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giovedì 3 ottobre 2013

A loro non importa se è tutto falso. Si tratta di una verità superiore!

6/5/2013
Di William Blum

«Siamo venuti, abbiamo visto, è morto». — così la Segretaria di Stato USA, Hillary Clinton, ridacchiando, mentre parlava del depravato assassinio di Muammar Gheddafi.
Immaginiamo Osama bin Laden o qualche altro leader islamico che, parlando dell’11 settembre, ridacchiano: «Siamo venuti, abbiamo visto, 3.000 morti…ah-ah».
La Clinton e i suoi soci criminali della NATO possono farsi anche una bella risata per quanto hanno ingannato il mondo.

La distruzione della Libia, una condizione moderna di un sistema di sicurezze sociali ridotta a cumuli di macerie, città fantasma, uccisione di migliaia di persone ... questa tragedia è stata la conclusione al culmine di una serie di falsità diffuse dai ribelli libici, dalle potenze occidentali, e dal Qatar (attraverso la sua stazione televisiva Al-Jazeera) — a partire dall’imminenza di un dichiarato “bagno di sangue” nella Bengasi in mano ai ribelli, se l’Occidente non fosse intervenuto sulla base di storie di elicotteri e di aerei del governo che sparavano a tutto spiano su masse di civili, perfino su dicerie di stupri di massa indotti dal Viagra da parte dell’esercito di Gheddafi. (Quest’ultima favola è stata raccontata alle Nazioni Unite dall’ambasciatrice statunitense, come se giovani soldati avessero bisogno del Viagra per andare in giro a stuprare!) (1).
Il New York Times (22 marzo 2011) osservava:
«…ai ribelli non interessa la fedeltà alla verità nel plasmare la loro propaganda, quando sostengono inesistenti vittorie sul campo di battaglia, affermando che stanno ancora combattendo in una città importante giorni dopo la sua resa alle forze di Gheddafi, e diffondendo notizie ampiamente gonfiate sul comportamento barbarico di queste forze».
Il Los Angeles Times (7 aprile 2011), su questa operazione mediatica dei ribelli, ribadiva:
«Il loro agire non corrisponde proprio a mezzi di comunicazione onesti ed equilibrati.
Infatti, come opportunamente hanno puntualizzato i loro direttori, esistono quattro regole inviolabili nel fornire informazioni attraverso due stazioni radio ribelli, una stazione TV e un giornale:
· nessun reportage o commento in favore di Gheddafi;
· non fare menzione di una guerra civile (il popolo libico, della parte orientale o di quella occidentale, è tutto unito in una guerra contro un regime totalitario);
· nessuna citazione di discussioni fra tribù o sul tribalismo (esiste una sola tribù: la Libia!);
· non fare mai riferimento ad Al Qaeda o all’estremismo Islamico (questa è propaganda di Gheddafi!)».
Il governo libico, senza dubbio, si è impegnato a diffondere la sua buona quota di disinformazioni, ma è stata la traccia di bugie dei ribelli, sia di omissione che su commissione, che è stata utilizzata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU per giustificare il suo voto per l’intervento “umanitario”; e poi c’é stato il seguito del terzo atto, con implacabili bombardamenti e missili da velivoli droni degli USA/NATO, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese; non si può ottenere molto di più da un intervento umanitario.
Se il popolo della Libia prima dei bombardamenti della NATO / USA fosse stato chiamato ad un referendum, possiamo immaginare che avrebbe accolto con entusiasmo questo intervento?
In realtà, appare piuttosto probabile che la maggioranza dei Libici sosteneva Gheddafi.
In quale altro modo il governo avrebbe tenuto testa alle più potenti forze militari di tutto il mondo per più di sette mesi?
Prima che la NATO e gli USA devastassero la regione, la Libia aveva la più alta aspettativa di vita, la mortalità infantile più bassa, e in Africa il più alto Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite. Durante i primi mesi della guerra civile, a sostegno del leader libico si erano tenute gigantesche manifestazioni (2).
Per argomentazioni ulteriori del perché i Libici potevano essere motivati ad appoggiare Gheddafi,visionate questo video.
Se Gheddafi fosse stato meno oppressivo nei confronti della sua opposizione politica nel corso degli anni, e avesse rivolto qualche gesto di conciliazione agli oppositori durante la primavera araba, il lato benevolo del suo regime poteva ancora mantenerlo al potere, anche se il mondo ha prove lampanti che le potenze occidentali non sono particolarmente preoccupate per l’oppressione politica, con l’eccezione di usarla come scusa per un intervento, quando lo vogliono; anzi, i file governativi sequestrati a Tripoli durante i combattimenti mostrano che la CIA e i servizi britannici hanno collaborato con il governo libico nel rintracciare i suoi dissidenti per consegnarli alla Libia, e nel prendere parte agli interrogatori (3).
