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domenica 30 giugno 2013

CHI VOLEVA LA MORTE DI GHEDDAFI? Scritto da: Gianni Petrosillo (14/06/2013)

 

CHI VOLEVA LA MORTE DI GHEDDAFI?  Scritto da: Gianni Petrosillo (14/06/2013)
Chi voleva Gheddafi morto? Noi, cioè la Nato, ovvero l’aggregazione dei Paesi democratici che esporta la libertà e la civiltà coi bombardamenti e le esecuzioni mirate. Portatori di droni di pace in ogni angolo del pianeta.
L’Italia, che fino al primo raid, in quel fatidico marzo del 2011, era stata amica e partner della Libia, in un interessante quadrangolare geopolitico nel mediterraneo, con Russia ed Algeria (e in un secondo momento anche la Turchia, interessata al progetto di gasdotto South Stream, di cui Roma era titolare con una partecipazione maggioritaria) si schierò con francesi, inglesi ed americani (in ordine inverso di aggressività) per eliminare il dittatore.

sabato 29 giugno 2013

-Libia |Foto | I “poveri” ribelli civili

-Libia |Foto | I “poveri” ribelli civili


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In un paese dove la rendita pro capite era più alta che la nostra, dove l’istruzione e l’obbiettivi “sociali” erano all’avanguardia, noi spianiamo la strada all’integralismo e ai poveri ribelli.
IFOTO POVERI RIBELLI

venerdì 28 giugno 2013

Sirte: morti sei componenti della brigata Martiri di Zawia

25/6/2013
Attaccato un check point alle porte di Sirte presieduto dalle truppe che occupano illegittimamente la Libia.

Un altro attacco a postazioni militari delle truppe di occupazione della Libia.
A cadere sotto i colpi delle armi da fuoco sono stati questa volta 6 guerriglieri della brigata Martiri di Zawia.

L'attacco e' avvenuto presso un check point alle porte della citta' di Sirte, citta' che a lungo ha resistito gloriosamente al vergognoso attacco delle truppe NATO nel 2011.

giovedì 27 giugno 2013

L’altra verità su Muammar Gheddafi.

23 Ottobre 2011

L’altra verità su Muammar Gheddafi

«Faceva gli interessi del suo popolo, e per questo dava fastidio ai Paesi occidentali, che hanno colto il momento per toglierselo di mezzo». E l’opinione “fuori dal coro” di Michele Bella, laureando in Scienze Politiche di Fiumefreddo di Sicilia
     La recente e cruenta eliminazione fisica del rais libico Muammar Gheddafi non è ancora storia, bensì cronaca, “fumante” e grondante di sangue. Ci vorranno, dunque, parecchi anni per appurare (anche sulla base dell’operato di coloro che lo sostituiranno alla guida del Paese africano) se si era di fronte ad un despota o ad un illuminato governante.

     E sì: perché potrebbe pure essere che il cosiddetto “dittatore” sia un individuo che ama svisceratamente lo Stato che si trova ad amministrare, e pur di realizzare i suoi “sogni” per quella terra dà anche vita ad atti qualificati “antidemocratici” (in pratica la cosiddetta “ragion di Stato” di cui scrisse Giovanni Botero e poi ripresa dal Machiavelli). Questo è quanto sostanzialmente sostiene Michele Bella, un brillante giovane laureando in Scienze Politiche di Fiumefreddo di Sicilia, già presente su questo sito Internet per via dei suoi trascorsi nei mondi del cinema e della tv.

mercoledì 26 giugno 2013

Libia: obiettivo ambasciate. Quando le milizie fanno tremare lo Stato


La Libia torna in balia delle milizie armate. E i primi obiettivi dei movimenti radicali sono le sedi diplomatiche. L’ambasciata italiana a Tripoli ha subito un nuovo tentativo di attacco martedì scorso. Un ordigno esplosivo è stato scoperto sotto una vettura in dotazione di questa ambasciata. La polizia diplomatica libica ha fatto brillare la bomba e non ci sono state vittime.BENGHAZI, LIBYA - MARCH 01:  Rebel volunteers cheer on their first day of military training at a rebel militia center on March 1, 2011 in Benghazi, Libya. Supporters of the Libyan opposition, which controls Benghazi and most of eastern Libya, have been eager to join militia groups, which have been fighting the forces of President Muammar Gaddafi to the west near the capitol Tripoli.  (Photo by John Moore/Getty Images)

19 giugno 2013.

martedì 25 giugno 2013

Libia. Battaglia a Bengasi contro le milizie “governative”.

