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giovedì 31 agosto 2017

Ecco cosa prepara il presidente Macron

I francesi rimangono turbati quando scoprono - soltanto un po’ troppo tardi - che non sanno davvero chi sia il loro nuovo presidente, Emmanuel Macron. Nell’interpretare le recenti dichiarazioni di Macron e i suoi atti alla luce della relazione che ha redatto nel 2008 per la Commissione Attali, Thierry Meyssan anticipa in quale direzione è "En marche!".
| Damasco (Siria)
Dopo l’incidente cerebrale di Jacques Chirac, la Francia è rimasta senza un presidente. Durante gli ultimi due anni in cui ha ricoperto la carica, Chirac ha lasciato che i suoi ministri Villepin e Sarkozy si sbranassero a vicenda. In seguito: il popolo francese ha scelto due personalità che non sono riuscite a essere all’altezza dell’ufficio presidenziale: Nicolas Sarkozy e François Hollande. Alla fine hanno scelto di portare Emmanuel Macron all’Eliseo, ritenendo così che questo giovane impetuoso fosse capace di riprendere il timone.

mercoledì 30 agosto 2017

L’attacco della giornalista a Paolo Mieli: «In Libia non esistono centri di accoglienza, ma di detenzione»



25/8/2017

L’editoriale di Paolo Mieli sul Corriere della Sera, in cui si parlava dei cosiddetti «centri di accoglienza in Libia» e della diminuzione degli sbarchi di migranti in Italia nei mesi di luglio e di agosto, ha provocato la reazione della giornalista Francesca Mannocchi che, per diverso tempo, è stata in Libia proprio a monitorare quelle situazioni di cui Mieli ha parlato ieri.

MANNOCCHI CONTRO MIELI LIBIA: I TWEET

Ne viene fuori una puntualizzazione anche piuttosto forte della giornalista che ha definito «centri di detenzione» quelli chiamati «di accoglienza» da Mieli, sostenendo che la Libia – non avendo aderito alla convenzione di Ginevra sui rifugiati nel 1951 – non può essere considerato un Paese sicuro. Pertanto, gli accordi presi dal nostro governo in questo territorio sarebbero da monitorare con attenzione, al di là della diminuzione degli sbarchi negli ultimi mesi estivi (dato che, però, secondo lo stesso Mieli, potrebbe cambiare da un momento all’altro).

martedì 29 agosto 2017

Sei anni dopo: Libia – campo di battaglia tra occidente ed Eurasia


Alessandro Lattanzio, 25/3/2011 

Il ruolo dell’islamismo radical-coloniale e della sinistra brezinskiana occidentale
Quella che si sta svolgendo nel mondo arabo, in questi mesi, è senza dubbio frutto di una lunga e ben pianificata campagna di disgregazione del processo di formazione del Continentalblock Eurasiatico. Il culmine, al momento, di questa operazione, è senza dubbio l’aggressione armata alla Libia da parte della NATO.
L’operazione sembra essere, e probabilmente è, un parto degli strateghi brzezinskiani. Non va dimenticato che Brzezinski è il mentore ideologico-culturale di Barack Hussein Obama. E probabilmente l’elezione di Obama stesso rientra in questa operazione; Obama forse non è neanche cittadino statunitense, su ciò aleggiano più che fondati sospetti, e forse è anche collegato a quell’ambito ideologico-religioso arabo mobilitato, in questi mesi, per avviare i cosiddetti processi di ‘democratizzazione’ nel Mondo Arabo. Ma tutto ciò non ha impedito la sua elezione alla presidenza USA. Una figura liberale, come lui appare, era necessaria per attirare i voti della popolazione statunitense delusa dalla politica criminale della fazione neocon-ultrasionista della banda Cheney-Rumsfeld-Perle. Il liberalismo di sinistra ed ecologico, propagandato da Obama, serviva anche a raccogliere intorno alla futura, e oggi attuata, nuova politica interventista armata statunitense, il consenso della ‘sinistra’ occidentale, pro-occidentale e occidentalizzante: socialdemocratici ed ecologisti europei, progressisti nordamericani, asiatici ed arabi, e financo folkloristici residui ‘comunistoidi’, sono la nuova base popolare, di massa, che Washington ha ammassato e sui cui ha posto l’artiglieria massmediatica guerrafondaia (ma camuffata dai soliti infingimenti umanitari) col cui rombo coprire quello dei cacciabombardieri e dei Tomahwak che straziano la Libia oggi. Già il golpe orchestrato contro l’Honduras, e quello fallito contro l’Ecuador, dimostrano che Obama e il suo entourage non hanno altro scopo che portare avanti, con accenti rinnovati, la stessa vecchia politica di dominio ed espansione imperialista degli USA.