In ogni caso, molti dei ribelli avevano un movente religioso per opporsi al governo e ricoprivano ruoli di comando all’interno dell’esercito ribelle; in precedenza alcuni di loro avevano combattuto contro gli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq (4).
Immediatamente, il nuovo regime libico ha annunciato che la legge della sharia islamica sarebbe stata la “fonte primaria” del diritto, e le leggi in contraddizione con “gli insegnamenti dell’Islam” sarebbero stato dichiarate nulle; ci sarebbe anche un ripristino della poligamia, il libro sacro dei musulmani, il Corano , permette agli uomini fino a quattro mogli (5).
Allora, proprio come in Afghanistan nel decennio 1980-1990, gli Stati Uniti hanno sostenuto militanti islamici che si opponevano con le armi contro un governo laico. Negli Stati Uniti, il governo “usamericano” ha imprigionato molte persone come “terroristi” per molto meno.
Quello che era iniziato in Libia come una “normale” violenza di guerra civile da entrambe le parti - prima e dopo ripetuta dai governi in Egitto, Yemen, Bahrain, e Siria, assolutamente senza alcun intervento militare dell’Occidente (anzi, gli Stati Uniti continuano in realtà ad armare i regimi del Bahrein e dello Yemen) - è stato trasformato dalla macchina della propaganda occidentale in un preoccupante genocidio di Libici innocenti messo in opera da Gheddafi.
Un altro video affronta la validità di questa fondamentale problematica “Humanitarian War in Libya: There is no evidence” (Guerra umanitaria in Libia: non ci sono prove).
Il nucleo centrale del film è un’intervista con Soliman Bouchuiguir, segretario generale, e uno dei fondatori nel 1989 della Lega libica per i diritti umani, forse il principale gruppo di dissidenti libici in esilio in Svizzera.
A Bouchuiguir viene chiesto più volte se può documentare le varie accuse mosse contro il leader libico. Dove sono le prove dei molti stupri? Delle altre numerose presunte atrocità? Degli oltre 6.000 civili presuntivamente uccisi dagli aerei di Gheddafi?
Ancora e ancora Bouchuiguir cita il Consiglio nazionale di transizione come fonte. Sì, una fonte… affidabile, i ribelli che hanno condotto una guerra civile in collaborazione con le forze NATO / USA!
Altre volte Bouchuiguir parla di “testimoni oculari”: «bambine, ragazzi che erano lì, le cui famiglie conosciamo personalmente».
Dopo un po’, egli dichiara che «non vi è modo di documentare queste cose».
In buona sostanza, questo è probabilmente vero in una certa misura, ma perché, poi, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per un intervento militare in Libia? Perché quasi otto mesi di bombardamenti?
Inoltre, Bouchuiguir cita la sua opera di collaborazione e organizzazione con il National Endowment for Democracy (NED) nello sforzo di abbattere Gheddafi, e ci si meraviglia quando qualcuno esprime l’idea che la NED venga finanziata per essere una copertura per la CIA. Alla lettera!
Un’altra fonte di accuse contro Gheddafi e i suoi figli è stata la Corte penale internazionale. Sempre.
in questo video, si può vedere il Procuratore generale della Corte, Luis Moreno-Ocampo, che in una conferenza stampa discute sulla questione stessa delle prove accusatorie.
Egli fa riferimento ad un documento del Tribunale di 77 pagine che, lui asserisce, contiene le prove. Il film mostra l’elenco riassuntivo dei contenuti del documento, sottolineando come le pagine 17-71 non siano disponibili al pubblico; queste pagine, evidentemente quelle contenenti le testimonianze e le prove, sono contrassegnate come “sistemate per la pubblicazione”.
In appendice, il rapporto del Tribunale elenca le sue fonti di notizie, che comprendono Fox News, la CNN, la CIA, Soliman Bouchuiguir, e la Lega libica per i diritti umani.
In precedenza, il film aveva presentato Bouchuiguir che citava la Corte penale internazionale come una delle sue fonti. La documentazione è quindi in un circolo chiuso.
Nota a piè di pagina degna di passare alla storia: «Bombardamenti aerei di civili sono stati sperimentati dagli Italiani in Libia nel 1911, perfezionati dagli Inglesi in Iraq nel 1920 e usati dai Francesi nel 1925 contro interi quartieri delle città della Siria.
Demolizioni di case, punizioni collettive, esecuzioni sommarie, detenzioni senza processo, tortura di routine - queste erano le armi della presa di controllo del Medio Oriente da parte dell’Europa» (6).




