20 agosto 2018
Di Vijay Prashad
18 agosto 2018
La settimana scorsa, il 26 luglio, la Camera dei Rappresentanti degli
Stati Uniti ha approvato la Legge di Autorizzazione della Difesa
Nazionale del 2019, che passerà poi al Senato e alla fine al Presidente
degli Stati Uniti. Vale la pena notare che 139 Democratici, compresa
l’intera dirigenza del Partito Democratico, ha votato a favore di questa
legge che fornisce al governo degli Stati Uniti 717 miliardi di dollari
per le spese militari di un anno. Questo vuol dire 100 miliari in più
di rispetto a quanto è stato speso l’anno scorso (questo è di per sé più
della metà del bilancio militare della Cina). Nessun paese spende tanto
denaro per le sue forze armate come gli Stati Uniti. Ci manca poco ora
prima che il bilancio statunitense per le spese militari supererà il
limite di 1 miliardo di dollari.
Di fatto, molti suggeriscono che se vengono aggiunte le parti
nascoste del bilancio – per la CIA, per l’intelligence militare, per
l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale e per le guerre in corso, la soglia
di 1 miliardo di dollari, è stata già superata.
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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venerdì 31 agosto 2018
giovedì 30 agosto 2018
AFFRONTARE I MONOPOLI PER RICOSTRUIRE LA SOVRANITA’.
2 agosto 2018.
di Roberto PECCHIOLI
Per informarsi sugli argomenti favoriti,
ciascuno di noi compie un gesto iniziale, digitare delle parole chiave
su un motore di ricerca. Nella schiacciante maggioranza dei casi, quel
motore è Google. I sistemi operativi del nostro computer, come i
programmi che utilizziamo, provengono da Apple e Microsoft; quando
acquistiamo qualcosa online, quasi certamente ci serviamo di
Amazon; la nostra messaggeria telefonica, Whatsapp, appartiene allo
stesso signore dalla maglietta grigia, Mark Zuckerberg, che sa tutto di
noi perché glielo riveliamo spontaneamente attraverso la sua creatura,
Facebook. Allorché affittiamo una casa o una camera, passiamo attraverso
Airbnb, il nostro traffico telefonico e informatico è in mano a
Telecom. Smartphone e personal computer sono prodotti da pochi giganti, che possiedono le conoscenze (know how),
le fabbriche, controllano a prezzo del sangue le miniere africane da
cui si estrae il Coltan, la columbite tantalite, metallo con cui si
realizzano i minuscoli condensatori, essenziali nei dispositivi
portatili quali telefoni cellulari e computer, oltreché nell’elettronica
per l’automobile.
mercoledì 29 agosto 2018
Dalla Rai agli “Elmetti bianchi”, le armi tacciono ma le fake news no
9 agosto 2018
In Siria il quadro di ciò che accadrà è già ben definito, ma diversi “mediacenter” continuano a fare una guerra parallela. Quella della cattiva informazione.
Patrizio Ricci – Il Sussidiario
La fine della guerra al sud della Siria è coincisa con il summit a Sochi (Russia) dove Russia, Turchia ed Iran, insieme ad opposizione e governo siriano, si sono incontrati per proseguire nella road map per la soluzione del conflitto: nei colloqui — che si sono protratti per due giorni — si è discusso sulla situazione nel sud del paese, la cui liberazione, completata il 31 luglio, è stata resa possibile grazie al superamento dei timori israeliani per presenza iraniana in Siria. Per superare l’intransigenza di Israele, la Russia ha dato fondo a tutta la sua influenza nei confronti di Teheran; ha offerto cospicui vantaggi economici (si è impegnata ad investire ben 50 miliardi di dollari nel settore petrolifero e del gas iraniano, una vera manna per un paese sotto sanzioni); è riuscita inoltre a ripristinare le forze dell’Onu sul Golan e monitorerà direttamentecon proprie forze le frontiere di Israele.
In Siria il quadro di ciò che accadrà è già ben definito, ma diversi “mediacenter” continuano a fare una guerra parallela. Quella della cattiva informazione.
Patrizio Ricci – Il Sussidiario
La fine della guerra al sud della Siria è coincisa con il summit a Sochi (Russia) dove Russia, Turchia ed Iran, insieme ad opposizione e governo siriano, si sono incontrati per proseguire nella road map per la soluzione del conflitto: nei colloqui — che si sono protratti per due giorni — si è discusso sulla situazione nel sud del paese, la cui liberazione, completata il 31 luglio, è stata resa possibile grazie al superamento dei timori israeliani per presenza iraniana in Siria. Per superare l’intransigenza di Israele, la Russia ha dato fondo a tutta la sua influenza nei confronti di Teheran; ha offerto cospicui vantaggi economici (si è impegnata ad investire ben 50 miliardi di dollari nel settore petrolifero e del gas iraniano, una vera manna per un paese sotto sanzioni); è riuscita inoltre a ripristinare le forze dell’Onu sul Golan e monitorerà direttamentecon proprie forze le frontiere di Israele.
martedì 28 agosto 2018
FRATELLI TRADITI: ancora una triste storia made in ‘Avvenire’ (.. a puntate!!!)
