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domenica 31 dicembre 2017

Sette ragioni per respingere la tesi dei missili “iraniani” agli yemeniti

Filip Vuković, Balkans Post 15 dicembre 
Nikki Haley, l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, mostrava “prove concrete” che l’Iran viola le risoluzioni delle Nazioni Unite fornendo armi alle forze di Ansarullah, gruppo ribelle nello Yemen. “In questo magazzino ci sono prove concrete della proliferazione illegale di armi iraniane, raccolte dagli attacchi diretti ai partner della regione“, ha detto di fronte ai resti di un missile balistico delle dimensioni di un’automobile, durante la conferenza stampa presso la Base Anacostia-Bolling di Washington, DC. Gesticolando col missile dietro, invocava sanzioni internazionali maggiori contro l’Iran. Prima di Haley, i funzionari sauditi avevano mostrato i resti del missile in TV, nel tentativo di convincere gli spettatori che fosse stato effettivamente abbattuto. “Questi sono i pezzi recuperati di un missile sparato dai miliziani huthi dallo Yemen all’Arabia Saudita“, aveva detto Haley. “L’obiettivo dal missile era un aeroporto civile di Riyadh dove transitano ogni giorno decine di migliaia di passeggeri: immaginate se questo missile fosse stato lanciato sull’aeroporto Dulles o JFK o di Parigi, Londra o Berlino. La lotta all’aggressione iraniana è la lotta del mondo“, aggiungeva. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno dato al Pentagono le parti recuperate dei missili. Un frammento includerebbe il marchio del Gruppo Industriale Shahid Bagheri (SBIG), produttore di missili iraniani. “Questi sono iraniani, sono stati inviati e consegnati dagli iraniani“, aveva detto. L’Esercito yemenita, appoggiato da Ansarullah, il 5 novembre dichiarava che un missile balistico a medio raggio Burqan-2 (Vulcano-2) aveva centrato l’aeroporto internazionale Re Qalid, 35 chilometri a nord della capitale saudita Riyadh. I funzionari sauditi inizialmente negarono che il missile avesse colpito l’aeroporto, sostenendo che fu abbattuto dai sistemi missilistici Patriot di fabbricazione statunitense e progettati per contrastare le minacce missilistiche. Tuttavia, una squadra di esperti statunitensi utilizzando immagini satellitari, foto e spiegazioni scientifiche, dimostrava che il missile era effettivamente caduto vicino a una delle piste dell’aeroporto.

sabato 30 dicembre 2017

Grandi opere del Pentagono a spese nostre



L’arte della guerra

venerdì 29 dicembre 2017

Gentiloni «l’Africano» alla conquista di neocolonie

giovedì 28 dicembre 2017

Gli israeliani dietro l'amministrazione Trump tenteranno una false flag contro la Nord Corea


L'impero cementificato è in pericolo. Appare sul Daily Mail una notizia di un probabile lasso di tempo, prestabilito, da parte della Difesa a stelle e strisce che avrebbe alzato il livello, massimale, di pericolo di deterrente nucleare vedendosi difronte l'inarrestabile sistema monetario, adesso criptato, russo e la Corea Democratica di Kim.

Probabilmente il pericolo è fondato oppure è da dedurre che è prevista l'ennesima operazione farsa portata avanti dal Pentagono e la CIA, con l'intera complicità dei media. L'allerta è giunta anche si nostri media nazionali. Vedesi Ansa.it

mercoledì 27 dicembre 2017

Caccia emiratini stabilmente in Libia?

