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giovedì 31 ottobre 2013

Libia divisa, senza Gheddafi proliferano i terroristi

12 ottobre 2013

Giuseppe Acconcia e Igor Cherstich .Il Paese, in mano alle milizie armate post rivoluzione, è alla ricerca di una identità nazionale
Il premier libico Ali Zeidan è stato prelevato all’alba di giovedì scorso da uomini armati nel suo hotel a Tripoli e poi rilasciato poche ore dopo. Il portavoce del Dipartimento anti-crimine del ministero dell’Intero, Abdel Hakim Albulazi ha annunciato che il premier Ali Zeidan era «in custodia per un mandato di arresto» della magistratura. L’annuncio del rilascio è arrivato invece per bocca del leader dei Comitati supremi di sicurezza Hashim Bishr, pochi minuti dopo le preoccupazioni espresse per il presunto rapimento da parte del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen.

mercoledì 30 ottobre 2013

In Libia regna il caos, la guerra civile non è finita

22/10/2013
Valentina Saini .Petrolio. Bande armate e clan. Tentazioni di secessione. Tutto a pochi chilometri dall’Italia


A poche centinaia di chilometri dalle coste italiane, c’è uno stato sull’orlo dell’abisso. Questo stato si chiama Libia. E ciò che succede lì ha conseguenze anche per l’Italia. Perché è il nostro principale fornitore di petrolio. E perché da lì partono barconi carichi di disperati.
La situazione libica è così precaria che neanche il rapimento in piena notte del primo ministro Ali Zeidan ha scosso particolarmente gli osservatori più informati. Che, confermano a Linkiesta, è stato sequestrato e poi rilasciato dalla Camera dei rivoluzionari di Libia, una delle tante milizie che spadroneggiano nel Paese dopo la caduta di Gheddafi.

martedì 29 ottobre 2013

Libia, due anni dopo la fine del conflitto continua la sofferenza degli sfollati

CS134 -23/10/2013 (ita+english)

In occasione del secondo anniversario della fine del conflitto in Libia, Amnesty International ha chiesto alle autorità di Tripoli di trovare una soluzione duratura per porre fine allo sfollamento forzato di decine di migliaia di persone appartenenti al gruppo tawargha e ad altre comunità, costrette a lasciare le loro case nel 2011.

L'intera popolazione di Tawargha, circa 40.000 abitanti, è stata allontanata da gruppi armati provenienti da Misurata che l'hanno accusata di aver sostenuto il governo del colonnello Gheddafi. Un documento reso pubblico oggi da Amnesty International denuncia discriminazione, rapimenti e detenzioni arbitrarie tuttora in corso ai danni dei tawargha, che ancora subiscono minacce e azioni di rappresaglie da parte di milizie che agiscono al di sopra della legge.

lunedì 28 ottobre 2013

il cambiamento della politica estera americana in Africa

di:Barbara Maria Vaccani

23 ottobre 2013

Nel 2011 il governo degli Stati Uniti aveva individuato la regione asiatica come una delle aree su cui andavano diretti gli sforzi di politica estera. Ora, sul finire del 2013, l’amministrazione guidata dal presidente Obama sembra aver cambiato rotta e le regioni prioritarie, in materia di politica estera, rimangono quelle del Medio Oriente e dell’Iran. Accanto a queste aree, però, c’è un’attenzione crescente, da parte degli Stati Uniti, nei confronti dell’Africa, tanto da far parlare dell’emergere di un pivot to Africa nella politica estera statunitense.

domenica 27 ottobre 2013

La minaccia del terrorismo in nord africa

di:Barbara Maria Vaccani

27 settembre 2013

La Rand Corporation, think tank statunitense, ha pubblicato nel mese di settembre un report dedicato alla minaccia rappresentata dal gruppo terroristico “Al Qaeda in the Islamic Maghreb” (Aqim) nel nord Africa. A gennaio il Council on Foreign Relations, un’istituzione analoga, aveva scritto di Aqim: «Mentre molti esperti suggeriscono che Aqim è la principale minaccia terroristica transnazionale in nord Africa, il rischio che rappresenta per l’Europa e gli Stati Uniti non è chiaro». Secondo gli autori dell’analisi della Rand il dubbio sarebbe ora risolto: Aqim ha dimostrato di essere particolarmente adattabile e resistente alle operazioni di lotta al terrorismo ma non dovrebbe essere in cima alle priorità della strategia americana in materia perché non sono né gli Stati Uniti, né l’Europa ad essere l’obiettivo delle operazioni di Aqim.

sabato 26 ottobre 2013

Ucciso il capo della polizia militare libica

18/10/2013
Il colonnello Ahmed Mustafa Albaragthin deceduto questa mattina a Benghazi.

