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mercoledì 31 gennaio 2018

Dietro l'attentato di Bengasi la mano lunga di Erdogan


LaPresse  
LaPresse

La Libia torna nel caos terrorismo con uno degli attentati più efferati, oltre trenta morti nella moschea di Bengasi. Chi arma queste milizie islamiste? L'intervista a CARLO JEAN

Chi destabilizza la Libia e di conseguenza l'Italia e l'Europa? L'Isis, al Qaeda? Certamente loro sono la "manodopera" che porta a compimento carneficine come quella alla moschea di Bengasi, oltre trenta morti e dozzine di ferite. Sono anche le truppe "cammellate" che hanno attaccato l'aeroporto di Tripoli alcuni giorni fa. Non c'è differenza infatti, dice il generale Carlo Jean a ilsussidiario.net, tra Haftar e al-Serraj, i due leader che si dividono il paese: "Tutti e due devono fare i conti con una opposizione islamista e radicale che nonostante sia stata definita sconfitta, è invece ben armata e ben organizzata". Chi sostiene questa opposizione? Un nostro alleato della Nato: "La Turchia di Erdogan. Qualche mese fa la Grecia ha sequestrato una nave turca diretta in Libia che conteneva esplosivo per fabbricare bombe". Come quella usata a Bengasi.

martedì 30 gennaio 2018

Soldati italiani in Niger, a proteggere l’uranio dei francesi

2/1/2018

Soldi e uranio, col rischio di finire in mezzo a una guerra. L’Italia in Niger con 500 soldati, su invito della Francia? Motivo ufficiale: fermare, nel Sahel, la tratta dei migranti e il fondamentalismo islamico. Ma attenzione: il Niger ha appena ottenuto, dalla conferenza parigina dei donatori, un super-finanziamento da 23 miliardi di dollari. Un pacchetto di aiuti, come si dice in gergo, “allo sviluppo e alla sicurezza”, i cui appalti sono destinati a imprese europee. «Di sicuro vedremo quindi imprese italiane su quel campo, per non parlare della fornitura di armi necessaria alla “stabilizzazione”», scrive il blog “Senza Soste”, che mette a fuoco anche l’altra possibile motivazione della strana missione italiana, annunciata da Gentiloni dal ponte di una portaerei. «Il punto è che in Niger, oltre ai 23 miliardi di dollari in aiuti che andranno trasformati in appalti, c’è qualcosa che vale, come sempre, una spedizione militare: qualcosa di serio, come quel tipico prodotto da green economy che è l’uranio». Non è certo una novità: proprio per l’uranio destinato al nucleare fu montato, nel 2002, il caso Nigergate. «In poche parole, si scrive Niger e si legge uranio. Stiamo parlando del quinto produttore di uranio al mondo ma con una popolazione, di venti milioni di persone, stimata tra le dieci più povere del pianeta».
DroneIn Niger c’è anche Arlit, una delle capitali mondiali della produzione di uranio impoverito, continua il newsmagazine. E’ proprio il pericolosissimo materiale «che provocò la morte dei soldati italiani al ritorno dalle missioni coloniali in Kosovo, Afghanistan e Jugoslavia (340 morti, 4000 malati, una strage silenziata al massimo dai media, con D’Alema e Mattarella, all’epoca ministro della difesa, che in materia negarono l’impossibile)». Ma in Niger, continua “Senza Soste”, «se si scrive uranio si legge Areva, una multinazionale francese a proprietà pubblica, con un proprio distinto grattacielo al quartiere parigino della Défense». Il campo si fa quindi più chiaro: resta in mano francese lo sfuttamento e l’export dell’uranio del Niger, i cui proventi non vanno certo ad una popolazione ben al di sotto del livello di povertà.