20 agosto 2018
Quante volte ho fatto lettere aperte ad Avvenire per come ha trattato le vicende siriane in questi anni di guerra? Molte volte? Di più. Quest’ ultimo episodio che vede ancora investito Avvenire è veramente triste. Una giornalista di questo giornale cattolico – che dovrebbe essere il punto di riferimento quotidiano dei cristiani – va in Siria appoggiandosi su una istituzione cristiana cattolica e sulla buona fede di una religiosa e poi tornata in patria stravolge e cambia tutta l’esperienza che gli è stata comunicata. E’ quanto racconta don Salvatore Lazzara insieme alla stessa suor Yola. Parla insomma la fonte primaria: a chi crederemo!? Una vicenda molto triste che dovrebbe far interrogare seriamente la redazione di Avvenire che indifferentemente utilizza giornalisti che scrivono su l’Espresso e poi su un giornale cattolico, quello dei Vescovi.
Vietato Parlare
Quante volte ho fatto lettere aperte ad Avvenire per come ha trattato le vicende siriane in questi anni di guerra? Molte volte? Di più. Quest’ ultimo episodio che vede ancora investito Avvenire è veramente triste. Una giornalista di questo giornale cattolico – che dovrebbe essere il punto di riferimento quotidiano dei cristiani – va in Siria appoggiandosi su una istituzione cristiana cattolica e sulla buona fede di una religiosa e poi tornata in patria stravolge e cambia tutta l’esperienza che gli è stata comunicata. E’ quanto racconta don Salvatore Lazzara insieme alla stessa suor Yola. Parla insomma la fonte primaria: a chi crederemo!? Una vicenda molto triste che dovrebbe far interrogare seriamente la redazione di Avvenire che indifferentemente utilizza giornalisti che scrivono su l’Espresso e poi su un giornale cattolico, quello dei Vescovi.
Vietato Parlare
Siamo certi la “Verità è troppo forte per essere sconfitta dalla malvagità di chi odia il popolo siriano”
lunedì 27 agosto 2018
Spuntano nuovi dettagli sull’attentatore di Manchester Salman Abedi
18 agosto 2018
Di Vanessa Tomassini.
Spuntano nuovi dettagli sul passato dell’attentatore di Manchester, Salman Abedi, dopo la rivelazione del salvataggio da parte della Royal Navy nel 2014. Il giovane libico, che la sera del 22 maggio 2017 ha nascosto una bomba fatta in casa davanti alla biglietteria della Manchester Arena, uccidendo 22 persone, tra cui 7 bambini, nel 2016 protestava nel Regno Unito per la liberazione di alcuni personaggi ricollegabili alla Fratellanza Musulmana, una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo politico all’Islam. I Fratelli sono considerati un’organizzazione terroristica, da parte dei governi di Bahrain, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan. Godono invece di cospicui finanziamenti e protezione, più o meno esplicita, da parte dei governi di Turchia e Qatar, nonche dai loro alleati e partner economici.
Di Vanessa Tomassini.
Spuntano nuovi dettagli sul passato dell’attentatore di Manchester, Salman Abedi, dopo la rivelazione del salvataggio da parte della Royal Navy nel 2014. Il giovane libico, che la sera del 22 maggio 2017 ha nascosto una bomba fatta in casa davanti alla biglietteria della Manchester Arena, uccidendo 22 persone, tra cui 7 bambini, nel 2016 protestava nel Regno Unito per la liberazione di alcuni personaggi ricollegabili alla Fratellanza Musulmana, una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo politico all’Islam. I Fratelli sono considerati un’organizzazione terroristica, da parte dei governi di Bahrain, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan. Godono invece di cospicui finanziamenti e protezione, più o meno esplicita, da parte dei governi di Turchia e Qatar, nonche dai loro alleati e partner economici.
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domenica 26 agosto 2018
Macron è in un angolo
30 luglio 2018.
Vanno sempre peggio le cose per Emmanuel Macron.