Continua la scia di sangue a Benghazi, il è nel chaos.

A cadere sotto i colpi di arma da fuoco questa volta è un pezzo grosso delle forze di occupazione della Jamahiriya libica.

venerdì 25 ottobre 2013

La Libia scivola sul sentiero della Somalia

ottobre 14, 2013
Jurij Zinin New Oriental Outlook 14.10.2013

Lo scandalo in Libia legato alla cattura di Abu Anas al-Libi sembra andare un po’ oltre. L’uomo è accusato dalla Casa Bianca del presunto collegamento con le esplosioni nelle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania nel 1998, che costarono la vita a 224 persone. In un primo momento il governo libico ha chiesto alle autorità statunitensi spiegazioni sul fatto che un suo cittadino sia stato rapito, ma allo stesso tempo conserva la speranza che i legami strategici tra i due Paesi non siano compromessi da questo fatto. Ma con il tempo la posizione libica ha cominciato a cambiare. La National Forces Alliance (NFA), considerata la forza più liberale del parlamento libico, ha censurato l’azione della Delta Force su suolo straniero quale azione che viola la sovranità della Libia e la Carta delle Nazioni Unite. Infine, il Congresso Nazionale Generale (GNC), che interpreta il ruolo del parlamento ad interim, ha chiesto a Washington di rilasciare immediatamente il rapito.

giovedì 24 ottobre 2013

La disintegrazione della Libia

ottobre 10, 2013
Polina Lavrenteva, Rete Voltaire, Mosca (Russia), 9 ottobre 2013

Nel 2011, Thierry Meyssan assicurava che non vi era alcuna primavera araba in Libia, che la popolazione non si era rivoltata contro Muammar Gheddafi, ma che gli occidentali usavano il movimento separatista della Cirenaica. Due anni dopo, il gioco è fatto: Tripoli ha perso il controllo di Cirenaica e Fezzan, come hanno osservato gli inviati speciali delle Nazioni Unite. La ricchezza del Paese è ora solo nelle mani delle bande e delle multinazionali statunitensi.

mercoledì 23 ottobre 2013

Unione Africana in pasto al lupo ICC

15/10/2013
I capi di stato africani non hanno avuto il coraggio di liberarsi dal giogo della Corte Penale Internazionale.

Poteva essere un giorno storico ma così non è stato.

Gli stati africani non hanno avuto il coraggio di spezzare le catene che li lega alla Corte Penale Internazionale.

L'unione Africana si è riunita pochi giorni fa proprio per discutere dei rapporti futuri con la ICC a causa dei processi pendenti soprattutto per il Presidente del Kenya Kenyatta (e del suo vice Ruto).

martedì 22 ottobre 2013

come l’élìte globale governa il mondo.

14 ottobre 2013 by Domenico Proietti (ita+english)
La ‘Snowden’ della Banca Mondiale ci rivela come l’elite globale governa il mondo.

Tradotto e riadattato da Fractions Of Reality.

Karen Hudes si è laureato alla Yale Law School e ha lavorato nel dipartimento legale della Banca mondiale per più di 20 anni. Fino a quando non è stata licenziata, per aver rivelato la corruzione all’interno della Banca Mondiale, ha ricoperto la carica di Consulente Senior. Era in una posizione unica per comprendere esattamente come le le elite globali governino il mondo. Le informazioni che si è decisa di rivelare al pubblico sono assolutamente incredibili. Secondo la Hudes, l’élite utilizza un nucleo molto ristretto di istituzioni finanziarie e mega-società per dominare il pianeta. L’obiettivo è il controllo. Vogliono tutti noi cittadini, schiavi per conseguenza del debito. Vogliono tutti i nostri governi schiavi del debito e vogliono che tutti i nostri politici sia schiavi degli ingenti contributi finanziari che vengono incanalati nelle loro campagne. Dal momento che l’elite è propietario di tutte le grandi aziende dei media, i media mainstream non ci informano sul motivo per cui il nostro sistema finanziario non funziona.