data: 21-12-2017 a cura di: Andrea Mottola
Nei prossimi mesi il coinvolgimento emiratino in Libia potrebbe vedere un sensibile incremento. Alcune immagini satellitari pubblicate negli ultimi mesi, infatti, mostrano il netto cambiamento, dal punto di vista infrastrutturale, subito da quella che va considerata come una vera e propria “Forward Operating Base” degli EAU in Libia, la base aerea di Khadim. Ciò che fino alla prima metà del 2016 rappresentava poco più di un aeroporto secondario - situato 70 km a sud di Marj, nella parte orientale del Paese – adesso costituisce una base aerea di tutto rispetto, dotata di una pista in asfalto di 3.608 m di lunghezza (per 45 m di larghezza), di una larga area di parcheggio completamente pavimentata e di ben 10 shelter di dimensioni medio piccole, sistemati ai margini della suddetta area, probabilmente destinati ad accogliere il personale presente, tra cui diversi contractor appartenenti alla Academi (ex Blackwater).

martedì 26 dicembre 2017

URGENTE: la famiglia di Saadi Gheddafi chiede un intervento immediato


Risultato immagine per Saadi Gheddafi

Quello che segue è una traduzione di un articolo in inglese ed arabo.

La famiglia del martire Muammar Gheddafi chiede alle autorità legali e a tutte le parti interessate di assumersi le proprie responsabilità nel caso dell'arresto e della detenzione arbitrari del maggiore generale Saadi Gheddafi. È stato isolato da qualche tempo, incapace di contattare la sua famiglia o il suo avvocato. È detenuto nelle carceri e nei centri di detenzione gestiti da milizie terroristiche.

Nonostante la testimonianza di testimoni e il consenso che dovrebbe essere assolto dai crimini a lui attribuiti, rimane imprigionato, senza alcuna giustificazione, il suo processo rinviato a tempo indeterminato, senza alcun legale.

lunedì 25 dicembre 2017

Lamezia, dalla Nigeria all'Italia passando per la Libia: la tratta delle giovani "schiave" della prostituzione


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19 dic 2017.
Lamezia Terme - Partire con la promessa di un lavoro serio e onesto in Italia e ritrovarsi, prima ancora di arrivare, schiave della prostituzione. Un copione che si ripete e che delinea ancora storie di sfruttamento: quelle di giovani ragazze nigeriane venute alla luce dopo mesi di indagini da parte dei carabinieri del Gruppo di Lamezia, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia e che ha portato al fermo di sette persone che sono ritenute dagli inquirenti appartenenti ad una vera e proprio sodalizio criminale che avrebbe organizzato i viaggi dalla Nigeria, passando dalle prigioni Libiche per poi far arrivare le ragazze in Italia e metterle sulla strada.

domenica 24 dicembre 2017

Il Grande Tesoro di Misurata (Libia)

Nel Febbraio del 1981, durante i lavori per la realizzazione di una serra (Giardini del 7 Aprile) in località Suq el Kedim (Mercato Vecchio), situata a 18 Km ad Ovest dell’odierna città di Misurata, in Libia, è stato casualmente rinvenuto uno dei più grandi tesori dell’antichità.
Il personale della Soprintendenza Archeologica di Leptis Magna che ebbe purtroppo la possibilità di intervenire solo dopo che l’opera di spianamento del terreno con una ruspa era stata quasi del tutto compiuta, recuperò circa 108000 monete tardoromane in bronzo argentato, dal peso complessivo di oltre 600 kg.tesoro di misurata
TESORO DI MISURATA

sabato 23 dicembre 2017

La Libia è sull'orlo di una nuova crisi dei migranti

18/12/2017


L'organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha accusato i governi europei di essere coinvolti nelle violenze sui rifugiati e migranti in Libia.
Questo riferisce il dossier dell'organizzazione pubblicato il 12 dicembre. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, gli stati membri dell'UE alla fine del 2016 hanno fornito supporto tecnico e assistenza al dipartimento libico che combatte la migrazione clandestina, che in realtà gestisce la rete dei centri di detenzione dei migranti. Inoltre, i paesi europei hanno contribuito alla detenzione di persone in mare, fornendo attrezzature alla guardia costiera libica.

