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domenica 31 marzo 2013

"L'attacco all'ambasciata Usa a Bengasi non è mai avvenuto"

Le dichiarazioni shock del giornalista freelance Jim Stone



Le dichiarazioni shock del giornalista freelance Jim Stone
La notizia è stata diffusa dal quotidiano online IbTimes. Il giornalista freelance Jim Stone, sostiene con convinzione che l'attacco all'ambasciata di Benghazi non sia mai avvenuto. Lo scrive sul suo blog. Il giornalista, si legge su IbTimes, "afferma la non esistenza di un'ambasciata Usa a Benghazi in quanto, secondo il sito ufficiale del Dipartimento di Stato Usa, l'unica ambasciata in Libia risulta essere quella di Tripoli".

L'ambasciata di Benghazi, quindi, non esisterebbe. La prova è anche su Google Maps, dove non è possibile individuare ambasciate americane a Benghazi. Anche su Wikipedia, la lista delle ambasciate Usa confermata la presenza dell'unica ambasciata a Tripoli.

sabato 30 marzo 2013

LIBIA, UCCISO L'AMBASCIATORE AMERICANO - FOTO

di Redazione Cadoinpiedi.it - 12 Settembre 2012

Il presidente Usa Barack Obama condanna duramente gli "attacchi oltraggiosi" che hanno portato all'uccisione dell'ambasciatore e di altri tre americani

LIBIA, UCCISO L'AMBASCIATORE AMERICANO - FOTO 


Redazione Cadoinpiedi.it BENGASI - L'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, è rimasto ucciso ieri nell'assalto contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi, assieme a un funzionario e due Marines. Il diplomatico era arrivato nel pomeriggio nella 'capitale' della Cirenaica per raccogliere gli umori alla vigilia della nomina del nuovo premier libico, prevista oggi.

venerdì 29 marzo 2013

Libia, venti detenuti torturati per ore

di Riccardo Noury - 9 Giugno 2012

La Libia è ancora lontana dal ripristino dello stato di diritto. L'ultimo episodio, accertato da Amnesty International, è avvenuto nella prigione di Ain Zara, già nota ai tempi di Gheddafi. 20 detenuti sono stati picchiati e torturati con bastoni e tubi di gomma. E le denunce non si fermano



Riccardo Noury La settimana che si sta concludendo dimostra ancora una volta quanto la Libia sia lontana dal ripristino dello stato di diritto e del controllo delle autorità centrali: occupato l'aeroporto internazionale di Tripoli (nella foto), rinviate le elezioni, l'attentato a Bengasi e, per quello che riguarda in particolare questo post, la scoperta di nuovi casi di tortura.

giovedì 28 marzo 2013

SIRIA E LIBIA, UN DESTINO COMUNE

di Marinella Correggia - 26 Febbraio 2012

Due Paesi tra loro assai diversi da un anno condividono una sorte comune. Due sollevazioni basate sulla demonizzazione dei due governi e la santificazione degli oppositori da parte dell'Onu, dei governi e dei media. Un'operazione fatta di menzogne e omissioni

SIRIA E LIBIA, UN DESTINO COMUNE 


Marinella  Correggia Sibia e Liria; possiamo mescolare le sillabe di Siria e Libia. Perché due paesi così diversi da un anno hanno molto in comune. Poco importano le responsabilità dei due governi nazionali. Il copione internazionale ne prescinde. Così come le agende geopolitiche delle potenze esterne coinvolte.

mercoledì 27 marzo 2013

Quello che i libici non avranno più.

Vorrei ricordare agli assassini e traditori vari, ( ma anche a chi finge di non sapere ), come era la Libia di Gheddafi e cosa è stato " democraticamente " distrutto.

Elettricità domestica gratuita per tutti
■Acqua domestica gratuita per tutti
■Il prezzo della benzina è di 0,08 euro al litro
■Il costo della vita in Libia è molto meno caro di quello dei paesi occidentali. Per esempio il costo di una mezza baguette di pane in Francia costa più o meno 0,40 euro, quando in Libia costa solo 0,11 euro. Se volessimo comprare 40 mezze baguette si avrebbe un risparmio di 11,60 euro.
■Le banche libiche accordano prestiti senza interessi
■I cittadini non hanno tasse da pagaren e l’IVA non esiste.
■Lo stato ha investito molto per creare nuovi posti di lavoro
■La Libia non ha debito pubblico, quando la Francia aveva 223 miliardi di debito nel Gennaio 2011, che sarebbe il 6,7% del PIL. Questo debito per i paesi occidentali continua a crescere

martedì 26 marzo 2013

RICORDARE LA JAMAHIRIYA LIBICA

Geopolitica DI ALEXANDER MEZYAEV
strategic-culture.org

La Libia uno stato autosufficiente e prospero è collassato due anni fa. Riporta alla memoria i drammatici eventi e ciò che hanno prodotto. Prima di tutto, è stato un nuovo tipo di guerra, una «rivoluzione virtuale» e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite erano basate su …la revisione delle sequenze di un film Tv.