lunedì 29 gennaio 2018

Il Ministero della Verità: proteggere le fake news di regime

23/1/18

Stampa e politica tacciono o mentono? Logico, quindi, che chiamino “fake news” i brandelli di verità che emergono dal web. A cui ora dichiarano guerra: ma solo per finta, dice Marco Travaglio, perché siamo pur sempre in Italia, «dove ogni dramma diventa melodramma e ogni tragedia si muta in farsa». Si chiama Cnaipic, Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche, l’ufficio varato dal ministro dell’interno Marco Minniti e dal capo della polizia, Franco Gabrielli: un nuovo servizio di segnalazione istantanea contro le “fake news”. L’idea che a decidere quali news sono “fake”, cioè false, siano il Viminale e la polizia di Gabrielli – ammette Travaglio, sul “Fatto” – allarma un po’: «Riporta alla mente il “ministero della Verità” di George Orwell in “1984”, che fra l’altro spacciava “fake news” a tutto spiano, le più pericolose e imperiture perché consacrate dal timbro dell’ufficialità». I celebri slogan del ministero orwelliano: “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”. Sembra la “neolingua” di ogni propaganda governativa: «È anche il sogno del nostro pericolante e tremebondo regimetto, in vista delle elezioni che potrebbero spazzarlo via dalla faccia della terra». Dunque che faranno le forze dell’ordine? «Disperderanno le presunte “fake news” con gli idranti? Le calpesteranno con plotoni di carabinieri a cavallo?».
Marco TravaglioNiente paura, dice Travaglio: siamo in Italia. «La mirabolante guerra alle “fake news” sarà affidata a una decina di appuntati chiusi in un commissariato». I quali, nei ritagli di tempo, «raccoglieranno le segnalazioni dai privati che si sentiranno offesidal tal sito, blog, social network; dopodiché dovranno rivolgersi al server per convincerlo a cancellare tutto e, se quello opporrà resistenza, chiameranno un pm perché indaghi sull’eventuale contenuto diffamatorio del messaggio incriminato ed eventualmente sequestri il corpo del reato (la “fake news”) o l’arma del delitto (il sito o la pagina Facebook, Twitter, Instagram». Già, perché «è dato per scontato che le “fake news” siano un’esclusiva della Rete». Invece, come noto, stampa e telegiornali «sono dei pozzi di scienza e verità, scevri come sono da conflitti d’interessi e da intenti propagandistici».

domenica 28 gennaio 2018

Clinton, pedofili al potere: e Trump mobilita il Pentagono

22/1/2018

Pedofili al potere, ai massimi vertici. Traffico di bambini, orge con minorenni. Nomi coinvolti? I maggiori, a cominciare dal clan Clinton. Da chi viene la denuncia? Da Donald Trump, che sta cercando di salvarsi – dall’impeachment e forse dall’omicidio, visto che «Kennedy fu ucciso per molto meno». Ma attenzione: mentre il Deep State trema, i grandi media tacciono: congiura del silenzio. Siamo in pericolo, scrive Paolo Barnard: Trump si fa difendere direttamente dal Pentagono, evocando lo stato di guerra, mentre i suoi nemici (accusati di pedofilia, probabilmente ricattabili a vita) hanno comunque il potere di silenziare giornali e televisioni. In altre parole: sta accadendo qualcosa di mai visto, a Washington. Una lotta mortale, tra un presidente sotto assedio e i suoi avversari “mostruosi”. Trump agisce solo per opportunismo, per salvarsi minacciando di spiattellare quello che sa, e che gli hanno rivelato ex funzionari della Cia come Kevin Shipp? Per contro, chi vuole farlo fuori adesso è nel panico da quando il presidente ha contrattaccato «con due numeri»: 13818, cioè l’ordine presidenziale esecutivo, e 82 FR 60839, cioè «il protocollo del medesimo presso l’Us Government Publishing Office». Una mossa “nucleare”, «ma talmente tanto che quegli apparati di potere, Shadow Government e Deep State, faticano a riprendersi». Una storia «agghiacciante», che Barnard ricostruisce nei dettagli.
Bill Clinton«Che i media siano controllati e che si auto-censurino per salvarsi il sedere, lo sa anche un cacciavite», premette. «Ma che due notizie bomba sul presidente della nazione più potente del mondo, e accessibili a tutti, possano scomparire nel nulla sui maggiori media occidentali, per un ordine di scuderia, questo non lo credevo». Attenti: nei Pentagon Papers, nel Watergate, nell’Iran-Contras, nell’Iraq-gate, i fatti erano occulti. Qui invece «sono pubblici e accessibili da una pensionata, riguardano l’uomo più potente del pianeta, eppure sono stati ‘suicidati’ e sepolti da tutti i grandi media con un accordo e con una sincronia scioccanti».

