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sabato 31 marzo 2018

Libia, sette anni di disgrazia inflitti dalla NATO

A sette anni dall’intervento militare della NATO contro la Libia, tutti gli osservatori concordano nel riconoscere che si è fondato su menzogne enormi e ha violato il mandato del Consiglio di Sicurezza. Se gli occidentali ormai riconoscono che la popolazione di questo Paese era la più ricca d’Africa e che il suo livello di vita è sprofondato, causando un esilio massiccio, tuttavia non sono ancora consci che Muammar Gheddafi aveva sconfitto la schiavitù e il razzismo. Distruggendo la Libia, la NATO ha deliberatamente spalancato le porte dell’inferno. Sono stati perseguitati non soltanto i lavoratori immigrati neri, ma anche i cittadini libici neri di Tawergha. Inoltre, è stato annichilito l’operato della Jamahiriya per la cooperazione africana tra arabi e neri nell’insieme del continente.
| Roma (Italia)  
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La bandiera della dinastia wahabita dei Senussi è tornata a essere la bandiera della Libia. Anche la schiavitù è oggi nuovamente pratica corrente, come lo era prima del colpo di Stato di Muammar Gheddafi nel 1969. La Libia, l’Arabia Saudita e, in misura minore, il Qatar e l’Emirato di Sharjah sono quattro Stati wahabiti che tollerano questo crimine.
Sette anni fa, il 19 marzo 2011, iniziava la guerra contro la Libia, diretta dagli Stati Uniti prima tramite il Comando Africa, quindi tramite la NATO sotto comando USA. In sette mesi, venivano effettuate circa 10.000 missioni di attacco aereo con decine di migliaia di bombe e missili.

venerdì 30 marzo 2018

Libia: Sarkozy non fu il solo

21 marzo 2018
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Quanto accaduto all’ex presidente Sarkozy ci obbliga a pigiare il tasto «rewind» della nostra memoria collettiva. E ci obbliga a farlo subito, prima che, per via dello stallo scaturito dalle nostre recenti elezioni politiche e la momentanea incapacità dei vari leader di trovare una maggioranza di governo solida, non venga in mente a qualcuno di puntarci ancora una volta il dito inquisitorio contro… magari per consigliarci di prendere una direzione gradita ai Mercati e all’Europa, e non tener conto del risultato delle urne.
Varrà la pena rileggerla tutta la vicenda del gaudente Sarkozy quando l’Italia se la passava maluccio. Ora che è in stato di fermo dai magistrati anti-corruzione di Nanterre nell’ambito dell’inchiesta sul presunto finanziamento della campagna elettorale del 2007, il tutto legato ai suoi rapporti con la Libia di Gheddafi, varrà la pena riavvolgere il nastro perché da quella vicenda sono cambiate molte cose nella storia recente del nostro Paese.

giovedì 29 marzo 2018

Gheddafi, la Libia, Sarkozy ed io. Parla Romano Prodi (con Napoletano)

Di Valeria Covato.
Gheddafi, la Libia, Sarkozy ed io. Parla Romano Prodi (con Napoletano)

Folle, sciagurato, ma soprattutto scatenato per danneggiare l’Italia ed estrometterla dalla partita energetica. L’intervento in Libia dell’ex presidente francese nella lettura del professore ed ex premier. La testimonianza di Descalzi
Mentre si riaccendono i riflettori sull’intervento francese in Libia nel 2011 e Sarkozy lascia il commissariato di Nanterre dopo essere stato trattenuto per 25 ore con l’accusa di corruzione passiva e finanziamento illecito da parte di Gheddafi, tornano attuali i rapporti tra l’Italia e i cugini francesi (C’è più di qualche insofferenza nel rapporto con Parigi, ha detto Cicchitto intervistato da Formiche.net). E la chiave va cercata proprio in quel conflitto libico scatenato da Sarkozy. Romano Prodi ne è convinto fin da tempi meno sospetti. Lo raccontava già un anno fa circa a Roberto Napoletano, ex direttore del Sole 24 ore intento nella scrittura di quello che fu a distanza di qualche mese Il cigno nero e il Cavaliere bianco, il suo best seller edito da La nave di Teseo cfhe racconta gli anni della grande crisi che ha colpito al cuore l’Italia e l’Europa.
Parole amare quelle di Prodi a Napoletano, che narrano di una vicenda, quella libica, vissuta (o meglio dire mancata) in prima persona, con una convinzione. Quella che la Francia ha sempre agito con il preciso intento di danneggiare l’Italia approfittando della sua debolezza.