lunedì 21 ottobre 2013

Di cosa l'Italia deve vergognarsi

6/10/2013
Di Manlio Dinucci


«Vergogna e orrore»: questi termini usa il presidente della repubblica Napolitano a proposito della tragedia di Lampedusa. Più propriamente dovrebbero essere usati per definire la politica dell’Italia nei confronti dell’Africa, in particolare della Libia da cui proveniva il barcone della morte. I governanti che oggi si battono il petto sono gli stessi che hanno contribuito a questa e ad altre tragedie dei migranti.
Prima il governo Prodi sottoscrive, il 29 dicembre 2007, l’Accordo con la Libia di Gheddafi per «il contrasto ai flussi migratori illegali». Poi, il 4 febbraio 2009, il governo Berlusconi lo perfeziona con un protocollo d'attuazione. L'accordo prevede pattugliamenti marittimi congiunti davanti alle coste libiche e la fornitura alla Libia, di concerto con l’Unione europea, di un sistema di controllo militare delle frontiere terrestri e marittime. Viene a tale scopo costituito un Comando operativo interforze italo-libico. La Libia di Gheddafi diviene così la frontiera avanzata dell’Italia e della Ue per bloccare i flussi migratori dall’Africa. Migliaia di migranti dell’Africa subsahariana, bloccati in Libia dall’accordo Roma-Tripoli, sono costretti a tornare indietro nel deserto, condannati molti a sicura morte. Senza che nessuno a Roma esprima vergogna e orrore.

domenica 20 ottobre 2013

Nuovo omicidio a Benghazi

12/10/2013
Ucciso oggi un ex ufficiale della sicurezza, continua la scia di sangue nel capoluogo della Cirenaica.

Non c'é giorno in cui a Benghazi non avvenga un omicidio.

Anche oggi le armi hanno parlato e il risultato è la morte di un ex ufficiale della sicurezza interna, Muhammad al Fituri.

sabato 19 ottobre 2013

La guerra in Libia ha fatto il gioco degli scafisti

Effetti collaterali delle primavere arabe. Ora arrivano più siriani che afghani. E gli ex ribelli fanno affari con i trafficanti

Fausto Biloslavo - Ven, 04/10/2013 - 11:16
L'ondata di sbarchi verso le coste italiane e le rotte vecchie o nuove dei trafficanti di esseri umani sono un effetto collaterale della primavera araba. I disgraziati finiti ieri in fondo al mare, davanti a Lampedusa, erano partiti dalla Libia.


Gheddafi usava i clandestini come arma di pressione politica, ma le milizie libiche che hanno abbattuto il colonnello si sono alleate con i trafficanti per puro business. I nuovi migranti del Mediterraneo sono i siriani in fuga dalla guerra civile, sempre più numerosi sui barconi e pure l'Egitto in crisi è una base di partenza verso l'Italia.

venerdì 18 ottobre 2013

Libia, la terra senza legge ora è l'incubo dell'Italia

Gian Micalessin - Lun, 07/10/2013 - 07:43

Senza di me ve la vedrete con Al Qaida e con gli immigrati di tutta l'Africa. La nemesi di Gheddafi è realtà. La cattura a Tripoli di Anas Al Libi, ex sodale di Bin Laden e mente delle stragi del 1998 alle ambasciate Usa in Africa, ne è l'ultima prova.


Preceduta dal naufragio a Lampedusa del barcone salpato dal porto libico di Misurata. Quella tragedia e la cattura di Al Libi sembrano i prodomi di una nemesi destinata a travolgere la Libia e a mettere in ginocchio l'Italia. Il primo a saperlo è l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, alle prese con la drastica riduzione delle forniture di greggio libico precipitate dai 270mila barili giornalieri del dopo Gheddafi ai meno di 60mila di oggi.

giovedì 17 ottobre 2013

Update : Ali Zeidan libero

10/10/2013
Il primo ministro del governo di occupazione libico Ali Zeidan e' apparso alla tv di stato pochi minuti dopo la sua liberazione.