10 giugno 2013.
È stata una vera e propria battaglia quella che si è combattuta sabato scorso a Bengasi, nell’est della Libia, quando un nutrito gruppo di dimostranti ha assaltato il quartier generale della Prima brigata della Libya Shield (“Scudo”), sigla che riunisce diverse milizie degli ex “ribelli” (tuwar) anti-Gheddafi e che, almeno in linea teorica, risponde al ministero dell’Interno. Il bilancio degli scontri è di almeno 31 morti e oltre un centinaio di feriti. Il giorno successivo, dopo un’audizione in Parlamento, il capo di Stato maggiore delle forze armate libiche Yussef al Mangoush (foto) ha presentato le proprie dimissioni che sono state subito accettate. Il suo vice Salem al-Gnaidy ha assunto la guida ad interim delle forze armate in attesa della nomina di un nuovo capo di Stato maggiore.

lunedì 24 giugno 2013

Toh, chi si vede. La Nuova Libia.

Libia. Certamente non è stato un argomento - come dire? - “sviscerato” dalle ‘autorevoli’ corrispondenze da Lough Erne, l’amena località del Nord Irlanda (occupato da Sua Maestà britannica) teatro del G8.
Ma qualche riga, una mezza frase, è stata ripresa su quanto sussurrato in merito da Obama al suo nuovo palafreniere d’Italia, Enrico Letta. In sintesi è stato richiesto a Roma di prodursi in buoni uffici mediatori con il nuovo regime tricefalo Tripoli-Bengasi-Fezzan.Toh, chi si vede. La Nuova Libia
Qualcuno degli acuti commentatori si è sprofondato anche in dotte reminiscenze storiche sul “ruolo mediterraneo dell’Italia” e sui suoi “incancellabili legami storici con la quarta sponda”.
In realtà, dopo aver aperto il vaso di Pandora a suon di bombe Nato per esportare “democrazia” e assassinare Gheddafi e parte del suo popolo, gli angloamericani hanno palesemente lì, nel loro dopoguerra, trovato “qualche difficoltà”. Compresa qualche morte eccellente. E’ vero che i pozzi petroliferi sono stati comunque spartiti tra i Lords Protettori (Francia inclusa) ma la situazione, su quella sponda del Mediterraneo è oggi tutt’altro che “normalizzata”.
Di qui la “delega politica” al fedele governo coloniale Letta.

domenica 23 giugno 2013

Libia – Dichiarazione del Movimento Donne Coscienza della Serbia (Zenes)

14 marzo 2011.
Il Movimento Zenes, che segue con un’attenzione particolare la situazione in Libia, denuncia il flusso di disinformazione e di menzogna che si abbatte su questo paese e sui suoi dirigenti. Un’odiosa campagna di stampa scatenata dai grandi media dei paesi della NATO e dalle petromonarchie arabe deforma da tre settimane la realtà, demonizza la Guida libica Mouhammar Gheddafi e getta infamia sulle sue strutture di difesa.
Per la sua ampiezza e il suo stile, questa campagna di stampa rilanciata da alcune ONG ad hoc, ricorda quella scatenata qualche anno fa dagli stessi soggetti contro la Repubblica Federale di Jugoslavia e la Serbia.
In parallelo a questo bombardamento mediatico, in effetti, sono stati messi in piazza con una estrema rapidità a New York, Londra e Bruxelles gli stessi strumenti di “diplomazia coercitiva” volti ad isolare, indebolire, demonizzare e abbattere uno Stato indipendente e sovrano e i suoi dirigenti.

sabato 22 giugno 2013

La battaglia di Bengasi.

15/6/2013 (ita/eng).
Durissimi scontri sono in corso nel capoluogo Cirenaico, sotto attacco le postazioni del governo di occupazione amico della NATO.



E' in corso a Benghazi una durissima battaglia, sotto attacco sono diversi siti del governo di occupazione Libico.

Gli scontri sono incominciati alle 2 di questa mattina (ora locale) quando un folto gruppo di uomini armati vestiti di abiti civili ma con maschere si sono radunati davanti al consolato Italiano.