venerdì 22 dicembre 2017

“Crisi umanitaria” in Birmania: è sempre questione di petrolio e infrastrutture



Nella ex-Birmania, oggi Myanmar, è riesplosa la tensione tra la minoranza mussulmana e la maggioranza buddista. Washington e Londra hanno istallato ai vertici dello Stato il premio Nobel Aung San Suu Kyi, perché avvallasse la secessione della strategica regione mussulmana dell’Arkan. La giunta militare birmana, però, non intende cedere ed ha rafforzato i legami con la Cina: in palio ci sono i giacimenti di idrocarburi e la strategica via di comunicazione che unirebbe Pechino all’Oceano Indiano, senza passare dallo Stretto di Malacca. Si ripropone lo stesso schema sperimentato durante l’occupazione del Giappone, durante cui buddisti e mussulmani combatterono rispettivamente contro e a favore degli inglesi.

giovedì 21 dicembre 2017

Accordi ONU agli sgoccioli: Parigi e Mosca lanciano l’Opa sulla Libia




Il 17 dicembre scadono gli accordi siglati nel 2015 per la creazione di un governo d’unità nazionale in Libia: l’iniziativa dell’ONU patrocinata da Washington e Londra, come facilmente prevedibile, ha fallito l’obiettivo di riappacificare il Paese ed è soltanto servita a tenere in isolamento il governo laico-nazionalista di Tobruk, sostenuto da Egitto e Russia. Il disimpegno di Donald Trump ed il parallelo attivismo di Emmanuel Macron permetteranno al generale Khalifa Haftar di ergersi a dominus della Libia in questa nuova fase del dopo-Gheddafi. L’Italia, appiattitasi al governo d’unità nazionale, rischia così di essere totalmente marginalizzata: le buone relazioni tra ENI e Mosca solo l’ultima speranza per difendere le nostre posizioni.

mercoledì 20 dicembre 2017

RISIKO LIBIA/ Jean: migranti, Italia in Niger e uranio, Macron è destinato a inciampare

Ci sono importanti movimenti per quanto riguarda lo scenario libico e il blocco dei migranti dall'Africa centrale in cui l'Italia è in primo piano. Ne parla CARLO JEAN
Migranti in Libia (LaPresse) 
Migranti in Libia (LaPresse)

Secondo una notizia diffusa ieri dall'agenzia Reuters, rappresentanti dell'Unione Europea, delle organizzazioni non governative e del governo italiano stanno lavorando a un piano che prevede che entro il 2020 tutto il controllo del traffico di uomini dalla Libia sia dato alla guardia costiera libica. Un piano da 44 milioni di euro per equipaggiare la capacità libica di creare un centro di coordinamento dei salvataggi e una vasta zona marittima di search and rescue. Un piano che lascia forti dubbi soprattutto alle Ong, secondo le quali la marina libica non sarà in grado di farvi fronte. Intanto circa 500 soldati italiani e 150 mezzi militari stanno per partire per il Niger, zona che lo scorso anno ha visto il passaggio di ben 300mila migranti, affiancando le truppe francesi. Il tutto mentre fra un paio di giorni scade l'accordo del 2015 che prevedeva la creazione di un governo di unità nazionale in Libia che ancora non c'è. Di questo complesso scenario abbiamo parlato con il generale Carlo Jean.

martedì 19 dicembre 2017

HANNO SFIDATO ISRAELE…E SONO MORTI

13 marzo 2013

2004: YASSER ARAFAT (PALESTINA)

Il carismatico e simpatico leader del popolo palestinese (oppresso per lungo tempo da Israele) conquistò la simpatia di molti leader mondiali. Venne probabilmente avvelenato da agenti israeliani.

lunedì 18 dicembre 2017

I campi in Libia e l'ipocrisia di "Amnesty"