L’eterna generale convinzione che la politica estera degli Stati Uniti fornisca buoni argomenti a cui appellarsi


Il 6 Aprile 2011 Muammar Gheddafi scriveva una lettera al presidente Obama, in cui diceva:«“Siamo stati feriti più moralmente che fisicamente per ciò che è avvenuto, sia per le azioni che per le parole che lei ha pronunciato contro di noi. Nonostante tutto questo, lei rimarrà sempre nostro figlio, qualunque cosa sia successa ... Il nostro caro figlio, Eccellenza, Baraka Hussein Abu Oubama, il vostro intervento in nome degli Stati Uniti è un dovere, che la NATO si ritiri definitivamente dalla questione libica» (7).
Prima dell’invasione usamericana del marzo 2003, l’Iraq aveva cercato di negoziare un accordo di pace con gli Stati Uniti.
Funzionari iracheni, tra cui il capo del servizio segreto iracheno, cercarono di convincere Washington che l’Iraq non aveva armi di distruzione di massa, e la loro offerta consentiva a personale militare degli Stati Uniti e ad esperti di condurre le ricerche opportune e specifiche, ma offrivano anche un appoggio completo per un qualsiasi piano degli Stati Uniti volto ad instaurare un processo di pace per risolvere il conflitto arabo – israeliano, e la consegna di un uomo accusato di essere coinvolto nell’attentato contro il World Trade Center nel 1993.
Aggiungevano poi, se la questione era per il petrolio, si sarebbe potuto parlare anche di concessioni petrolifere in favore degli Stati Uniti. (8)... Ma venne shock and awe, colpisci e terrorizza!
Nel 2002, prima del colpo di stato in Venezuela che spodestava per qualche giorno Hugo Chávez, alcuni dei cospiratori si erano recati a Washington per ottenere il via libera da parte dell’amministrazione Bush. Chávez aveva saputo di questa visita e per questo si era così tanto preoccupato da inviare emissari del suo governo a perorare la sua causa proprio a Washington. Il successo di questo tentativo si può giudicare dal fatto che il colpo di stato avvenne subito dopo (9).
Nel 1994, è stato riferito che il leader dei ribelli zapatisti in Messico, il Subcomandante Marcos, aveva dichiarato che «si aspettava che gli Stati Uniti sostenessero gli Zapatisti una volta che le agenzie di intelligence statunitensi si convincevano che il movimento non era influenzato dai Cubani o dai Russi». Marcos affermava: «Finalmente gli Stati Uniti stanno arrivando alla conclusione che questo è un problema messicano, con motivazioni giuste e vere» (10).
Eppure, per molti anni, gli Stati Uniti hanno fornito ai militari messicani tutto l’addestramento e gli strumenti necessari per schiacciare gli Zapatisti.
Il ministro degli Esteri del Guatemala nel 1954, Cheddi Jagan della Guaina Britannica nel 1961, e Maurice Bishop di Grenada nel 1983, tutti avevano lanciato i loro appelli a Washington per essere lasciati in pace (11). I governi di tutti e tre i paesi venivano rovesciati dagli Stati Uniti!
Nel 1945 e 1946, il leader vietnamita Ho Chi Minh, un ammiratore sincero degli Stati Uniti e della Dichiarazione di Indipendenza, scrisse almeno otto lettere al presidente Harry Truman e al Dipartimento di Stato per chiedere l’aiuto degli Stati Uniti per conquistare l’indipendenza del Vietnam dai Francesi. Egli scriveva che la pace mondiale era stata messa a rischio dagli sforzi della Francia per riconquistare l’Indocina e richiedeva che “le quattro potenze” (USA, URSS, Cina e Gran Bretagna) intervenissero per mediare una soluzione equa e portare la questione indocinese davanti alle Nazioni Unite (12).
Ho Chi Minh non ricevette risposta. Dopo tutto, egli era un bel tipo di comunista!