Dopo l’adozione della risoluzione numero 1970 da parte del Consiglio di Sicurezza ONU, il Consiglio ONU per i diritti umani ha inviato in Libia la Commissione d’indagine indipendente. Il governo libico acconsentì alla visita di tutti i posti dove sarebbe stato aperto il fuoco su chi protestava pubblicamente. I membri della commissione furono autorizzati ad andare ovunque volessero recarsi e loro … in tutta fretta lasciarono il paese.

lunedì 25 marzo 2013

La sporca guerra in Libia, i gas democratici sui civili.

23 ottobre 2012.
Ci vorrebbero tomi interi per scrivere tutto quello che la stampa italiana occulta. Se continueremo a seguire le vicende della sporca guerra civile in Siria, di oggi le bombe ribelli sugli inermi civili cristiani, dall’altra parte del Mediterraneo un’altra sporca guerra è invece dimenticata: la guerra civile in Libia. I diritti umani, si sa, sono merce pregiata, pertanto vanno maneggiati con parsimonia.
Quindi sarebbe inutile versare pianti o rabbrividire per quello che stanno facendo i governativi sulla popolazione tripolitana. I governativi, cui è stata immediatamente data la patente di liberatori democratici, sono i “nostri alleati” (o meglio alleati della Francia, dell’Inghilterra e di quegli italiani, pacifisti o pacifinti fino al giorno prima, che tanto hanno premuto perché Berlusconi non bloccasse la guerra democratica a Gheddafi), quindi non è proprio il caso che i nostri mezzi di informazione ci informino di cosa stiano facendo quelli che Sarkozy e alleati vari hanno fatto vincere.

domenica 24 marzo 2013

Da BHL ad Al Qaradawi: la resa dei conti è vicina?

Pubblicato il: 8 marzo, 2013

Da BHL ad Al Qaradawi: la resa dei conti è vicina?

di Ali Reza Jalali

Gli amici di IRIB ITALIA, in un recente articolo hanno messo in luce l’atteggiamento di alcuni media italiani, nel dare voce a personaggi come Bernard Henri Levy, noto affarista francese, personaggio di spicco della lobby sionista transalpina, e sostenitore delle primavere arabe; famosi i suoi interventi in Libia dopo la caduta del colonnello Muammar Gheddafi, per non dire della sua campagna contro la Siria di Bashar Assad.

sabato 23 marzo 2013

BREVE STORIA DEL CALCIO NELLA LIBIA DEL COLONNELLO GHEDDAFI( parte 2)

Pubblicato il: 22 febbraio, 2013

BREVE STORIA DEL CALCIO NELLA LIBIA DEL COLONNELLO GHEDDAFI

(parte seconda – i rapporti calcistici italo-libici)
Marco Bagozzi
Italia-Libia
Venezia, Palermo, Catania, Messina nel campionato libico? Se vogliamo vederla sotto un certo punto di vista, il Colonnello Gheddafi, nel periodo più cupo dell’embargo anti-libico, arriva addirittura a proporre l’adesione di queste squadre al campionato di Tripoliico…per poi ripiegare sul Lampedusa Calcio. Chiaramente si tratta di una battuta, visto che Gheddafi non si è mai riferito direttamene al calcio, ma sarebbero state delle ovvie conseguenze nel caso in cui le proverbiali provocazioni linguistiche del Colonnello si fossero realmente avverate: «il popolo di Sicilia, fratello e amico, perché arabo di origine, il quale deve far smantellare le basi americane sull’isola» o «quanti hanno evocato l’eventualità dell’annessione di Venezia alla Libia danno prova di obiettività storica» (1).
Il 2 febbraio 1980, presso lo stadio San Paolo, della piccola cittadina di Narni, provincia di Terni, si gioca la prima storica sfida tra una selezione italiana della Lega Dilettanti e la nazionale libica. Finisce 1-0 per gli azzurri, grazie alla rete di Volpini. È il primo contatto calcistico tra le due nazioni, che segna lo sdoganamento ufficiale verso l’Europa occidentale della nazionale verde.