sabato 27 gennaio 2018

Borsa nera, come in guerra, dopo l’abolizione del contante

22/1/2018

In un paper pubblicato lo scorso marzo, Alexei Kireyev del Fondo Monetario Internazionale consiglia di abolire il denaro contante senza informare i cittadini. Inizialmente bisognerebbe ritirare dalla circolazione le banconote di grosso taglio, quindi devono essere imposti i limiti sulle transazioni in contanti, poi il sistema finanziario mondiale deve essere informatizzato e messe sotto controllo le transazioni internazionali in contanti e, infine, le imprese private devono essere incoraggiate ad evitare operazioni in contanti. Kireyev si basa sulle idee dell’ex capo del Fmi Kenneth Rogoff. Nel suo libro del 2016 “The Curse of Money”, raccomanda l’abolizione del contante, perché, a suo parere, ciò contribuirebbe alla lotta contro la criminalità, l’evasione fiscale e la riduzione del settore sommerso. La Bce lo ha subito sostenuto e ha promesso di non stampare la banconota da 500 euro dopo il 2018. Il governo dell’India ha fatto la stessa cosa: nel novembre 2016 ha inaspettatamente messo fuori corso, da un giorno all’altro, tutte le banconote da 500 e 1000 rupie – un bel colpo contro l’economia in nero e la corruzione! Il giorno seguente, sulle strade dell’India regnava il caos – folle di persone davanti a banche, sportelli bancomat vuoti – tutti volevano ritirare i propri soldi, scambiare le vecchie rupie con quelle nuove e valide, e ci sono state anche delle vittime.
Alexei KireyevGli altri governi hanno subito seguito con entusiasmo le idee dei grandi guru dell’economia, senza curarsi di ciò che stava accadendo nelle strade indiane: l’Australia vuole ritirare dalla circolazione le sue banconote da 100, e il Venezuela ha già abolito la banconota da 100 bolivar. Francia, Italia, Spagna e Grecia hanno già dei limiti massimi per i prelievi di contante e in Germania è attualmente in discussione un tetto di Eur 5000. In alcuni paesi, l’abolizione del contante sta diventando un mezzo di lotta politica. In Polonia, il primo ministro Mateusz Morawiecki ha introdotto i pagamenti cashless al servizio postale pubblico.

venerdì 26 gennaio 2018

Da Daktari a Óscar Pérez: l’impiego dei paramilitari contro il Venezuela

Mision Verdad 18 gennaio 2018 
Plan Colombia, un fenomeno importato e il confine
Durante il governo di Álvaro Uribe Vélez, la Colombia ha subito un processo di riconfigurazione del territorio a causa dello sfollamento forzato di oltre 2 milioni di persone (per lo più contadini) che portò all’offensiva del Plan Colombia e del paramilitarismo. Lungi dal risolvere qualcosa, anche se non era l’interesse iniziale, l’attività bellica si estese, come i suoi meccanismi e canali di finanziamento che l’alimentano: narcotraffico, commercio di armi, criminalità economica, ecc. Il confine venezuelano subì i primi effetti del fenomeno con caratteristiche transnazionali e transfrontaliere, causato da uno Stato fallito che ha consegnato la sicurezza interna agli Stati Uniti e deciso, principalmente, sull’importanza per quest’ultimo della cocaina prodotta ed esportata; un equilibrio che favorisce l’aumento della domanda di armi. Anche il traffico di droga ha la sua geopolitica. Tale processo di conquista sui generis il cui risultato è la progressiva depredazione, sempre sui generis, della vita economica e sociale del confine, porta al consolidamento dei gruppi armati che controllano le rotte del contrabbando, della vendita di armi e del narcotraffico.

giovedì 25 gennaio 2018

Soros pubblica la lista dei politici amici

SVELATA LA LISTA DEI 226 PARLAMENTARI EUROPEI CONSIDERATI ‘AFFIDABILI’ DAL MILIARDARIO. GLI ITALIANI SONO 14, DI CUI 13 DEL PD, E NESSUN GRILLINO O DI FORZA ITALIA - IL GOVERNO UNGHERESE, GRAN NEMICO DI SOROS, USERÀ QUESTI ‘LEAK’ NELLA SUA FURIBONDA BATTAGLIA CONTRO I PROGETTI DELLA OPEN SOCIETY DI RIEMPIRE DI PROFUGHI E DI IMMIGRATI TUTTI I PAESI EUROPEI

31 ottobre 2017
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
SOROS  
SOROS