lunedì 28 agosto 2017

La mafia in Libia manovra gli sbarchi: con chi negozia Minniti?

23 agosto 2017

di Laura Ferrara, Efdd - MoVimento 5 Stelle Europa

 


"Un gruppo armato guidato da un ex boss della mafia decide se, quando, come e perché le imbarcazioni piene di migranti lasciano la Libia per dirigersi in Italia. Quanto emerge dalle testimonianze rese all'agenzia Reuters è scandaloso e avvalora quanto denunciamo da tempo.
Lo abbiamo scritto nero su bianco nella relazione del Parlamento europeo sulla tutela dei diritti fondamentali in Europa, lo abbiamo evidenziato anche nella relazione sulla lotta alla criminalità organizzata: la mafia si infiltra in tutte le fasi della gestione dell'immigrazione, dalle partenze in Libia agli sbarchi in Italia. Lo abbiamo visto con Mafia Capitale, ma anche con le recenti indagini sul Cara di Crotone. Dove non c'è lo Stato, ecco che subentra la mafia a colmare il vuoto.

domenica 27 agosto 2017

Libia, il giallo della "Brigata 48" che ferma i migranti in partenza per lʼItalia

23 agosto 2014

Il gruppo armato sarebbe capeggiato da un ex boss mafioso e starebbe tentando di ottenere fondi dal governo di Tripoli.


Un gruppo armato denominato "Brigata 48" sarebbe in azione da qualche settimana in Libia per impedire alle barche dei migranti di salpare verso l'Italia. Sarebbe questa, quindi, la causa del calo di sbarchi che si è registrato sulle nostre coste negli ultimi due mesi. A luglio gli arrivi dal Nord Africa sono calati del 50% rispetto al 2016. A capo del gruppo, che starebbe cercando di accreditarsi presso il governo di Tripoli, vi sarebbe un ex boss mafioso.

sabato 26 agosto 2017

Venezuela, profezie che si autoavverano



30 luglio 2017

C’è un certo sadismo nel cattivo giornalismo che funge da cassa di risonanza alle posizioni dell’opposizione venezuelana, senza alcuna interpretazione critica e, va da sé, senza alcuna terzietà con le posizioni del governo legittimamente in carica. Le opposizioni dicono dittatura, i giornali fanno eco: dittatura. Le opposizioni parlano di trionfo nel loro referendum e questi replicano: trionfo. Sette milioni di voti, sette milioni di voti, pur in assenza di controlli terzi, perché dovremmo credere alle belle facce di Capriles o Lilián Tintori, rappresentati, dalle agenzie di immagine che li gestiscono, come dei Mahatma Gandhi, ma bianchi, giovani e belli. Dicono Costituente truffa e i media replicano ‘costituente truffa’, volta, si sente ripetere fino alla noia, ad ampliare i poteri di Maduro.

venerdì 25 agosto 2017

Pianeta migranti. Libia campo di sterminio e mercato di migranti.