Le press-titute degli Stati Uniti


Immaginate che l’aggressione violenta della polizia del 25 ottobre contro l’accampamento di “Occupy Oakland” avesse avuto luogo in Iran o a Cuba o in Venezuela o in qualsiasi altro paese NUD (Nemico Ufficialmente Designato) ... Le prime pagine di tutti i giornali dell’Occidente piene di giusta indignazione con foto scioccanti!
Ma ecco il Washington Post del giorno dopo: un articolo di poche righe a pagina tre con un titolo di testa: “I manifestanti stanno esaurendo il favore nazionale nei loro confronti”; non si fa menzione del veterano di guerra in Iraq lasciato svenuto da un proiettile della polizia che lo aveva colpito alla testa; come foto: una sola - un ufficiale di polizia di Oakland mentre accarezza un gatto abbandonato dai contestatori.
Ed ecco il comico televisivo Jay Leno, la stessa notte dell’attacco della polizia di Oakland:
«Dicono che Muammar Gheddafi potrebbe essere stato uno degli uomini più ricchi del mondo ... 200 miliardi di dollari. Con tutti i miliardi che aveva, ha speso molto poco per l’istruzione o l’assistenza sanitaria per il suo paese. Quindi ne concludo che fosse un repubblicano!» (13).
Il bersaglio dell’umorismo di Leno erano naturalmente i repubblicani, ma questo era funzionale alla causa di una ulteriore demonizzazione di Gheddafi, contribuendo così alla “giustificazione” dell’aggressione omicida degli Stati Uniti contro la Libia.
Se fossi stato uno degli ospiti di Leno seduto lì, mi sarei rivolto al pubblico per dire: «Ascoltate gente, sotto Gheddafi l’assistenza sanitaria e l’istruzione erano completamente gratuite. Non vi piacerebbe che fosse così anche qui?».
Penso che abbastanza persone tra il pubblico avrebbero applaudito e ad alta voce costretto Leno a fare decisamente marcia indietro dal suo commento scriteriato, frutto di indottrinamento.
E proprio per la cronaca, i 200 miliardi di dollari non sono soldi trovati in conti bancari personali di Gheddafi sparsi per il mondo, ma il denaro appartenente allo Stato libico.
Ma perché cavillare? Non c’è business paragonabile all’industria dello spettacolo!




