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mercoledì 20 marzo 2019

Guaidò scrive agli italiani, ma sono tutte balle

Juan Guaidò, l'autoproclamatosi presidente del Venezuela ha scritto una lettera agli italiani in cui chiede appoggio per la sua causa, confidando sul fatto che il sistema mediatico patrio, tipicamente acritico ed appiattito sulle istanze di Washington, avrebbe svolto il ruolo di megafono per le sue fandonie. Smontiamo le sue balle una per una.
guaidò
Juan Guaidò, l’autoproclamatosi presidente del Venezuela ha scritto una lettera agli italiani in cui chiede appoggio per la sua causa, confidando sul fatto che il sistema mediatico patrio, tipicamente acritico ed appiattito sulle istanze ed i diktat di Washington (ricordate le armi di Saddam?), avrebbe svolto il ruolo di megafono per le sue fandonie. Nella letterina Guaidò ricorda il grande numero di venezuelani di origine italiana che costituiscono una delle colonne portanti del paese e si chiede come mai proprio l’Italia si ostini a riconoscere Maduro come presidente del Venezuela. La risposta la diamo noi dato che è facile: perché ha vinto delle elezioni considerate regolari da decine di organizzazioni internazionali, proprio come avviene in democrazia.
Guaidò continua asserendo che il “regime” di Maduro è ovviamente antidemocratico come le elezioni da cui è uscito vincitore e che usa metodi violenti contro i manifestanti pacifici.
Guaidò incolpa Maduro della crisi economica che sta scuotendo il paese e dice che a causa di questa il Venezuela stia attraversando una crisi umanitaria senza precedenti, aggravata dalla decisione del governo chavista di rifiutare gli aiuti USA che sono bloccati, davanti alle telecamere, alla frontiera con la Colombia. Guaidò ricorda che il Parlamento Europeo ha riconosciuto l’Assemblea Nazionale, da lui guidata, come legittimo interlocutore e si chiede se e quando anche i riottosi italiani rinsaviranno e lo considereranno come il legittimo capo di stato del Venezuela. Chiude la lettera spiegando che la sua unica intenzione è quella di guidare il paese pacificamente a libere e democratiche elezioni.
Cominciamo a sbrogliare questa matassa. Il sistema elettorale venezuelano è universalmente considerato ottimo e lo stesso ex presidente USA Jimmy Carter lo ha definito uno dei migliori del mondo. Le elezioni si sono svolte regolarmente secondo tutte le organizzazioni internazionali che hanno visitato il paese. La cosa più strana è che proprio parte delle opposizioni, prima delle elezioni, chiese all’ONU di non mandare osservatori. Non solo, alcuni dei partiti anti Maduro hanno boicottato queste elezioni dato che avrebbero perso sicuramente. Le opposizioni sono divisissime, quindi nessuno avrebbe avuto i voti per contrastare il presidente uscente, il quale, pur non essendo popolare nel paese, è comunque il politico che ha di gran lunga il maggior numero di sostenitori; mentre Guaidò fino a qualche giorno fa, in Venezuela, era un perfetto sconosciuto. Sconosciuto ai venezuelani ma molto ben noto negli Stati Uniti dove Guaidò ha passato buona parte della sua vita.
Questi sono i motivi della vittoria di Maduro non i brogli elettorali, che sono una fesseria. Come una fesseria è quella dei manifestanti pacifici. Televisioni di mezzo mondo hanno ripreso manifestanti armati fino ai denti, anche con bombe a mano, ed è pratica diffusa, per alcuni gruppi, quella di dare fuoco ai sostenitori del governo, meglio se sono pure neri. Cosa particolarmente inquietante dato che sembra essere una tattica, per la frequenza con cui accade. Ve l’immaginate dare fuoco ad un podestà durante il ventennio? Strana dittatura quella di Maduro. Insomma il movimento politico di cui Guaidò è espressione sembra essere più interessato alla destabilizzazione del Venezuela con qualsiasi mezzo possibile. Del resto arrivare a chiedere di imporre maggiori sanzioni contro il proprio paese al di la delle sofferenze che già hanno causato e chiedere agli Stati Uniti di intervenire militarmente nel proprio paese mostra meglio di tutto di quale sensibilità democratica e di che anelito verso la giustizia sia portatore questo soggetto. Per questo, Guaidò, ora che in Venezuela qualcuno si è accorto che esiste, è più impopolare di Maduro. Per avere un saggio della democraticità di gente come Guaidò e di come sia grande la balla della dittatura basti pensare che due anni fa quando è stata eletta l’Assemblea Nazionale, cioè il parlamento, i chavisti hanno perso la maggioranza per cui gli oppositori di Maduro si sono ritrovati ad avere più seggi dei governativi in parlamento, eppure, come detto, l’opposizione è così divisa che non è stata in grado di fare assolutamente nulla. Sembra paradossale ma è così: in due anni il parlamento venezuelano, in mano all’opposizione e di cui Guaidò è il presidente, non ha mai fatto nulla, nessuna legge approvata, niente: si è limitato a bocciare ogni proposta del governo e non ne ha mai fatta una di suo, usando il proprio ruolo istituzionale solo al fine di far collassare il paese. Quando la corte costituzionale venezuelana ha stabilito che era il parlamento a creare lo scontro istituzionale i pacifici manifestanti di Guaidò hanno attaccato la suprema corte con bombe a mano; una pacata manifestazione di libertà di pensiero, insomma.
Le responsabilità dei problemi economici ed esistenziali dei venezuelani sono da attribuire alle sanzioni ed alla guerra che Washington ha dichiarato a Chavez agli inizi del suo percorso politico, dinamiche che in America del sud si ripetono con costanza, basti ricordare la vicenda di Allende. Ovviamente a dare la colpa della situazione del Venezuela (comunque gonfiata dai media occidentali) a Maduro è il coro dei mezzi di comunicazione televisivi venezuelani, che nella strana dittatura venezuelana non sono controllati dallo stato, ma da corporation che si sono sempre battute contro il governo, di Chavez prima e di Maduro poi: le stesse corporation che producono quei prodotti che non si trovano negli scaffali dei negozi ma solo sul mercato nero e che tanti disagi stanno creando alla popolazione.
E’ da quando il petrolio è stato nazionalizzato ed è andato a sovvenzionare l’edilizia popolare, la lotta all’analfabetismo e la lotta alla povertà che gli americani non chiudono occhio. Le più grandi riserve di petrolio del mondo devono tornare subito nella disponibilità delle compagnie americane e non essere destinate agli ultimi del Venezuela, come le comunità indigene, che per la prima volta nella storia hanno avuto qualcosa dal loro governo che non sia schiavitù. Guaidò è l’uomo giusto per Washington.

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