In Libia una solida filiera di complicità criminale. La tortura di massa praticata da svariati aguzzini: bande e organizzazioni criminali, milizie armate e anche coloro che dovrebbero rappresentare quello Stato che ha firmato gli accordi con l’Italia, ossia poliziotti e militari. La compra e vendita di migranti per 200-500 dollari vede in primo piano dei fedelissimi del premier Sarraj.

giovedì 24 agosto 2017

Libia, Derna. Restituito il corpo del pilota Adel Jehani ENL assassinato dai muhjaiddiin

DERNA 19 AGO. (dall’inviato Marcello Di Meglio) Sotto pressione dell’Esercito Nazionale LIbico comandato dal generale Khalifa Haftar, anche autonominato Premier del governo di Tobruk, alternativo a quello “ufficiale” creato ad UE e ONU di Tripoli di Fayez al Serraj, che sta stringendo Derna city ad un assedio tenaglia, i muhjahiddiin che controllano la città hanno restituito il corpo del colonnello pilota Adel Jehani il cui Mig 21 è caduto presso la città lo scorso 28 luglio.


Il colonnello pilota dell’ENL èstato catturato dai miliziani del Council Shoura Muhjaideen che governano la città costiera e polo portuale terminale di carichi di petrolio, è stato barbaramente ucciso da un singolo colpo di kalashnikov alla nuca, come il medico anatomopatologo che ha eseguito a Bengasi l’autopsia ha chiarito

mercoledì 23 agosto 2017

Libia, così Guardia Costiera e milizie lucrano sul traffico di uomini

Nello Scavo domenica 13 agosto 2017
Il dossier Onu rivela nomi e incarichi nel business dei migranti 
 alcuni subsahariani in un centro di detenzione a Misurata I migranti, una volta rinchiusi nelle strutture governative libiche, vengono abbandonati a se stessi e, secondo denunce circostanziate dell’Onu, spesso vengono venduti come schiavi o rivenduti agli scafisti (Lapresse)
alcuni subsahariani in un centro di detenzione a Misurata I migranti, una volta rinchiusi nelle strutture governative libiche, vengono abbandonati a se stessi e, secondo denunce circostanziate dell’Onu, spesso vengono venduti come schiavi o rivenduti agli scafisti (Lapresse)


Com’è possibile movimentare ogni giorno migliaia di persone, percorrere rotte desertiche, attraversare confini polverosi, raccogliere e trasferire denaro, fornire carburante alle centinaia di mezzi di trasporto, ottenere i lasciapassare, governare i centri di raccolta e poi gestire la flotta per i viaggi via mare – per molti l’ultima tappa in ogni senso – e tutto questo senza dare nell’occhio?
«Una filiera del genere non può passare inosservata. E non può prosperare senza la complicità di chi oggi afferma di voler porre fine al traffico di migranti». L’investigatore Onu che parla sotto anonimato, si fa precedere da un rapporto di 299 pagine inviato al Consiglio di sicurezza nelle scorse settimane.
Un dossier che le cancellerie conoscono, a cominciare dall’Italia che quest’anno è membro non permanente proprio dell’organo di vertice del Palazzo di Vetro. Nel faldone ci sono decine di nomi che scottano. Come quello di Fathi al-Far, comandante della brigata al-Nasr, alleato forte del premier Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale. L’ex colonnello dell’esercito di Gheddafi «ha aperto un centro di detenzione a Zawiyah», sulla costa occidentale, a metà strada tra Tripoli e Zuara. Il gruppo di investigatori «ha ricevuto informazioni secondo cui il centro è usato per 'vendere' i migranti ai contrabbandieri». Sotto gli occhi dei fedelissimi di Sarraj.

martedì 22 agosto 2017

Libia, nella roccaforte degli scafisti dove inizia l’inferno dei migranti



Viaggio sulle spiagge di Sabratha: da qui partono i barconi di disperati per l’Italia. Tra trafficanti di uomini, mediatori e miliziani: «Queste sono acque di nessuno»
AFP
Alcuni migranti provenienti dall’Africa subsahariana tratti in salvo dalla Guardia costiera libica. Secondo un recente rapporto di Oxfam l’80% delle persone passate dalla Libia hanno denunciato di avere subito violenze e tortura

15/8/2017 sabratha
Le sette. Un pontile. Ora le cose e il cielo hanno colore, non splendore. All’estremità della vasta curva di terre gialle, esili palmizi che per tutta la giornata pareva si disseccassero lentamente cominciano a vivere. Due pescherecci si incrociano lentamente davanti a noi. Alcune grandi navi immobili sembrano incastrate nella dura superfice della baia. Il mare è un’acqua di laguna così densa che dondola appena. La Migrazione, alla fine, è storia di mare. A queste spiagge bisogna arrivare, loro per partire e noi per capire.