venerdì 22 marzo 2013

BREVE STORIA DEL CALCIO NELLA LIBIA DEL COLONNELLO GHEDDAFI

Pubblicato il: 8 febbraio, 2013

BREVE STORIA DEL CALCIO NELLA LIBIA DEL COLONNELLO GHEDDAFI

(parte prima – il campionato interno e la nazionale)
Mu’ammar Gheddafi scrisse nel 1975 il celeberrimo Libro Verde, vera e propria summa ideologica della sua Rivoluzione, che il 1° settembre del 1969 l’ha portato a ricoprire il ruolo di Guida e Comandante della Rivoluzione della Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare. Nell’ultimo capitolo del Libro (17-Lo sport, l’equitazione e gli spettacoli), la Guida libica, vergò queste parole, certamente non accondiscendenti nel confronto dei tifosi sportivi: «Le migliaia di spettatori che riempiono le gradinate degli stadi per applaudire e ridere sono migliaia stolti incapaci di praticare lo sport di persona: tanto che stanno allineati sui palchi dello stadio apatici e plaudenti a quegli eroi che hanno strappato loro l’iniziativa dominando il campo, e che si sono accaparrati lo sport requisendo tutti i mezzi prestati a loro vantaggio dalle stesse masse» (1).
Nonostante questa dura presa di posizione, il calcio, e lo sport in generale, non ha mai perso la cittadinanza libica e il Governo rivoluzionario ha sempre puntato sui successi delle rappresentative nazionali per offrire alla popolazione un motivo di orgoglio e per migliorare nel resto del mondo la sua immagine.

giovedì 21 marzo 2013

Tensioni a Misurata, in Libia, dopo l’eliminazione di un linciatore di Gheddafi

Pubblicato il: 26 settembre, 2012

Tensioni a Misurata, in Libia, dopo l’eliminazione di un linciatore di Gheddafi

AFP 26 settembre 2012
Misurata (Libia): tensione a Misurata dopo la morte di un ribelle ritenuto uno dei sequestratori del leader libico Muammar Gheddafi, che è stato poi linciato e torturato in una città rivale. Omran Bin Shaaban, 22 anni, è stato rapito da uomini armati a luglio, nella città di Bani Walid, un bastione dei lealisti di Gheddafi nel conflitto del 2011, ha detto all’AFP suo fratello Walid. Shaaban aveva cercato di sfuggire ai suoi aggressori, ma lo presero e gli spararono alla nuca e allo stomaco, ha aggiunto Walid.
Il misuratino è stato rilasciato 50 giorni dopo, in condizioni critiche, grazie agli sforzi di mediazione di Mohammed Megaryef, presidente del Congresso Nazionale Generale (GNC), che ha visitato la scorsa settimana Bani Walid. Ma poi è morto in un ospedale francese, dove era stato inviato per le cure, ha detto Walid. Ieri, un aereo privato ha portato il cadavere di Omar Ben Shaaban nella città di Misurata dove la sua famiglia, gli amici e sostenitori l’attendevano.

mercoledì 20 marzo 2013

La Libia dei ribelli tra pirateria e “guerra del mare”

Pubblicato il: 11 giugno, 2012
Analisi / Esteri | Di Filippo Bovo

La Libia dei ribelli tra pirateria e “guerra del mare”

S’illudevano, i “destrosinistri” liberaldemocratici di casa nostra, che, con la scomparsa di Gheddafi ed il trionfo dei ribelli giunti a Tripoli sulla punta della baionetta della NATO, la Libia avrebbe smesso di fare la voce grossa contro l’Italia: niente più “giornate dell’odio”, in realtà abolite già da quel dì, niente più attacchi, niente più ricatti. Nonchè, niente più sequestri di pescherecci italiani nel Canale di Sicilia. Pensavano d’essersi guadagnati, a suon di bombardamenti indiscriminati, una nazione umile ed umiliata, serva e servile come la rimpianta Libia di re Idris alla quale quella dei ribelli strizza l’occhio avendone fatta sua persino la bandiera.

martedì 19 marzo 2013

Libia: la disfatta delle imprese italiane e la nuova ondata migratoria

Pubblicato il: 19 maggio, 2012
Analisi / Esteri | Di Steve Brady

Libia: la disfatta delle imprese italiane e la nuova ondata migratoria

La Presidenza del Consiglio dei Ministri convocherà a breve un tavolo di lavoro con le imprese, le banche creditrici e i ministeri coinvolti per valutare le
possibili soluzioni diplomatiche e finanziarie per le 90 imprese italiane che operavano in Libia prima della caduta di Gheddafi e che vantano crediti insoluti per oltre 600 milioni di euro. A darne notizia è l’on. Ettore Rosato (Pd), dopo che il Governo Monti ha accolto un ordine del giorno al decreto sulle commissioni bancarie. Rosato ha ricordato che “le imprese italiane sono in attesa della liquidazione dei crediti maturati e che questo ritardo creditizio è motivo di grande sofferenza e difficoltà per molte di queste aziende, spesso medie o piccole, che potrebbero trovarsi molto rapidamente sull’orlo del fallimento. Le banche italiane – prosegue – chiedono alle imprese la restituzione dei prestiti concessi per gli investimenti in Libia ma queste, in assenza dell’incasso dei crediti, sono impossibilitate a evadere la richiesta”.

