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domenica 31 marzo 2019

MARIO CIANCIO, LA MAFIA E L’AFFAIRE DEL RESIDENCE DEI MILITARI USA A LENTINI

14/3/2019
Coordinamento dei comitati No Muos contro le antenne Usa a Niscemi (Sicilia)
“Mario Ciancio Sanfilippo ha intrattenuto per decenni stretti rapporti con la mafia”. Lo ha sostenuto il 12 marzo scorso la sostituta procuratrice generale Miriam Cantone nel corso della prima udienza del processo in Corte d’appello a Catania sul provvedimento di sequestro e confisca dei beni dell’onnipotente editore-imprenditore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo, disposto dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale etneo il 24 settembre 2018. Aziende e immobili per il valore complessivo di 150 milioni di euro (compresa la società editrice del quotidiano La Sicilia e la maggioranza delle quote della Gazzetta del Mezzogiornodi Bari) di cui è stata richiesta la restituzione da parte dei legali di Ciancio, pure imputato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa presso il Tribunale penale di Catania.
Tra le vicende analizzate nel corso della lunga requisitoria della dottoressa Cantone, quella relativa al progetto di costruzione di un megavillaggio a Lentini (Siracusa) destinato ad ospitare i militari USA di stanza nella base di Sigonella, progetto poi non realizzato anche per l’opposizione di alcune associazioni ambientaliste e dei NoWar siciliani. “Sarebbe stato l’ex parlamentare Salvatore Urso l’uomo che avrebbe venduto a Ciancio i terreni sui quali sarebbe dovuto sorgere il villaggio Xirumi per i soldati americani”, ha dichiarato la magistrata. “Il nome di Urso compare anche nelle carte del processo a Giulio Andreotti, per la sua presenza a un incontro che quest’ultimo avrebbe avuto all’hotel Nettuno con Nitto Santapaola”.

sabato 30 marzo 2019

MA COME FATE A CREDERE ANCHE A QUESTO? (Ecco perché…)

“182 appuntamenti in Italia, 300 mila in piazza”: per il “Clima”.  La radio pubblica sta   seguendo   le manifestazioni, esulta e fa domande sul “Clima”. Dicono che il “Clima” “scuote le coscienze di tutti”.  “E’ fantastico!”, cinguetta  la giornalista…
Ora,  se non capite l’artificialità di queste iniziative,   l’evidente organizzazione internazionale, se non capite che vi state prestato ad un gioco losco  e falso da allegare i  denti, dovremo concludere che  siete pronti ad applaudire qualunque dittatura orwelliana che può farvi fare qualunque cosa pericolosa, folle e odiosa.  Non vi offende nemmeno l’infantilismo per il quale pensano di convincervi con argomenti da bambini?  Basta che ne parli la tv, ed ecco fra noi trecentomila neo-fanatici marciano per  appoggiare una “direttiva” fin troppo evidentemente dettata dal’alto, dai circoli maltusiano-globalisti e  della dittatura europea – circoli che hanno bisogno di  trasferire il malcontento per le austerità, le deflazioni, le disoccupazioni di massa che hanno creato,  verso uno scopo da loro voluto: imporre nuove austerità per “il Clima”, fino a farvi mangiare insetti perché danno ottime proteine e  in alternativa a quelle di vacche e pollame, che “inquinano”.
 
Che gente siete? Sapete leggere? Sono settimane che si scrive che “Greta”   la ragazzina svedese, viene utilizzata per  “una campagna di pubbliche relazioni”    che deve preparare l’uscita di un nuovo libro della madre di Greta,   la cantante d’opera svedese  Malena Ernman    –   che ha strumentalizzato questa povera  figlia affetta da sindrome di Asperger – e che si conosce anche il nome dello stratega della campagna, il professionista di pubbliche relazione Ingmar Rentzhog.

venerdì 29 marzo 2019

Dalla Svezia arriva “l’anti Greta”: sovranista e contro il gender

16 marzo 2019
svezia izabella
Di Greta Thunberg ormai conosciamo ogni sfumatura. Dalla base ideologica che la muove fino ai dettagli di quella che sembra proprio somigliare a un’operazione di marketing. Di Izabella Nilsson Jarvandi, invece, non abbiamo quasi mai sentito parlare. E questo perché, differentemente dalla prima giovane svedese citata, la Jarvandi, che proviene a sua volta dalla Svezia, ha sì quindici anni, quindi è giovane, più o meno come la Thunberg, ma sostiene campagne poco mainstream e non poste in rilievo da quello che in gergo si chiama “politicamente corretto”. Eppure di elementi ce ne sarebbero.
Volendo sintetizzare la sua azione, si potrebbe dire che Izabella Nillson Jarvandi è un’antiglobalista. Dove per “globalismo”, stando alle categorie del politico odierno, bisogna intendere l’ultima declinazione dell’utopia di sinistra, quella che vorrebbe abbattere ogni confine, accogliendo chiunque abbia desiderio di migrare, e procedere, tra i vari punti programmatici individuati, con la messa in discussione del binarismo dei generi.