Affidabili perché? Amichetti di chi? I parlamentari italiani affidabili per George Soros e la sua Open Society, ma soprattutto per i suoi progetti di diffusione di immigrati e profughi in tutta Europa, sono 14, dei quali 13 del Partito Democratico, che a Bruxelles e Strasburgo sta nel gruppo che ora si chiama “alleanza progressista democratici e socialisti”, e 1 della lista Tsipras, che è Barbara Spinelli.

mercoledì 24 gennaio 2018

CIA e assassinio dei leader


Vladimir Platov New Eastern Outlook 14.01.2018
 


La storia della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti è piena di numerosi esempi di omicidi politici, non solo negli Stati Uniti, ma anche nei Paesi con cui Washington non è d’accordo. Così oggi,la CIA ha attivamente iniziato a sviluppare vari metodi per l’eliminazione deliberata del nuovo avversario politico degli Stati Uniti, il leader nordcoreano Kim Jong-un, coinvolgendo non solo le forze speciali, ma anche i servizi speciali dei Paesi che cooperano strettamente con la CIA. La prova di ciò, in particolare, si trova nei 310000 dollari nel bilancio della difesa per il 2018, ufficialmente decisi dal governo sudcoreano; il costo dell’eliminazione del leader della Corea democratica Kim Jong-un. Questi fondi saranno spesi per la formazione e l’equipaggiamento di una speciale “unità di decapitazione” dedicata alla leadership nordcoreana, la cui creazione fu resa nota il 1° dicembre. La squadra comprenderà circa mille commando, il cui compito in caso di guerra sarà trovare e uccidere Kim Jong-un e gli alti dirigenti dello Stato vicino. Come una fonte del ministero della Difesa della Repubblica di Corea ha riferito al quotidiano Korea Herald, l’equipaggiamento speciale della squadra includerà droni-kamikaze, droni da ricognizione e persino lanciarazzi pesanti. La struttura e i piani di addestramento della squadra sono classificati, ma secondo le informazioni dei media sudcoreani, i soldati della nuova squadra si addestreranno secondo la metodologia utilizzata dal Team 6 dei SEAL che assassinò Usama bin Ladin. Allo stesso tempo, va ricordato che il tentativo di creare una squadra speciale nella Corea del Sud, nel 1968, con obiettivi simili finì in tragedia.

martedì 23 gennaio 2018

Italia in armi dal Baltico all’Africa

L’arte della guerra

lunedì 22 gennaio 2018

Ennesimo scontro tra RATTI a Tripoli, ed a pagare sono i civili.

è da alcuni giorni che a Tripoli si susseguono gli scontri tra 2 milizie ENTRAMBI SOSTENITRICI DEL GOVERNO DI OCCUPAZIONE, SERRAJI; ma questo cercano tutti di negarlo, un altra cosa che a noi "occidentali" non è dato di sapere è che nella milizia "mucca", ci sarebbero combattenti Tunisini dei "Fratelli Musulmani", intanto i morti e feriti sono per la maggior parte civili.

Ecco uno dei tanti atricoli disponibili, tra mezze verità, inesattezze più o meno volute.


Libia, assalto pro jihadisti Scontri e 20 morti a Tripoli

In azione un gruppo che si oppone al governo Serraj: voleva liberare i terroristi detenuti vicino all'aeroporto

domenica 21 gennaio 2018

PIANO KALERGI: ad ogni passo insistenti ELEMOSINANTI 3.0, che chiedono soldi con auricolari e smartphone costosi!

Grazie all’idiozia occidentale ci stiamo dirigendo dritti verso l’inferno.
I politici criminali, abusando della stupidità del popolo, ha messo in atto un progetto assassino che ci sta facendo sprofondare nel buio totale: INVASIONE SELVAGGIA e IMPOVERIMENTO TOTALE!!
Le nostre città sono invase da elemosinanti 3.0 soprattutto di colore. Fuori dai supermercati, dai bar, dalle botteghe, dai panifici, dai centri commerciali, nei parcheggi ecc.. ad attenderci, ci sono, ragazzi, prettamente di colore, che con una mano chiedono pesantemente denaro e con l’altra sono impegnati nelle telefonate con i loro preziosissimi smartphone prontamente forniti dalle ONG sorosiane. Non possiamo fare un passo che non ci sia qualcuno che ci spacchi i coglioni in cerca di denaro. 
Sembra di vivere ogni giorno in vacanza in un paese africano dove basta essere bianco per essere visto come uno STRARICCO e quindi essere vittima delle loro insistenze. 
Accogliamo questi disperati per fargli chiedere l’elemosina o per vendere braccialetti e accendini per strada? Sarebbe questa l’accoglienza, il buonismo per gli imbecilloidi di sinistra italiani e i tuttologi della generazione ERASMUS? In questo modo pensate di farli integrare? Lo chiedo a tutta quella fogna sinistroida che insiste nascondendosi dietro al fascismo, al razzismo, alla xenofobia! Volete aiutarli facendogli fare gli schiavetti spaccandoci i coglioni con le loro pesanti insistenze in cerca di denaro o di vendere uno schifoso braccialetto o un accendino? 