Era stato prelevato alle 3.30 di questa mattina da una camera dell'hotel Corinthia nella capitale Tripoli da uomini armati senza che la sicurezza intervenisse.

mercoledì 16 ottobre 2013

Libia, la terra senza legge ora è l'incubo dell'Italia

Gian Micalessin - Lun, 07/10/2013 - 07:43

Senza di me ve la vedrete con Al Qaida e con gli immigrati di tutta l'Africa. La nemesi di Gheddafi è realtà. La cattura a Tripoli di Anas Al Libi, ex sodale di Bin Laden e mente delle stragi del 1998 alle ambasciate Usa in Africa, ne è l'ultima prova.


Preceduta dal naufragio a Lampedusa del barcone salpato dal porto libico di Misurata. Quella tragedia e la cattura di Al Libi sembrano i prodomi di una nemesi destinata a travolgere la Libia e a mettere in ginocchio l'Italia. Il primo a saperlo è l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, alle prese con la drastica riduzione delle forniture di greggio libico precipitate dai 270mila barili giornalieri del dopo Gheddafi ai meno di 60mila di oggi.

martedì 15 ottobre 2013

Breaking : Ali Zeidan arrestato !

10/10/2013
Il capo del governo di occupazione prelevato da uomini armati in un albergo di Tripoli.

Sono ore di chaos nella Libia occupata.

Ali Zeidan, Premier del governo di occupazione della Jamahiriya Libica e' stato prelevato nella notte da uomini armati in un Hotel della capitale Tripoli.

lunedì 14 ottobre 2013

La prossima guerra alla Libia e la Boldrini

10 luglio 2013
Italiani “brava gente”? Sono oramai pubblici i dati sui bombardamenti italiani (hanno ucciso almeno 3000 civili) durante la guerra alla Libia nel 2011; così come è stato assodato l’invio da parte dell’Italia di armi ai cosiddetti “ribelli” libici prima che si insediassero al governo trasformando quello che era il paese più progredito dell’Africa in un orrore di miseria, privatizzazioni, omicidi di massa, torture… e dal quale sono già scappate almeno un milione di persone.

Ma oggi, sui media italiani, si riparla di Libia non certo per i nostri passati crimini, né per l’impegno richiestoci, a giugno, da Obama di un nuovo intervento militare in questa martoriata nazione. Ma per l’uscita di un libro, davvero grottesco, scritto da una redattrice del “prestigioso” Le Monde (lo stesso, per intenderci, del “gas Sarin usato dalle truppe di Assad”), tale Annick Cojean. Libro che, tra l’altro, ci illumina su “Gheddafi che stuprava quattro donne al giorno” e sul Viagra distribuito alle sue truppe per emulare le imprese del Rais: una bufala colossale, che a suo tempo fu smentita perfino da Amnesty International, e che, al pari di tante altre falsità propagate da i mass-media è servita a fare accettare all’opinione pubblica un’altra “guerra umanitaria”.

domenica 13 ottobre 2013

Misteri intorno alla cattura di Anas Al Liby

6/10/2013
Qualcosa non torna nella cattura del numero uno di Al Qaeda in Libia Anas Al Liby avvenuta sabato a Tripoli.

C'e' qualcosa di strano nel ''presunto'' blitz dei Navy Seals americani a Tripoli avvenuto sabato che ha portato alla cattura di Anas Al Liby, numero uno di Al Qaeda in Libia e principale indiziato degli attentati del 1998 contro le ambasciate in Kenya e Tanzania.

La prima domanda e': mai il governo di occupazione di Tripoli era stato avvisato del blitz?

Gli americani sostengono di aver comunicato i propri piani al governo libico ma il premier Ali Zidan nega questo fatto e anzi chiede spiegazioni agli USA.

Chi erano i componenti del gruppo armato che ha prelevato Al Liby?

sabato 12 ottobre 2013

Breaking : 15 soldati uccisi a Bani Walid

5/10/2013
Attaccato un check point delle forze armate del governo di occupazione sulla strada che congiunge Bani Walid e Tarhouna.

Un attacco contro un check point presidiato da militari del governo di occupazione della Jamahiriya Libica ha causato la morte di 15 soldati e il ferimento di altri 5.

venerdì 11 ottobre 2013

Tragedia a Lamepedusa

3/10/2013
Un barcone di immigrati partito da Misurata ha preso fuoco davanti le coste italiane, centinaia i morti.

Una vergogna.