giovedì 28 marzo 2019

Ecco chi c’è davvero dietro Greta Thunberg

2 marzo 2019
Fridays for Future - Swedish climate activist Greta Thunberg attends rally in Hamburg Germany, March 1, 2019. LaPresse Only italy
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Chi c’è davvero dietro Greta Thunberg, la 15enne attivista svedese che ha iniziato la scorsa estate a manifestare una volta la settimana davanti al parlamento di Stoccolma chiedendo un impegno maggiore del suo governo su clima e ambiente? L’adolescente affetta dalla sindrome di Asperger che lotta contro il cambiamento climatico è diventata un simbolo globale, citata di recente anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nelle scorse ore, come riporta l’Ansa, l’attivista era ad Amburgo, in Germania. “Scioperiamo perché noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa e i politici no”: lo ha detto l’attivista al termine del corteo degli studenti organizzati da Fridays for Future. “Siamo arrabbiati perché le generazioni più vecchie ci stanno rubando il futuro e non lo accetteremo più” ha proseguito Greta. “Noi continueremo finché non faranno qualcosa, saremmo pazienti perché è il nostro futuro ma se non faranno niente, dovremo fare qualcosa noi, e lo faremo” ha continuato.

mercoledì 27 marzo 2019

Tutti i dubbi su Greta Thunberg: chi l’ha resa celebre e perché

15 Marzo 2019
Swedish climate activist Greta Thunberg holds a placard bearing the number of signatures of a petition to support her during a demonstration of students calling for climate protection on March 1, 2019 in front of the cityhall in Hambourg, Germany. (Photo by Axel Heimken / AFP)
Greta Thunberg è la vera “rockstar” del momento. Prime pagine di tutti i più importanti giornali del mondo, approfondimenti di ogni tipo, interviste: tutti ne parlano. La consacrazione definitiva è arrivata in queste ore, come riporta l’Ansa: l’attivista 16enne svedese promotrice delle marce dei giovani per il clima in tutta Europa è stata proposta per il premio Nobel per la pace da tre parlamentari norvegesi “in segno di riconoscimento per il suo impegno contro la crisi climatica e il riscaldamento globale”.
“Abbiamo nominato Greta perché la minaccia del clima potrebbe essere una delle cause più importanti di guerre e conflitti”, ha sottolineato il parlamentare Freddy Andre Oevstegaard. In un’intervista a Repubblica, Greta Thunberg ha osservato che “siamo nel pieno di una crisi. Ed è la più urgente e grave che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti e la maggior parte della popolazione mondiale non ha idea delle possibili conseguenze della nostra incapacità di agire”.

martedì 26 marzo 2019

Denunciamo l'intervento imperialista in Venezuela. Solidarietà con il popolo del Venezuela!

10 marzo 2019
Venezuela folla
Dichiarazione dei Partiti Comunisti e Operai di tutto il mondo
da solidnet.org

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
I partiti comunisti e operai di tutto il mondo condannano decisamente i piani imperialisti, la politica della destabilizzazione e delle minacce praticata dagli Stati Uniti, dall'UE e dai governi loro alleati in America Latina, per rovesciare il presidente del Venezuela legalmente eletto, Nicolás Maduro; i piani per assoggettare il popolo di questo paese agli interessi imperialisti e per rubare le risorse destinate al suo benessere.

Dopo la fallita provocazione degli Stati Uniti con l'utilizzo del fantoccio degli imperialisti Guaidó, il 23 febbraio al confine con la Colombia, con il pretesto degli "aiuti umanitari", sono apparsi nuovi scenari per un colpo di stato e l'assalto militare imperialista, mentre allo stesso tempo si sono intensificati gli sforzi per portare a termine nuove provocazioni che costituirebbero il pretesto per l'escalation interventista.

lunedì 25 marzo 2019

Soros papers 2

di Francesco Galofaro*

soros opensociety


Spiare gli utenti di Twitter
A p. 5 scopriamo il progetto Mobilizing the vote through social media in 2014. Ecco lo scopo del progetto, nella descrizione del proponente (la traduzione è mia): «rendere disponibili strumenti per i social media alle organizzazioni della società civile in tutta Europa, in modo che possano mobilitare le persone in modo più efficace per votare alle elezioni europee del 2014. Demos produrrà strumenti e tecniche, ad esempio software open source, utilizzabili per analizzare i dati di Twitter in tempo reale, al fine di consentire agli intervistatori di aumentare i partecipanti ai gruppi target. Questi strumenti saranno resi disponibili online gratuitamente. Demos formerà anche difensori (advocates) e gruppi della società civile interessati alla partecipazione civica e politica attraverso una serie di workshop di due giorni in Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito». Il progetto è stato finanziato con 130 mila euro.

Chi ha tentato di profilarci
Il progetto è presentato da DEMOS, una sigla inglese che si auto-definisce un cross-party think-tank, un “gruppo di esperti trasversale” e che offre servizi di consulenza su temi come “leadership etica”, analisi dei social media e strategie per combattere la radicalizzazione [12]. Se gli strumenti per profilare gli utenti di twitter e targetizzare la campagna di persuasione sono davvero stati realizzati, l'organizzazione se li è tenuti stretti: non sono comunque disponibili sul sito, dove troviamo invece molti rapporti di analisi della comunicazione su twitter, oltre a una guida a criptovalute e blockchain per l'amministratore pubblico [13] piuttosto significativa per comprendere l'orientamento dell'organizzazione.

domenica 24 marzo 2019

Soros Papers 1

di Francesco Galofaro*

soros opensocietyCome la Open Society Foundation controlla un terzo del parlamento europeo

Con questo articolo Marx XXI si accinge a pubblicare una serie di approfondimenti sui Soros Papers. Si tratta di documenti riservati della Open Society Foundation che fa capo al discusso finanziere naturalizzato statunitense George Soros, pubblicati dal sito DC Leaks. La nostra inchiesta parte dal Parlamento europeo e dal modo in cui la Fondazione esercita attività di tipo lobbistico su un terzo dei deputati eletti nel 2014. Nei prossimi capitoli ci occuperemo più nello specifico della campagna elettorale del 2014 e del modo in cui la Fondazione ha tentato di influenzarla. Infine, approfondiremo le finalità della Fondazione Open Society, per chiederci se il suo modo di procedere non costituisca una minaccia per la democrazia.