lunedì 21 agosto 2017

Ungheria, miracolo economico targato Orbán: ecco i 10 punti della sua ricetta

Non solo "muro" e contrasto all'invasione
Ungheria, miracolo economico targato Orbán: ecco i 10 punti della sua ricetta
Flat tax al 15%, diminuzione delle tasse, aiuti per le PMI, riduzione dei tassi: in meno di dieci anni, il governo di Budapest ha così risollevato le sorti del Paese
Ungheria, un miracolo economico targato Orbán: ecco i 10 punti della sua ricetta
Viktor Orbán

Il precedente esecutivo, a guida socialista e complice della Troika europea, aveva ridotto l'Ungheria alla fame, accumulando un debito elevatissimo in pochi anni e svendendo il futuro del Paese al Fondo Monetario Internazionale in cambio di un'intervento del valore di 20 miliardi di euro, condizionati all'adesione a programmi di integrazione europea. Schiacciati nella solita stretta mortale di Bruxelles tra debito e austerity, nel 2010 gli ungheresi hanno avuto il coraggio di ribellarsi eleggendo a proprio premier Viktor Orbán, dipinto come un mostro dalla stampa di regime, che nel 2011 ha iniziato a rivoluzionare il Paese, a colpi di riforme che andavano in senso esattamente contrario alle "raccomandazioni" europee ma basate invece sull'interesse nazionale. Una colpa gravissima, che ha portato il primo ministro ungherese a venire dipinto come un dittatore dall'opposizione e dalle istituzioni Ue. Lui non si è mai lasciato condizionare, è stato rieletto con un'ampia maggioranza e supportato dal consenso popolare non ha mai avuto paura di scontrarsi con Soros, Juncker o la Merkel su Euro, immigrazione, Ong e multinazionali, facendo rinascere in meno di dieci anni l'Ungheria che ora è una meta sicura e attrattiva per imprenditori ed investitori. Ecco di seguito dieci dei provvedimenti più significativi adottati.

domenica 20 agosto 2017

"Macché salvataggi, i migranti li prendiamo in Libia". Un volontario vuota il sacco

a conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto

"Macché salvataggi, i migranti li prendiamo in Libia". Un volontario vuota il sacco

"I rapporti con gli scafisti sono evidenti. Sono loro a dare la posizione con il telefono satellitare. Quando si trova un gommone sembra quasi un appuntamento..."
Alfredo Lissoni
"Macché salvataggi, i migranti li prendevano a bordo dalla Libia". Un addetto alla sicurezza vuota il sacco 
 
"Diciamo la verità: ho visto pochi migranti in pericolo di vita. Non abbiamo mai salvato qualcuno che stesse morendo in mare". La sconvolgente dichiarazione - che peraltro conferma quanto sostenuto da mesi dalla Lega, da Zuccaro e dai tanti "non buonisti" incazzati - campeggia oggi in prima pagina su Il Giorno, che mette a segno uno scoop intervistando uno degli addetti alla sicurezza di Vos Hestia, nave di Save the Children.

sabato 19 agosto 2017

Libia e Gheddafi: le colpe di Napolitano, Berlusconi, La Russa e Frattini


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Di Giancarlo Marcotti Sabato 12 Agosto alle 12:34
Premessa: rivendico, per esser stato uno dei pochissimi a schierarsi, immediatamente e con foga, contro i bombardamenti della Libia, di poter commentare, ed in maniera autorevole, i retroscena svelati di recente dall'ex Presidente della Repubblica sull'adesione del nostro Paese alla guerra contro un Paese sovrano come la Libia. Mi riferisco in particolare a quel "Consiglio di guerra" informale tenutosi il 17 marzo del 2011 al Teatro dell'Opera a margine delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia al quale parteciparono l'ex Presidente Giorgio Napolitano, l'ex Premier Silvio Berlusconi, l'ex Ministro della difesa Ignazio La Russa, l'ex Ministro degli Esteri Franco Frattini oltre al consigliere diplomatico Bruno Archi.
Fu quello un modo ignobile di festeggiare l'Unità d'Italia visto che l'art. 11 della nostra Costituzione recita: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