- Mer, 13/12/2017 


Dopo il rapporto sui migranti in Libia diffuso ieri, Amnesty farebbe meglio a ribattezzarsi Amnesia International.
Il documento intitolato «Libia, un oscuro intreccio di collusione» è, infatti, un capolavoro di disinformazione frutto di una volontaria amnesia selettiva. Un'autentica patacca umanitaria realizzata documentando con certosina minuzia le condizioni degli ultimi sei mesi, ma omettendo deliberatamente qualsiasi riferimento alle situazioni, assolutamente identiche, perpetuatesi nei centri di detenzione legale e illegale dal 2014 a metà 2017. Il tutto per dimostrare che quel dramma non è la conseguenza della tratta di uomini gestita dalle organizzazioni criminali, ma bensì delle misure assunte negli ultimi sei mesi dall'Europa, e in primis dall'Italia per arginare gli sbarchi. «Decine di migliaia di persone sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte a violenze ed abusi sistematici.

domenica 17 dicembre 2017

Politico libico chiede all'ONU di trovare fondi per mantenere un esercito in Africa


Migranti in un campo profughi

1/11/2017

Nella lotta contro l'immigrazione clandestina che passa attraverso la Libia, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la creazione di un esercito formato dai soldati dei Paesi del Sahel (Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad).
Il Guardian riporta dati in base ai quali dal 2014 sarebbero morte 30mila persone nel deserto del Sahara, mentre 10mila sono annegate nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa. Il nuovo esercito formato da 5mila uomini nel primo anno di attività avrà bisogno di 423 milioni di dollari.
L'iniziativa è stata presentata dalla Francia e dall'Italia, ma i problemi sono nel finanziamento. L'amministrazione di Trump non stanzia fondi, così come la Gran Bretagna nonostante abbia espresso il proprio sostegno.
Baqi Al Ali, uno dei membri del Consiglio delle tribù libiche, ha riferito a Sputnik che questa iniziativa può essere molto efficace per superare la crisi migratoria che ha colpito molti Paesi ed ha provocato la morte di decine di migliaia di persone.

sabato 16 dicembre 2017

L’Italia e il nodo libico


Tatiana Santi

La Libia, un Paese nel caos più totale dal futuro tuttora ignoto, si ritrova al centro degli interessi geopolitici delle grandi potenze. L’attuale labirinto libico, dossier strategico per Roma, va letto nella prospettiva della guerra del 2011. L’Italia e il nodo libico.
Per comprendere a fondo il complesso scacchiere libico è fondamentale sapere le ragioni dell'attacco contro la Libia del 2011, accompagnato da un coro mediatico secondo cui Muammar Gheddafi da un giorno all'altro diventò un dittatore pazzo da distruggere. "Libia. Da colonia italiana a colonia globale" è un libro di Paolo Sensini (edito da Jaca Book) che ripercorre la travagliata storia della Libia gettando luce sulle fatidiche "primavere arabe" e sulle vicende che i media mainstream hanno taciuto.
Paolo Sensini, storico, analista geopolitico
© Foto: fornita da Paolo Sensini
Paolo Sensini, storico, analista geopolitico
 

venerdì 15 dicembre 2017

IT-EN: Petizione alla Casa Bianca contro George Soros/The White House petition against George Soros

da Luciano Bonazzi
http://lucianobonazzi.altervista.org/wp-content/uploads/2017/11/unnamed-file-7.png
Foto ©www.zerohedge.com
Lanciata il 20 agosto 2017, invitiamo i nostri lettori e iscritti alla newsletter a firmare la petizione contro l’ex nazista, speculatore, terrorista e mafioso George Soros.