Mercoledì il Presidente francese avrebbe
dovuto concedersi un bagno di folla durante una tappa del Tour De
France ma l’ultima “débâcle” del proprio entourage lo ha riportato a più
miti consigli. La débâcle è rappresentata dallo scandalo Benalla:
questo signore, ex capo della sicurezza del caudillo francese, si era
concesso il lusso di spacciarsi per un poliziotto e picchiare due
manifestanti. Benalla, secondo le accuse, sarebbe stato protetto dal
Presidente finché un video sul sito del giornale Le Monde non ha
consentito di dimostrare la sua condotta. Un episodio che ora rischia di
costare assai caro a Macron che, sulla vicenda Benalla, è stato
letteralmente scaricato anche dal proprio ministro dell’Interno e dal
prefetto di Parigi che hanno stigmatizzato i “malsani favoritismi” con
cui il Presidente francese è uso gestire la cosa pubblica.
sabato 25 agosto 2018
Sirte cerca di risolvere il problema degli scheletri
8 agosto 2018
Di Vanessa Tomassini.
Il sindaco della città di Sirte, Mukhtar al-Madaana, in seguito ad una riunione con il direttore dell’Ufficio del Procuratore Generale delle indagini ed anti-crimine, ha dichiarato che il problema degli scheletri a Sirte non è stato risolto fino ad oggi per via della mancanza di sostegno da parte del Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale.
La città costiera situtata al centro dell’omonimo Golfo, è stata controllata dalle milizie dell’autoproclamato stato islamico per circa un anno, dal giugno 2015 fino al 2016, quando fu liberata dalle milizie del Governo di Tripoli, aiutate dalle forze speciali americane e dai raid aerei del comando Africom. Le milizie del Consiglio Presidenziale hanno cacciato i militanti dello Stato islamico, dando il colpo di grazia a quella che nel 2011 fu la roccaforte dei lealisti di Muammar Gheddafi, lo stesso rais fu ucciso qui il 20 ottobre 2011 e la città fu parzialmente distrutta.
venerdì 24 agosto 2018
Ted Cruz PsyOp: la fabbrica dei "militonti"
di
Thierry Meyssan
Per la
prima volta nella Storia, una squadra specializzata in operazioni
psicologiche tenta di fabbricare un candidato alle elezioni
presidenziali statunitensi e di portarlo alla Casa Bianca. La sua
vittoria, qualora vi riuscisse, attesterebbe la capacità di falsificare
il processo elettorale stesso. Inoltre, porrebbe la questione del potere
dei militari sulle istituzioni civili.
Rete Voltaire
| Damasco (Siria)
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Le
"operazioni psicologiche" (Psy Ops) sono "trucchi di guerra"
assimilabili al Cavallo di Troia. Sotto l’influenza del generale Edward
Lansdale, gli Stati Uniti hanno dotato le loro forze armate e la CIA di
unità specializzate, prima nelle Filippine, in Vietnam e contro Cuba,
poi in modo permanente [1].
Le operazioni psicologiche sono molto più complesse rispetto alla
propaganda che mira soltanto a deformare la percezione della realtà. Ad
esempio, durante la guerra contro la Siria nel 2011, la propaganda
alleata consisteva nel convincere la popolazione che il presidente Assad
stava per fuggire, così come il presidente Ben Ali aveva fatto prima di
lui in Tunisia. I siriani dovevano pertanto prepararsi a un nuovo
regime. Finché all’inizio del 2012 un’operazione psicologica prevedeva
di sostituire i canali televisivi nazionali con falsi programmi
raffiguranti la caduta della Repubblica araba siriana, per far sì che la
popolazione non opponesse alcuna resistenza [2].giovedì 23 agosto 2018
Quando la pubblicità inizia a demonizzare l'orto...
di
Marìca Spagnesi
08-08-2018
L'ultima trovata della pubblicità dei piatti pronti mostra due ragazzi sporchi di fango, esausti, tristi e affamati perché hanno tentato di coltivare i propri spinaci anziché acquistare il piatto pronto e "comodo" che si trova al supermercato. Siamo arrivati anche a questo! Eppure l'orto è molto più pulito ed economico del meccanismo auto-supermercato-cibo confezionato!
"Dimentica pure stivaloni e fango! A raccogliere gli
spinaci freschi per preparare gli spinaci filanti ci pensa ............
(un noto marchio di piatti pronti, nda)!". Recita così la pubblicità che
gira sui social e che mostra un ragazzo e una ragazza vestiti come se
fossero sopravvissuti a un'esplosione nucleare, con la terra addosso
come fossero stati immersi nel fango fin sopra i capelli per un mese e
con le facce provate e stanche come avessero lavorato in miniera per un
anno intero; in più, hanno un'espressione triste e contrita di fronte al
tavolo desolatamente vuoto. Ma, niente paura!, proprio accanto a loro
si materializza un piatto caldo di spinaci filanti. E il sorriso è
ritrovato, l'espressione rilassata, la felicità assicurata.
mercoledì 22 agosto 2018
L’establishment USA dietro il Summit di Helsinki
Global Research, July 17, 2018
«Abbiamo da discutere su tutto, dal commercio al militare, ai
missili, al nucleare, alla Cina»: così ha esordito il presidente Trump
ieri al Summit di Helsinki. «È arrivata l’ora di parlare in maniera
particolareggiata dei nostri rapporti bilaterali e dei punti nevralgici
internazionali», ha sottolineato Putin. Ma a decidere quali saranno in
futuro i rapporti tra Stati uniti e Russia non sono solo i due
presidenti.