La fonte
DC Leaks è un sito noto per aver divulgato, in passato, le mail dei partecipanti al congresso democratico del 2016 [1], rivelando come il gruppo dirigente avesse sabotato la campagna elettorale di Bernie Sanders. Nell'agosto del 2016 DC Leaks ha pubblicato 2600 file relativi alle attività e alle strategie della fondazione Open Society. Secondo le accuse delle agenzie di sicurezza USA, dietro la pagina si celerebbe il gruppo russo Fancy Bear, specializzato nello spionaggio cibernetico. Non è certo il modo in cui i documenti sono stati ottenuti. Per ammissione di Laura Silber, portavoce della fondazione, i dati provengono da una intranet utilizzata dai membri del consiglio di amministrazione, dallo staff e dai partner della fondazione [2], il che fa pensare a una gola profonda (whistleblower) interna all'organizzazione, mossa da motivazioni ideali, oppure alla tecnica dello spear phishing, con mail ad personam che sfruttano dati sul destinatario allo scopo di convincerlo a collaborare.

sabato 23 marzo 2019

Greta, Mattarella e la bufala della crisi climatica

15 marzo 2019.
prof. Franco Battaglia


Secondo il Presidente della nostra Repubblica saremmo «sull’orlo di una crisi climatica». Mi verrebbe da dire che Sergio Mattarella sia sull’orlo d’una crisi di nervi. E mi viene spontaneo chiedermi da dove l’amato presidente s’è inventato l’allarme. Non certo dai propri studi scientifici, visto che di formazione è giurista. La voce più vicina nel tempo che gli ha scosso il sistema nervoso deve allora essere stata Greta, la quindicenne svedese in sciopero dalla scuola ogni venerdì «contro l’ingiustizia climatica» (sic!).

venerdì 22 marzo 2019

Tutti appresso a Greta. Ma al pianeta Terra non frega proprio niente

Roma, 15 mar – Stamattina mentre andavo in redazione ho incrociato un ragazzetto che di buon passo raggiungeva i colleghi studenti delle superiori a manifestare contro il cambiamento climatico. Sotto braccio portava un bel cartello con su scritto “Go Vegan Save The Planet“, (“Diventa vegano, salva il pianeta”). Al di là della gioia che mi ha assalito per questa generazione che finalmente studia l’inglese (ma forse è solo una moda, non parlare più la nostra lingua, se non male), mi sono preoccupato per la salute del giovine: non assumere nell’età della crescita proteine nobili della carne rossa, imprescindibili per la scienza, non è proprio da dritti.

giovedì 21 marzo 2019

Altro che paladina dell’ambiente: ecco chi c’è dietro Greta Thunberg

mercoledì 20 marzo 2019

Guaidò scrive agli italiani, ma sono tutte balle

Juan Guaidò, l'autoproclamatosi presidente del Venezuela ha scritto una lettera agli italiani in cui chiede appoggio per la sua causa, confidando sul fatto che il sistema mediatico patrio, tipicamente acritico ed appiattito sulle istanze di Washington, avrebbe svolto il ruolo di megafono per le sue fandonie. Smontiamo le sue balle una per una.
guaidò
Juan Guaidò, l’autoproclamatosi presidente del Venezuela ha scritto una lettera agli italiani in cui chiede appoggio per la sua causa, confidando sul fatto che il sistema mediatico patrio, tipicamente acritico ed appiattito sulle istanze ed i diktat di Washington (ricordate le armi di Saddam?), avrebbe svolto il ruolo di megafono per le sue fandonie. Nella letterina Guaidò ricorda il grande numero di venezuelani di origine italiana che costituiscono una delle colonne portanti del paese e si chiede come mai proprio l’Italia si ostini a riconoscere Maduro come presidente del Venezuela. La risposta la diamo noi dato che è facile: perché ha vinto delle elezioni considerate regolari da decine di organizzazioni internazionali, proprio come avviene in democrazia.

martedì 19 marzo 2019

Perchè il Franco CFA è una moneta coloniale

Cottarelli, Repubblica, Sole24ore, salotti televisivi, politici di destra e sinistra ed “esperti” vari dicono in coro: “gli africani lo hanno scelto liberamente, garantisce stabilità”. Si dimenticano però di dire che qualsiasi leader africano avesse provato a sostituirlo è stato ammazzato dai governi francesi. Il CFA uccide le economie dei 15 paesi africani che lo adottano. Come?
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Sul franco CFA Carlo Cottarelli ci dice che “alcuni paesi africani hanno liberamente scelto di usarlo come propria moneta” ed insieme a lui Repubblica, Sole24ore, salotti televisivi, politici di destra e sinistra ed “esperti” vari dicono in coro: “gli africani lo hanno scelto liberamente, garantisce stabilità”.