Oggetto della petizione è quello di mettere sotto accusa George Soros e le organizzazioni ad esso collegate per terrorismo, ai sensi delle leggi Statunitensi RICO e NDAA.

giovedì 14 dicembre 2017

F-35 perde pezzi in volo


 07/12/17 
Un F-35 dell'U.S. Air Force, schierato presso la Kadena Air Base in Giappone, ha perso un pannello durante un volo di addestramento sull'Oceano Pacifico.
Secondo quanto confermato da un comunicato stampa del 18th Wing Public Affairs della base aerea di Kadena, un pannello di circa 30x60 centimetri sarebbe caduto da un F-35A durante una "missione di addestramento di routine" lo scorso 30 novembre a circa 65 miglia a est di Okinawa, .
La perdita sarebbe stata notata dal gregario del pilota mentre i caccia stavano rientrando. L'ispezione post-volo ha confermato il problema. Dal momento che le ispezioni vengono eseguite anche prima del decollo, si deduce che il pannello sia caduto durante la missione.

mercoledì 13 dicembre 2017

Come rendere schiavo un popolo abituandolo ai soprusi

Data: 09/12/2017 07:01:27

C’è una frase che non sopporto, ma che mi viene ripetuta spesso da molte persone, quando si parla di diritti negati ai cittadini: “E che vuoi che facciamo? Non possiamo farci nulla, comandano loro”…dove per “loro” si intendono sempre i personaggi della politica nostrana .
Queste persone, palesemente, ignorano del tutto un criterio: numericamente la popolazione è un esercito di ben 45 milioni di persone, che si fanno letteralmente schiavizzare da un gruppetto di circa 1.000 personaggi della politica, che hanno pensato bene a suo tempo, che elevarsi al rango di detentori di una poltrona, li avrebbe salvati per sempre da tutti i mali.
Poltrone: la panacea contro ogni tipo di avversità. O meglio: immunità totale e privilegi. Un abominio, che cozza orribilmente con qualsiasi criterio di democrazia.
Ma come possono circa 1.000 persone assoggettarne circa 45 milioni? Con il metodo del sopruso. Costante, magari minimo, ma inoculato metodicamente.
Oggi, di soprusi ne constatiamo – e subiamo – da ogni dove.

martedì 12 dicembre 2017

Lo sporco segreto di Raqqa

L'”accordo segreto” della Coalizione USA per permettere ai terroristi dello SIIL di fuggire
Prof. Michel Chossudovsky, Mondialisation 1° dicembre 2017 
Il segretario alla Difesa James “Mad Dog” Mattis confermava a maggio la volontà di Washington di annientare i terroristi dello Stato Islamico (SIIL): “La nostra intenzione è che i combattenti stranieri non sopravvivano alla battaglia e tornino in Nord Africa, Europa, America, Asia e Africa. Li fermeremo…” (citazione da un articolo della BBC intitolato “Lo sporco segreto di Raqqa”). Ciò che precede è il “piano narrativo politico” del Pentagono. La verità nascosta è che lo zio Sam soccorse lo SIIL. Tale decisione fu ovviamente presa ed eseguita dal Pentagono piuttosto che dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Come confermato da un articolo della BBC intitolato “Lo sporco segreto di Raqqa“, la coalizione guidata dagli Stati Uniti permise l’esodo dei terroristi dello SIIL e dei loro familiari dalla fortezza di Raqqa, nel nord della Siria. Sebbene l’articolo della BBC si concentri sui dettagli dell’operazione, rivela l’esistenza di un “accordo segreto” tra Stati Uniti e l’incrollabile alleata inglese per consentire ai terroristi di fuggire da Raqqa. “L’accordo che consentiva ai terroristi dello SIIL di sfuggire da Raqqa, capitale de facto del loro califfato auto-nominato, fu preparato da funzionari locali. Fu concluso dopo quattro mesi di combattimenti che lasciarono la città completamente distrutta e praticamente svuotata della popolazione. Salvò delle vite e concluse i combattimenti. Salvò anche la vita di arabi, curdi e altri combattenti contro lo SIIL.