Ninna-nanna irachena


Il 17 febbraio 2003, un mese prima dell’inizio dei bombardamenti statunitensi sull’Iraq, ho diffuso in Internet un saggio dal titolo “What Do the Imperial Mafia Really Want?” (Che cosa vuole veramente la mafia imperiale?), riguardante la guerra che si prevedeva in arrivo.
Nel saggio potete trovare le dichiarazioni di Michael Ledeen, ex funzionario di Reagan, poi presso l’American Enterprise Institute, uno che batteva alla grande la grancassa per attaccare l’Iraq:
«Se appena lasciamo spaziare la nostra visione del mondo per abbracciarlo completamente, e non cerchiamo di fare troppo gli intelligenti aggiustando la questione con soluzioni diplomatiche ingegnose, ma scateniamo giusto appunto una guerra totale contro questi tiranni, penso faremo molto bene, e i nostri figli canteranno grandi canzoni su di noi, da oggi per anni».
Dopo un anno della tragica farsa a cui si era ridotto l’intervento americano in Iraq, non ho potuto resistere. Ho inviato una e-mail al sig. Ledeen ricordandogli le sue parole e dicendo semplicemente: «Vorrei chiederle quali canzoni i vostri bambini stanno cantano in questi giorni».
Non ho ricevuto risposta.
È mai esistito un Impero che non abbia presentato se stesso al mondo come diverso da tutti gli altri imperi, che la sua missione non era quella del saccheggio e del controllo, ma di illuminare e liberare?




Le Nazioni Unite votano l’embargo contro Cuba da 20 anni a questa parte


Per anni i leader politici e i media degli Stati Uniti hanno amato etichettare Cuba come “paria internazionale”. Questo, non lo sentiamo più!
Forse una ragione sta nel voto annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione che recita: «Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba».
Ogni volta che le Nazioni Unite votano è un benvenuto promemoria, che il mondo non ha completamente perso le sue facoltà mentali e che l’Impero statunitense non riesce a controllare completamente l’opinione e la volontà di altri governi.
Quando ha avuto inizio l’embargo a Cuba: Il 6 aprile 1960, Lester D. Mallory, assistente aggiunto del Segretario di Stato degli Stati Uniti per gli Affari inter-americani scriveva in un memorandum riservato: «La maggioranza dei Cubani appoggia Castro ...L’unico prevedibile mezzo per alienare l’appoggio interno è attraverso il disincanto e la disaffezione provocati dall’insoddisfazione e dal disagio economico. ... dovrebbero essere tempestivamente avviate tutte le modalità per indebolire la vita economica di Cuba».
Mallory proponeva «una linea di azione che ... possa innescare pesanti intromissioni nel negare denaro e forniture a Cuba, per diminuire i salari monetari e reali, per causare fame, disperazione e il rovesciamento del governo» (14).
Nello stesso anno, più tardi, l’amministrazione Eisenhower dava luogo ad un embargo soffocante contro questo suo eterno nemico.




NOTE


1. “Viagra”: Reuters, 29 aprile 2011
2. vedi, ad esempio, “Million Man, Woman and Child March in Tripoli, Libya – 20 giugno 2011
3. The Guardian (Londra), 3 settembre 2011
4. Washington Post, 15 settembre 2011, “Gli Islamisti vengono alla ribalta nella nuova Libia”
5. USA Today, 24 ottobre 2011
6. Rashid Khalidi, professore di studi arabi, Columbia University, Washington Post, 11 novembre 2007
7. Associated Press, 6 aprile 2011
8. New York Times, 6 novembre 2003
9. New York Times, 16 aprile 2002
10. Los Angeles Times, 24 febbraio 1994, p.7
11. Guatemala: Stephen Schlesinger e Stephen Kinzer, Bitter Fruit: The Untold Story of the American Coup in Guatemala – Un frutto amaro: la storia mai raccontata del colpo di stato in Guatemala (1982), p.183; Jagan: Arthur Schlesinger, A Thousand Days – Un migliaio di giorni(1965), p.774-9; Bishop:Associated Press, 29 maggio 1983, “Funzionari del governo di sinistra visitano gli Stati Uniti”
12. The Pentagon Papers – Documenti del Pentagono (NY Times edizioni, 1971), pp.4, 5, 8, 26; William Blum, Killing Hope, p.123
13. Washington Post, 26 ottobre 2011
14. Dipartimento di Stato, Foreign Relations of the United States – Relazioni con l’estero degli Stati Uniti, 1958-1960, Volume VI, Cuba (1991), p.885






FONTE


http://williamblum.org/aer/read/99


(traduzione a cura di www.tlaxcala-int.org)http://polemos-war.blogspot.it/2013/05/a-loro-non-importa-se-e-tutto-falso-si.html

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