Non è un caso che, proprio mentre il presidente degli Stati uniti stava per incontrare quello della Russia, il procuratore speciale Robert Mueller III incriminava 12 russi con l’accusa di aver manipolato negli USA le elezioni presidenziali, penetrando nelle reti informatiche del Partito Democratico per danneggiare la candidata Hillary Clinton. I dodici, accusati di essere agenti del servizio segreto GRU, vengono ufficialmente definiti «i Cospiratori» e incriminati per «cospirazione ai danni degli Stati uniti ».
Non è un caso che, proprio mentre il presidente degli Stati uniti stava per incontrare quello della Russia, il procuratore speciale Robert Mueller III incriminava 12 russi con l’accusa di aver manipolato negli USA le elezioni presidenziali, penetrando nelle reti informatiche del Partito Democratico per danneggiare la candidata Hillary Clinton. I dodici, accusati di essere agenti del servizio segreto GRU, vengono ufficialmente definiti «i Cospiratori» e incriminati per «cospirazione ai danni degli Stati uniti ».
martedì 21 agosto 2018
Come una cellula segreta di Facebook manipola l’opinione pubblica
di
Shelley Kasli
Cos’hanno
in comune AfD (Alternativa per la Germania), Rodrigo Duterte, Mauricio
Macri, Narendra Modi, Barack Obama, Partito nazionale scozzese e Donald
Trump? Tutti hanno basato la loro campagna elettorale sui buoni consigli
di Mark Zuckerberg. Basandosi sul caso delle elezioni in India, Shelley
Kasli rivela come Facebook manipola i processi democratici.
Rete Voltaire
| Bangalore (India)
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Un recente articolo di Bloomberg ha rivelato come una cellula segreta di Facebook abbia permesso la creazione di un esercito di troll [1]
a favore di molti governi nel mondo, compresa l’India, sotto forma di
propaganda digitale finalizzata a manipolare le elezioni [2].
Sotto i riflettori, seguendo il ruolo che la sua compagnia Facebook
ha svolto come piattaforma di propaganda politica, il suo co-fondatore
Mark Zuckerberg ha risposto dichiarando che la sua missione è al di
sopra delle divisioni partigiane.Ma in realtà, Facebook non è solo uno spettatore politico. Quello che non dice è che la sua compagnia collabora attivamente con partiti e leader, anche chi usa la piattaforma per sedare l’opposizione, a volte con l’aiuto di molti troll che diffondono menzogne ed ideologie estremiste [3].
lunedì 20 agosto 2018
Previsione dei Rothschild: l'ordine mondiale sull'orlo del crollo
13/6/2018
Il famigerato
Lord Jacob Rothschild aveva indirizzato un messaggio agli investitori
del suo fondo RIT Capital Partners, in cui aveva toccato non solo lo
stato del sistema finanziario, ma anche i problemi dell’ordine mondiale.
Questa
volta, ha attirato l'attenzione sulle minacce al sistema economico
globale istituito dopo la seconda guerra mondiale — e quando una delle
persone che hanno fatto innumerevoli ricchezze nel dopoguerra avverte
del pericolo di un collasso, si dovrebbe almeno ascoltare.domenica 19 agosto 2018
Gli sfollati di Tawergha. Facciamo il punto con Khalid al-Marghani
13 agosto 2018.
Di Vanessa Tomassini.
Domenica sera l’ufficio informazioni del Ministero di Stato per gli Sfollati e i Rifugiati Interni (IDPs), in un colloquio con Speciale Libia, ha rivelato che 70 famiglie dovrebbero far ritorno a Tawergha venerdì, sebbene la città continua ad essere sprovvista dei servizi di base. Nel nostro precedente articolo ci siamo domandati come mai gli IDPs di Tawergha preferissero rimanere tra le lamiere di un campo profughi, apparentemente fatiscente, piuttosto che tornare a casa. Facciamo il punto sulla situazione con il direttore del corpo affiliato al Consiglio Presidenziale, Libyan Humanitarian Relief Agency (LIBAID) di Tripoli, Khalid al-Marghani, responsabile degli aiuti agli sfollati interni nella regione occidentale e nel sud della Libia.