lunedì 11 dicembre 2017

L’ultima vittoria di Muammar Gheddafi



Il 6 marzo 2011 era chiaro che il regime libico aveva soppresso la rivolta interna e sospeso il caos nel mondo arabo. Una missione clandestina di un diplomatico inglese protetto da 8 ufficiali delle SAS nella base orientale dell’opposizione libica si concluse con la loro detenzione e “interrogatorio” da parte dei capi ribelli. L’articolo del Sunday Times fu la “bandiera bianca” issata dagli organizzatori delle proteste in Medio Oriente e Nord Africa del 2010-2011. Fin dall’inizio la catena di eventi in Libia ebbe una svolta inaspettata per le élite globali. Muammar Gheddafi si rifiutò di abbandonare Tripoli e, insieme alla famiglia e al clan, mantenne i contatti coi libici attraverso la TV nazionale e regolari apparizioni pubbliche. Nell’impressionante discorso del 22 febbraio 2011, ripristinò il sostegno pubblico ed incoraggiò i libici a resistere alla rivolta. Da allora i media mainstream internazionali diffusero bugie inaudite sugli eventi in Libia. Si sentì parlare di “mercenari stranieri che uccidono civili”, “attacchi aerei sui dimostranti”, “bombardamenti delle posizioni ribelli”, “grandi proteste contro Gheddafi a Tripoli”, “migliaia di rifugiati libici” e tanti altri annunci che, come risultò, non avevano nulla a che fare con la realtà.

domenica 10 dicembre 2017

Sigonella base operativa per le strategie di supremazia nucleare USA

3 dicembre 2017


Capitale mondiale dei droni da guerra, base avanzata per le forze speciali e di pronto intervento USA e NATO e, da oggi, anche centro strategico per i programmi di supremazia nucleare planetaria delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Segretamente, senza che mai il governo italiano abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per entrare in funzione nella grande stazione siciliana di Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Una specie di “scudo protettivo” tutt’altro che difensivo: i moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano infatti al controllo “preventivo” di ogni eventuale operazione missilistica nemica per poter scatenare il “primo colpo” nucleare evitando qualsiasi ritorsione da parte dell’avversario e dunque i limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata” che sino ad ora ha impedito l’olocausto nucleare.

sabato 9 dicembre 2017

La politica dei bonus: l’elemosina pagata dagli stessi italiani



Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 03/12/2017 07:12:33
 
In piena campagna elettorale, gli italiani che – si sa – hanno memoria corta, plaudono alle ennesime promesse politico-elettorali. Almeno una parte di essi, quelli rimasti probabilmente affascinati dalle castronerie paventate da Renzi pre e post il suo incarico a premier.
Berlusconi game over” dichiarava dai talk show italiani che lo intervistavano in quanto giovane politico che avrebbe rivoluzionato l’Italia e "rottamato la vecchia politica” per poi regalare all’Italia – non appena nominato premier con un’ardita scalata alla poltrona - non solo la solita vecchia politica, ma un patto stretto in tempi non sospetti proprio con Berlusconi, mi riferisco al patto del Nazareno.

venerdì 8 dicembre 2017

Shell: i crimini commessi in Nigeria per silenziare le proteste contro l’inquinamento

di La bottega dei Barbieri (sito)
lunedì 4 dicembre 2017 
 
Amnesty International ha chiesto a Nigeria, Regno Unito e Olanda di aprire indagini sul ruolo avuto dal gigante petrolifero anglo-olandese Shell in una serie di orribili crimini commessi dal governo militare nigeriano nella regione petrolifera dell’Ogoniland negli anni Novanta.
La richiesta è stata fatta da Amnesty International in occasione del lancio di un suo rapporto che esamina migliaia di pagine di documenti interni della Shell, dichiarazioni di testimoni e denunce presentate, all’epoca dei fatti, dalla stessa organizzazione per i diritti umani.