Da qui il primo obbiettivo che e' stato attaccato e' un checkpoint presieduto dalla Prima Brigata di Fanteria delle esercito a Sidi Hussain.

Durante l'attacco sono stati dati alle fiamme diversi mezzi militari.

venerdì 21 giugno 2013

Ancora rinviato il processo a Dr. Baghdadi al Mahmoudi

14/6/2013.
Il Segretario Generale del Congresso Popolare Generale della Jamahiriya Araba Socialista di Libia continua ad essere un prigioniero politico degli illegittimi occupanti della Libia al soldo della NATO e delle monarchie del Golfo.


Continua la vergognosa carcerazione del Dr. Baghdadi al Mahmoudi, General Secretary del General People's Committee della Jamahiriya Araba Socialista di Libia e, quindi, unico e legittimo Capo di Stato della Libia, persona scelta e amata dal Popolo Libico.

giovedì 20 giugno 2013

Don Zerai accusa: “In Libia un lager con le insegne dell’Europa”

di Emilio Drudi        9/6/2013

“C’è un lager a Burshada, in Libia, con la targa dell’Unione Europea e dell’Oim, l’Organizzazione intergovernativa per l’emigrazione. Nell’indifferenza generale. Del governo di Tripoli come delle cancellerie europee”. E’ l’ennesima accusa di don Mussie Zerai, portavoce dell’agenzia Habeshia. Un’accusa pesante, ma il sacerdote eritreo, da anni in prima linea per la difesa dei diritti dei profughi e dei migranti, si dice pronto a confermarla di fronte a chiunque e in qualsiasi sede, politica o giudiziaria che sia. Citando testimonianze, segnalazioni e presentando una serie di foto impressionanti. La stessa documentazione, con immagini altrettanto agghiaccianti, è disponibile per altri due lager: Bursan e Sabha.

mercoledì 19 giugno 2013

Libya: Bomba contro un auto diplomatica italiana.

Un ordigno ha distrutto un auto con targa diplomatica italiana a Tripoli (11/6/2013)

Oggi una bomba ha distrutto un auto dell'ambasciata italiana a Tripoli

martedì 18 giugno 2013

Libia, i soldi europei

L'appello accorato di don Moses Zerai direttore di Habeshia Agency Cooperation for Development, un'agenzia di informazione eritrea, al mondo politico dell'Unione Europea, affinché si ponga fine al martirio dei profughi africani, in fuga dai paesi subsahariani e dalle regioni occidentali del continente, assiepati nei gulag libici, costruiti con i fondi della commissione europea ROMA - Il 20 Giugno prossimo verrà celebrata  la "Giornata mondiale dei rifugiati". "Ma cosa c'è da celebrare?" - si domanda in una nota diffusa da Habeshia Agency Cooperation for Development, diretta da don Moses Zerai -  nei ultimi anni, complice anche la crisi morale e sociale del continente europeo, dove si nota una forte regressione dei diritti umani, dove avanzano sempre più le politiche meno propense all'accoglienza, abbiamo ascoltato discorsi apertamente xenofobi. La verità - prosegue il documento - è che c'è in giro una forte insicurezza, volutamente disseminata nei ultimi anni, amplificando a dismisura notizie di cronaca che vede coinvolti gli 'extracomunitari', addirittura inventando un reato inesistente, come quello della 'clandestinità', facendo cosi allarmare maggiormente l'opinione pubblica, per un tornaconto elettorale".

lunedì 17 giugno 2013

Libia: il governo italiano sospende l'attività del Consolato a Bengasi, "situazione troppo pericolosa"

15/1/2013
La situazione in Libia è talmente esplosiva che il governo italiano ha disposto la "sospensione temporale" dell'attività del Consolato generale a Bengasi. Il personale dipendente - riferisce la Farnesina - farà rientro in Italia già nelle prossime ore. Proprio oggi due agenti della polizia locale sono rimasti feriti in un attacco, sempre a Bengasi, sferrato da un grippo armato. A riferirlo è l'agenzia di stampa Lana, secondo cui gli assalitori hanno lanciato un ordigno contro un'auto della polizia.

domenica 16 giugno 2013

Libia: bomba sotto auto dell'ambasciata italiana a Tripoli, la Farnesina: "Sotto attacco come a Bengasi"