lunedì 18 marzo 2013

Chimere atlantiste

Pubblicato il: 24 marzo, 2012
Analisi / Cultura | Di Fabio Falchi

Chimere atlantiste

In un articolo pubblicato il 20 marzo scorso, Manlio Dinucci, uno dei pochi giornalisti degni di questo nome, ha voluto ricordare come sia stato passato «sotto silenzio il fatto che un anno fa, il 19 marzo, iniziava il bombardamento aeronavale della Libia, formalmente “per proteggere i civili”. In sette mesi, l’aviazione Usa/Nato effettuava 30mila missioni, di cui 10mila di attacco, con impiego di oltre 40mila bombe e missili». (1) Facendo leva sulla tradizionale ostilità della Cirenaica nei confronti della Tripolitania e sulle divisioni tra le differenti tribù libiche, gli anglofrancesi, con il consenso e l’appoggio di Washington (che dirigeva l’intera operazione, come ha esplicitamente dichiarato l’ambasciatore statunitense presso la Nato) infiltravano forze speciali nel Paese, in particolare islamisti al soldo del Qatar, per metter fine alla Giamahiria, all’esistenza cioè di uno Stato sovrano, socialista e popolare, con un Welfare che non aveva nulla da invidiare al “modello sociale” europeo (quello, per intendersi, che i “mercati” stanno distruggendo, al fine di imporre la nuova modernizzazione “made in Usa”).

domenica 17 marzo 2013

A tu per tu con… Yvonne Di Vito

Pubblicato il: 10 marzo, 2012

A tu per tu con… Yvonne Di Vito

Guerra di Libia: un anno dopo


a cura di Andrea Fais

Circa un anno fa cominciavano le operazioni militari contro la Libia di Gheddafi, a seguito del consiglio di guerra riunitosi a Parigi per fare un riassunto delle menzogne raccolte nei due mesi precedenti a proposito di quanto stava avvenendo nel Paese mediterraneo. I bombardamenti della Nato sono andati avanti per tutta l’estate fino a settembre inoltrato, distruggendo città, abitazioni civili, scuole, ospedali, condutture idriche, pozzi, cantieri e quant’altro. In base alla risoluzione n. 1973 l’intervento occidentale avrebbe dovuto proteggere la popolazione. In realtà ha provocato migliaia di vittime e la deflagrazione etnica, sociale e politica di una nazione che, prima della guerra, era tra le più prospere dell’Africa. Tu, che per lavoro eri in contatto con alcuni libici e hai conosciuto proprio il Colonnello Gheddafi, sei stata in Libia durante quei travagliati mesi. Un anno dopo qual’è il ricordo personale di quei momenti?
Questa domanda va a toccare un tasto per me dolente. Ho vari ricordi che si accavallano in un mix di sensazioni che vanno dal dolore alla rabbia, dalla nostalgia al senso di impotenza per non aver potuto fare di più in quello che è stato uno degli episodi più bui e scorretti della storia moderna. Prima dell’inizio dell’aggressione, non vedrei altri termini per definirla, avevo già delle idee abbastanza chiare sulla Nato, sulle “pseudo operazioni umanitarie”, e su tutti i loschi interessi che vi girano intorno. Sapevo quanto alcune operazioni degli ultimi anni fossero giustificate solo dall’“oro nero” o da meri interessi di controllo geo-strategico, sapevo quanto alcune situazioni venissero sfruttate ma ero così ingenua da non arrivare ad ipotizzare rivolte costruite. Ero contraria alla guerra perché pensavo che la violenza non avrebbe potuto risolvere alcun problema, neanche laddove vi fosse realmente stato un problema da risolvere, ma in una rivoluzione “costruita” e “sovvenzionata” da una regia occulta è evidente doppiamente quanto tutto sia stato sbagliato fin dall’inizio. Prima che la Libia, un Paese Sovrano, fosse aggredita non avrei mai pensato di vivere in un mondo così malato da portare alla distruzione una nazione con bombe così intelligenti da uccidere migliaia di persone. Ho dei ricordi meravigliosi della Libia e dei Libici, ricordi che porterò sempre nel cuore, insieme a terribili e amari ricordi della mia ultima visita di luglio/agosto 2011. Quando la Libia era libera l’ho visitata in tutte le sue regioni apprezzandone le incredibili bellezze, dal paesaggio del Sahara che toglie il respiro con le sue dune alte centinaia di metri, ai siti patrimonio dell’Umanità come Leptis Magna o Sabratha; ho avuto modo di stringere sinceri rapporti di amicizia con le persone del posto, con alcune ho un legame speciale. I Libici sono ospitali, hanno il cuore puro, sono gioviali e aperti, sono coraggiosi e dignitosi come hanno dimostrato nella loro eroica resistenza.