Non esistono altre parole per descrivere la sciagura che e' avvenuta oggi in prossimita' delle coste dell'isola italiana di Lampedusa.

Un barcone carico di immigrati prevalentemente etiopi ed eritrei ha preso fuoco causando la morte di centinaia di persone, comprese donne e bambini.

giovedì 10 ottobre 2013

Obama e i falsi follower in Twitter

25/9/2013
La maggior parte dei follower del Presidente degli Usa Obama sono falsi

Il 55% dei follower del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, su Twitter sono falsi od inattivi, ha verificato uno studio del gruppo di analisi della rete sociale.

L’applicazione di Status People ha descritto come persone non reali 20.240.107 degli utenti dell’account del presidente democratico, che ha registrato un totale di 36.802.378 dei cosiddetti seguaci.

Secondo questo strumento, la maggior parte dei casi sono account di e-mail indesiderate.

mercoledì 9 ottobre 2013

Allah, Mu‘ammar wa Libia bas. Gheddafiani a Mineo

PREMESSA: l'autore di questo articolo,e del blog da cui ho preso questo articolo è chiaramente contro Gheddafi, ma ho voluto riportare lostesso l' articolo che segue; basta ascoltare le voci di chi in Libia ha vissuto.

12 May 2011 Allah, Mu‘ammar wa Libia bas. Gheddafiani a Mineo


“Sono venuto qui, ma oggi me ne pento. Perché sono venuto qui? Perché invece non ho iniziato la guerra in Libia? Me ne pento. Ogni giorno. Lo vedi, non parlo mai con nessuno. La mia mente ribolle. Ogni benedetto giorno non parlo con nessuno. Voglio solo stare da solo. Perché se solo penso… ah… il mio cervello… mi sento che personalmente potrei uccidermi. È così ingiusto. Quell’uomo sta cercando… Gheddafi sta cercando in Libia… lui ha sfamato tutta l’Africa! Gheddafi ha sfamato tutta l’Africa!” Mohamed Ibrahim è eccitato. Tenta di difendere Gheddafi. Parla in pijin english con toni concitati, ha una brutta cicatrice sull’occhio e accompagna le frasi con ampi gesti delle mani. Ma non fa in tempo a finire il discorso. Perché intorno a lui si è formato un capannello di una ventina di ragazzi. Ascoltano a nervi tesi. Siamo sulla statale Catania - Gela, davanti al centro d'accoglienza di Mineo. Sono le tredici di martedì 10 maggio.

martedì 8 ottobre 2013

La vera arma di distruzione di massa é la democrazia

domenica 16 settembre 2012
Marco Cedolin

Uno dei tratti salienti che hanno caratterizzato l'ultimo decennio é senza dubbio l'esportazione della democrazia occidentale, omologata secondo il modello americano e veicolata ovunque sia stato possibile, spesso in maniera coatta e con l'ausilio delle bombe.
Dopo la "democraticizzazione" dell'Europa dell'Est, intervenuta come corollario del crollo dell'Unione Sovietica e del mito del comunismo, per realizzare la quale é stata necessaria solamente qualche "spinta" data al momento giusto nel luogo più consono (da Ceausescu a Milosevic sarebbero molte le storie da raccontare e sulle quali riflettere) da parte dell'amministrazione USA, dei suoi padroni e dei suoi servi é maturato il convincimento che si dovesse proseguire sulla strada intrapresa raddoppiando gli sforzi e sostituendo le spintarelle con veri e propri schiaffoni.
Prima é toccato all'Afghanistan di Bin Ladin, reo di essere stato scelto come caprio espiatorio degli auto attentati dell'11 settembre, assaporare il dolce gusto delle bombe e della democrazia....

lunedì 7 ottobre 2013

Regalo a Gheddafi o alla lobby del cemento?

lunedì 1 settembre 2008
Marco Cedolin

Il cosiddetto accordo fra Italia e Libia siglato sabato da Berlusconi a Bengasi e venduto all’opinione pubblica come un artifizio di raffinata diplomazia volto a risolvere il problema dell’immigrazione clandestina proveniente dal Nord Africa, non ha mancato di suscitare molte perplessità sia in merito ai contenuti dello stesso sia per quanto concerne le reali motivazioni che hanno indotto il Cavaliere a impegnare le dissestate casse dello Stato italiano nel devolvere alla Libia la cifra di 5 miliardi di dollari nel corso dei prossimi 25 anni.

domenica 6 ottobre 2013

La Libia è in mano alle milizie armate?