11/6/2013.
Una dimostrazione del fatto che siamo sotto attacco, a Bengasi come a Tripoli. Commentano così dalla Farnesina la notizia di una bomba piazzata sotto un'auto dell'ambasciata italiana a Tripoli. Una tragedia sventata, perché per fortuna l'autista si è accordo di "uno strano tubo che sporgeva dalla parte posteriore del veicolo". L'ordigno - confermano fonti del ministero degli Affari Esteri - era rudimentale, ma sarebbe stato in grado di uccidere.Tripoli

sabato 15 giugno 2013

Primavera Araba, dopo le rivoluzioni la crisi economica

Non solo i rischi dell'integralismo religioso          28 aprile 2013

Primavera Araba, dopo le rivoluzioni la crisi economica

Sara Banfi
La crescita che stenta. La differenza fra paesi con petrolio e senza. Il problema della corruzione
Blocco stradale al Cairo (Flickr - Jonathan Rashad)
Sono passati più di due anni da quando, il 17 dicembre 2010, il venditore di strada tunisino Mohamed Bouazizi si uccise dandosi fuoco. Dal suo gesto prese il via la Rivoluzione dei Gelsomini e che si diffuse poi all’intero mondo arabo dando il via all’ondata di proteste, rivolte e rivoluzioni comunemente chiamata Primavera Araba.
Da allora, l’assetto politico ed economico del mondo arabo sta subendo profonde trasformazioni e dovrà passare qualche anno prima di capire i risultati profondi della Primavera Araba. Dal punto di vista politico, quattro regimi sono stati rovesciati (Tunisia, Egitto, Yemen, Libia), molti governi sono caduti (Bahrein, Kuwait, Libano, Oman, Giordania), sono scoppiate tre guerre civili (Libia, Bahrein, Siria), due stati hanno modificato la loro costituzione (Marocco, Giordania) e innumerevoli proteste e rivolte hanno scosso e tuttora continuano a interessare tutti i paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente ad eccezione del Qatar e degli Emirati Arabi.

venerdì 14 giugno 2013

Libia, ecco chi orienta le sorti della rivoluzione

Cresce la tensione anche in funzione anti-francese dopo l’intervento di Hollande in Mali

Libia, ecco chi orienta le sorti della rivoluzione

Arturo Varvelli
Dietro l’attentato all’ambasciata francese la saldatura tra miliziani salafiti e il jihad globale
Tripoli. L’attacco all’ambasciata francese con un’autobomba
L’attentato di ieri ai danni dell’ambasciata francese a Tripoli è solo l’ultimo di una serie di incidenti che testimoniano una crescente presenza di elementi jihadisti in Libia e una maggiore radicalizzazione di alcuni gruppi salafiti.

giovedì 13 giugno 2013

Attentato a Tripoli,non cè pace per la Libia.

  23 aprile 2013
Autobomba nella capitale mentre si studia la nascita della Guardia Nazionale indipendente
Tripoli. Membri delle forze di sicurezza libiche durante la parata del 17 febbraio 2013, anniversario della rivoluzione
Il premier libico Ali Zidan ha annunciato la nascita della Guardia nazionale, un servizio di sicurezza militare legato al ministero della Difesa e allo Stato maggiore libico, indipendente dai partiti e dai gruppi politici e religiosi. È questa la soluzione trovata dalle autorità di Tripoli per cercare di porre un freno all’anarchia delle milizie rivoluzionarie che si sono rifiutate finora di consegnare le armi e controllano in modo autonomo ampie fette del territorio, provocando instabilità e insicurezza in tutto il paese.