lunedì 18 marzo 2019

Euro: chi sono gli italiani che si sono arricchiti con l’austerity

9 marzo 2019.
di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Negli ultimi dieci anni il Pil dell’ Italia è aumentato di 100 miliardi. Poco, molto poco, parliamo del Pil “nominale”, vale a dire del valore in euro del prodotto annuale, che include anche l’ effetto dell’ inflazione. La ricchezza finanziaria (soldi, conti, titoli, polizze) è invece aumentata di 1,100 miliardi, dieci volte tanto. Prima dell’ introduzione dell’ euro, grazie anche all’ inflazione, il Pil nominale spesso aumentava anche del 7 o 8% l’ anno e persino nei primi anni dell’ euro cresceva del 4 o 5% l’ anno.
Questo ovviamente faceva sì che tutto il debito fosse più sostenibile, che pure i prezzi degli immobili salissero, che ci fossero pochi crediti “marci” in banca. Dal 2008 invece ci sono stati quattro anni in cui il Pil (inclusivo dell’ inflazione) è calato e dopo dieci anni è salito appena da 1,630 a 1,730 miliardi.
La ricchezza in euro in banca invece, dopo esser scesa inizialmente sui 3,200 intorno al 2009 è tornata ad aumentare di 1,100 miliardi, e ora è di 4,300 miliardi. Questo perché i valori dei titoli sono aumentati sui mercati grazie alle politiche della Bce e perché gli italiani hanno risparmiato molto di più.
Gli italiani hanno una ricchezza netta (al netto dei debiti) pro capite tra le più alte al mondo, maggiore dei tedeschi e degli inglesi e leggermente superiore anche a quella dei francesi. Questo dato della ricchezza finanziaria mostra una cosa: non è vero che tutto è andato male in questi anni, una parte della popolazione, quella più benestante e anziana non ha sofferto troppo. Se parliamo della ricchezza immobiliare invece sì, in Italia i valori degli immobili sono scesi e non si sono più ripresi.

domenica 17 marzo 2019

Nuovi attacchi aerei sauditi nello Yemen uccidono venti donne e un bambino

10 Marzo 2019.
Circa due dozzine di donne e un bambino sono stati uccisi nell’ultimo round di attacchi aerei sauditi nello Yemen, mentre il regime di Riyadh spinge avanti con la sua atroce campagna di bombardamenti indiscriminati contro l’impoverito paese vicino.
Fonti locali, parlando a condizione di anonimato, hanno detto che gli aerei sauditi hanno bombardato edifici residenziali nel villaggio di Talan nel distretto di Kushar nella provincia nordoccidentale di Hajjah nello Yemen, lasciando 20 donne e un bambino morto, secondo quanto riferito dalla rete televisiva al-Masirah in lingua araba.
Le fonti hanno aggiunto che gli attacchi hanno raso al suolo cinque case. La gente del posto era alla ricerca di possibili sopravvissuti sotto le macerie. Anche gli aerei da guerra sauditi avrebbero preso di mira le ambulanze, impedendo a medici e paramedici di raggiungere l’area.
Il leader del movimento Youthi Ansarullah dello Yemen ha recentemente affermato che donne e bambini yemeniti vengono brutalmente uccisi dalle munizioni degli Stati Uniti e da quelle occidentali utilizzate nella campagna.
Parlando in un discorso televisivo trasmesso dal vivo nella capitale yemenita, Sana’a, il 25 febbraio, Abdul-Malik al-Houthi ha detto: “L’obiettivo principale dei nemici dell’Islam, con l’aggressione in corso contro lo Yemen, è quello di avere il pieno controllo su di noi. Tuttavia, il risultato più importante dell’Islam … è quello di proteggerci dalla schiavitù e dallo sfruttamento
“Il nemico ha focalizzato la sua attenzione primaria sulle donne in quanto detengono una posizione importante sia nella famiglia che nella società. L’Islam ci ha portato l’indipendenza e ci ha liberato dalle maglie della dipendenza e del colonialismo “.
Separatamente, in altra zona del paese, decine di miliziani, sponsorizzati dall’Arabia Saudita, fedeli all’ex presidente dello Yemen Abd Rabbuh Mansur Hadi sono stati uccisi e feriti quando una potente esplosione di bomba li ha colpiti mentre cercavano di infiltrarsi in un’area nel distretto di Nihm della provincia centro-occidentale dello Yemen di Sana’a.

sabato 16 marzo 2019

Il presidente Bouteflika in ostaggio, il popolo algerino imprigionato

Né la stampa algerina né i media internazionali riportano quanto sta davvero accadendo in Algeria. Si finge di credere che un presidente quasi completamente paralizzato sia in grado di dirigere un Paese di 42 milioni di abitanti. Un potere oscuro svolge in suo nome una campagna elettorale grottesca, violando leggi e Costituzione. Il popolo invece scende in massa nelle strade per protestare contro questa buffonata.
| Algeri (Algeria)
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Saïd Bouteflika (foto) ha approfittato della malattia del fratello per impadronirsi del potere. Esercita la funzione di presidente al posto del presidente eletto, quasi completamente paralizzato.
L’Algeria affronta oggi uno scenario politico tragicomico: da un lato le manifestazioni di massa contro la candidatura illegale di un presidente mezzo morto – in ogni caso paralizzato – dall’altro un sistema che ignora le rivendicazioni della gente e insiste a voler imporre il presidente Bouteflika, nonostante la sua nuova candidatura vìoli leggi e Costituzione.
Per la terza volta il sistema al potere in Algeria ha annunciato la candidatura del presidente Bouteflika per un quinto mandato. Eppure, la Costituzione non consente più di due mandati consecutivi. Da due settimane, e per la prima volta nella storia del Paese, gli algerini stanno protestando con manifestazioni di massa in tutta la nazione.

venerdì 15 marzo 2019

Ecco perché benediceva l’autismo l’ex deputato siciliano del Pd Ruggirello


ruggirello
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Mafia e business delle coop sociali, l’ex Pd Ruggirello intercettato: “Benedetto autismo”di Alessandro Della Guglia
Palermo, 10 mar – Arrestato martedì con l’accusa di associazione mafiosa, l’ex deputato siciliano ed esponente del Pd Paolo Ruggirello, pare fosse impegnato anche nel business delle cooperative sociali.
Stando a quanto riferito da Repubblica Palermo, l’ex dem era dedito a varie attività, dagli affitti alle assunzioni, con l’obiettivo di ottenere fondi pubblici.
Dopo la maxi operazione della procura del capoluogo siciliano e dei carabinieri per associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e danneggiamento, con ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 25 esponenti della mafia trapanese, sono emerse dalle intercettazioni anche le affermazioni di Ruggirello.