venerdì 18 agosto 2017

Macron-Libia: la Rothschild Connection


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| Roma (Italia)
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«Ciò che avviene oggi in Libia è il nodo di una destabilizzazione dai molteplici aspetti»: lo ha dichiarato il presidente Emmanuel Macron celebrando all’Eliseo l’accordo che «traccia la via per la pace e la riconciliazione nazionale».
Macron attribuisce la caotica situazione del paese unicamente ai movimenti terroristi, i quali «approfittano della destabilizzazione politica e della ricchezza economica e finanziaria che può esistere in Libia per prosperare». Per questo – conclude – la Francia aiuta la Libia a bloccare i terroristi. Macron capovolge, in tal modo, i fatti. Artefice della destabilizzazione della Libia è stata proprio la Francia, unitamente agli Stati uniti, alla Nato e alle monarchie del Golfo.
Nel 2010, documentava la Banca mondiale, la Libia registrava in Africa i più alti indicatori di sviluppo umano, con un reddito pro capite medio-alto, l’accesso universale all’istruzione primaria e secondaria e del 46% alla terziaria. Vi trovavano lavoro circa 2 milioni di immigrati africani. La Libia favoriva con i suoi investimenti la formazione di organismi economici indipendenti dell’Unione africana.

giovedì 17 agosto 2017

Libia, a Tripoli nella prigione dei migranti indesiderati



Domenico Quirico, 12 agosto 2017

Tripoli - Che fine fanno quelli che rimandiamo indietro, il popolo dei barconi che le motovedette libiche «salvano» prima che entrino nel nostro mare: quelli per cui inizia il vero viaggio, che è al di fuori di se stessi? I migranti che evaporano nel nostro limbo di disattenzione, che non sono per noi più migranti, un figliol prodigo senza la casa in cui ritornare? A quale destino li consegniamo, noi che abbiamo cessato di dare?
Per questo sono venuto in Libia, a cercare una risposta. Il mestiere che faccio non è discutere se una politica è efficace o no, è semplicemente raccontare quali sono le conseguenze della politica sugli esseri umani. Alla fine di tutto, ogni volta, c’è sempre una scelta morale. Poi deciderete, ma dovete sapere qual è il prezzo che fate pagare. Non potrete dire: ignoravo tutto, credevo, mi avevano detto. Vi racconterò allora dove ho incontrato i migranti salvati. Se non mi credete, è facile verificare. I centri libici per i clandestini, dunque. È lì che ho sentito l’odore dei poveri.

mercoledì 16 agosto 2017

Prove (e foto) dei legami tra i trafficanti e le Ong "State pronti, arriva gente"

Le conversazioni a bordo della nave Iuventa registrate dall'agente infiltrato svelano le collusioni con gli scafisti. La corsa per cancellare immagini e video dei soccorsi: «Tenete tutto pulito»

martedì 15 agosto 2017

Per quelli che… rimandiamoli in Libia

9 agosto 2017
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Storie per un’Europa più vecchia e gretta quanto più benestante e indifferente. Storie per noi, popolo di santi, poeti e navigatori secondo Benito Mussolini, mentre aggrediva l’Abissinia, e per i Francesi avvolti nella grandeur della Liberté Egalité Fraternitè del continuato saccheggio dell’Africa…