mercoledì 12 giugno 2013

In Libia stabilità e sicurezza sono ancora un miraggio

30 Aprile 2013
L‘attentato all’ambasciata francese di Tripoli ci ricorda che, ancora a due anni dalla rivoluzione, la Libia respira un’atmosfera di tranquillità solo apparente. Il Paese non riesce ad uscire dalla fase d’instabilità che ne ha finora penalizzato la già complicata transizione. Le milizie sono sempre al loro posto: il governo non è riuscito a disarmarle, e neppure la loro assimilazione nelle forze di sicurezza procede secondo i piani.
Così, in questa normalità fatta di caos e scarsa chiarezza su chi eserciti il monopolio della forza, e nel bel mezzo di un complesso processo di ricostruzione delle istituzioni, l’esecutivo si trova ora stretto tra due fuochi. Da un lato le milizie, che continuano ad esercitare un’influenza sulle autorità centrali, e dall’altro il Dipartimento di Stato USA, che chiede maggiori sforzi per arginare la crescente radicalizzazione all’interno dei gruppi salafiti.
Intanto, gli episodi di violenza si susseguono. Ne sono un esempio i ripetuti attacchi alla minoranza copta, perpetuati nell’indifferenza delle forze di sicurezza del governo. Ma anche le stesse istituzioni sono ostaggio dei ricatti delle milizie. L’ultimo caso è proprio di oggi, martedì 30 aprile: un gruppo di uomini a bordo di un camion armato con cannoni antiaerei ha occupato il Ministero di Giustizia, costringendo il personale a lasciare l’edificio.

martedì 11 giugno 2013

Mancano solo 5 paesi ai Rothschild dove fondare una banca centrale

lunedì 4 febbraio 2013

Mancano solo 5 paesi ai Rothschild dove fondare una banca centrale


Rothschild è una famiglia di banchieri molto nota e facoltosa del XIX secolo, di origine Ashkenazi, che attraverso le sue sedi di Vienna, Parigi, Londra, Napoli e Francoforte controllava più o meno direttamente le politiche dei paesi che finanziava.
La famiglia Rothschild sta lentamente ma inesorabilmente fondando Banche Centrali che hanno la loro sede in ogni paese del mondo, dando loro quantità incredibile di ricchezza e potere. Nell’anno 2000 ci sono stati sette paesi senza una proprietà Rothschild Banca Centrale: Afghanistan, Iraq, Sudan, Siria, Libia, Cuba, Nord Corea, Iran.

lunedì 10 giugno 2013

Dov’è nascosto l’oro dell’Italia?

lunedì 26 novembre 2012

Dov’è nascosto l’oro dell’Italia?


DI MAURO BOTTARELLI
ilsussidiario.it

L’oro, si sa, è il bene rifugio per antonomasia, quello che tesaurizza le aspettative di crisi. E, in suo nome, sono accadute molte cose che apparivano inspiegabili o, quantomeno, strane, come vi ho già raccontato tempo fa. Facciamo un salto indietro. Ricordate la guerra in Libia, l’incredibile Vietnam in cui si era trasformata, con i ribelli che tentavano l’assalto e le forze lealiste di Gheddafi che riuscivano sempre a difendere le posizioni? Bene, ricorderete anche che nell’arco di tre giorni la situazione si sbloccò e i ribelli poterono mettere il naso fuori da Bengasi: armi dall’Occidente? Servizi segreti francesi e britannici in aiuto? Illuminazione divina?

domenica 9 giugno 2013

La vera arma di distruzione di massa é la democrazia

mercoledì 19 settembre 2012

La vera arma di distruzione di massa é la democrazia

Marco Cedolin

Uno dei tratti salienti che hanno caratterizzato l'ultimo decennio é senza dubbio l'esportazione della democrazia occidentale, omologata secondo il modello americano e veicolata ovunque sia stato possibile, spesso in maniera coatta e con l'ausilio delle bombe.
Dopo la "democraticizzazione" dell'Europa dell'Est, intervenuta come corollario del crollo dell'Unione Sovietica e del mito del comunismo, per realizzare la quale é stata necessaria solamente qualche "spinta" data al momento giusto nel luogo più consono (da Ceausescu a Milosevic sarebbero molte le storie da raccontare e sulle quali riflettere) da parte dell'amministrazione USA, dei suoi padroni e dei suoi servi é maturato il convincimento che si dovesse proseguire sulla strada intrapresa raddoppiando gli sforzi e sostituendo le spintarelle con veri e propri schiaffoni.
Prima é toccato all'Afghanistan  di Bin Ladin, reo di essere stato scelto come caprio espiatorio degli auto attentati dell'11 settembre, assaporare il dolce gusto delle bombe e della democrazia....
 