sabato 16 marzo 2013

La prevedibile deflagrazione della Libia

Pubblicato il: 10 marzo, 2012
Analisi / Esteri | Di Ettore Chiorra

La prevedibile deflagrazione della Libia

Anche se la guerra in Libia è ormai uscita dal panorama mediatico del nostro Paese, i conflitti non sono terminati e anzi si potrebbe tranquillamente parlare di una guerra civile in atto. Dalla fine della guarra, la Libia è nel caos più totale. La distruzione portata dai bombardamenti della NATO, richiesti a gran voce dai ribelli, ha sventrato intere aree del Paese che ancora non sono state ricostruite, lasciando sfollate migliaia di persone costrette a vivere in vere e proprie città fantasma, degne delle più terrificanti scenografie cinematografiche. La microcriminalità dilaga e la popolazione libica è terrorizzata dall’assoluta mancanza di sicurezza dovuta anche alla imperante corruzione dei nuovi funzionari amministrativi. Gli scontri tra le centinaia di tribù presenti sul territorio, che avevano convissuto pacificamente per oltre quarant’anni sotto il governo di Gheddafi, crescono esponenzialmente aumentando l’insicurezza della popolazione vittima di attacchi e scorrerie delle varie fazioni.

venerdì 15 marzo 2013

Il “comunista preferito”… dagli americani

Pubblicato il: 3 marzo, 2012
Analisi / Italia | Di Giulio Zotta

Il “comunista preferito”… dagli americani

Alla luce delle sue recenti dichiarazioni e prese di posizione, dovrebbe destare stupore e preoccupazione il comportamento assunto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e invece pare che la più alta carica dello Stato goda ancora di un alto consenso tra l’opinione pubblica. Un’opinione pubblica che, quasi in modo unanime da destra a sinistra, sembra vedere in lui il vero leader del Paese nonché integerrimo custode della nostra Costituzione. Ma è veramente così?

giovedì 14 marzo 2013

Il “giornalista” Paul Conroy, agente operativo del MI6

Pubblicato il: 7 marzo, 2012

Il “giornalista” Paul Conroy, agente operativo del MI6

Réseau Voltaire  6 marzo 2012
Presentato come reporter del Sunday Times, Paul Conroy, che è appena fuggito dall’Emirato Islamico di Bab Amr, è un agente dell’MI6 britannico.
In questa foto, lo vediamo in Libia (con il giubbotto antiproiettile blu), con i leader di al-Qaida alla sua destra Mahdi al-Harati (con il giubbotto antiproiettile nera) e Abdelhakim Belhaj (in giacca mimetica).
- Mahdi al-Harati ha sposato una donna irlandese e ha vissuto a Dublino. Paul Conroy è nordirlandese, ed è cresciuto a Liverpool.
Secondo l’ex premier Jose Maria Aznar, Mahdi al-Harati è ancora ricercato in Spagna per il suo coinvolgimento negli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004.
Nel 2010, con la barba e l’accurata copertura più di una ONG, Mahdi al-Harati era stato infiltrato dall’MI6 nella “Freedom Flotilla“, che cercava di portare aiuti umanitari a Gaza.

mercoledì 13 marzo 2013

Meglio tardi che mai

Pubblicato il: 7 febbraio, 2012
In Breve | Di Fabio Falchi

Meglio tardi che mai

Non è passato nemmeno un anno da quando il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvò, con 10 voti favore e 5 astenuti (Russia, Cina, India, Brasile e Germania), la risoluzione 1973, che autorizzava l’imposizione di una no-fly zone sulla Giamahiria. E ciò proprio allorché le forze del legittimo governo di Gheddafi stavano per schiacciare definitivamente l’insurrezione dei “tagliagole bengasini”, appoggiata ed organizzata dalle cosiddette “forze occidentali”. Sicché, la decisione dell’Onu, favorita dall’opera di disinformazione dei media mainstream, non solo giustificava una aggressione contro uno Stato sovrano, ma soprattutto avallava, di fatto, una nuova forma di colonialismo degli Stati Uniti e dei loro scagnozzi europei. Tra gli obiettivi dell’operazione contro la Repubblica araba socialista popolare di Libia, oltre al diretto controllo delle ingenti risorse petrolifere di questo Paese, vi erano infatti quello di mettere fine alla “strategia ” di Gheddafi, che mirava a far crescere politicamente ed economicamente l’Africa nera, e quello di contrastare la presenza cinese in un continente ricchissimo di materie prime, ma troppo debole e corrotto per opporsi alla politica di rapina delle potenze occidentali e delle multinazionali.