mercoledì 28 marzo 2018

I dittatori made in America nel lungo silenzio elettorale


Ho grande nostalgia dei due giorni di ‘silenzio elettorale’. Dipendesse da me farei almeno un’elezione al mese. Due giorni senza le solite facce da culo sugli schermi di tutte le televisioni pubbliche e private, nazionali e periferiche, senza Marie Latelle intervistanti anche nel giorno che i cristiani dovrebbero dedicare al riposo, alla riflessione e ad altri riti più o meno santi. Due giorni senza talk politici, senza radio che gracchiano le note voci, odiose anche alle orecchie più insensibili e persino ai sordi. Vale a dire: la lussuria. O quantomeno due giorni di ecologia mentale e anche estetica. Perché se è vero come diceva Gillo Dorfles che il kitsch è utile per esaltare l’opera d’arte c’è un limite a tutto. Per non vedere certi nani politici o propriamente detti sarei disposto a rinunciare anche alla Muta di Raffaello. Anche i giornali, privati nei due giorni sacri ai cristiani e agli ebrei (e io vi aggiungerei pure il venerdì per non discriminare i musulmani) della polpa politica di cui abitualmente si nutrono e della sotto polpa dei sondaggi, cui generalmente dedicano quasi la metà del loro prezioso spazio (prezioso non per quello che vi è scritto ma perché va a tutto danno della Foresta Amazonica) sono costretti a servire un menù più variato e interessante.

martedì 27 marzo 2018

Quelli saranno "canaglie", ma noi siamo criminali


C’erano una volta, tradizionalmente, tre “Stati canaglia”: la Corea del Nord, l’Iran degli ayatollah, l’Iraq di Saddam Hussein. C’era poi uno Stato che “canaglia” lo era solo a metà, la Libia di Muammar Gheddafi. A metà perché alcuni rispettati e rispettabilissimi Stati europei, come la Francia e l’Italia, intrattenevano lucrosi affari col Colonnello.
La Corea del Nord di Kim Jong-Un, che naturalmente è un “pazzo”, non ha sparato un solo colpo fuori dai propri confini, sta semplicemente cercando di migliorare il proprio armamento nucleare per non fare la fine di Saddam e di Gheddafi. Ha inoltre l’ulteriore colpa di essere comunista.

lunedì 26 marzo 2018

Libia, sette anni di sventura Nato

20.03.2018 - Manlio Dinucci
Libia, sette anni di sventura Nato
Sette anni fa, il 19 marzo 2011, iniziava la guerra contro la Libia, diretta dagli Stati uniti prima tramite il Comando Africa, quindi tramite la Nato sotto comando Usa. In sette mesi, venivano effettuate circa 10.000 missioni di attacco aereo con decine di migliaia di bombe e missili.
A questa guerra partecipava l’Italia con cacciabombardieri e basi aeree, stracciando il Trattato di amicizia e cooperazione tra i due paesi.
Già prima dell’attacco aeronavale, erano stati finanziati e armati in Libia settori tribali e gruppi islamici ostili al governo, e infiltrate forze speciali, in particolare qatariane.
Veniva così demolito quello Stato che, sulla sponda sud del Mediterraneo, registrava «alti livelli di crescita economica e alti indicatori di sviluppo umano» (come documentava nel 2010 la stessa Banca Mondiale). Vi trovavano lavoro circa due milioni di immigrati, per lo più africani.

domenica 25 marzo 2018

Non solo Libia. Tutti i guai giudiziari di Sarkozy

Dal caso Bettencourt all'arbitrato Tapie, la magistratura francese è stata sempre costretta a seguire con attenzione la carriera dell'ex presidente

Non solo Libia. Tutti i guai giudiziari di Sarkozy 
Il fermo di Nicolas Sarkozy a Nanterre rientra nel capitolo dei finanziamenti illeciti alla sua campagna elettorale del 2007, ma i guai giudiziari dell'ex presidente francese, tra denunce, inchieste, rinvii a giudizio e archiviazioni, sono molto più ampi:

Finanziamenti illegali dalla Libia

Da aprile 2013 la giustizia francese indaga su finanziamenti illegali del regime libico di Muammar Gheddafi a sostegno della corsa all'Eliseo di Sarkozy nel 2007. Sulla base di centinaia di documenti e testimonianze è emerso un vero e proprio "sistema Sarkozy", una rete di personalità francesi e libiche coinvolte direttamente e indirettamente nei finanziamenti, ormai tutte identificate. Un caso complesso che racchiude interessi politici, diplomatici ed economici, con numerose zone d'ombra.

sabato 24 marzo 2018

Giorgio Napolitano, il vergognoso silenzio dopo l'arresto di Nicolas Sarkozy: cosa tace sugli attacchi in Libia