– Innazitutto grazie per aver accettato quest’invito. Nei giorni scorsi abbiamo visto uno sgombero forzato del campo Airport Road degli sfollati Tawergha e l’arresto di un’ottantina di persone da parte delle forze di sicurezza di Abu Selim. Siamo di fronte ad un tentativo di spingere gli IDPs a tornare nella loro città?
“Grazie, è un piacere per me. Siamo sicuri che lo sgombero non fosse in alcun modo un tentativo di fare pressione sulle persone per tornare a Tawergha, ma piuttosto per l’accumulo di diverse questioni che si svolgono all’interno del campo, non ultima una lite tra una persona del centro con un membro della milizia che è rimasto ucciso. Non è la prima volta che un campo profughi viene evacuato, era successo anche in quello di Taha a Tarhouna nel 2013 a causa degli stessi problemi”.
-Perchè i Tawerghani vogliono restare nel campo, piuttosto che tornare a casa?
“Il primo motivo per rimanere nel campo è quello di continuare ad usufruire dell’enorme quantità di assistenza fornita all’interno. Controlliamo di volta in volta le famiglie registrate e le abitazioni a loro assegnate all’interno del centro per accertarci che ci vivano e non risiedano in case fuori dal campo. Inoltre spesso gli IDPs hanno interessi nelle loro attuali aree di residenza, mentre alcuni di loro hanno paura di tornare perché non conoscono l’attuale situazione di sicurezza all’interno della loro città”.
-Come procedono i lavori per il ripristino dei servizi a Tawergha?
“I lavori in città proseguono a fatica e molto lentamente a causa della mancanza di possibilità, sia per il fatto di non poter spendere i soldi da parte del Consiglio di Tawergha. Questo è il principale ostacolo alla preparazione della città, seppur lentamente, il lavoro continua. Si stanno consegnando i pali della luce e ci sono gruppi di volontari che lavorano per pulire alcuni edifici per adeguarli al lavoro, c’è una squadra che sta lavorando a terra per rimuovere le mine e residui bellici inesplosi (ERW) , mentre una squadra sta facendo formazione alle persone sul pericolo delle mine”.
Di Vanessa Tomassini.
Domenica sera l’ufficio informazioni del Ministero di Stato per gli Sfollati e i Rifugiati Interni (IDPs), in un colloquio con Speciale Libia, ha rivelato che 70 famiglie dovrebbero far ritorno a Tawergha venerdì, sebbene la città continua ad essere sprovvista dei servizi di base. Nel nostro precedente articolo ci siamo domandati come mai gli IDPs di Tawergha preferissero rimanere tra le lamiere di un campo profughi, apparentemente fatiscente, piuttosto che tornare a casa. Facciamo il punto sulla situazione con il direttore del corpo affiliato al Consiglio Presidenziale, Libyan Humanitarian Relief Agency (LIBAID) di Tripoli, Khalid al-Marghani, responsabile degli aiuti agli sfollati interni nella regione occidentale e nel sud della Libia.
– Innazitutto grazie per aver accettato quest’invito. Nei giorni scorsi abbiamo visto uno sgombero forzato del campo Airport Road degli sfollati Tawergha e l’arresto di un’ottantina di persone da parte delle forze di sicurezza di Abu Selim. Siamo di fronte ad un tentativo di spingere gli IDPs a tornare nella loro città?
“Grazie, è un piacere per me. Siamo sicuri che lo sgombero non fosse in alcun modo un tentativo di fare pressione sulle persone per tornare a Tawergha, ma piuttosto per l’accumulo di diverse questioni che si svolgono all’interno del campo, non ultima una lite tra una persona del centro con un membro della milizia che è rimasto ucciso. Non è la prima volta che un campo profughi viene evacuato, era successo anche in quello di Taha a Tarhouna nel 2013 a causa degli stessi problemi”.
-Perchè i Tawerghani vogliono restare nel campo, piuttosto che tornare a casa?
“Il primo motivo per rimanere nel campo è quello di continuare ad usufruire dell’enorme quantità di assistenza fornita all’interno. Controlliamo di volta in volta le famiglie registrate e le abitazioni a loro assegnate all’interno del centro per accertarci che ci vivano e non risiedano in case fuori dal campo. Inoltre spesso gli IDPs hanno interessi nelle loro attuali aree di residenza, mentre alcuni di loro hanno paura di tornare perché non conoscono l’attuale situazione di sicurezza all’interno della loro città”.
-Come procedono i lavori per il ripristino dei servizi a Tawergha?