sabato 20 gennaio 2018

VACCINI: Efficienti solo per le casse dell’industria farmaceutica!!

Sui giornali una volta tanto la verità ha la meglio. E’ risaputo che spesso chi fa il vaccino antinfluenzale, l’influenza la prende comunque come da testimonianze dirette di familiari/conoscenti.  
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venerdì 19 gennaio 2018

Generazione Erasmus: cavie al servizio del MALE!

Interessante intervista a Paolo Borgognone, quella che riportiamo di seguito, sulla MERDOSA generazione Erasmus.
Un’ammasso di pupazzetti che tra un happy hours e qualche orgetta scolaresca credono di poter dare lezioni al resto del mondo su economia, immigrazione, integrazione, lavoro, democrazia, libertà, istruzione e chi più ne ha più ne metta.
Una generazione di merda al servizio del male assoluto: IL CAPITALE!!
Globalisti e neoliberisti, anche credono di lottarvi contro, che agevolano una società schiavistica di cui loro stessi saranno vittime dopo aver vissuto sulle spalle della collettività per gli anni di  “studio” all’estero. In realtà vanno a fare happy hour e fumarsi qualche canna sulla rambla  (Barcellona) e scopare come conigli negli angoli bui dei vicoli.
Una generazione inutile e fragilissima, come sostiene Paolo Borgognone, che verrà spazzata via dalla loro stessa non autosufficienza e nullità!
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L’analisi sulla Erasmus Generation di Paolo Borgognone.
Paolo Borgognone, giovane ma profondo analista dei fenomeni socioculturali contemporanei ha analizzato nel suo Generazione Erasmus. I cortigiani della società del capitale e la “guerra di classe” del XXI secolo la nuova generazione succube degli slogan della globalizzazione occidentale anche in riferimento a Paesi extraeuropei, compreso l’Iran.

giovedì 18 gennaio 2018

Forze ed operazioni militari USA in Africa – una rassegna


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15 dicembre 2017
Di Benjamin Cote in esclusiva per SouthFront
L’importanza delle Forze Militari in Africa
Il 4 ottobre 2017, forze nigerine e Berretti Verdi americani sono stati attaccati da militanti islamici durante una missione di raccolta di intelligence lungo il confine con il Mali. Cinquanta combattenti di una affiliata africana dello Stato Islamico hanno attaccato con armi di piccolo calibro, armi montate su veicoli, granate lanciate con razzi e mortai. Dopo circa un’ora nello scontro a fuoco, le forze americane hanno fatto richiesta di assistenza. I jet Mirage francesi hanno fornito uno stretto supporto aereo e i militanti si sono disimpegnati. Gli elicotteri sono arrivati per riportare indietro le vittime per l’assistenza medica.
Quando la battaglia finì quattro Berretti Verdi sono risultati uccisi nei combattimenti e altri due furono feriti. I sergenti maggiori Bryan Black, Jeremiah Johnson, Dustin Wright e il più pubblicizzato di tutte le vittime il sergente La David Johnson sono stati uccisi in missione. Il presidente Trump si è impegnato in uno scontro politicizzato con la vedova di Johnson e la deputata della Florida Federica Wilson in merito alle parole da lui usate in una telefonata consolante.