giovedì 14 marzo 2019

Ragusa: riciclaggio di veicoli commerciali per Malta e Libia, sgominate 3 diverse associazioni





Tre associazioni per delinquere transnazionali specializzate in riciclaggio, furto e ricettazione di veicoli commerciali dall’Italia per Malta e Libia sono state sgominate a Ragusa dagli agenti della polizia di Stato.
Nel corso dell’operazione, denominata Coast to coast, gli agenti della polizia stradale hanno restituito a legittimi proprietari veicoli commerciali per diversi milioni di euro proprio mentre stavano prendendo il largo in direzione Malta.
In azione più di 150 uomini della polizia di Stato che hanno perquisito 50 obiettivi riconducibili a 40 indagati trovando un fucile, targhe rubate, veicoli e pezzi di ricambio di provenienza furtiva, documenti contraffatti e rubati.

mercoledì 13 marzo 2019

Primarie PD: è caos brogli. Ci sono più schede valide che votanti. E c’è chi ha votato 11 volte

Ci sono state più schede validate rispetto al numero dei votanti. E In numerosi seggi Zingaretti ha vinto con oltre il 98% dei voti. Polemiche e veleni non si placano in casa PD
Brogli: non c’è altro modo per definire quanto verificatosi in numerose occasioni durante le tanto celebrate primarie del PD.
A Luzzi (provincia di Cosenza) il numero dei votanti è stato di 269, ma le schede valide per il conteggio finale sono state ben 368.
C’è scritto sul verbale relativo alle votazioni per le primarie del Partito Democratico. Michele Dima, componente della direzione provinciale PD di Cosenza, chiede l’invalidazione del seggio e il commissariamento della sezione locale del partito.
«Dopo i brogli di domenica ho appena inviato formalmente richiesta al segretario Luigi Guglielmelli e per conoscenza al commissario regionale PD della Calabria. Questo oltre a essere un affronto all’intelligenza di ognuno è anche uno dei motivi per il quale molti di noi hanno difficoltà oggettiva nel portare amici e parenti a votare, dato che le primarie purtroppo a causa di questa gestione sembrano una farsa».

martedì 12 marzo 2019

A Milano la sinistra sfila contro il razzismo, ma a Roma le Comunità Africane manifestano contro l’imperialismo

A Milano sindacati, ONG e movimenti della sinistra hanno sfilato contro il razzismo. A Roma, però, le Comunità Africane in Italia hanno preferito parlare di lotta all'imperialismo e al neocolonialismo, con una manifestazione che i media hanno oscurato.
A Milano, ieri, s’è tenuta la “marcia antirazzista” a cui hanno partecipato rappresentanti delle ONG, dei Sindacati e degli Scout, intonando lo slogan “People, prima le persone”. Secondo gli organizzatori i partecipanti erano non meno di 200mila, forse addirittura 250mila, anche se poi sono giunte nuove letture che hanno sensibilmente ridotto tali stime. L’iniziativa, caldeggiata dal Comune di Milano e dal centrosinistra, era stata presentata fin da subito come non polemica nei confronti di Salvini, anche se il riferimento ostile al governo non è mai mancato.

lunedì 11 marzo 2019

Ecco la Francafrique e come si fa ancora colonialismo

La mia intervista a Lo Speciale del 22/01/2019
Ha scatenato un vespaio di polemiche la presa di posizione dei vertici del M5S, il vicepremier Luigi Di Maio e l’ex parlamentare Alessandro Di Battista contro la Francia. I due hanno accusato i francesi di essere i primi responsabili delle migrazioni in virtù della loro politica coloniale in Africa che prosegue ancora oggi attraverso il Franco coloniale (Franco CFA). Il governo di Parigi è andato su tutte le furie richiamando l’ambasciatrice italiana per chiarimenti e aprendo di fatto una crisi diplomatica. Lo Speciale ne ha discusso con l’economista Ilaria Bifarini, autrice del libro I Coloni dell’austerity. Africa, neoliberismo e migrazioni di massa.

Cosa pensa delle denunce di Di Maio e Di Battista nei confronti della politica estera francese in Africa?
“Finalmente viene scoperchiato il vaso di Pandora del neocolonialismo francese in Africa? Sembrerebbe la prosecuzione del dominio imperiale di Parigi sulle sue ex colonie, un progetto, elaborato ai tempi di De Gaulle, che prende il nome di Francafrique e che con Macron sembra addirittura rafforzarsi. Esso opererebbe attraverso la depauperazione del ricco patrimonio naturale africano, il monopolio esercitato dalle multinazionali francesi e l’alimentazione di colpi di stato o guerre intestine, che mantengono questi territori in uno stato di caos perenne. Tale ingerenza da parte della Francia ha impedito e continua a impedire lo sviluppo di queste aree sfortunate del mondo”

domenica 10 marzo 2019

Thomas Sankara: l’eroe che pagò con la vita lo smascheramento del debito

ilariabifarini
 
Sono passati 30 anni da quando il presidente del Burkina Faso, ribattezzato il “Che Guevara africano”, venne ucciso, secondo la ricostruzione ufficiale dal suo ex collaboratore nonché successore Blaise Campaorè, verosimilmente appoggiato dai francesi e da altre forze internazionali. Thomas Sankara era divenuto un personaggio scomodo, troppo scomodo, per il piano egemonico mondiale messo in atto dai poteri finanziari internazionali attraverso lo strumento del debito. Il suo discorso  tenuto  presso l’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana), di una forza e di una chiarezza straordinarie, è un appello a tutti i rappresentanti internazionali a considerare le cause e la reale natura del debito, che non è altro che una nuova e ancora più pervasiva forma di schiavitù, quella  finanziaria.