Nicolas  Sarkozy, Giorgio Napolitano
Nessuna dichiarazione è ancora arrivata dall'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l'arresto di Nicolas Sarkozy. Eppure una parola di chiarimento, magari un mea culpa, sarebbe stato più che gradito, considerando i legami strettissimi che l'ex Capo dello Stato ha avuto con l'omologo francese durante la guerra in Libia del 2011, oltre alle responsabilità politiche e storiche dietro il coinvolgimento dell'Italia in quel tragico conflitto.
I fatti sono ormai pezzi di Storia nota, riportati nei dettagli sia nella biografia di Silvio Berlusconi scritta da Alan Friedman che dal racconto al Giornale dell'ex presidente del Senato, Renato Schifani. La pressione da parte di Napolitano sul premier dell'epoca, appunto Berlusconi, perché l'Italia concedesse il suo sostegno per abbattere il regime di Gheddaffi era diventata enorme. A marzo 2011, aveva raccontato Schifani, Napolitano convocò un vertice durante l'intervallo del Nabucco all'Opera di Roma: "L'Italia - disse davanti a Schifani, Gianni Letta e Berlusconi - non può restare fuori".

venerdì 23 marzo 2018

Salvataggio umanitario? No, bluff. Ecco le prove

Una nave spagnola recupera i profughi. Ma «Il Giornale» scopre che l'intervento era concordato

giovedì 22 marzo 2018

Il generale Bernardis: le notizie sui raid italiani in Libia furono censurate dal Governo Berlusconi

di Gianandrea Gaiani29 novembre 2012
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I bombardamenti dei caccia italiani sulla Libia, iniziati dopo Pasqua e continuati fino all'ottobre dell'anno scorso, sono stati tenuti nascosti per motivi politici. La notizia certo non è nuova e del resto durante il conflitto Il Sole 24 Ore fornì periodicamente in esclusiva i dati ottenuti da fonti confidenziali sui raid aerei italiani effettuati da jet di marina e aeronautica contro le forze di Gheddafi.
Ad ammettere la censura voluta all'epoca dal Governo Berlusconi e tenacemente imposta dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha provveduto ieri uno dei protagonisti di quella guerra, il generale Giuseppe Bernardis , capo di stato maggiore dell'aeronautica militare. In occasione della presentazione del libro edito dalla Rivista Aeronautica ''Missione Libia 2011. Il contributo dell'Aeronautica Militare'' che fa luce su molti aspetti di quella guerra , il generale ha attribuito il deficit di comunicazione alla «situazione critica di politica interna» in cui viveva allora il Paese. Negli oltre sette mesi di guerra in Libia, dal 19 marzo al 31 ottobre 2011, «è stata fatta un'attività intensissima» - ha detto Bernardis, friulano con 4 mila ore di volo su 19 tipi di velivoli – «che è stata tenuta per lo più nascosta al padrone vero dell'aeronautica militare, che sono gli italiani, per questioni politiche, per esigenze particolari. C'erano dei motivi di opportunità, ci veniva detto, e noi chiaramente non abbiamo voluto rompere questo tabù che ci era stato imposto. Questo è il motivo per cui questo volume esce solo adesso, un anno dopo».

mercoledì 21 marzo 2018

I bombardamenti con i gas nell'Africa Orientale Italiana

DATA LUOGO FONTI CARATTERISTICHE
22/12/1935 Dembenguinà (fronte nord)

Tacazzè
Diario storico del comando aereonautica.8°, 9° stormo.

George Steer inviato Times in Etiopia testimonianza di ras Immirù Hailè Sellasse.Relazione Dott. Schuppler, capo ambulanza. Al ministro degli esteri etiopico.

Dott.Melly capo ambulanza inglese.(1)
6 bombe C 500.T a iprite (prima azione di sbarramento C)
Dal 23 al 27 dicembre   Telegramma di Hailè Selassiè alla Società delle nazioni (2) 60 bombe a iprite
28/12/35   Autorizzazione di Mussolini a Badoglio sull'uso dei gas telegramma 15081  
29/12/35   Risposta di Badoglio "già adoperato iprite"  
Dal 2 al 4 gennaio Sokotà; Lago Ascianghi Diario aereonautico 8° 9° stormo 58 bombe a iprite
5 gennaio 1936   Richiesta di Mussolini a Badogliodi arrestare i bombardamenti (sino alle riunioni ginevrine) telegramma 180  
Dal 6 al 7 gennaio Abbi Addi e guadi torrente Segalò Diario storico del comando areonautico 45 bombe C 500.T
Dal 12 al 19 gennaio   Diario storico del comando areonautico 76 bombe " "
19 gennaio   Nuova autorizzazione di Mussolini telegramma 790  
Dal 23 /12 al 23/3 Guadi del Ghevà, Guadi del Tacazzè zone di Quoram, varie carovaniere. Diario storico comando areonautico 991 bombeC.500.T
11/2/36 Amba Aradan Diario storico comando artiglieria Uso di proietti ad arsine1367(3)
aprile Lago Ascianghi   Testimonianza Hailè Selassiè ( 4)
1) Steer "Per la prima volta un popolo che si ritiene civilizzato usa i gas tossici contro un popolo che si ritiene barbaro. A Badoglio... la gloria di questa ardua vittoria".

martedì 20 marzo 2018

I campi concentramento per i civili nell'Africa italiana

Campi di concentramento (16 in Libia 1 in Eritrea 1 in Somalia)

Campi di rieducazione (4)

Campi di punizione (3)

Nei campi vennero inviati sia le tribù allontanate dal Gebel el- Achdar sia gli indigeni appartenenti a tribù seminomadi vaganti attorno alle oasi o all'interno.