18 ottobre 2013
Nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 ottobre il primo ministro libico, Ali Zeidan, è stato rapito all’albergo Corinthia a Tripoli, la capitale della Libia, da un gruppo di uomini armati. Come si è scoperto qualche ora più tardi, dopo un susseguirsi di notizie confuse e contraddittorie, Zeidan era stato “arrestato” da una milizia legata al ministero dell’Interno, probabilmente all’insaputa del resto del governo. La milizia ha detto di avere agito in risposta alla cattura del sospetto terrorista libico Abu Anas al-Libi compiuta il 5 ottobre a Tripoli dalle forze speciale statunitensi: Zeidan era stato accusato da diversi parlamentari, e da alcuni gruppi armati libici, di avere autorizzato l’operazione degli americani, non rispettando, dissero loro, la sovranità nazionale della Libia.

Celebriamo la nuova guerra santa?

venerdì 18 marzo 2011
Marco Cedolin


Alla fine ce l'abbiamo fatta.
I ruggenti cannoni dell'Occidente, che fremevano da settimane dentro ad un recinto troppo stretto, teleguidati da baliosi generali affamati di eroismo, hanno ricevuto dall'ONU il via libera, sotto forma del viatico a spendersi in nuove gloriose imprese, come già lo furono e lo sono quelle in terra d'Afghanistan e d'Iraq.
Nella tarda serata di ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti approvato con 10 voti favorevoli e 5 astensioni (Germania, India, Brasile, Russia e Cina) una risoluzione che autorizza l'imposizione di una no-fly zone sulla Libia "con tutti i mezzi a disposizione", incluso il ricorso all'uso della forza.
In pratica le armate occidentali, con alla testa Francia e Stati Uniti che più degli altri si sono spesi nel fare pressione nei confronti di quegli stati che manifestavano perplessità, sono da stanotte autorizzate ad usare aerei e missili contro l'esercito di Gheddafi (che altro non è se non l'esercito libico) nella misura e nella maniera che ritengano più opportuna al fine di tutelare l'incolumità delle truppe degli insorti, che nella risoluzione vengono definiti "civili" nonostante abbiano tutti i connotati di un esercito in armi, e in sostanza garantirne il successo militare.

sabato 5 ottobre 2013

Il partito della guerra

lunedì 28 marzo 2011
Marco Cedolin

Nonostante la sua storia lo caratterizzi come il partito del cerchiobottismo elevato all'ennesima potenza, che vuole cementificare tutto, "ma anche" tutelare l'ambiente, costruire più occcupazione, "ma anche" aumentare la precarietà appoggiando la legge 30, difendere i salari degli operai, "ma anche" gli interessi della FIAT, tutelare i più deboli, ma solo dopo avere tutelato i più forti che li vessano, "finalmente" ha assunto una posizione granitica e assolutamente univoca.
E' il partito della guerra alla Libia, senza se e senza ma, perchè questa guerra s'ha da fare ed è necessaria tanto quanto il desco e l'uso della toilette.
I suoi rappresentanti che affollano i salottini vip della TV si prodigano con sincero spirito belluino per sostenere la guerra franco/americana e confliggono in battaglie verbali perfino con gli antagonisti del centro destra che di fronte a loro somigliano a schiere di pacifisti, intrisi di buon senso e aneliti di pietà.
Ho visto con i miei occhi donne (ah le quote rosa) del PD infervorarsi con la bava alla bocca contro Sgarbi e Formigoni (ho detto Sgarbi e Formigoni, badate bene) che affermavano quanto le guerre americane fossero sbagliate, a cominciare da quella d'Afghanistan e d'Iraq.....