sabato 9 marzo 2019

Mai che l’Isis colpisca le banche e il potere, chissà perché

21/12/2016
«Ed è subito terrore. Ancora una volta. Secondo modalità che ritornano sempre invariate, sempre le stesse. Quasi come se si trattasse di un copione già scritto, un orrendo copione da mettere in scena a cadenza regolare». Dopo Parigi, Bruxelles e Nizza, è toccato a Berlino. Ma a chi serve, il terrorismo contemporaneo? Se lo domanda il filosofo Diego Fusaro. Che ha già la risposta: tutto quel sangue serve all’élite, per il suo dominio sul resto dell’umanità. Gli attentati, osserva Fusaro, si abbattono «sempre e solo sulle masse subalterne, precarizzate, sottopagate e supersfruttate», e mai «sui luoghi reali del potere occidentale», le banche, le centrali finanziarie: «I signori mondialisti non vengono mai nemmeno sfiorati». Le vittime dei terroristi sono le stesse dell’oligarchia, cioè «le masse schiavizzate, sottoproletarie, precarizzate e pauperizzate», che rappresentano il «nemico di classe», lettaralmente «bombardato» dal super-potere, attraverso «agenzie terze» che possono chiamarsi Al-Qaeda o Isis, dietro cui si intravede la regia di servizi segreti, pronti a guidare i killer e depistare regolarmente la polizia.
Diego FusaroIl terrorismo, scrive Fusaro sul “Fatto Quotidiano”, produce «un grandioso spostamento dello sguardo dalla contraddizione principale», cioè «il nesso di forza classista finanziarizzato». A reti unificate, continua il filosofo, «ci fanno credere che il nostro nemico sia l’Islam e non il terrorismo quotidiano del capitalismo finanziario (guerre imperialistiche, ecatombi di lavoratori, suicidi di piccoli imprenditori, popoli mandati in rovina)». Ci fanno credere che il nemico, «per il giovane disoccupato cristiano», sia «il giovane disoccupato islamico» e non già «il delocalizzatore, il magnate della finanza, l’apolide e sradicato signore del mondialismo che sta egualizzando il pianeta nella disuguaglianza del libero mercato». Per questa via, continua Fusaro, «il conflitto servo-signore è, ancora una volta, frammentato alla base: si ha l’ennesima guerra tra poveri, della quale a beneficiare sono coloro che poveri non sono», perché il terrorismo «frammenta il conflitto di classe e mette i servi in lotta tra loro (islamici vs cristiani, orientali vs occidentali)».

venerdì 8 marzo 2019

I Tabligh, islamici: il terrorismo Isis viene da massoni Usa

Hamid25/2/19.
Date retta: il terrorismo islamico è roba americana, fabbricata da massoni. Chi lo dice? Un musulmano integralista, Jaouad, intervistato da Giuseppe De Lorenzo sul “Giornale”, nell’ambito di un report esclusivo sui Tabligh Eddawa, frati missionari itineranti. E’ la prima volta, a quanto pare, che sulla stampa italiana compare una denuncia simile. Le comunità islamiche hanno regolarmente condannato il terrorismo condotto in nome di Allah, sia che si trattasse di Al-Qaeda che poi dell’Isis. Ma non si erano mai spinte – sui giornali, almeno – a denunciare direttamente settori della massoneria atlantica. I grandi media, certo, evitano di ricordare che lo stesso Osama Bin Laden fu reclutato da Zbigniew Brzezinski, stratega della Casa Bianca, per guidare i muhajeddin in Afghanistan contro l’Urss. C’è voluto Gioele Magaldi per spiegare – nel saggio “Massoni” – che Brzezinski, pezzo da novanta della massoneria mondiale nonché della Commissione Trilaterale, non si limitò a ingaggiare Bin Laden come pedina strategica: il leader della futura Al-Qaeda venne “iniziato” alla superloggia “Three Eyes” (che poi abbadonò, dice sempre Magaldi, per passare coi Bush nella “Hathor Pentalpha”, una Ur-Lodge sospettata di aver ispirato il maxi-attentato dell’11 Settembre).