I principali campi di concentramento furono Soluch (a sud di Bengasi); Sidi el Magrum (a ovest di Bengasi) ;Agedabia (a 200 km a ovest di Bengasi) nelle vicinanze della primitiva sede della Senussia per dare un segnale alla resistenza senussita della forza dei coloniali italiani;.Marsa el Brega; el Abiar; el Agheila.

Nei campi di rieducazione inviati giovani appartenenti a tribù più evolute per trasformarli in impiegati utili all'amministrazione coloniale.

Nei campi di punizione tutti coloro che avevano commesso reati o ostacolato l'occupazione italiana.

lunedì 19 marzo 2018

La repressione in AOI dopo la proclamazione dell'Impero

Giugno 1936. L'Etiopia resta per quasi due terzi da occupare soprattutto nell'ovest e nel sud dell'impero.
I focolai di guerriglia sono presenti nello Scioa e lungo la ferrovia Addis Abeba-Gibuti. Difficoltà anche a causa della stagione delle piogge che blocca i movimenti nelle strade e rende difficili i rifornimenti.
Graziani è praticamente assediato ad Addis Abeba, mentre Badoglio è in Italia a riscuotere premi e onori.
In complesso il periodo da maggio a ottobre ha un carattere prevalentemente difensivo. Si intensifica la repressione del ribellismo.


Nei primi giorni di giugno Mussolini telegrafa a Graziani i seguenti ordini:

"Tutti i ribelli fatti prigionieri devono essere passati per le armi" (tel n. 6496)

"Per finirla con i ribelli...impieghi i gas" (tel.6595)

domenica 18 marzo 2018

La guerra di conquista dell'Etiopia: i crimini sulle popolazioni e l'uso dei gas.

Per Africa Orientale italiana si intende quel territorio comprendente Eritrea e Somalia costituito nel gennaio del 1935 dal fascismo in previsione della guerra con l'Etiopia che, dopo la conquista italiana. costituirà parte integrante del territorio.


L'Eritrea fu la prima colonia italiana costituita dopo l'acquisto da parte del governo italiano (1882) della baia di Assab, sul mar Rosso,dalla Società Rubattino che, a sua volta, l'aveva acquistata dieci anni prima da sultani locali.

La colonizzazione italiana proseguirà nel 1885 con l'occupazione di Massaua che porrà sempre più in primo piano i rapporti con l'Impero abissinio.

Nel 1886 l'eccidio di Dogali, compiuto dagli Abissini per contrastare l'espansionismo italiano, ne sarà un esempio.

L'espansionismo italiano continuerà sino ai limiti dell'altopiano etiopico e troverà un atto significativo nel Trattato di Uccialli che, per il governo italiano ma non per quello etiope, stabiliva una sorta di protettorato dell'Italia sull'Etiopia.

Dopo l'occupazione del Tigrè, avvenuta nel1893, il colonialismo italiano subisce una battuta d'arresto con le sconfitta di Amba Alagi, Macallè e Adua.L'Eritrea costituirà la base delle operazioni del fronte nord, guidate da Graziani, nella campagna di Etiopia.

sabato 17 marzo 2018

La repressione dell'esercito italiano durante la nuova occupazione della Libia

1911 Trattato di Losanna: a conclusione della guerra italo/turca, la Libia restava sotto l'autorità formale della Turchia che demandava alla amministrazione italiana la sua autorità sulla fascia costiera tra Zuara e Tobruk.

1913 influenza italiana estesa a tutto il Gebel tripolino con la scusa di prevenire possibili rivolte.

1914 la resistenza libica costringe gli italiani a ripiegare sulla costa.

1921 discreto stato di pacificazione creato il governatorato di Tripolitania (Volpi)

1927 governatorato di Cirenaica (governatore Teruzzi)

1929 Badoglio governatore unico delle province di Tripolitania e Cirenaica. Attacchi di capi senussiti guidati da Omar el Muktar, simbolo della resistenza cirenaica, nei confronti delle nostre truppe.