martedì 12 marzo 2013

Libia, o Iraq o Jamahiriya nessun futuro per il Cnt

Pubblicato il: 28 gennaio, 2012
Analisi / Esteri | Di Filippo Bovo

Libia, o Iraq o Jamahiriya nessun futuro per il Cnt

C’è da scommettere che quanto avvenuto in Libia nell’ultima settimana abbia lasciato di stucco ben più d’una persona, non soltanto tra i (ma lo saranno ancora?) galvanizzati sostenitori del CNT e della guerra “buona e giusta” della NATO e di “mamma America”, ma anche tra coloro che a difesa della sovranità della Jamahiriya e della verità su quanto realmente vi stava accadendo s’erano onorevolmente mobilitati nelle forme più varie e (a partire da agosto, dopo la caduta di Tripoli, e ancor più da ottobre, dopo la morte di Muammar Al Gheddafi) persino disperate. Sembrava che anche per la Libia, ormai, dovessero valere i principi della “fine della storia” e del “pensiero unico”: finita per sempre la Jamahiriya; consegnata al dimenticatoio la quarantennale rivoluzione delle masse; sepolto o addirittura cremato chissà dove il corpo del Qaid; e celebrata trionfalmente la nuova era del CNT e della “Repubblica di Libia” col vessillo monarchico e capitanata dai peggiori elementi del fondamentalismo nordafricano; davvero non sembrava proprio più possibile poter credere alla continuazione della guerriglia di resistenza popolare.

lunedì 11 marzo 2013

Rosso e nero in Hala Misrati, eroina del Giornalismo mondiale ( ita/Franch).

Rosso e nero in Hala Misrati, eroina del Giornalismo mondiale
Inviato: 2012/03/08
From: Mathaba


Hala Misrati, una giornalista televisiva della Grande Jamahiriya libica, torturata (, il ferimento, stupro) e poi ucciso la data della perdita "anniversario" l'ingresso sulla scena mondiale di Ratti CNT / NATO.
Articolo originale in francese da:http://mathaba.net/news/?x=629992

Muammar Al-Gheddafi: "Ho promesso a mia madre di elevare lo status delle donne in Libia ..."

Rosso e nero in Hala Misrati, eroina del giornalismo libico e mondiale, simbolo universale della donna moderna e veramente libera.

domenica 10 marzo 2013

Libia – Dichiarazione di Hala Misrati del 9 marzo 2012 - Parte seconda

Libia – Dichiarazione di Hala Misrati del 9 marzo 2012 - Parte seconda (il seguito) … I ribelli imprigionano sua madre, suo padre ed i suoi due fratelli per vendetta
ALGERIA ISP / La grande giornalista Hala Misrati è intervenuta una seconda volta sulla chat room della Gran Libia dopo la sua liberazione.
Ha detto che oggi in Libia, si deve avere una banda armata per vivere comodamente.Che è necessario disporre di una milizia armata o si muore.
Ha inviato un messaggio ai Thowars (ribelli), quelli che non accettano questa situazione. Coloro che sono paralizzati. Essi si sono sollevati per uno scopo e si ritrovano invece con in mano qualcos’altro. Coloro che ritengono che il paese sia statodistrutto. Coloro che ritengono che la Libia sia perduta. Si sono rivoltati per rimuovere un dittatore (questi erano i loro propositi) e si ritrovano invece in mano a 1 milione di dittatori. Non sanno cosa fare. È ora che essi prendano una decisione. Purtroppo queste persone sono ora accusate di essere i “Tavor Khames” e cioè i “Lealisti al  leader libico Gheddafi .” Essi sono anche accusati di aver venduto la causa del 17 febbraio. Per questi thowars che dicono basta a ciò che sta accadendo ora e si rammaricano di questa guerra, l’accusa è pronta per loro.

sabato 9 marzo 2013

Dichiarazione di Hala Mesrati del 9 marzo 2012

ALGERIA ISP /
La grande giornalista Hala Misrati è intervenutauna seconda volta sulla la chat room della GranLibia dopo la sua liberazione. Ha ringraziato tutti coloro che erano felici per il suo rilascio. Ha detto che la sua libertà non è completa, poiché la Libia è diventata una grande prigione per numerosidetenuti. Ha aggiunto che in Libia, nessuno può dire una parola contro il movimento del 17 febbraio.
Ha aggiunto che lei ha visto alcuni siti web e pagine di Facebook, ed è felice perché i Tahalabes ”i resistenti verdi” sono felici del suo rilascio.  Ha anche visto alcuni commentatori in questi siti che vogliono macchiare la sua reputazione con domande stupide del tipo:
“Come è scappata? Perché è scappata?”