giovedì 7 marzo 2019

Chi smaschera il debito ci rimette la vita: Sankara insegna

28/2/19.
Sono passati trent’anni anni da quando il presidente rivoluzionario del Burkina Faso, ribattezzato “il Che Guevara africano”, venne ucciso – secondo la ricostruzione ormai ufficiale – dal suo ex braccio destro nonché successore Blaise Campaorè, verosimilmente appoggiato dai francesi e da altre forze internazionali. Come ricorda Ilaria Bifarini nel suo blog, Sankara era divenuto un personaggio «troppo scomodo, per il piano egemonico mondiale messo in atto dai poteri finanziari internazionali attraverso lo strumento del debito». Studiosa di economia (“bocconiana redenta”), nonché autrice di saggi di successo – dalla crisi neoliberista dell’euro a quella dei migranti – Ilaria Bifarini rievoca il celebre “discorso sul debito” tenuto da Sankara nel 1987 ad Addis Abeba all’assemblea dell’Oua, l’Organizzazione per l’Unità Africana. Un’orazione memorabile, «di una forza e di una chiarezza straordinarie», che rappresenta «un appello a tutti i rappresentanti internazionali a considerare le cause e la reale natura del debito, che non è altro che una nuova e ancora più pervasiva forma di schiavitù, quella finanziaria». Lasciateci in pace, disse Sankara: non abbiamo bisogno degli aiuti della Banca Mondiale e del Fmi, di cui gli africani poi diventano prigionieri.
Thomas Sankara«Con una lucidità e una lungimiranza degne di un vero rivoluzionario – scrive Ilaria Bifarini – Sankara anticipa quanto solo ora alcuni economisti hanno trovato il coraggio di proporre». Ovvero: «Annullare il debito, per permettere alla popolazione di continuare a vivere». Disse Sankara: «Loro, i finanziatori, certo non moriranno se noi non ripagheremo il debito, mentre il nostro popolo sì». La soluzione? Incentivare l’economia nazionale fondata sulla produzione diretta di beni, limitando le importazioni. Lo stesso Sankara, ricorda Bifarini, si vantò dell’abito che indossava – una camicia di cotonella, prodotta dagli artigiani burkinabé. Riguardando il video di quello storico discorso, la Bifarini annota: «La platea è sconcertata ma applaude, la forza trascinatrice è quella di un rivoluzionario, la lungimiranza di un visionario». Solo due mesi e mezzo dopo, a soli 37 anni, Sankara verrà assassinato. Era perfettamente cosciente del rischio che correva: «È possibile – disse – che, a causa degli interessi che minaccio, a causa di quelli che certi ambienti chiamano “il mio cattivo esempio”, con l’aiuto di altri dirigenti pronti a vendersi la rivoluzione, potrei essere ammazzato da un momento all’altro. Ma i semi che abbiamo seminato in Burkina e nel mondo sono qui», aggiunse.
Ilaria BifariniQuei semi, sappiatelo, «nessuno potrà mai estirparli: germoglieranno e daranno frutti». Concluse: «Se mi ammazzano, arriveranno migliaia di nuovi Sankara». Purtroppo, osserva Ilaria Bifarini, la sua profezia «si è avverata solo a metà», e i nuovi Sankara «verranno uccisi sul nascere». Proprio a Sankara, il Movimento Roosevelt dedica un importante convegno, in programma il 3 maggio a Milano. Tema: il modello Sankara come antidoto alla crisi dei migranti. In altre parole: restituire piena sovranità all’Africa, in modo da fermare l’esodo dei profughi economici. Nel convegno, la figura di Sankara sarà equiparata a quelle di Carlo Rosselli, martire antifascista e fautore del socialismo liberale, e del premier svedese Olof Palme, assassinato a Stoccolma nel 1986 da un killer tuttora sconosciuto. Olof Palme aveva impegnato lo Stato nel supportare le aziende svedesi in difficoltà, imponendo l’azionariato diffuso tra gli stessi operai, e si era battuto per la libertà dell’Africa protestando – prima di chiunque altro – per la scandalosa detenzione di Nelson Mandela. Come Sankara, Palme sapeva bene a quali risultati avrebbe condotto il neoliberismo coloniale nel continente nero, che costò la vita al giovane presidente del Burkina Faso.
Temi di strettissima attualità, come sappiamo, che la stessa Ilaria Bifarini ha sviscerato nel saggio “I coloni dell’austerity”: è proprio l’imperialismo neoliberista a depredare l’Africa, spingendo verso l’Europa i “privilegiati” che possono pagarsi il viaggio della speranza sui barconi. Sono migranti attratti dal miraggio di un’Europa che in realtà non ha più intenzione di accoglierli, alle prese a sua volta con le contorsioni di una crisi più finanziaria che economica, innescata dall’ideologia neoliberista e privatizzatrice che ha inquinato la politica. In che modo? Mettendo fine al socialismo liberale ispirato da Rosselli, di cui proprio il carismatico Olof Palme era il leader più autorevole. Da allora, l’Europa ha cominciato a parlare una sola lingua: quella del Trattato di Maastricht, che ha impoverito gli europei e allineato il vecchio continente allo schema di dominio che – dopo la breve e illusoria parentesi della decolonizzazione – ha finito per schiavizzare l’Africa di Sankara.

Preso da: http://www.libreidee.org/2019/02/chi-smaschera-il-debito-ci-rimette-la-vita-sankara-insegna/

mercoledì 6 marzo 2019

Cabras: bagno di sangue a Caracas, se tifiamo per Guaidò

28/2/19.
E’ evidente che in Venezuela siamo alla fine di un lungo ciclo politico, segnato fin qui dai governi di Chavez e Maduro. Il Venezuela cerca una svolta, e merita di trovarla. Dobbiamo tutti chiederci cosa dobbiamo fare, per assicurare una transizione pacifica, verso un nuovo equilibrio che garantisca tutti ed eviti un immenso bagno di sangue. I due blocchi sono lì, entrambi abbastanza forti da potersi giocare alla pari la partita: o la guerra civile, o la conciliazione nazionale costituzionale. Chi oggi vuole ignorare lo spettro di una guerra civile con risvolti internazionali compie un azzardo politico irresponsabile: tutti i precedenti ce lo dicono, in modo evidente. Più volte abbiamo visto potenze esterne esasperare una crisi, introdursi nel nucleo cesaristico di un potere statale, sgretolarlo e cercare di afferrarne i dividendi fra le macerie. Ma quello che riescono a creare davvero è solo il caos, fatto di infiniti compromessi coi “signori della guerra”. Noi non vogliamo vedere delle milizie che scorrazzano tra le macerie di Caracas con enormi mitragliatrici caricate sui cassoni dei pick-up come abbiamo visto a Baghdad, a Tripoli o ad Aleppo. Non vogliamo una guerra in Venezuela. Il modo migliore di evitarla è la non-interferenza, che è un ottimo principio base delle Nazioni Unite.
Pino CabrasA quanti qui a Roma pensano di aver già saputo dirimere le controversie costituzionali a Caracas propongo una constatazione semplice: noi non siamo la Corte Suprema del Venezuela. Siamo invece un paese tenuto a tutelare al meglio i propri cittadini e a rispettare la carta dell’Onu. Riconoscere Guaidò, come presidente già ora pienamente in carica, può avere risvolti politici rilevanti: ne capiamo le ragioni contingenti ma, in termini diplomatici, è un atto impraticabile e incompatibile con gli obiettivi dell’Italia, non riconosciuto né riconoscibile dall’Onu. Guidò non controlla i poteri dello Stato venezuelano, non ha presa sull’amministrazione, non dirige i ministeri, non ha in mano le forze dell’ordine, non ha strumenti per garantire gli impegni internazionali. Il rischio di un riconoscimento prematuro è quello di un vicolo cieco diplomatico, che annichilirebbe le chance per il dialogo e la lascerebbe esposta la comunità italiana in Venezuela a incertezze intollerabili.