La campagna del governo militare nigeriano per ridurre al silenzio le proteste degli ogoni contro l’inquinamento prodotto dalla Shell causò gravi e diffuse violazioni dei diritti umani, molte delle quali costituiscono anche precise fattispecie di reato penale.

giovedì 7 dicembre 2017

La mafia dietro il traffico di migranti dalla Tunisia? Il racconto dello scafista

25 novembre 2017, Valentina Petrini.
La mafia dietro il traffico di migranti dalla Tunisia? Il racconto dello scafista

Nell’ultima inchiesta per Nemo-Nessuno Escluso firmata con David Chierchini e Matteo Keffer, ho scoperto questo. Seguitemi!
Totò è un intermediario: la prima persona che bisogna cercare per organizzare il viaggio dalla Tunisia all’Italia. Sulla piazza non c’è solo lui: nel suo quartiere (periferia di Tunisi) ci sono altri quattro intermediari. Ce ne sono tanti sparsi per la città, non si conoscono tra di loro: “Ognuno fa i cazzi suoi, con i marinai suoi… anche perché quando qualcuno muore ce li hai sulla coscienza”.

mercoledì 6 dicembre 2017

Esperto: dalla Libia andrebbero evacuati tutti i migranti, non solo i clandestini

1/12/2017


All'ultimo summit afro-europeo, tenutosi ad Abidjan il 29 novembre, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l'immediata evacuazione dei migranti clandestini che si trovano in Libia e l’adozione parallelamente di misure contro i trafficanti di esseri umani.
Tuttavia non è chiaro chi sarà evacuati, in che modo, e dove finiranno i migranti clandestini.
"C'è un piano. Secondo alcuni, si tratta di circa 17.000 persone che vivono nei campi in Libia, dove vengono trattati come schiavi. Ma non solo loro. Questo vale per l'intero flusso di rifugiati", ha detto a Sputnik Félix Tchicaya, africanista e politologo presso l'Istituto per la prevenzione e la sicurezza in Europa (IPSE):

martedì 5 dicembre 2017

CAOS LIBIA: Il piano di Macron, usare i migranti e l'Onu contro l'Italia


Emmanuel Macron (LaPresse) 
Emmanuel Macron (LaPresse)

Non è la prima volta che il ministro dell'Interno Marco Minniti lancia questo allarme, come ha fatto ancora pochi giorni fa: l'arrivo in Italia e in Europa di foreign fighters attraverso la Libia mischiandosi tra le ondate di migranti. Il fatto che lo abbia sottolineato ancora dimostra che il pericolo c'è ed è un rischio reale. Come dice a ilsussidiario.net l'inviato di guerra de Il Giornale, Gian Micalessin, Minniti parla perché è al corrente "di informative precise da parte dei servizi segreti". "Foreign fighters di ritorno da Mosul e Raqqa" spiega ancora Micalessin "si dirigono sicuramente in Libia dove l'Isis è stato sconfitto ma non debellato ed è la strada più sicura per entrare in Europa, passando dall'Italia". Le prediche di Macron sull'intenzione di "salvare le persone intrappolate in Libia per risolvere la compravendita di schiavi", invece, "fanno parte del suo dichiarato tentativo di imporre la leadership della Francia sulla Libia ai danni dell'Italia". Un quadro oscuro e complesso, conclude, "in cui non si sa chi fa la guerra a chi".

lunedì 4 dicembre 2017

PERCHE’ SOROS HA SPOSTATO 18 MILIARDI DI DOLLARI AI SUOI “FONDI BENEFICI? , PER ORGANIZZARE LA PIU’ GRANDE ELUSIONE FISCALE DELLA STORIA (come tnti altri prima di lui)

Novembre 28, 2017 posted by


Per chi lo avesse notato, alcune settimane fa è stata pubblicata la notizia secondo la quale George Soros, il discusso magnate finanziario americano avrebbe donato 18 miliardi alle onlus da lui fondate.
Si tratta di vera generosità ? Come correttamente informa Zerohedge si tratta comunque di una attività molto lucrativa. Prima di tutti ricordiamo che i trasferimenti sono stati fatti a quelle che si chiamano “Personal Charity”, quindi una fondazione personale che risponde direttamente a lui, ai suoi ordini.  Questo denaro quindi verrà ad essere gestito direttamente da lui, ma con il vantaggio di essere assolutamente esentasse.
Oltre a questo vantaggio colossale si uniscono poi dei privilegi personali: il 20% di quanto donato potrà essere detratto dalle dichiarazione dei redditi per 5 anni, per cui i risparmi fiscali anche personali di Soros saranno incredibilmente sostanziosi.