venerdì 8 marzo 2013

Halla El Mesrati è finalmente libera

Da “I’m not yours” di Erminia Scaglione

Halla ha confermato il suo rilascio e apparentemente ‘ non è sul territorio libico. Lei ha detto un po’ quello che lei ha sopportato, è stata trasferita in 20 diverse prigioni in diverse regioni da dei ratti, come lei stessa cita.
Ecco l’intervento della giornalista Hala Misrati alla radio della resistenza verde : Halla è ritornata ai ricordi dei giorni neri del bombardamento della NATO e lei ha parlato a lungo dei responsabili che occupavano posizioni molto in vista dello stato all’epoca della guida di Gaddafi definendoli dei traditori ed essi sono quelli che hanno distrutto il paese e hanno comunque sempre mantenuto il loro stato negli organigrammi del potere.
Halla dice che lei presto rivelerà i nomi delle persone in questione . Ha anche aggiunto che avrebbe avuto l’opportunità di lasciare il paese durante il conflitto, ma che invece ha deciso di rimanere a difendere il suo paese.

giovedì 7 marzo 2013

La storia di Halla El-Mesrati, paradigma della barbarie Nato in Libia

Questo articolo usciva nel febbraio 2012. Da allora qualcosa è cambiato, per fortuna la LEONESSA VERDE, HALLA EL MESRATI è libera, ( per quanto può essere libera una persona contro cui è stato emesso un mandato di cattura , dai RATTI, con accuse ridicole, cioè di aver abbandonato il paese "senza permesso", come se dovessimo chiedere il permesso a loro, per vivere). Purtroppo l' articolo è ancora attuale. Le violenze, gli stupri sono considerati normali, le donne sono tenute prigioniere nelle loro stesse case, dai ratti, e qui sistematicamente torturate e violentate. MA NOI NON DOBBIAMO SAPERLO !!
Pubblicato il: 25 febbraio, 2012
Analisi / Esteri | Di Filippo Bovo

La storia di Halla El-Mesrati, paradigma della barbarie Nato in Libia

Sicuramente molti lettori si ricorderanno di Halla el Mesrati: era la giornalista della televisione di Stato libica Al Libya che, nelle drammatiche ore della presa di Tripoli da parte dei mercenari NATO, esibiva in diretta una pistola affermando che nulla avrebbe potuto eliminare la Jamahiriya e che gli svendipatria del CNT e i loro scherani atlantici avrebbero trovato pane per i loro denti. Caduta Tripoli, di lei non s’era saputo più nulla: alcune fonti autorevoli, a distanza di settimane, avevano ventilato l’ipotesi che Halla el Mesrati avesse trovato ospitalità in Algeria o, molto più probabilmente, in Tunisia. Purtroppo, considerata la sorte a cui è andata incontro, veniamo ora a sapere che non era così.

mercoledì 6 marzo 2013

Resistenza libica e ipocrisia occidentale

Pubblicato il: 28 gennaio, 2012

Resistenza libica e ipocrisia occidentale

Un evento importante e atteso si è verificato in Libia. I leader della Resistenza hanno parlato della creazione di un governo provvisorio in Libia. Le persone di tutto il mondo, che compongono la comunità mondiale, hanno atteso questo momento. Ora il nostro compito è quello di chiedere ai governi dei nostri paesi di revocare il riconoscimento del regime di occupazione del CNT perché essi non sono i rappresentanti legali della nazione libica, e iniziare relazioni diplomatiche con il vero governo libico. Questo governo è stato varato in via temporanea fino alla completa liberazione della Libia dagli invasori della NATO.

martedì 5 marzo 2013

LIBIA: Crescente Resistenza contro l’occupazione della NATO e il regime fantoccio del CNT

LIBIA: Crescente Resistenza contro l’occupazione della NATO e il regime fantoccio del CNT

Stephen Lendman Global Research, 24 Gennaio 2012
La Libia occupata non è granché. Libia SOS ha detto che il suo governo “riconosce la presenza delle forze appartenenti a 14 diverse nazionalità nel paese sotto l’ombrello dell’addestramento, assistenza e consulenza.”
A metà gennaio, 12.000 soldati statunitensi inviati a Malta si preparavano ad occupare la Libia. Circa 6.000 o più ora sono di guardia agli impianti petroliferi. Forse contingenti di altre nazioni sorvegliano altri luoghi strategici. I bisogni delle persone non vengono affrontati. Sfruttamento e non aiuto, hanno previsto questo.
Il 5 gennaio, l’Independent di Londra titolava, “I leader della Libia avvertono di una guerra civile dopo gli scontri a fuoco a Tripoli“, che diceva:
Mustafa Abdul Jalil, l’uomo di Washington in Libia, ha commentato che le battaglie tra le milizie rivali hanno lasciato “una scia di morti e feriti.”
Secondo Jalil:
“Ora abbiamo  due opzioni amare. Ci occupiamo di queste violazioni delle brigate con rigore e portiamo i libici al confronto militare, che non accettiamo, oppure ci dividiamo e allora ci sarà la guerra civile. Se non c’è sicurezza, non ci sarà nessuna legge, nessuno sviluppo e niente elezioni“.