1930 Graziani vice governatore a Bengasi. Repressione violentissima (deportazioni, esecuzioni, confino). Viene rioccupato l'entroterra tra Bengasi e Tobruk. Viene costruito un reticolato di 270 km da Giarba a Giarabub atto a impedire che dall'Egitto arrivassero rifornimenti di armi, munizioni e cibo ai ribelli senussiti.

venerdì 16 marzo 2018

Fratelli in fuga dalla Libia su un gommone per curare la leucemia



12 marzo 2018

Lasciare il proprio Paese, la guerra, e affrontare il mare per cercare di salvare una vita dalla morte: è quanto accaduto a tre fratellini recuperati all’alba su un piccolo gommone dalla Ong spagnola ‘Proactiva Open Arms’. Tre ragazzi in fuga dalla Libia nel tentativo di dare una speranza a uno di loro, colpito dalla leucemia. Lo scopo del viaggio, hanno spiegato i ragazzi, era arrivare in Europa, in Italia, e trovare un ospedale dove poter curare e salvare Allah, di soli 14 anni.
Il recupero del gommone, che per l’intera traversata confidava nell’utilizzo di 200 litri di carburante, ha innescato la soddisfazione dei soccorritori: “notte felice nel Mediterraneo – ha scritto sui social uno dei membri dell’equipaggio della Ong – tre fratelli con un sacco di amore e 200 litri di benzina si sono messi in mare per avere la possibilità di dare al fratello che ha la leucemia, la speranza di raggiungere un ospedale europeo. Veri eroi”.

giovedì 15 marzo 2018

Interferenze criminali in Libia da parte di Italia, Turchia e Qatar

9 marzo 2018, Libyan War The Truth 25/2/2018


Italia, Qatar e Turchia sostengono apertamente i terroristi in Libia. Queste attività sono atti criminali contro l’umanità e sono crimini di guerra internazionali. Il popolo libico ha sofferto sotto le milizie (terroristi) e altri mercenari infiltrati nel Paese con la guerra illegale iniziata sotto falsa bandiera nel 2011. Se tali terroristi venivano lasciati a se stessi, le grandi tribù della Libia (tutti i popoli libici) li avrebbero rimossi purificando il Paese e riportando stabilità e sovranità da anni. Ma non era il piano dei criminali sionisti del Nuovo Ordine Mondiale (Clinton, Obama, Cameron, Sarkozy, Qatar, Turchia, ecc.). Il loro piano è la distruzione della Libia, il furto di tutte le risorse libiche. La Libia era completamente solvibile, senza debiti, con 500 miliardi nelle riserva europea e federale, molte tonnellate di oro, argento, metalli preziosi e enormi quantità di petrolio. Questo era il suo crimine, non averli sotto il controllo dei banchieri sionisti (Rothschilds, ecc.) Con la loro moneta legale e senza debiti verso FMI, Banca Mondiale o altre banche controllate da Rothchild. Gheddafi stava creando una valuta basata sull’oro per tutta l’Africa perché capiva le attività criminali dei banchieri e il loro piano del debito per controllare il mondo col dollaro fasullo. La creazione del Dinaro d’oro per l’Africa fu ciò che lo fece uccidere.

mercoledì 14 marzo 2018

I Governi finanziano George Soros e lui finanzia Migranti, Gender, Rom, Detenuti, Legalizzazione droga e Colpi di Stato nel mondo!

22 novembre 2017

Le Istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali sono Partners (finanziatori) della Open Society Foundation di George Soros. Governi, UE, ONU, OMS, UNESCO, UNICEF, e moltissimi altri enti, sono nella lista dei finanziatori.


Già con questa scandalosa e spudorata ammissione ufficiale bisognerebbe prendere atto dell’origine di moltissimi problemi nazionali e non. Ma andiamo oltre, nel nostro piccolo, per cercare di capire cosa ci fa con i soldi pubblici, George Soros e la sua Open Society Foundation. Aiuta i terremotati, i poveri, i disoccupati, gli emarginati, le famiglie? NO! 
– La Open Society Foundation di George Soros finanzia i ROM europei.
– La Open Society Foundation di George Soros finanzia, secondo La Stampa, Il Giornale ed altri quotidiani, le principali ONG impegnate nel traffico di africani verso l’Italia, come Médecins sans frontières, Save the children, Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Proactiva Open Arms, Sea-watch.org, Sea-Eye, Life boat.

martedì 13 marzo 2018

Commercialista “suicidato”: aveva scoperto come gli Usa finanziano l’Isis

UN COMMERCIALISTA DELLA NATO AVEVA SCOPERTO COME GLI USA TRAMITE LA NATO RIESCONO A FINANZIARE L’ISIS, E’ STATO ‘SUICIDATO’ SU ORDINE DEI ROTHSCHILD

Yves Chandelon, capo revisore contabile della NATO e’ stato trovato morto nella citta’ di Andenne nelle Ardenne belghe. Il corpo ormai senza vita del contabile è stato ritrovato con una pistola nella mano destra quando era mancino, in un apparente tentativo di suicidio.
Chandelon aveva scoperto la prova registrata  che L’ISIS è stato pesantemente finanziato dal governo degli Stati Uniti attraverso la NATO.

