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martedì 10 luglio 2012

Il giornalismo come arma di guerra in Libia.


DI MADHI DARIUS NAZEMROAYA
Information Clearing House
La verità in Libia gira su sé stessa. La NATO e il governo libico stanno dando versioni contraddittorie. La NATO dice che il regime libico cadrà nel giro di pochi giorni, mentre il governo libico dice che i combattimenti a Misurata finiranno in due settimane.
Durante la notte, il suono dei jet della NATO che sorvolano Tripoli può essere udito fin sulla costa del Mediterraneo. Tripoli non viene bombardata da alcuni giorni, ma i rumori dei sorvoli sono stati numerosi. L’Alleanza Atlantica sceglie deliberatamente la notte per disturbare il sonno dei residenti nel tentativo di seminare il panico. I bambini piccoli in Libia hanno oramai perso il sonno nel corso di questa guerra. Questa è solo una parte della guerra psicologica che è stata ingaggiata. Si vuole distruggere lo spirito dei libici. È una cosa in più rispetto alle dure ferite imposte dall’inganno e dalla sedizione.

Nello stesso contesto, la guerra dei media contro la Libia prosegue senza sosta. L’Hotel Rixos della capitale, dove è alloggiata la maggioranza della stampa internazionale, è un covo di bugie e narrative distorte dove i giornalisti stranieri stanno contorcendo la realtà, capovolgendo gli eventi e disinformando per giustificare la guerra della NATO contro la Libia. Ogni resoconto e ogni comunicato notizia inviati dalla Libia dai reporter internazionali deve essere vagliato e analizzato. I giornalisti stranieri mettono in bocca le parole ai libici e sono ciechi di propria iniziativa. Hanno ignorato le morti dei civili, gli evidenti crimini di guerra perpetrati contro il popolo libico e i danni alle infrastrutture, dagli alberghi ai porti e agli ospedali.
Un gruppo di ragazzi libici ha spiegato in una conversazione privata che quando parlano con i reporter dovrebbero fare la parte di due persone. Mentre uno sta rispondendo a una domanda, gliene viene fatta subito un’altra. Nel processo la risposta alla prima domanda viene usata come risposta alla seconda. Negli ospedali libici ireport stranieri cercano di non parlare dei ferimenti e dei decessi. Vanno solo negli ospedali per parlare con una sorta di imparzialità, ma descrivono il nulla e ignorano quasi tutto quello che conta. Si rifiutano di narrare la storia da tutti i punti di vista. Senza ritegno anche di fronte ai ferimenti dei civili, il genere delle domande poste da molti giornalisti ai dottori, agli infermieri e al personale degli ospedali è dello stesso tenore di quelle che avrebbero rivolto al personale militare o alle forze di sicurezza.
La CNN ha addirittura mostrato un report da Misurata di Sara Sidner dove viene mostrata la sodomizzazione di una donna con un manico di scopa da parte dei soldati libici (individuati nei soldati di Gheddafi, per demonizzarli). In realtà il video parla di un fatto privato ed era una cosa accaduta prima del conflitto. È avvenuta a Tripoli e l’uomo ha l’accento di Tripoli. Questo è il tipo di fabbricazione che i media mainstream stanno diffondendo per favorire la guerra e l’intervento militare.
Ci sono ora indagini in corso per dimostrare che sia stato usato uranio impoverito contro i libici. L’uso di uranio impoverito è un crimine di guerra. Non è solo un attacco diretto, ma lascia anche tracce radioattive che minacciano l’esistenza dei bambini di domani. Anche le future generazioni subiranno l’effetto di queste armi. Queste generazioni del futuro sono innocenti. Usare l’uranio impoverito è come se gli Stati Uniti avessero disseminato armi nucleari in Germania o in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, ritardando la detonazione per il 2011. Questo sarebbe un argomento importante da trattare nei notiziari sulla Libia e tutti i giornalisti stranieri ne sono venuti a conoscenza, ma quanti ne hanno parlato?
La Ionis, una nave che da Benghazi ha attraccato a Tripoli il 23 giugno, stava trasportando più di cento persone che volevano lasciare Benghazi per riunirsi alle famiglie a Tripoli. I giornalisti stranieri venivano da tutto il mondo. La CNN, la RT e la Reuters erano schierati contro di loro. Tra i resoconti stranieri ce n’erano parecchi che non avevano idea di quello che stesse succedendo in Libia e stavano lavorando sulla base di disinformazioni diffuse dalle rispettive emittenti e nazioni. In una discussione informale, quando questi giornalisti sono stati interrogati sulle basi delle loro asserzioni, non sono riusciti a rispondere e hanno fatto una figura grama. Una giornalista dell’Europa occidentale ha detto che le defezioni nel governo di Tripoli erano oramai incontrastabili, ma quando è stata contraddetta da un collega è riuscita solamente a citare la “defezione” di un atleta.
L’arrivo della nave dei passeggeri era una cosa insignificante, perché era il sintomo che la secessione politica della Libia era già avviata. Quando le famiglie e le persone fanno la spola da una parte all’altra della Libia, questo è un segno della presenza di una qualche linea divisoria tracciata in modo temporaneo o permanente.
La Chiesa Cattolica Romana in Libia è stata anche lei sconvolta e ferita. La posizione di Padre Giovanni Martinelli, il Vescovo di Tripoli, è in contrasto con quella degli Stati Uniti e quella della NATO. Sono stati interrotti i contatti con le chiese cattoliche e le comunità di Benghazi e dei suoi dintorni. Il Vescovo Martinelli ha perso alcuni cari amici nel conflitto che non avevano niente a che vedere con le guerre o con ostilità di qualsiasi tipo. Cosa hanno detto i giornalisti stranieri e le agenzie di stampa di tutto questo?
I giornalisti hanno la responsabilità di dire il vero e di riportare gli argomenti importanti. Alcuni lo fanno, ma le loro storie vengono modificare oppure mai pubblicate o trasmesse. Altri non dicono niente e invece si inventano le storie. È adesso responsabilità dell’opinione pubblica valutare le notizie che arrivano dalla Libia con un po’ di buon senso. La molteplicità delle fonti è solo l’inizio.
Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?aid=25441&context=va
30.06.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
 

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