lunedì 4 marzo 2013

Riflessioni dal Medio Oriente

Pubblicato il: 4 gennaio, 2012
Esteri | Di Alì Mansour

Riflessioni dal Medio Oriente

La primavera araba cominciata con la rivoluzione tunisina e poi diffusa come macchia d’olio in diversi paesi arabi nel tentativo di ridisegnare il volto della regione, ora è sotto forti pressioni da parte dei governi occidentali guidati dagli Stati Uniti d’America e da parte dei governi arabi del Golfo guidati dal Qatar. Tutto nel tentativo di trasformare il nuovo movimento arabo popolare in un progetto politico sotto controllo. Mentre tutto il mondo assisteva alla caduta dei regimi arabi, dalla Tunisia alla Libia, Israele e Stati Uniti avevano gli occhi puntati sulla Siria.

domenica 3 marzo 2013

La nuova Libia e la nuova Italia

Pubblicato il: 19 dicembre, 2011
Economia | Di Filippo Bovo

La nuova Libia e la nuova Italia

Eni
Pochi giorni fa il leader dimissionario di un CNT perennemente in subbuglio, Abdul al Jalil, è giunto a Roma per una visita di Stato. Ha incontrato il neopremier Mario Monti, col quale ha siglato la solenne rientrata in vigore del Trattato d’Amicizia Italo ¨C Libico del 2008, congelato mesi fa, quando la destabilizzazione politica della Jamahiriya libica era giunta ad un punto di non ritorno. L’incontro è stato presentato come un indubbio successo politico e diplomatico per entrambi. Innanzitutto per Jalil, al quale Monti ha promesso di ricambiare la visita con un suo viaggio in Libia previsto per gennaio del 2012: dopo Cameron, Sarkozy, Erdogan, Clinton e McCain, un altro alleato importante del CNT visiterà il paese contribuendo a sdoganare il nuovo regime e la sua classe dirigente a livello internazionale.

sabato 2 marzo 2013

Geopolitica del caos

Pubblicato il: 13 dicembre, 2011
Esteri / Opinioni | Di Fabio Falchi

Geopolitica del caos

Quel che si temeva, allorché alcuni mesi fa s’iniziò la vergognosa aggressione alla Libia da parte della Nato e dei suoi tagliagole bengasini, purtroppo si sta verificando, grazie anche all’opera di mistificazione dei media mainstream occidentali, veri e propri portavoce di una macchina criminogena, che pretende di esportare i diritti umani in ogni angolo della terra, sebbene in Occidente generi miseria, disperazione e devianza(1). Ci riferiamo naturalmente a quanto sta accadendo in Siria. L’incendio che ha appena distrutto la Giamahiria, alimentato anche da vari gruppi e associazioni per i diritti umani e dai servizi di diversi paesi, si è rapidamente spostato dall’Africa Settentrionale verso il Vicino e Medio Oriente. Un “arco di fuoco” che si estende dalla Libia al Pakistan e che minaccia di mutare la mappa geopolitica di una regione che è tra le più importanti del pianeta. Di conseguenza, in Siria, si è venuta a creare una situazione così fluida che ogni analisi rischia di essere superata dal corso degli eventi, anche se è da immaginare che dietro le quinte siano in molti a tirare le fila di quelli che i pennivendoli italiani – che non hanno nemmeno più il senso del ridicolo – si ostinano a definire “attivisti” o “manifestanti”. In realtà, una delle poche certezze è che il Presidente Assad deve fronteggiare una insurrezione armata, il cui scopo consiste nel rovesciare, con l’aiuto di forze straniere, il legittimo governo siriano, che pure gode di un forte e vasto consenso popolare.

venerdì 1 marzo 2013

Il sacco d’Italia

Pubblicato il: 27 novembre, 2011
Italia | Di Fabio Falchi

Il sacco d’Italia

Il sacco d'ItaliaBen prima che scoppiasse la rivolta dei “cirenaici” contro la Giamahiria, lo avevamo scritto, come chiunque può constatare leggendo i nostri articoli nel sito del Cpeurasia, che per l’Italia sarebbero arrivati tempi assai difficili. Necessario, di conseguenza, sarebbe stato avere il coraggio di far cambiare rotta al Paese, consapevoli che “investire in un settore decisivo come quello dei gasdotti, del petrolio, dell’energia etc., significa gettare le basi per una geopolitica orientata verso Est e verso Sud, ‘oggettivamente’ contrastante con la visione geopolitica della talassocrazia americana” (www.conflittiestrategie.it).