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venerdì 25 ottobre 2013

La Libia scivola sul sentiero della Somalia

ottobre 14, 2013
Jurij Zinin New Oriental Outlook 14.10.2013

Lo scandalo in Libia legato alla cattura di Abu Anas al-Libi sembra andare un po’ oltre. L’uomo è accusato dalla Casa Bianca del presunto collegamento con le esplosioni nelle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania nel 1998, che costarono la vita a 224 persone. In un primo momento il governo libico ha chiesto alle autorità statunitensi spiegazioni sul fatto che un suo cittadino sia stato rapito, ma allo stesso tempo conserva la speranza che i legami strategici tra i due Paesi non siano compromessi da questo fatto. Ma con il tempo la posizione libica ha cominciato a cambiare. La National Forces Alliance (NFA), considerata la forza più liberale del parlamento libico, ha censurato l’azione della Delta Force su suolo straniero quale azione che viola la sovranità della Libia e la Carta delle Nazioni Unite. Infine, il Congresso Nazionale Generale (GNC), che interpreta il ruolo del parlamento ad interim, ha chiesto a Washington di rilasciare immediatamente il rapito.

L’attuale posizione dei due poteri è rappresentato dallo sbarramento multimediale proveniente da entrambi i lati del confronto politico. Gli Stati Uniti sono determinati a “perseguire” l’uomo che credono sia il capo di al-Qaida responsabile degli attentati dinamitardi. A loro volta i libici credono che non dovrebbero permettere che loro concittadini possano essere rapiti nei parcheggi e in pieno giorno. Allo stesso tempo, non si possono certo discutere i loro argomenti, il fatto che un cittadino libico sia colpevole può essere stabilito solo in un tribunale libico, è così che funziona nei Paesi democratici. Poiché lo scambio di accuse infuria, improvvisamente le voci degli islamisti sono diventate più forti delle altre. I famigerati “Fratelli musulmani” hanno colpito il governo libico con dure critiche per la sua posizione “morbida”, chiedendo la formazione di un gruppo di avvocati indipendenti che dovrebbe indagare sul caso. Un tale passo può finire in una grande caccia alle streghe che si trasformerebbe lentamente in una faida. Un certo numero di gruppi jihadisti ha rivolto al popolo libico proclami di vendetta violenta contro gli Stati Uniti, da effettuare attraverso attacchi alle infrastrutture petrolifere. Allo stesso tempo, anche i “traditori libici” che aiutano gli Stati Uniti “devono” subire la rabbia jihadista. Il gruppo “Ansar al-Sharia” ha chiesto azioni immediate, affermando che “la gente dovrebbe prendere tutte le misure possibili per liberare Abu Anas al-Libi e gli altri prigionieri libici nelle carceri straniere“.
L’ascesa degli islamisti in Libia oggi appare chiaramente, una volta che il colonnello Gheddafi è andato non c’è nessun che gli impedisce di avere una posizione di rilievo nel panorama politico libico. Nell’era Gheddafi tutti gli islamisti, in particolare il Gruppo combattente islamico libico (LIFG), che terrorizzava la parte orientale del Paese, erano stati soppressi. Abu Anas al-Libi era un membro del LIFG, ma ad un certo punto della sua vita fuggì dalla Libia per evitare la condanna, ma una volta che la rivolta contro Gheddafi era iniziata, rientrò per combattere il regime. Al momento gli islamisti giocarono un ruolo chiave nell’abbattere il governo di Gheddafi. Una volta che le forze armate regolari vennero spazzate via, cosa inimmaginabile senza il sostegno degli Stati Uniti e della NATO, le nuove élite hanno fatto del loro meglio per demolire completamente il sistema di sicurezza esistente. La miscela di élite e di gruppi che ha occupato la Libia non è riuscita a instaurare l’ordine nel Paese, in cui vari gruppi militanti, divisi per regione e per tribù, continuano a fare praticamente ciò che vogliono. Tutto questo ha creato terreno fertile per gli islamisti rientrati dall’esilio politico. I “Fratelli musulmani” si sono affrettati a creare il “partito Giustizia e Sviluppo”. Secondo alcune fonti, una buona parte degli islamisti occupa gli uffici degli enti libici, oggi. Un certo numero di gruppi militanti costituisce oggi il sistema di sicurezza della Libia, tra cui almeno un paio sono islamisti. Il sopra citato “Ansar al-Sharia” è uno di questi, dal momento che combatté le forze di Gheddafi nella zona di Sirte. Dopo la guerra, questo gruppo ha chiesto al nuovo governo di istituire la sharia in tutta la Libia. Questo grosso gruppo è ritenuto responsabile dell’assalto all’ambasciata statunitense di Bengasi nel settembre del 2012, quando l’ambasciatore degli Stati Uniti fu assassinato.
L’operazione del rapimento di Abu Anas al-Libi ha determinato un importante cambiamento del panorama politico libico, mostrando il grado d’instabilità della Libia post-Gheddafi. C’è la possibilità che esplosioni di sangue e di violenza incontrollata inizino in ogni momento. I militanti islamici che usano il Congresso Nazionale Generale come schermo del loro feudo, possono facilmente spingere la Libia nel sentiero della Somalia.

Jurij Zinin, ricercatore presso il Moscow State Institute e collaboratore della rivista on-line “New Oriental Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/10/14/la-libia-scivola-sul-sentiero-della-somalia/

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