“I lavori in città proseguono a fatica e molto lentamente a causa della mancanza di possibilità, sia per il fatto di non poter spendere i soldi da parte del Consiglio di Tawergha. Questo è il principale ostacolo alla preparazione della città, seppur lentamente, il lavoro continua. Si stanno consegnando i pali della luce e ci sono gruppi di volontari che lavorano per pulire alcuni edifici per adeguarli al lavoro, c’è una squadra che sta lavorando a terra per rimuovere le mine e residui bellici inesplosi (ERW) , mentre una squadra sta facendo formazione alle persone sul pericolo delle mine”.
sabato 18 agosto 2018
La Quinta Colonna dell’Impero in Africa: il Marocco
La Quinta Colonna dell’Impero in Africa: il Marocco
di Aidan O’Brien
13 marzo 2017
Dublino
Nel 1984 il Marocco ha voltato la spalle all’Africa perché l’Organizzazione dell’Unità Africana si è rifiutata di appoggiare la sua conquista del 1975 del Sahara occidentale. Nei decenni successivi il Marocco ha seguito l’esempio dell’apartheid di Israele e ha guardato soltanto verso l’Europa e l’America. Per esempio, il Marocco ha fatto richiesta (e non è riuscito) a entrare nella Comunità Economica Europea nel 1987. Oggi (fin dal 2008), invece, è considerato un vicino “avanzato” dell’UE. In campo militare, nel 1994 è diventato un partner della NATO e nel 2004 un importante alleato degli Stati Uniti non-NATO.
In altre parole, il Marocco ha fatto qualsiasi cosa ha potuto per essere un uomo bianco onorario: ha violentato” spudoratamente parte dell’Africa e ha guardato dall’alto in basso l’uomo nero. E l’uomo bianco lo ha ricompensato facendovi investimenti.
di Aidan O’Brien
13 marzo 2017
Dublino
Nel 1984 il Marocco ha voltato la spalle all’Africa perché l’Organizzazione dell’Unità Africana si è rifiutata di appoggiare la sua conquista del 1975 del Sahara occidentale. Nei decenni successivi il Marocco ha seguito l’esempio dell’apartheid di Israele e ha guardato soltanto verso l’Europa e l’America. Per esempio, il Marocco ha fatto richiesta (e non è riuscito) a entrare nella Comunità Economica Europea nel 1987. Oggi (fin dal 2008), invece, è considerato un vicino “avanzato” dell’UE. In campo militare, nel 1994 è diventato un partner della NATO e nel 2004 un importante alleato degli Stati Uniti non-NATO.
In altre parole, il Marocco ha fatto qualsiasi cosa ha potuto per essere un uomo bianco onorario: ha violentato” spudoratamente parte dell’Africa e ha guardato dall’alto in basso l’uomo nero. E l’uomo bianco lo ha ricompensato facendovi investimenti.
venerdì 17 agosto 2018
Il ruolo della NATO nell’introduzione dei mercati di schiavi in Libia
di Ben Norton – 29 novembre 2017
Mercati di schiavi nel ventunesimo secolo. Esseri umani venduti per poche centinaia di dollari. Grandi proteste in tutto il mondo.
I media statunitensi e britannici si sono svegliati alla cupa realtà in Libia, dove profughi africani sono in vendita in mercati di schiavi all’aria aperta. Tuttavia un dettaglio cruciale di questo scandalo è stato minimizzato o persino ignorato in molti articoli della stampa dominante: il ruolo dell’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico (NATO) nel portare lo schiavismo nella nazione nordafricana.
Nel marzo del 2011 la NATO ha lanciato una guerra in Libia espressamente mirata o rovesciare il governo del leader di lungo corso Muammar Gheddafi. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno attuato circa 26.000 missioni aeree sulla Libia e lanciato centinaia di missili da crociera, distruggendo la capacità del governo di opporsi alle forze ribelli.
Il presidente statunitense Barack Obama e il Segretario di Stato Hillary Clinton, assieme ai loro omologhi europei, hanno insistito che l’intervento militare era attuato per motivi umanitari. Ma il politologo Micah Zenko (Foreign Policy, 22 marzo 2016) ha utilizzato materiali della stessa NATO per dimostrare come “l’intervento libico sia stato mirato sin dall’inizio al cambiamento di regime”.
La NATO ha appoggiato una molteplicità di gruppi ribelli in lotta sul campo in Libia, molti dei quali erano dominati da estremisti islamisti e che coltivano visione violentemente razziste. I militanti della roccaforte ribelle, appoggiata dalla NATO, di Misurata si riferivano addirittura a sé stessi nel 2011 come “la brigata per l’epurazione degli schiavi di pelle nera”, un’inquietante presagio di ciò che stava per accadere.
Mercati di schiavi nel ventunesimo secolo. Esseri umani venduti per poche centinaia di dollari. Grandi proteste in tutto il mondo.
I media statunitensi e britannici si sono svegliati alla cupa realtà in Libia, dove profughi africani sono in vendita in mercati di schiavi all’aria aperta. Tuttavia un dettaglio cruciale di questo scandalo è stato minimizzato o persino ignorato in molti articoli della stampa dominante: il ruolo dell’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico (NATO) nel portare lo schiavismo nella nazione nordafricana.