Gebreel ha 28-anni, è nato sulle Montagne di Nuba in Sudan, dove il padre fu ucciso in un conflitto locale. E’ arrivato in Libia nel 2014 sperando di guadagnare qualcosa da mandare a casa. I primi tre anni sono stati difficili a causa del caos che consuma il paese, poi la vita è diventata un inferno.
E’ stato rapito da una banda che si riprometteva di incassare il riscatto e p
er un anno detenuto in una fredda e insalubre cantina. Poiché non aveva mezzi per pagarsi la libertà, i rapitori lo hanno torturato: gli spegnevano le sigarette sul corpo, lo tenevano ginocchioni fino a che la pelle si squarciava, gli hanno sparato a un piede, con la conseguente perdita di un dito, e obbligato a rivolgersi alla famiglia. Ma essendo Gebreel stesso l’unico sostegno di un nucleo di sei persone, nessuno ha potuto dargli aiuto.
Quando è stato finalmente rilasciato, ha deciso di rischiare la vita cercando di raggiungere l’Europa. Credeva che sarebbe stato al sicuro, che avrebbe trovato un lavoro per mantenere i suoi laggiù. Non è così: Gebreel da un mese dorme sotto un ponte nella parte nord di Ventimiglia, come migliaia di altri di migranti che hanno rischiato la vita in mare e ora sono bloccati in Italia.
migranti-ventimiglia-medici-senza-frontiere
Gebreel

lunedì 14 agosto 2017

Serraj e Haftar da Macron: una farsa, non un summit


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8 agosto 2017
mcc43 

Questo articolo di  Times of Malta intitolato “A summit pantomine” riassume il ristagno della situazione in Libia, a fronte delle impressioni indotte dai media circa una situazione in via di evoluzione costruttiva.
I rapporti fra i vari attori politici sono congelati al deprecato accordo del 2015 a Skhirat. Vedere La Libia e i giochi di prestigio dell’ONU 


domenica 13 agosto 2017

Libia: l'Italia invoca l'Onu ma a decidere saranno Macron e Trump


libia

Roberto Santoro, 9 agosto 2017

L'inviato speciale dell’Onu per la Libia, Salamè, ieri è stato a Roma. Nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi, il premier Gentiloni ha chiesto alle Nazioni Unite di dare “una spinta decisiva” alla soluzione della complessa quanto sanguinosa sciarada libica, mentre per il ministro Alfano l’Onu dovrebbe addirittura “prendere la leadership” dei negoziati e degli sforzi diplomatici per salvare il Paese dal caos. Non si capisce però cosa possa fare l’Onu in Libia, visto che dal 2011, cioé dalla guerra anglo-francese sponsorizzata da Obama e che distrusse il regime di Gheddafi, tutti i migliori propositi della missione onusiana, lo “state building”, la messa in sicurezza del territorio, un accordo tra le (tante) parti in gioco, sono rimasti lettera morta o quasi.
L'Onu può vantare di aver insediato il debole governo Sarraj, appoggiato fin da subito dall'Italia, anche se nei giornis scorsi il vice di Sarraj ha mostrato una netta ostilità rispetto alla nostra missione militare nelle acque libiche, perché mette in discussione la sovranità nazionale del paese.

sabato 12 agosto 2017

Gheddafi al-Dam a Ng, ‘invito l’Italia a ritirare le navi’. al-Serraj? ‘Nessuno sa come sia stato scelto’

a cura di Vanessa Tomassini *
“L’Italia deve imparare le lezioni del passato coloniale e rispettare l’accordo che abbiamo firmato insieme, così supereremo gli anni di ostilità. Purtroppo, per quello che vedo oggi, l’Italia è occupata da governi falsi, non eletti e senza rispetto: invito il governo italiano a non trascinare le sue flotte in Libia per un diffuso sentimenti che porterà tutte le parti ad unirsi contro l’Italia. Continuando così l’Italia non avrà futuro in Libia. Quando tornerà, l’Italia non avrà alcuna credibilità dopo che il trattato è stato rotto”. Riserva parole dure per l’Italia Ahmed Gaddaf al-Dam, cugino del rais Muammar Gheddafi, ex generale a fianco del cugino, oggi uno degli esponenti politici in Libia con più seguito. Ha risposto alle nostre domande dal Cairo, in Egitto, tra i mille impegni politici ed istituzionali, rincorso dalle testate di mezzo mondo. Dopo una lunga attesa, siamo riusciti ad avere risposte che danno un quadro chiaro della Libia di oggi e che chiarisce le responsabilità del caos libico, che gravano sui governi europei e della Nato, sia per la guerra e l’uccisione del rais, sia per la cattiva gestione di un post che ha gettato la Libia in una totale assenza di sicurezza e legislazione.