lunedì 12 marzo 2018

GIORNALISTA PREMIO PULITZER: HILLARY CLINTON APPROVÒ L’INVIO DI GAS SARIN AI RIBELLI SIRIANI PER INCASTRARE ASSAD

6 Marzo 2018,
Di Voci dall’Estero

 Il sito Free Thought Project riporta un articolo sui legami di Hillary Clinton con l’attacco chimico al gas sarin a Ghouta, in Siria, nel 2013. Dalle relazioni tra USA e Siria (ne avevamo parlato qui), al ruolo della Clinton nella politica estera USA e nell’approvvigionamento di armi dalla Libia verso l’Isis (ne avevamo parlato Qui e qui), alle dichiarazioni del giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh su un accordo del 2012 tra l’amministrazione Obama e i leader di Turchia, Arabia Saudita e Qatar, per imbastire un attacco con gas sarin e darne la colpa ad Assad, tutte le prove punterebbero in una direzione: i precursori chimici del gas sarin sarebbero venuti dalla Libia, il sarin sarebbe stato “fatto in casa” e la colpa gettata sul governo siriano come pretesto perché gli Stati Uniti potessero finanziare e addestrare direttamente i ribelli siriani, come desideravano i sauditi intenzionati a rovesciare Assad. Responsabile della montatura l’allora Segretario di Stato USA e attuale candidata alla presidenza per i Democrat, Hillary Clinton.

domenica 11 marzo 2018

“Progetto Pandora”: armi psicotroniche e guerra psichica

di Cristoforo Barbato

Dagli anni ’60 ad oggi, sono stati molti i programmi finalizzati all’annichilimento psichico del nemico, militare e civile.

Sviluppo di armi non letali

Sebbene il diffondersi di armi ad onde di frequenza, bioenergetiche o psicotroniche sia stato a lungo ignorato dai mezzi d’informazione, negli ultimi decenni scienziati e ricercatori hanno scritto volumi e prodotto documentazioni sugli sviluppi e sull’impiego di sistemi d’arma “non-letali”.
Libri, articoli e saggi non specialistici, a disposizione del pubblico, coprono quattro decadi, dimostrando l’esteso interesse delle Forze armate e delle agenzie d’intelligence USA e dell’ex Unione Sovietica nella materia. Il Dott. Richard Cesaro, direttore dell’Advanced Sensor Program (Programma Sensori Avanzati), del Defence Advanced Research Projects (Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa – DARPA) USA, venne ingaggiato nel 1965 per dare il via ad un progetto denominato inizialmente “Pandora” e negli anni seguenti noto come “Progetto Bizarre”.

sabato 10 marzo 2018

The Guardian: la Glaxo (quella dei nostri vaccini “obbligatori”) ha usato bambini orfani e neonati come cavie in esperimenti medici potenzialmente pericolosi !!

7 marzo 2018

 

 

Giusto per ricordarvelo – The Guardian: la Glaxo (quella dei nostri vaccini “obbligatori”) ha usato bambini orfani e neonati come cavie in esperimenti medici potenzialmente pericolosi !!

Secondo un’indagine di ‘The Observer’, bambini orfani e neonati fino a tre mesi sono stati utilizzati come cavie in esperimenti medici potenzialmente pericolosi sponsorizzati da aziende farmaceutiche, tra le quali la Glaxo. ad affermarlo è il famoso quotidiano inglese “The Guardian“.

Il gigante britannico Glaxo Smith Kline e’ coinvolto nello scandalo. L’azienda ha sponsorizzato esperimenti su bambini presso l’Incarnation Children’s Centre, una casa di cura di New York specializzata nel trattamento dei malati di HIV e gestita da un ente di carita’ che si spaccia per cattolico.
I bambini venivano infettati da HIV o nati da madre con HIV positivo. I loro genitori erano morti, non trattati o ritenuti indatti  a prendersi cura di loro.
Secondo i documenti ottenuti da ‘The Observer’, Glaxo ha sponsorizzato almeno 4 studi medici usando bambini ispanici e neri all’Incarnation Children’s Center.

venerdì 9 marzo 2018

PAROLA D’ORDINE IN ATTO: DIMEZZARE LA POPOLAZIONE MONDIALE

7 marzo 2018,
di Gianni Lannes
L’ennesima prova parla chiaro: un accordo fra Germania e Stati Uniti d’America – datata 14 aprile 1971 – per il rilascio del tossico bario nell’atmosfera.
Un’operazione segreta per i comuni mortali, curata nei dettagli, come al solito, da Nasa e Max Planck Institute.
In realtà, il primo esperimento per la dispersione di bario in cielo, è stato realizzato in Sardegna nel 1963, sempre a cura dei medesimi criminali in camice bianco e divisa d’ordinanza che stanno avvelenando dall’alto mezzo mondo.
Grazie anche alla tacita connivenza dei governi fantoccio, come quello italidiota, che non stato eletto dal popolo sovrano, ma imposto da un presidente abusivo secondo la Corte Costituzionale (pronunciamento del 4 dicembre 2013: in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per farlo decadere ufficialmente, insieme al govermo e al parlamento).