Nel marzo del 2011 la NATO ha lanciato una guerra in Libia espressamente mirata o rovesciare il governo del leader di lungo corso Muammar Gheddafi. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno attuato circa 26.000 missioni aeree sulla Libia e lanciato centinaia di missili da crociera, distruggendo la capacità del governo di opporsi alle forze ribelli.
Il presidente statunitense Barack Obama e il Segretario di Stato Hillary Clinton, assieme ai loro omologhi europei, hanno insistito che l’intervento militare era attuato per motivi umanitari. Ma il politologo Micah Zenko (Foreign Policy, 22 marzo 2016) ha utilizzato materiali della stessa NATO per dimostrare come “l’intervento libico sia stato mirato sin dall’inizio al cambiamento di regime”.
La NATO ha appoggiato una molteplicità di gruppi ribelli in lotta sul campo in Libia, molti dei quali erano dominati da estremisti islamisti e che coltivano visione violentemente razziste. I militanti della roccaforte ribelle, appoggiata dalla NATO, di Misurata si riferivano addirittura a sé stessi nel 2011 come “la brigata per l’epurazione degli schiavi di pelle nera”, un’inquietante presagio di ciò che stava per accadere.
giovedì 16 agosto 2018
Asma Assad si è cominciata a sottoporre alla chemio per un tumore
9 agosto 2018
Asma Assad la first lady siriana, si sta
sottoponendo ad una serie di cure chemioterapiche a Damasco perché è
affetta di un cancro maligno al seno. In tutto il periodo della guerra
siriana si è fatta benvolere ed amare del suo popolo per le sue doti
umane e per i suoi sentimenti per la sua patria. L’occidente e
specialmente la Gran Bretagna si è comportata in maniera vergognosa con
lei e le ha tolto ogni diritto di accesso, avendo la colpa di essere una
moglie amorevole ed una buona madre come tutte le madri siriane. E’ una
donna che non si è mai sottratta al bisogno ed alla sofferenza del suo
popolo ed ha cercato in tutti i modi di lenire e di far sentire la sua
gente di resistere come nazione unica, dignitosa, tollerante.
Asmāʾ al-Assad è nata ad Acton, distretto del borough londinese di Ealing, nel 1975, in una benestante famiglia siriana di religione sunnita proveniente dalla città di Homs. Il padre, Fawaz Akhras, era cardiologo, mentre la madre lavorava all’ambasciata siriana di Londra.
Asmāʾ al-Assad è nata ad Acton, distretto del borough londinese di Ealing, nel 1975, in una benestante famiglia siriana di religione sunnita proveniente dalla città di Homs. Il padre, Fawaz Akhras, era cardiologo, mentre la madre lavorava all’ambasciata siriana di Londra.
mercoledì 15 agosto 2018
Esclusiva. Ahmed Gaddaf al-Dam si rivolge al popolo italiano: “Non siamo solamente barili di petrolio e gas, stiamo soffrendo”
7 agosto 2018.
Di Vanessa Tomassini.
Il cugino del rais, Ahmed Gaddaf al-Dam, ambasciatore all’estero durante il periodo di Gheddafi ed attuale leader del Fronte di Lotta Nazionale, in questa intervista esprime tutto il suo dispiacere per la sofferenza vissuta dal popolo libico a causa della politica italiana in Libia e le ultime dichiarazioni dell’ambasciatore Giuseppe Perrone.
– Nei giorni scorsi abbiamo assistito a diverse manifestazioni contro la politica italiana in Libia. Cosa ne pensa?
“Sfortunatamente, la politica italiana verso la Libia è guidata da una mentalità incivile che porta con sè gli accumuli dell’era coloniale. Ne abbiamo sofferto e ne soffriamo ancora oggi, nonostante quello che abbiamo raggiunto con il presidente Berlusconi, quando abbiamo firmato un accordo bilaterale che è stato un onore per tutti fino alla sua ultima pagina. La lezione più importante che abbiamo appreso è che il colonialismo è un progetto fallito. Abbiamo accettato le scuse dell’Italia ed abbiamo gettato le basi per il rapporto futuro. Nel 2011 il nostro Paese è stato bombardato dai missili della NATO e l’Italia ha rotto il suo impegno di non attaccare. Oggi tutti pagano il prezzo di questa scelta, la Libia è stata distrutta e siamo entrati in innumerevoli problemi. Li abbiamo avvertiti, ma invece di correggere gli errori, i governi dell’Italia continuano a punirci con lo stesso spirito del fascismo coloniale, credendo che la Libia possa tornare ad essere una colonia italiana, con il linguaggio della minaccia e del disprezzo per tutti i governi istituiti dai missili della NATO. Dopo il martirio di Gheddafi non c’è legittimità per nessuno. L’Italia ha mandato le sue navi da guerra, soldati a Tripoli e Misurata e Jafra. I soldati delle forze navali libiche non dimenticheranno il comandante della marina libica che gli ha impedito di entrare nel suo ufficio, sebbene sia stato uno dei traditori che avevano arredato il tappeto rosso per ricevere la flotta italiana”.