martedì 5 marzo 2019

Svenduta. Il lungo “Black Friday” delle privatizzazioni in Italia

La stagione dei saldi del patrimonio pubblico, in Italia, inizia ufficialmente nel luglio del 1992[1] quando IRI, ENI, ENEL INA vengono trasformate in S.p.A. con un decreto del Governo Amato (art. 15 D.L. n.333/1992 convertito nella Legge n. 359/1992).
È questo, infatti, il primo passo verso la privatizzazione: collocare le quotazioni in borsa.
Il resto viene da sé. L’immissione sul mercato di azioni o obbligazioni, infatti, modifica la natura originaria degli enti che, perso l’obiettivo principale per cui sono nati, cioè la realizzazione dell’efficienza redistributiva e sociale, finiscono per rispondere unicamente a criteri di gestione privatistici che hanno come unico obiettivo il profitto.
Chi guadagna dallo smembramento delle aziende pubbliche sono le multinazionali straniere e i gruppi legati alle grandi famiglie capitalistiche nostrane, che accrescono abbondantemente il proprio potere nell’economia.
A rendere goloso il pacchetto in svendita sono soprattutto il ramo bancario-assicurativo, le società di meccanica di precisione e quelle agroalimentari.

lunedì 4 marzo 2019

Petizione: Ridiscussione del Riconoscimento Italiano del Kosovo Indipendente

Premesso che:
il Kosovo e Metohija rappresenta il cuore della civiltà serba. In quella regione si svilupparono gli insediamenti primordiali del popolo serbo ed ivi sorsero, nei secoli XIII e XIV, quelle oasi di cultura e di spiritualità religioso-ortodossa che sono i monasteri, preziosi custodi delle scritture, delle pitture e della memoria storica del popolo serbo;
la Costituzione della Serbia prevede che a partire dalla tradizione statale del popolo serbo e dall’eguaglianza di tutti i cittadini e delle comunità etniche in Serbia, la Provincia del Kosovo e Metohija è parte integrante del territorio della Serbia, che gode dello stato di autonomia sostanziale nel quadro dello Stato sovrano della Serbia e che da tale condizione della Provincia del Kosovo e Metohija seguono gli obblighi costituzionali di tutti gli organi statali di rispettare e difendere gli interessi statali della Serbia in Kosovo e Metohija e tutte le relazioni politiche interne ed esterne;

domenica 3 marzo 2019

Aumenta la pressione della NATO nel Mar Nero

Nel 2018, la NATO ha condotto 103 esercitaziimage_large 
oni, mentre nel 2019, gli alleati dovrebbero condurne 208 tra nazionali e multinazionali. Le esercitazioni di quest’anno, sia quelle guidate dalla NATO che dagli alleati, includono circa 25 esercitazioni terrestri, 27 aeree e 12 esercitazioni incentrate principalmente sulle operazioni marittime. Molte altre sono specifiche come la difesa cibernetica, il processo decisionale di risposta alle crisi, la difesa chimica, biologica, radiologica nucleare, logistica, etc.


sabato 2 marzo 2019

Libia: la mappa dei contrabbandieri di merci e di uomini

25/2/2019

Secondo gli autori di Lost in Trans-Nation, spingendo il Niger a bloccare i migranti in viaggio verso la Libia meridionale gli Stati europei avrebbero contribuito a innescare una serie di dinamiche destabilizzanti. In particolare, le politiche europee nell'area avrebbero contribuito ad accrescere i rischi per i migranti spingendo i trafficanti a concentrarsi prevalentemente su minori

L'Europa contribuisce alle dinamiche di destabilizzazione lungo il confine meridionale della Libia? La questione è al centro di un recente pubblicazione congiunta di Small Arms Survey’s Security Assessment in North Africa (SANA) e Human Security Baseline Assessment (HSBA), in collaborazione con il Conflict Armament Research.
Dopo la caduta di Gheddafi, la Libia è diventata sinonimo di instabilità e illegalità. Per secoli, si legge nel rapporto Lost in Trans-Nation: Tubu and Other Armed Groups and Smugglers along Libya’s Southern Border firmato da Jérôme Tubiana e Claudio Gramizzi, l'area è stata presidiata da gruppi etnici che vedono il confine come un'imposizione ma non come una barriera. Il rapporto studia in particolare i Tubu, uno di questi gruppi, la cui presenza si estende attraverso la Libia meridionale, il Ciad e il Niger.

venerdì 1 marzo 2019

Ucraina, la NATO nella Costituzione

L'arte della guerra