domenica 3 dicembre 2017

Israele è responsabile della morte di centinaia di migranti


Il regime di Vichy non uccise gli ebrei, si “accontentò” di consegnarli ai loro carnefici tedeschi; Israele non uccide i richiedenti asilo, li manda a morte a centinaia, con la complicità attiva di Ruanda ed Uganda, rivela una lunga indagine del quotidiano Haaretz. Il sistema sviluppato dai leader dei tre Paesi per liberare Israele dai migranti privi di documenti, in particolare quelli che fuggono dalla dittatura in Eritrea, credendo di trovare la salvezza nella “Terra Promessa”, è intelligente. Innanzitutto, Israele ha adottato una legislazione che le consente di mantenere indefinitamente in detenzione i richiedenti asilo arrestati durante i raid di massa, come il sistema di detenzione amministrativa imposto a centinaia di palestinesi in modo permanente. Ma poi c’è il problema di rimandare questi sfortunati non nel loro Paese di origine, ma su una cosiddetta base “volontaria” in un altro Paese ospitante: questo è il contributo di Ruanda ed Uganda. Israele paga così 5000 dollari a questi due Paesi per ogni immigrato espulso “volontariamente”.

sabato 2 dicembre 2017

Libia: non solo petrolio e gas da depredare. La presunta tratta di schiavi copre altro?


(di Andrea Cucco)


23/11/17 

Sulle macerie delle istituzioni libiche si stanno abbattendo diverse campagne mediatiche. Da vecchi e rodati lettori di Difesa Online, concorderete che nemmeno quattro manifestanti con una bandiera o un cartello si attivano “spontaneamente”...
L'ultimo caso che sta interessando da giorni la Libia riguarda una presunta "tratta di schiavi": un commercio inaccettabile per qualsiasi essere umano.
Sull'attendibilità e fondatezza del caso alcuni lettori d'oltremare hanno già sollevato dubbi e perplessità (leggi la lettera a Difesa Online).
Ma a cosa mai potrebbe portare un attacco sul piano umanitario in un Paese già devastato, un failed state?

venerdì 1 dicembre 2017

ITALIA PARALIZZATA DAGLI INCOMPETENTI

23 novembre 2017,
di Francesca Romana Fantetti

E’ strategicamente e diplomaticamente da ammirare, e fare tesoro, ciò che sta accadendo davanti ai nostri occhi, cioè la nuova Yalta per il Medio Oriente. Si sta portando a “soluzione” il problema siriano e terroristico ad opera della Russia e dei suoi alleati, stante l’accordo e la fiducia di Trump in Putin. La storia non si fa con i “se” né con i “ma”, ma il conflitto siriano, iniziato nel 2011, ha rischiato drammaticamente di divenire il gorgo all’interno del quale coinvolgere anche noi e scomparire.
Se alla Presidenza degli Stati Uniti si fosse malauguratamente imposta Hillary Clinton, sarebbe continuata la tragica cieca allucinazione di Barack Obama che ha sostenuto, e non poteva non sapere, i gruppi ribelli ingrossanti le fila dei jihadisti. Differentemente, grazie agli americani che ringraziamo e che hanno scelto Donald Trump, il disastro siriano è ormai alla fase finale con effetti grandemente positivi anche in nostro favore. Fine delle bandiere nere in Siria e in Iraq. I soldati del partito di Allah torneranno in Libano, togliendo in tal modo ogni possibilità, per i sauditi, di accusare il movimento sciita di interferire con gli affari degli Stati della regione. Grazie alla Russia. Grazie a Trump.