rincarava la dose accusando persino il Papa copto:

lunedì 10 marzo 2014

Libia, tornano anarchia e proteste

2/3/2014
Feriti con colpi d’arma da fuoco alcuni deputati.A Bengasi e dintorni
giornata di sangue con almeno 7 morti: fra cui un ingegnere francese

L’anarchia regna in Libia, dove una folla inferocita ha invaso a Tripoli la sede del Congresso generale nazionale (Cgn), l’assemblea costituente che al momento è il massimo organo istituzionale del Paese, aggredendo e ferendo con colpi d’arma da fuoco alcuni deputati. A Bengasi e dintorni, invece, giornata di sangue con almeno 7 morti: fra cui un ingegnere francese, assassinato da un commando, e un ufficiale delle forze speciali libiche, caduto in un ennesimo agguato.

domenica 9 marzo 2014

Attacco nucleare Usa alla Libia? di Michel Chossudovsky

sabato 1 ottobre 2011
Attacco nucleare USA alla Libia?


ATTACCO NUCLEARE PROGRAMMATODELL’AMERICA SULLA LIBIA?
MICHEL CHOSSUDOVSKY – Globalresearch.ca
traduzione ilupidieinstein.blogspot.com
Una guerra in Libia è stata nei piani del Pentagono per più di 20 anni. L’utilizzo di armi nucleari nei confronti della Libia fu preso in considerazione, per la prima volta, nel 1997.

Il 14 aprile 1986, Ronald Reagan ordinò una serie di bombardamenti contro la Libia sotto la voce “Operazione El Dorado Canyon”, per rappresaglia contro un presunto attentato terroristico, appoggiato dalla Libia, in una discoteca di Berlino. Il pretesto era una montatura. Durante questi raid aerei, che furono condannati da Francia e Italia, la residenza di Gheddafi fu bombardata e morì la sua figlia minore.
A malapena riconosciuto dai media occidentali, un attacco pianificato sulla Libia con armi nucleari, è stato preso in considerazione dall’amministrazione Clinton nel 1997, al culmine dello scandalo Monica Lewinsky.
Il Dipartimento della Difesa aveva sviluppato una nuova generazione di armi nucleari tattiche bunker buster da usare in Medio Oriente e Asia centrale:
“Gli Ufficiali militari e i direttori dei laboratori americani di armi nucleari [avevano] esortato gli Stati Uniti a sviluppare una nuova generazione di armi nucleari di precisione a basso potenziale … che avrebbero potuto essere utilizzate in conflitti convenzionali con paesi del terzo mondo.” (Federation of American Scientists , 2001, enfasi aggiunta)

sabato 8 marzo 2014

Al Qaeda è composta da mercenari utilizzati dagli Usa, di Thierry Meyssan

sabato 7 aprile 2012
Réseau Voltaire ha ricevuto molte lettere da lettori che chiedono di al-Qaida in Libia. Al fine di rispondere, Thierry Meyssan ha riunito i principali elementi noti di questo dossier. Questi fatti confermano la sua analisi, sviluppata dall’11 settembre 2001, che al-Qaida sia composta da mercenari utilizzati dagli Stati Uniti per combattere in Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Kosovo, Iraq e ora in Libia, Siria e Yemen.

Il leader storico di al-Qaida in Libia, Abdelhakim Belhadj, è divenuto il governatore militare della Tripoli “liberata” ed è il responsabile dell’organizzazione dell’esercito della “nuova Libia“.
Negli anni ’80, la CIA ha incoraggiato Awatha al-Zuwawi a creare una fucina in Libia per reclutare mercenari e inviarli nella jihad contro i sovietici, in Afghanistan. Dal 1986 le reclute libiche vengono addestrate nel campo di Salman al-Farsi (in Pakistan), sotto l’autorità del miliardario anti-comunista Usama bin Ladin.