venerdì 11 agosto 2017

Libia, tra martiri che rivivono e la guerra del petrolio che non finisce

Wikipedia 
 
A volte i "martiri" ritornano. E vengono usati per sobillare gli animi e cavalcare lo spirito nazionale. La Libia è anche questo. Un passo indietro nel tempo. Pochi anni, giugno 2009, ma lo scenario sembra quello di un'epoca lontana. Narra la cronaca di quel 10 giugno 2009: una foto in bianco e nero che ritrae un eroe della resistenza anti-coloniale in Libia sul petto dell'impeccabile divisa: Muammar Gheddafi non rinuncia al gusto della provocazione e, nonostante i buoni rapporti con l'Italia, ha scelto di caratterizzare sin dal suo esordio la visita nel nostro Paese con chiari riferimenti all'epoca buia del colonialismo italiano in Libia.

giovedì 10 agosto 2017

Libia, quell' "errore" della Francia da cui non siamo più usciti

Le parole del figlio di Gheddafi ricordano lo sbaglio del 2011. Appoggiando la linea Sarkozy, abbiamo stravolto un equilibrio frutto di anni di accordi

5 agosto 2017


Da quella tragedia non siamo ancora usciti. La Francia aveva deciso in modo unilaterale di far partire i suoi caccia-bombardieri per abbattere Gheddafi. La colpa del Colonnello era stata quella di allearsi all’Italia, di stringere con Berlusconi un patto d’amicizia che superava addirittura il contenzioso coloniale (cosa che alla Francia non è mai riuscita con la sua ex colonia più importante, l’Algeria).
Sarkozy non aveva neanche messo in allarme i suoi presunti alleati, li aveva fatti trovare di fronte al fatto compiuto. Un gesto da grandeur che sarebbe costato anni, forse decenni di instabilità nel Nord Africa e un esodo migratorio di grande portata, capace di destabilizzare l’area e foriero di conseguenze geo-strategiche tutte da vedere.

mercoledì 9 agosto 2017

CAOS LIBIA/ Ora l'Italia è nei guai e Napolitano lo sa molto bene...


Giorgio Napolitano (LaPresse)  
Giorgio Napolitano (LaPresse)

Colpo di scena nel Mediterraneo: stavolta è il vice di al Serraj, Al-Mejbari, a dichiarare che l'Italia deve fermare la missione. Viene in mente l'intervista di Napolitano. ALESSANDRO MANGIA

E' estate ed è tempo di pensieri oziosi. Ma per quanto oziosi possono essere i pensieri estivi, devo ammettere, in tutta sincerità, di non essermi mai chiesto come si potesse tradurre la celeberrima frase "Ich habe nur befehle ausgefuhrt" in un italiano buono per le interviste estive. Eppure mi sono reso conto, senza che mai mi fosse mai interessato saperlo, e con un certo dispiacere, che adesso lo so. E lo so per aver letto incredulo l'intervista generosamente rilasciata a (o intenzionalmente richiesta da) Repubblica dal Presidente Emerito Napolitano. Il quale, anche per questo, andrebbe in realtà definito il Presidente Emerito de la Repubblica.  

martedì 8 agosto 2017

La missione navale in Libia è un chiaro esempio di neocolonialismo per fini elettorali

TAHA JAWASHI via Getty Images 
 
L'Aula della Camera ha dato il via libera alla risoluzione di maggioranza sulla missione navale di supporto della Guardia costiera libica, decisa la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Un chiaro esempio di neo colonialismo per fini elettorali, che ha per obiettivo quello di ridurre, se possibile a zero, i flussi nel Mediterraneo centrale, sostenendo una delle parti che oggi si contendono il territorio (e quindi anche i porti, la guardia costiera e il mare entro le acque territoriali) in Libia.

lunedì 7 agosto 2017

TUTTI GLI AMICI ITALIANI DI SOROS

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di Francesca  Totolo
(MB: riprendo l’ottimo lavoro di Francesca Totolo per il sito di Luca Donadel, https://www.lucadonadel.it/soros-e-collegamenti-politici-italiani/
“Più una situazione si aggrava, meno ci vuole a rovesciarla, e più grande è il lato positivo”George Soros