mercoledì 17 gennaio 2018

Le droghe e l’Esercito Italiano


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18 dicembre 2017

“Sappiamo che il 18 aprile [2011 – n.d.c.], in un luogo dove è in corso un’esercitazione militare nel teramano, viene uccisa Melania Rea e nessuno – nemmeno le vedette in divisa che controllano le uniche due strade di accesso – dirà poi di avere visto nulla.
Sappiamo un po’ meno che il 27 marzo, nella caserma Manlio Feruglio di Venzone (UD) occupata dagli alpini della Julia – lo stesso corpo di Parolisi – un militare trova degli involucri pieni di eroina mentre sta pulendo le casse di armi appena tornate dall’Afghanistan, come mi venne confermato dal sostituto della Procura di Tolmezzo. Anche questa inchiesta viene “strappata” dalla Procura Militare, e non se ne saprà più niente.
Il 3 giugno, ancora, il tenente colonnello Cristiano Congiu – un carabiniere di grande esperienza – viene assassinato nella valle del Panjshir, in Afghanistan. Il motivo della sua morte resta tuttora avvolto nel mistero.
Congiu era un agente antidroga sotto copertura che, stando alle mie fonti, stava indagando proprio sui presunti traffici di stupefacenti operati a bordo dei voli militari. Al momento del fatto si trovava con una donna statunitense poi sparita nel nulla, e di cui non sono mai state rese note le generalità.
Negli anni Novanta, Congiu comandava la compagnia dei carabinieri del Rione Traiano, a Napoli. Il suo nome finì però, senza essere mai indagato, nelle carte di un’inchiesta sui Casalesi — non per legami diretti con la criminalità organizzata, ma perché aveva stretto una relazione con una soldatessa statunitense di stanza nel capoluogo partenopeo che, a sua volta, frequentava Francesco Schiavone detto Sandokan, il capo dei capi della sanguinaria camorra di Casal di Principe.

martedì 16 gennaio 2018

Trump: il vero libro esplosivo

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Dal Comitato promotore della campagna #NOGUERRA #NONATO, riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo di Manlio Dinucci, gli adattamenti sono a cura della Redazione: In fondo troverete il link della petizione che vi invitiamo a firmare.
IL VERO LIBRO ESPLOSIVO E’ A FIRMA TRUMP
9 GEN 2018 — Tutti parlano del libro esplosivo su Trump, con rivelazioni sensazionali di come Donald si fa il ciuffo, di come lui e la moglie dormono in camere separate, di cosa si dice alle sue spalle nei corridoi della Casa Bianca, di cosa ha fatto suo figlio maggiore che, incontrando una avvocatessa russa alla Trump Tower di New York, ha tradito la patria e sovvertito l’esito delle elezioni presidenziali.

lunedì 15 gennaio 2018

Più incisivo l’impegno italiano in Libia

08-01-2018 a cura di: Pietro Batacchi
Nella Delibera che contiene gli impegni internazionali dell'Italia per il 2018, prevista dalla Legge Quadro Garofani sulle missioni all'estero del 2016 (L.141/2016), trasmessa dal Governo al Parlamento il 28 dicembre, è contenuta anche la rimodulazione dell’impegno militare e di assistenza in Libia. Nel dettaglio, la Delibera prevede la riorganizzazione in un unico dispositivo delle attività di supporto sanitario e umanitario dell'Operazione IPPOCRATE e di alcuni compiti della missione in supporto alla Guardia Costiera libica, fino ad ora inseriti tra quelli svolti dal dispositivo aeronavale nazionale MARE SICURO, più “ulteriori attività richieste dal Governo di Accordo Nazionale libico”. Quest’ultima frase potrebbe far pensare ad un’ulteriore espansione dei compiti della missione, qualora richiesto da Tripoli, considerando pure 2 ulteriori fattori.

domenica 14 gennaio 2018

La guardia costiera greca blocca una nave diretta in Libia: era carica di esplosivi

Per le autorità greche la nave, partita con gravi problemi strutturali dalla Turchia, era una 'bomba ambulante'. Il porto di destinazione del carico era Misurata
Nave nel porto di Misurata

Nave nel porto di Misurata

globalist 11 gennaio 2018

La guardia costiera greca ha sequestrato al largo dlel'isola di Creta una nave mercantile, battente bandiera tanzaniana, carica di esplosivi diretta in Libia. L'imbarcazione, proveniente dalla Turchia, è stata definita dalle autorità greche, una "bomba ambulante".
La nave, il cui sequestro risale al 6 gennaio ma di cui è stata data notizia oggi, trasportava 29 casse contenenti detonatori e materiale esplosivo, compreso il nitrato di ammonio che viene usato per la costruzione di bombe.