venerdì 7 marzo 2014

La Libia e la grande bugia: usare le organizzazioni umanitarie per organizzare le guerre

martedì 27 settembre 2011
La guerra contro la Libia è costruita sull’inganno. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato due risoluzioni contro la Libia, sulla base di accuse non provate, in particolare che il colonnello Muammar Gheddafi avesse ucciso il proprio popolo a Bengasi. L’affermazione nella sua forma esatta è che Gheddafi aveva ordinato alle forze libiche di uccidere 6.000 persone a Bengasi. Tali affermazioni sono state ampiamente diffuse, ma sempre vagamente spiegate. Fu sulla base di questa affermazione che la Libia è stata deferita al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, al Palazzo di Vetro di New York, e cacciata dal Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite, a Ginevra.
Affermazioni false sugli eserciti mercenari africani in Libia e sugli attacchi di aerei a reazione contro i civili, sono state utilizzate anche in una vasta campagna mediatica contro la Libia. Queste due affermazioni sono state messe da parte e sono diventate sempre più torbide. Le rivendicazioni sui massacri, tuttavia, sono state utilizzate in un quadro giuridico, diplomatico e militare per giustificare la guerra della NATO ai libici.
Utilizzare i diritti umani come pretesto per la guerra: La LLHR e le sue accuse non provate
Una delle fonti principali sull’affermazione che Gheddafi stesse uccidendo il suo stesso popolo, è la Lega Libica per i Diritti Umani (LLHR). La LLHR è stata, in realtà, fondamentale per coinvolgere le Nazioni Unite attraverso le sue accuse specifiche a Ginevra. Il 21 febbraio 2011, la LLHR ha ottenuto che altre 70 organizzazioni non governative (ONG) inviassero delle lettere al presidente Obama, all’Alto Rappresentante dell’UE Catherine Ashton, e al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban-Ki Moon, che chiedevano un intervento internazionale contro la Libia, invocando la dottrina della “Responsabilità a proteggere”. Solo 25 membri di questa coalizione hanno effettivamente affermato di essere dei gruppi umanitari.

giovedì 6 marzo 2014

"Il mondo più sicuro"

L'arte della guerra

Ecco «il mondo più sicuro»

Manlio Dinucci

Finalmente «si è aperta la strada verso un mondo più sicuro, un futuro nel quale possiamo verificare che il programma nucleare dell'Iran sia pacifico e che esso non possa costruire un'arma nucleare»: la buona novella viene annunciata, un mese prima di Natale, dal presidente Obama, il Premio Nobel per la pace che ha appena reso il mondo più sicuro ordinando di potenziare le centinaia di bombe nucleari che gli Stati uniti mantengono in Europa: le B61-11 vengono trasformate in B61-12, che possono essere usate anche come bombe anti-bunker in un first strike nucleare.

Ciò rientra nella «roadmap» dell'amministrazione Obama per mantenere la supremazia nucleare degli Stati uniti. Essi dispongono di circa 2150 testate nucleari schierate, ossia pronte al lancio con missili e bombardieri, più altre 2500 stoccate in depositi e rapidamente attivabili, alle quali si aggiungono oltre 3000 ritirate ma non smantellate e quindi riutilizzabili: in totale circa 8000 testate nucleari. Analogo l'arsenale della Russia, la quale però ha meno testate pronte al lancio, circa 1800.

mercoledì 5 marzo 2014

SPESE MILITARI: Un miliardo per missioni assurde. Un esempio? Dentifrici e mutande in Libia…

Scritto da Carmine Gazzanni |Pubblicato Sabato, 12 Gennaio 2013 08:51
80 mila tubetti di denitrifico, 150 mila saponi da toilette, 38 mila spazzole per scarpe, ben 2 milioni di rasoi: tutto messo a disposizione dello Stato italiano per i soldati libici. È questo uno solo dei tanti provvedimenti contenuto nel colossale testo per le missioni internazionali, ultimo atto formale del governo Monti. Un totale di un miliardo di euro spalmato su missioni militari, alcune delle quali in territori sconosciuti (come i 90 mila euro finiti all’unico soldato italiano impegnato nel valico di Rafah), e su progetti dalla dubbia utilità, come i 60 mila euro finiti al Centro che cura i rapporti tra Italia e Germania. Rapporti in bilico dopo la Seconda Guerra Mondiale.


di Carmine Gazzanni

martedì 4 marzo 2014

Guerra Italia Libia, ieri e oggi

Scritto da Gaetano Cellura |Pubblicato Martedì, 23 Agosto 2011 06:05
di Gaetano Cellura