Il noto filantropo ungherese naturalizzato americano nacque nel 1930 a Budapest con il nome di György Schwartz. Presto però dovette affrontare il dolore causato dal “re di tutti i mali“, il fascismo, che costrinse lui e la sua abbiente famiglia a cambiare il proprio cognome in Soros per sfuggire dal crescente antisemitismo nel Paese.

domenica 6 agosto 2017

Libia, la miopia di tutti quelli che gioivano per la caduta di Gheddafi

Ora che la strage di Manchester ha messo in luce un filo rosso che la collega a Tripoli e che mette in relazione il kamikaze Abedi con il network jihadista di Al Qaeda, il dubbio che qualche errore (almeno di miopia) sia stato commesso riaffiora

sabato 5 agosto 2017

Libia, ecco fatti e bugie sull’operazione navale dell’Italia


Libia, ecco fatti e bugie sull’operazione navale dell’Italia

Stefano Vespa, 30/7/2017

Forse sarà meglio aspettare l’intervento del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, martedì 1° agosto dinanzi alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato insieme con il titolare degli Esteri, Angelino Alfano, per conoscere i dettagli dell’operazione navale in Libia autorizzata dal Consiglio dei ministri del 28 luglio. Il rincorrersi di notizie sbagliate e sovradimensionate negli ultimi giorni ha solo aumentato la confusione su un argomento complesso e ha irritato sia il governo di accordo nazionale di Tripoli di Fayez al Serraj che Palazzo Chigi, costretto ad annunci più o meno ufficiali per tranquillizzare Tripoli e per riportare i fatti alla dimensione corretta.

venerdì 4 agosto 2017

Libia, la missione italiana si sgonfia. Sarraj: interventi su richiesta

di LORENZO BIANCHI
 Pubblicato il


giovedì 3 agosto 2017

Immigrazione, Catania vieta l'approdo alla nave che caccia scafisti e clandestini


Immigrazione, Catania vieta l'approdo alla nave che caccia scafisti e clandestini

24 luglio 2017
Per qualcuno, il problema non è l’ondata di migranti dall’Africa, dei quali è riconosciuto che solo una minima parte è classificabile «profugo di guerra» e quindi passibile di asilo. Per qualcuno, il problema pare essere una piccola nave con a bordo una trentina di persone che intendono ostacolare gli scafisti ed eventualmente denunciare, se verificate, presunte complicità fra i canali dell’immigrazione clandestina e alcune delle Ong umanitarie presenti con natanti nel Mediterraneo. Ong su cui già nelle scorse settimane le autorità italiane si erano perlomeno poste degli interrogativi.

mercoledì 2 agosto 2017

"Così l'esercito può bloccare in pochi giorni le Ong e lo sbarco di migranti"

Il generale Vincenzo Santo: "I nostri militari potrebbero porre fine all'ondata di migranti in pochi giorni e senza neppure combattere"

martedì 1 agosto 2017

Gruppo Bilderberg, ecco chi governa davvero il mondo


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Diego Fusaro, 8 febbraio 1016
Con un’espressione in bilico tra l’onesto riconoscimento della realtà fattuale e l’arroganza propria del potere, così ebbe modo di affermare uno dei massimi miliardari del pianeta: “La lotta di classe esiste e la mia classe la sta vincendo”. Si tratta, in effetti, di una chiara e ludica analisi del rapporto di forza quale si è venuto riconfigurando nel tempo della ribellione delle èlites e dell’offensiva neoliberista al mondo del lavoro e dei diritti. Scenario di cui, tuttavia, non si ha contezza, poiché il potere impone le sue mappe ingannatorie e usa armi di distrazione di massa.
Per una comprensione della reale entità dell’èlite neo-oligarchica come maschera di carattere e come agente del capitale assoluto-totalitario nel tempo del disarmo del Servo può giovare soffermare l’attenzione sul cosiddetto “gruppo Bilderberg”, emblema  dell’Internazionale liberal-finanziaria del tempo neofeudale.