 

sabato 8 giugno 2013

Processo al figlio di Gheddafi, in Libia o all'Aja

Processo al figlio di Gheddafi, in Libia o all'Aja

Si attende la decisione della CPI in merito all'ammissibilità del caso contro Saif Al-Islam Gheddafi. Scontro tra difensori dei diritti umani ed esperti di giustizia internazionale
 
di Manuela Melandri* - AFFARI INTERNAZIONALI

Roma, 13 aprile 2013, Nena News - Nelle prossime settimane è attesa la decisione della Corte penale internazionale (Cpi) in merito all'ammissibilità del caso contro Saif Al-Islam Gheddafi, figlio dell'ex-leader libico Muammar Gheddafi. Si dovrà decidere se il processo contro Saif Gheddafi dovrà tenersi all'Aia o a Tripoli. Il punto ha scatenato un dibattito molto acceso tra difensori dei diritti umani ed esperti di giustizia internazionale.

venerdì 7 giugno 2013

Aiutavano Gaza, violentate tre volontarie inglesi

Aiutavano Gaza, violentate tre volontarie inglesi

30 marzo 2013
Le donne sono state sequestrate e violentate in Libia. Tornavano dall'Egitto, dove si erano recate con un convoglio per portare aiuti umanitari a Gaza.

da Londra
Francesca Marretta

Tre volontarie britanniche di origine pakistana sono state sequestrate e violentate a Bengasi. Due sono sorelle. Tornavano dal confine con l'Egitto, dove si erano recate con un convoglio per portare aiuti umanitari a Gaza. Bloccate alla frontiera dalle autorità del Cairo, le donne con altre due persone, tra cui il padre di due delle ragazze aggredite sessualmente, avevano fatto rotta verso Bengasi in taxi. L'aggressione è scattata a un check-point d'ingresso alla città.

giovedì 6 giugno 2013

L'Italia sconfitta nella Guerra del Mediterraneo

L'Italia sconfitta nella Guerra del Mediterraneo

Oggi Sarkozy, Cameron ed Erdogan sono in Libia. Berlusconi resta a casa e l'Italia subisce una delle sconfitte più pesanti della sua storia. [Stefano Marcelli]

 

di Stefano Marcelli
15 settembre 2011

Due notizie sui giornali di oggi sanciscono la sconfitta italiana sul fronte libico e anche su quello dei nuovi assetti dell'area mediorientale. La prima, clamorosa, è la visita congiunta di Sarkozy, Cameron ed Erdogan in Libia, con al seguito centinaia di aziende dei propri Paesi. L'assenza di Berlusconi da questa partita segnala la sconfitta italiana sulla presenza economica e politica nella nuova Libia del dopo Gheddafi e anche la perdita dell' egemonia storica di Roma sul Paese petrolifero del Mediterraneo.

Nel dopoguerra gli Stati Uniti avevano assegnato all'Italia un ruolo egemonico sul Mediterraneo sia dal punto di vista militare, dove la nostra flotta aveva preso il posto di quella inglese e quella francese, sia dal punto di vista economico e politico con l' Eni che contrastava soprattutto i francesi sulla gestione delle risorse energetiche nell'area.

mercoledì 5 giugno 2013

Ma Gesu’ avrebbe finanziato queste guerre?

 

Ma Gesu’ avrebbe finanziato queste guerre?

by
Neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci” dice Alex Zanotelli.
Mentre la finanziaria taglia su tutto quello che è degli umani, della convivenza pacifica, del lavoro e della cultura, si continuano a buttare via i soldi per ammazzare gente da tutte le parti e riempire il mondo di odio e violenza….tradendo i principi della Costituzione Italiana e della Carta delle Nazioni Unite.

Pubblichiame integralmente un Appello (da firmare, se volete) del Padre Alex Zanotelli, che su questi temi, come si dice da queste parti …….“più chiaro non canta il gallo!”………
Il tutto illustrato con immagini dell’affresco nel catino absidale della CHIESA PARROCCHIALE DI BERGORO DI FAGNANO OLONA, in Provincia di Varese – Italia

martedì 4 giugno 2013

La reinvenzione della ONU


La reinvenzione della ONU

by
Come Pittore lavoro per conoscere e far conoscere le cose che vediamo, e pertanto lavoro anche per il futuro, cercando di dare il mio piccolo contributo alla umanità e alla Madre Terra.
Pero’ questo mestiere artistico, o attività d’arte a favore della vita ha anche bisogno di qualche speranza di futuro della vita stessa su questo pianeta, perchè è ormai evidente che gli strumenti che si è data la umanità oggi non sono più nè idonei nè sufficienti. Lo strumento necessario è un nuovo governo del Pianeta Terra, cioè LA REINVENZIONE DELL’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite).
A questo obiettivo ci sta lavorando in questi anni il mio caro amico di sogni e ideali Padre Miguel d’Escoto Brockmann, ex Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con una proposta definitiva (La reinvención de la ONU ) che sta iniziando ad essere firmata dai Presidenti e Capi di Stato dei 192 paesi del mondo.