giovedì 8 marzo 2018

AFRICOM: un gigantesco spreco di denaro


Wayne Madsen SCF 26.02.2018 
Il Comando Africa degli USA (AFRICOM), creato nel 2007 per rivaleggiare con le controparti della struttura militare geopolitica, Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) e Comando Meridionale (SOUTHCOM), come versione moderna della Compagnia delle Indie Orientali inglese assegnata a un continente, si è rivelato un gigantesco fallimento e spreco totale di denaro dei contribuenti. L’AFRICOM, a differenza degli equivalenti a Tampa, Miami, Honolulu e Stoccarda, non è mai riuscito ad avere un proprio quartier generale ma è stato costretto a condividerlo a Stoccarda con l’US European Command (EUCOM). AFRICOM si trova nelle Kelley Barracks, l’ex-quartier generale del 5° comando trasmissioni della Luftwaffe nazista. L’AFRICOM non ha responsabilità sull’Egitto, che ricade sotto l’egida del CENTCOM. Sebbene alcuni Paesi africani offrissero il quartier generale all’AFRICOM, la maggioranza dei membri dell’Unione Africana si oppose alla presenza militare statunitense permanente nel continente africano. Un luogo pianificato era vicino la città portuale di Tan Tan, nel sud del Marocco, al confine con l’ex-colonia spagnola del Sahara Occidentale, occupata dai marocchini. In realtà, Tan Tan è posta strategicamente tra due ex-colonie spagnole, Sahara occidentale e l’ex-enclave spagnola di Ifni. I piani abortiti per la base di Tan Tan furono spinti tra il servizio d’intelligence militare e la Direzione Generale per la Sicurezza Estera (DGED) del Marocco e l’Ufficio della Difesa dell’ambasciata USA a Rabat.

mercoledì 7 marzo 2018

L’Italia “irrilevante” in Europa, qualunque governo si prospetti dopo il 4 Marzo

1 marzo 2018,
di  Luciano Lago

Lo ha detto chiaramente Angela Merkel, in modo riservato ma deciso: “l’Italia è irrilevante, indipendentemente dal colore politico”, questa dichiarazione fatta dalla “tedescona” a Davos, nel corso di “un incontro ristretto” è stata registrata e riportata nel dettaglio da Mario Platero, storico corrispondente da New York per il Sole24ore, in un retroscena descritto per La Stampa.
La dichiarazione della Merkel è stata fatta in occasione dei colloqui che preparano la probabile nomina di Jens Weidmann, alla guida della Bce in sostituzione di Mario Draghi, quando l’anno prossimo scadrà il suo mandato. Vedi: “Per Angela Merkel l’Italia è irrilevante…..”

La dichiarazione sprezzante nei confronti dell’Italia, più che una denigrazione costituisce una constatazione del peso quasi nullo che l’Italia rappresenta nel contesto europeo ed atlantico per quello che riguarda le decisioni che contano. Fra queste decisioni possiamo considerare la nomina del nuovo presidente della BCE, come le altre direttive decise dalla Commissione Europea dove la parte decisoria è sempre e comunque rappresentata dalla Germania, che sia riferita alle normative sulle Banche o alle direttive sulle migrazioni, come anche le normative sul bilancio o sulle disposizioni relative all’agricoltura, al commercio, ecc…

martedì 6 marzo 2018

Libia: ONU non è stata in grado di aiutare il paese


Edifici distrutti a Bengasi, Libia

1/3/2018

Il capo dello staff organizzativo per la conferenza inter-libica, Muhammed al-Abbani, ha detto a Sputnik che 6 ambasciatori ONU mandati negli ultimi sette anni hanno fallito la loro missione e non sono stati in grado di stabilizzare la situazione nel paese.
"Non conoscono le specificità della società libica e hanno fatto molti errori. Ad esempio, non si rivolgono alle persone, ma è fondamentale, è la prima cosa da fare se si vogliono prendere decisioni sulla Libia. Forse è stato fatto apposta per portare il paese nello stato in cui lo vediamo oggi? Questo è parte di una cospirazione contro la Libia? Vediamo come l'ONU, oltre che in Libia, abbia fatto lo stesso in Palestina, Iraq, Yemen e Siria".