venerdì 4 ottobre 2013

Aiuti agli insorti

giovedì 21 aprile 2011
Marco Cedolin


Già prima che l'insurrezione infiammasse la Cirenaica, manipoli di truppe scelte occidentali, con alla testa gli inglesi dei SAS, operavano segretamente in loco, con lo scopo di addestrare ed organizzare militarmente le fila dei ribelli.
Contemporaneamente, in maniera non ufficiale, alcuni paesi occidentali, Francia e Gran Bretagna in primis, rifornivano gli insorti di armi ed automezzi che avrebbero dovuto consentire loro di marciare vittoriosamente fino a Tripoli.
Ora che la guerra civile in Libia si trascina da settimane, senza che gli insorti abbiano guadagnato metri di terreno o credibilità, nonostante la copertura aerea e la propaganda mediatica gentilmente offerte dall'occidente, s'impone un cambio di strategia.
I paesi occidentali inviano ufficialmente elementi di spicco dei propri eserciti, con il compito di addestrare gli insorti e perfino l'Italia, come annunciato ieri dal ministro La Russa, provvederà a mandare in Libia 10 istruttori militari, nella speranza di trasformare i manipoli di ribelli in rotta, in un'armata senza paura che provveda alla cacciata di Gheddafi......Allo stesso scopo, su richiesta di un fantomatico governo ombra denominato pomposamente Consiglio nazionale degli insorti e prontamente riconosciuto come legittimo dal nostro paese, alcuni stati occidentali stanno apprestandosi a rendere ufficiale anche il rifornimento di armi e mezzi contro pagamento in petrolio, che prima avveniva segretamente, facendolo diventare ovviamente più copioso.

giovedì 3 ottobre 2013

A loro non importa se è tutto falso. Si tratta di una verità superiore!

6/5/2013
Di William Blum

«Siamo venuti, abbiamo visto, è morto». — così la Segretaria di Stato USA, Hillary Clinton, ridacchiando, mentre parlava del depravato assassinio di Muammar Gheddafi.
Immaginiamo Osama bin Laden o qualche altro leader islamico che, parlando dell’11 settembre, ridacchiano: «Siamo venuti, abbiamo visto, 3.000 morti…ah-ah».
La Clinton e i suoi soci criminali della NATO possono farsi anche una bella risata per quanto hanno ingannato il mondo.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il "Grande Oriente" di Obama

13/5/2013
Di Manlio Dinucci

Per 236 anni gli USA hanno difeso ovunque la democrazia: lo ha assicurato Hillary Clinton al Cairo. Occorre quindi cancellare dalla storia gli oltre 160 interventi militari all’estero effettuati dall’imperialismo USA fino agli anni ’40; le guerre della guerra fredda in Corea, Vietnam, Laos, Cambogia, Libano; i colpi di stato orchestrati dalla Cia in Guatemala, Indonesia, Brasile, Cile, Argentina; le guerre del dopo guerra fredda in Iraq, Somalia, Jugoslavia, Afghanistan. Lo stesso impegno, garantisce la Clinton, viene portato avanti dall’amministrazione Obama.

martedì 1 ottobre 2013

L'Italia ritorna sulla "quarta sponda"

26/6/2013
Di Manlio Dinucci

Nell’incontro col premier Letta durante il G8, il presidente Obama «ha chiesto una mano all’Italia per risolvere le tensioni in Libia». E Letta, da scolaro modello, ha tirato fuori dalla cartella il compito già fatto: “un piano italiano per la Libia”. Il ministro Bonino, fiera di tanto onore, giura: «Ce la metteremo tutta, la Libia è un paese che storicamente conosciamo bene». Non c’è dubbio. L’Italia la occupò nel 1911, soffocando nel sangue la rivolta popolare, usando negli anni ’30 armi chimiche contro le popolazioni che resistevano, internando 100.000 persone in campi di concentramento. E, quando dopo trent’anni perse la colonia, sostenne re Idris per mantenere i privilegi coloniali. Caduto Idris, si accordò con Gheddafi per avere accesso alle riserve energetiche della Repubblica libica ma, quando la macchina bellica USA/NATO si è mossa nel 2011 per demolire lo stato libico, il governo italiano ha stracciato, col consenso bipartisan del parlamento, il Trattato di amicizia firmato tre anni prima con Tripoli, fornendo basi e forze militari per la guerra. Una storia di cui essere fieri. Che continua con il piano italiano per la “transizione democratica” della Libia, dove – è costretto ad ammettere lo stesso Consiglio di sicurezza dell’ONU – si verificano «continue detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni extragiudiziarie». In gioco, spiega la Bonino, c’è «non solo l’interesse dei libici ma il nostro interesse nazionale»: da qui «il fermo impegno del governo italiano per la stabilità del paese nordafricano».