lunedì 3 giugno 2013

Uccidere la speranza: Laura Boldrini, Eritrea e Libia

Il rovesciamento della Jamahiriya Libica e l’assassinio del suo leader non avevano nulla a che fare con i diritti umani e altra spazzatura ideologica. “Chi oggi cerca di far credere ciò, dovrebbe essere accusato di apologia di crimini di guerra e complicità dalla Corte penale internazionale, se questa vuole ancora avere un minimo di credibilità.”
'Combattenti per la Libertà' in Siria, per i quali Laura Boldrini, come ha già fatto in occasione della distruzione della Libia, invoca il supporto della Comunità Internazionale (ovvero, l'intervento armato della NATO contro lo Stato e il Popolo siriani)
‘Combattenti per la Libertà’ in Siria, per i quali Laura Boldrini, come ha già fatto in occasione della distruzione della Libia, invoca il ‘supporto della Comunità Internazionale’ (ovvero, l’intervento armato della NATO contro lo Stato e il Popolo siriani)

domenica 2 giugno 2013

Il cervello della ‘Primavera araba’: come venne sovvertita la Libia

La primavera araba: i cyber-collaborazionisti senza cervello dei vecchi cacicchi venduti
Ali al-Haj Tahar, Le Soir d’Algerie, 14 maggio 2013 – Tunisie-Secret.com
“Nella primavera araba, freddamente eseguita, anche giovani senza cervello che hanno scambiato per Che Guevara o Gandhi degli agenti al soldo degli USA, hanno svolto un ruolo importante”, ha scritto l’intellettuale algerino Ali al-Haj Tahar su Le Soir d’Algerie. Secondo lui, si tratta di colpi di Stato “fabbricati nell’ombra, molto discretamente in Egitto, ma in modo assai chiaro in Tunisia. Non per niente ministri e funzionari tunisini sono passati dal regime di Ben Ali al regime post-Ben Ali!” Ali al-Haj Tahar è scrittore, poeta e giornalista.
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sabato 1 giugno 2013

Il Fratello Leader della Rivoluzione presenta agli intellettuali africani la sua visione strategica di una rivoluzione culturale africana per conservare l’identità africana, le sue radici storiche e il suo antico patrimonio culturale

5.2.2003
Salve al mio caro fratello Abdullah Wad e ai membri di questo governo presente in sala. Saluto il popolo senegalese, un individuo alla volta, uomini e donne, e l’Unione Africana, oggi, per la sorella senegalese.

 Grazie, Signor Presidente e caro fratello, per le belle parole in apertura a questo incontro e per quelle appena dette. Saluto anche il nostro fratello, il presidente Alpha Konare, capo della Commissione per l’Unione Africana, e vorrei ringraziarlo per le parole a me dirette nel suo discorso introduttivo l’altro giorno. Vorrei anche ringraziare tutti i leader africani, che hanno seguito la sessione di apertura, anche se non sono presenti oggi. Infine, vorrei salutare i miei fratelli intellettuali africani e ringraziarli con grande calore.

 Sono molto contento e orgoglioso che siano tutti presenti e abbiamo risposto all’invito del nostro fratello Abdullah Wad, che infatti è insegnante, intellettuale, rivoluzionario e capo dell’opposizione popolare che è ascesa al potere in Senegal. Egli capisce gli intellettuali, il loro compito e ruolo; perciò lo ringrazio per aver proposto l’idea che ora è stata realizzata.

 Io l’avevo sostenuto in Lome quando l’aveva proposta perché sapevo che era un’idea utile proposta dal Presidente Abdullah Wad, storico e uomo di cultura è impegnato nella causa africana. Lo dico perché la cultura è il problema del terzo mondo. Sono i leader senza cultura la causa principale del ritardo nello sviluppo, nel progresso, nella democrazia e nella stabilità del terzo mondo. La cultura è fondamentale nella leadership.