lunedì 5 marzo 2018

Aggressione camuffata da guerre civili


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Se ci si darà la pena di guardare con distacco i fatti, si constaterà che i vari conflitti che da sedici anni insanguinano l’intero Medio Oriente Allargato, dall’Afghanistan alla Libia, non sono una successione di guerre civili, bensì l’attuazione di strategie regionali. Ripercorrendo gli obiettivi e le tattiche di queste guerre, a cominciare dalla “Primavera araba”, Thierry Meyssan ne osserva la preparazione del prosieguo.
| Damasco (Siria)
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domenica 4 marzo 2018

Elezioni in un Paese occupato



di  Francesco Mazzuoli
Era il 1908 quando Gilbert K. Chesterton osservava acutamente: “Stiamo procedendo nella direzione che porterà a creare una razza di persone troppo modesta intellettualmente per credere nella tavola pitagorica.” Più di un secolo dopo, possiamo dire che era un ottimista. É questa la ragione per cui non ho dubbi che questo mio pezzo non circolerà quanto dovrebbe.
Tuttavia, considerando la faccenda con il distacco dello studioso di propaganda, non si può fare a meno di notare come anche all’interno del cosiddetto “anti-sistema” il frame, la cornice interpretativa, all’interno della quale le elezioni italiane sono presentate, manchi del dato fondamentale: le elezioni avvengono in un Paese occupato militarmente da più di settanta anni.
Secondo il sito della Treccani – noto covo di rivoltosi e di cospiratori- le basi americane ufficiali in Italia sono 59 e, secondo gli stessi americani, la condiscendenza del governo italiano nei loro confronti è senza riserve.
La cosa non deve destare meraviglia, il servilismo da noi è ereditario come le palle degli stemmi nobiliari, e ha largamente ispirato la nostra letteratura, dalla famosa invettiva dantesca “Ahi serva Italia, di dolore ostello… non donna di province, ma bordello!”, ad “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni.

sabato 3 marzo 2018

Libia: cresce preoccupazione per le persone bloccate da lungo tempo a Tawergha


L’ UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esprime preoccupazione per le diverse centinaia di famiglie libiche che si trovano in serie difficoltà dopo essere state bloccate da gruppi armati mentre tentavano di fare ritorno verso le proprie case nella città di Tawaregha.
Gli abitanti della comunità di Tawergha vivono nella condizione di sfollati in tutto il paese dal 2011, quando in 40.000 furono costretti a fuggire.
Queste famiglie hanno provato a fare ritorno a Tawaregha, dopo che il decreto del Consiglio di Presidenza del 1 febbraio aveva dato loro il permesso di farlo. Circa 2.000 persone provenienti da varie località della Libia, quali Bani Walid, Tripoli e Bengasi, si sono dirette verso la città ma sono state fermate dai gruppi armati.

venerdì 2 marzo 2018

Ha già votato la Nato prima di noi


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| Roma (Italia)
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C’è un partito che, anche se non compare, partecipa di fatto alle elezioni italiane: il Nato Party, formato da una maggioranza trasversale che sostiene esplicitamente o con tacito assenso l’appartenenza dell’Italia alla Grande Alleanza sotto comando Usa. Ciò spiega perché, in piena campagna elettorale, i principali partiti hanno tacitamente accettato gli ulteriori impegni assunti dal governo nell’incontro dei 29 ministri Nato della Difesa (per l’Italia Roberta Pinotti), il 14-15 febbraio a Bruxelles.
I ministri hanno prima partecipato al Gruppo di pianificazione nucleare della Nato, presieduto dagli Stati uniti, le cui decisioni sono sempre top secret. Quindi, riunitisi come Consiglio Nord Atlantico, i ministri hanno annunciato, dopo appena due ore, importanti decisioni (già prese in altra sede) per «modernizzare la struttura di comando della Nato, spina dorsale della Alleanza».

giovedì 1 marzo 2018

Piano B, cacciare Gheddafi: i legami con l’occidente della Libia

22/2/18

Recentemente sono stati desecretati e pubblicati dei documenti che provano i legami tra l’intelligence britannica e l’ex leader della Libia Muhammar Gheddafi.
Sputnik ha scoperto dal giornalista libico Mustafa Fetouri perché la Gran Bretagna ha voltato le spalle a Gheddafi:
—  Per la Gran Bretagna in quel momento Gheddafi era solo un alleato temporaneo necessario in base alle circostanze. Non bisogna dimenticare che all'epoca la Libia aveva la migliore base dati sulle organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda in Pakistan e in Afghanistan, quando gli USA sostenevano Osama Bin Laden contro l'Unione Sovietica in Afghanistan. Di tutti i paesi del mondo, nel 1980, la Libia fu l'unica ha ha dare l'ordine internazionale per il suo arresto.
Ritengo inoltre che Tony Blair espresse il desiderio a Gheddafi (non il contrario) di dimenticare la tragedia di Lockerbie e ricominciare le relazioni con la Libia da capo. Da questa situazione entrambi traevano vantaggio ottenendo informazioni sui terroristi, sulle organizzazioni terroristiche e sulle loro trame.