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lunedì 30 gennaio 2017

l' UE studia come andare a prendere gli immigrati in Libia, finanzia il regime di occupazione, e ti spiega che è una cosa buona

basta leggere gli articoli di questi giorni, ti parlano di lotta all' immigrazione clandestina, mettono in fila tante belle parole, ecco un esempio

L'Ue vuole una 'linea di protezione' davanti alla Libia per i migranti
di Francesca Venturi
 
Bruxelles prende atto dell’emergenza migranti nel Mediterraneo centrale, e la Commissione europea presenta un piano di interventi a breve termine per prevenire l’aumento degli arrivi dalla Libia sulle coste italiane, in cui definisce “strutturale” il flusso dall’Africa. Chiusa la rotta balcanica, i migranti in fuga dalla miseria e dall’instabilità politica di molti paesi africani non hanno altra scelta che mettersi nelle mani dei trafficanti libici senza scrupoli e cercare di attraversare il Mediterraneo diretti in Italia, assieme a Malta il paese europeo più vicino a quelle coste. Ed è stato proprio Joseph Muscat il primo ministro del più piccolo membro dell’Ue, Malta, che detiene la presidenza di turno dell’Ue in questo semestre, a lanciare l’allarme, nelle scorse settimane: senza interventi immediati, in primavera l’Italia non riuscirà a far fronte all’aumento di arrivi.  


I dati contenuti nel piano confermano che nel 2016, con 181 mila arrivi di migranti irregolari, la rotta del Mediterraneo centrale è stata quella più utilizzata dai migranti che volevano raggiungere l’Europa e che la Libia “si trova al centro della rotta del Mediterraneo centrale e rappresenta il principale punto di partenza per il 90% di coloro che cercano di raggiungere l’Europa”. Ecco i diversi capitoli del piano, e le principali azioni che prevedono

Ridurre il numero degli attraversamenti, salvare vite in mare

L’Ue punta a rafforzare ulteriormente le iniziative navali già presenti nel Mediterraneo, ovvero l’operazione Sophia  lanciata nel 2015 per combattere il traffico di migranti, e Tritone, attiva dal novembre 2014 per rafforzare il controllo delle frontiere marittime e contribuire con le operazioni di salvataggio in mare dei naufraghi. Inoltre, vuole “espandere la formazione della guardia costiera libica attraverso un aumento immediato di 1,3 milioni al programma Seahorse”, “sostenere le autorità libiche attraverso una collaborazione più operativa e realizzando un Centro di coordinamento marittimo di salvataggio”, “considerare le possibilità di sostenere la formazione della polizia marittima libica che dipende dal ministero dell’Interno”.

Incrementare la lotta contro i trafficanti

L’Ue vuole creare una rete regionale Seahorse (cavalluccio marino), operativa nel Mediterraneo, sul modello di quella esistente nell’Atlantico fra Spagna, Portogallo, Senegal, Mauritania, Capo Verde, Marocco, Gambia e Guinea Bissau, “entro la primavera 2017, collegando la guardia costiera libica con i Paesi Ue” e incoraggiando la partecipazione a questa rete anche di Tunisia, Algeria ed Egitto. Punta in questo modo a “combattere le forniture dei trafficanti attraverso lo scambio di informazioni fra i paesi Ue, l’operazione Sophia, Frontex, Europol, Interpol e i partner della regione”

Protezione dei migranti, reinsediamenti e rimpatri volontari assistiti

Per evitare le partenze degli irregolari dalla Libia, l’azione dell’Ue prevede di “sostenere l’attività dell’Unhcr e la cooperazione con le autorità libiche nella gestione delle persone che hanno diritto alla protezione internazionale”, “sostenere l’Iom nel miglioramento della situazione dei migranti in Libia, e nei rimpatri assistiti volontari”. Inoltre fornirà “assistenza nel miglioramento della situazione socio-economica dei migranti in Libia, comprese condizioni di accoglienza adeguate in linea con gli standard internazionali” e sosterrà “la creazione di una capacità di gestire i migranti per le autorità libiche, così come per i migranti stessi e le comunità che ospitano”.

Flussi di migranti attraverso la frontiera meridionale

L’Europa vuole sostenere la Libia nel controllo delle sue frontiere meridionali, difficilmente gestibili perche’ in pieno deserto del Sahara. Per fare questo, l’Ue pensa di utilizzare “l’intera gamma delle missioni e dei progetti Ue per sostenere le autorità libiche nella gestione dei confini e nella protezione dei migranti nella Libia del Sud”, di “promuovere la cooperazione ai confini, il dialogo e lo scambio di informazioni fra la Libia e i suoi vicini meridionali, anche utilizzando pienamente il potenziale della comunità di intelligence Africa-Frontex”. Il modello da seguire, secondo l’Ue, è quello dell’accordo di programma con il Niger per la gestione della pressione migratoria e la lotta al traffico di migranti.

Cooperazione aumentata con Algeria, Egitto e Tunisia

Bruxelles non vuole che i trafficanti reagiscano alle misure Ue spostandosi su altre rotte, e per prevenire questo promuove un aumento della collaborazione con tutti i paesi potenzialmente interessati dal fenomeno. “Approfondire il dialogo e la cooperazione operativa sui flussi migratori con Algeria, Egitto e Tunisia. Rafforzare la cooperazione pratica con l’Agenzia europea di guardia di frontiera e costiera (Frontex)”

Finanziamenti

L’Ue vuole “ricaricare i fondi per la rotta del Mediterraneo Centrale”, e spinge i Ventotto a mettersi in pari con il contributo già stanziato dal bilancio Ue per il “trust fund per l’Africa” (1,8 miliardi iniziali più altri 500 milioni) deciso nel 2015 alla Valletta e per ora ancora finanziato solo con piccole quote dagli Stati.

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