Italia e Libia, una storia di rapporti controversi fondati più sull'arte della guerra che sulle regole di buon vicinato. Osservare l'oggi attraverso la lente dell'esperienza passata è il modo migliore per riflettere senza i condizionamenti (mass) mediatici che impongono la costante distinzione tra buoni e cattivi. Basta pensare che nelle zone grigie del tempo che fu si muoveva persino uno come Pascoli, "il poeta mite del fanciullino, che salutò la dichiarazione di guerra alla Turchia – la Libia era allora una provincia dell’impero ottomano – con queste parole: “La grande proletaria si è mossa”.
Volete la guerra? – deve aver pensato Giolitti messo alle strette dall’opinione pubblica. – Eccola servita! Quando l’Italia decise di conquistare la Libia erano passati cinquant’anni dalla sua unificazione. Una nazione ancora giovane che vedeva nel colonialismo lo strumento per stare alla pari con l’Europa dei Signori. Si trattava di una politica estera espansionista di cui avevamo fatto esperienza ai tempi di Crispi. Quanto bastava per sconsigliarci di intraprendere nuovamente iniziative di questo tipo.

lunedì 3 marzo 2014

NWO e Hitler

Pubblicato: 2014/01/27 | Autore: saragio
William Farish III
William Farish dirigeva negli Stati Uniti il cartello formato dalla Standard Oil of New Jersey (l’attuale Exxon) e la I.G. Farben di Hítler. Fu precisamente questo consorzio a determinare l’apertura del campo di concentramento di Auschwitz nel 1940 allo scopo di produrre gomma sintetica e nafta dal carbone. All’epoca, quando questa notizia cominciò a diffondersi agli organi di stampa, il Congresso statunitense apri un’inchiesta. Se si fosse davvero spinta fino alle ultime conseguenze, avrebbe irrimediabilmente compromesso il clan Rockefeller. Ma non avvenne nulla di tutto ciò: ci si limitò a silurare il direttore esecutivo della Standard Oil, William Farish I. In occasione di quel congresso, W. Averell Harriman si occupò personalmente di far arrivare a New York i maggiori ideologi del nazismo, prendendo accordi con la Hamburg-Amerika Line , di proprietà dei Walker e dei Bush. Tra quegli “scienziati” vi era anche il principale fautore delle teorie razziste durante il regime di Hitler, lo psichiatra Ernst Rüdin, che conduceva a Berlino studi sulle razze finanziati dalla famiglia Rockefeller.

domenica 2 marzo 2014

La Mano Nascosta che ha Manipolato la Storia

26 marzo 2012
Il corso della storia è stato diretto da un ristretto gruppo di persone con gli stessi interessi comuni? I dipinti e le immagini dei grandi uomini del passato rivelano un filo comune che li lega insieme.



È una coincidenza, che molti di loro nascondevano una mano, quando posavano per un ritratto? Sembra improbabile. Vedremo l’origine massonica della “mano nascosta” e gli uomini potenti che utilizzarono questo segno.

Vi è una forza nascosta dietro gli importanti eventi dei secoli passati? Sono, in ordine, la caduta delle monarchie europee, la nascita dell’epoca dei Lumi e il nostro cammino verso una democrazia mondiale parte di un piano più grande guidato da una “mano invisibile”? Prima dell’avvento dei mass media, gli unici artefatti che la gente possedeva dei loro leader erano dei loro dipinti in pose maestose. Potrebbero avere un significato occulto?

sabato 1 marzo 2014

Il Modello per un Nuovo Ordine Mondiale

20 ottobre 2010
H.G. Wells, fondatore e stratega della Round Table britannica, scrisse nel 1928 il libro intitolato «The Open Conspiracy: Blue Prints for a World Revolution» (La cospirazione aperta: modelli di una rivoluzione mondiale» New York: Doubleday, Doran and Company).
In quest’opera Wells, più noto al pubblico per i suoi libri di fantascienza, presenta la ricetta per instaurare un unico governo mondiale, un’impresa che, anche nell’arco di più generazioni, prevede il reclutamento degli individui e l’allestimento delle istituzioni che occorrono per costituire il “direttorato” mondiale di “un nuovo ordine mondiale”.

A Wells non interessa avversare il fascismo o il comunismo perché questi due fenomeni sono da lui reputati solo degli esperimenti del “nuovo ordine”, o sue espressioni immature, che saranno superati dal nuovo ordine fondato sulle sue idee.