Di Vanessa Tomassini.
Il cugino del rais, Ahmed Gaddaf al-Dam, ambasciatore all’estero durante il periodo di Gheddafi ed attuale leader del Fronte di Lotta Nazionale, in questa intervista esprime tutto il suo dispiacere per la sofferenza vissuta dal popolo libico a causa della politica italiana in Libia e le ultime dichiarazioni dell’ambasciatore Giuseppe Perrone.
– Nei giorni scorsi abbiamo assistito a diverse manifestazioni contro la politica italiana in Libia. Cosa ne pensa?
“Sfortunatamente, la politica italiana verso la Libia è guidata da una mentalità incivile che porta con sè gli accumuli dell’era coloniale. Ne abbiamo sofferto e ne soffriamo ancora oggi, nonostante quello che abbiamo raggiunto con il presidente Berlusconi, quando abbiamo firmato un accordo bilaterale che è stato un onore per tutti fino alla sua ultima pagina. La lezione più importante che abbiamo appreso è che il colonialismo è un progetto fallito. Abbiamo accettato le scuse dell’Italia ed abbiamo gettato le basi per il rapporto futuro. Nel 2011 il nostro Paese è stato bombardato dai missili della NATO e l’Italia ha rotto il suo impegno di non attaccare. Oggi tutti pagano il prezzo di questa scelta, la Libia è stata distrutta e siamo entrati in innumerevoli problemi. Li abbiamo avvertiti, ma invece di correggere gli errori, i governi dell’Italia continuano a punirci con lo stesso spirito del fascismo coloniale, credendo che la Libia possa tornare ad essere una colonia italiana, con il linguaggio della minaccia e del disprezzo per tutti i governi istituiti dai missili della NATO. Dopo il martirio di Gheddafi non c’è legittimità per nessuno. L’Italia ha mandato le sue navi da guerra, soldati a Tripoli e Misurata e Jafra. I soldati delle forze navali libiche non dimenticheranno il comandante della marina libica che gli ha impedito di entrare nel suo ufficio, sebbene sia stato uno dei traditori che avevano arredato il tappeto rosso per ricevere la flotta italiana”.
martedì 14 agosto 2018
LA VERITA’ SUL REGNO DELLE DUE SICILIE
17 marzo 2012
Borboni
tratto da: Vittorio MESSORI, Le cose della vita, Paoline, Milano 1995, p. 304s.
“Borbonico”, si sa, è un termine ingiurioso: è sinonimo di oscurantismo, inefficienza, ottusità, malaffare. Questi significati sono recenti e sono propri solo della lingua italiana. In Spagna, ad esempio, la gente di ogni convinzione politica sembra soddisfatta del suo Juan Carlos, che è un re borbonico, discendente dalla antica, ramificata dinastia che prese origine da modesti feudatari del castello di Bourbon. Proprio in Francia, una delle glorie nazionali è un altro Borbone, quel Luigi XIV significativamente chiamato “il re Sole”; e sono in molti ancora a piangere la fine dell’ultimo della dinastia, Luigi XVI, il sovrano ghigliottinato, che, pure, ebbe il solo merito di riscattare con il dignitoso coraggio in morte le fiacchezze e gli errori della vita.
Se da noi – e da noi soltanto – “borbonico” suona male, il motivo va cercato nella propaganda risorgimentale che doveva giustificare l’aggressione contro il Regno delle Due Sicilie, retto appunto da un ramo dei Borbone, quello di Napoli. Sia l’ala “rivoluzionaria” (quella di Garibaldi e Mazzini), sia quella “moderata”, “liberale”, alla Cavour, alla d’Azeglio, per una volta unite, crearono attorno ai sovrani partenopei una delle numerose “leggende nere” che ancora infestano tanti manuali scolastici e che popolano l’immaginario popolare. Anche qui, la revisione storica è da tempo all’opera, ma i suoi risultati non sembrano essere giunti ai molti – anche giornalisti – che continuano a dire “borbonico”, così come scrivono “medievale”, per sinonimo di barbarie.
Borboni
tratto da: Vittorio MESSORI, Le cose della vita, Paoline, Milano 1995, p. 304s.
“Borbonico”, si sa, è un termine ingiurioso: è sinonimo di oscurantismo, inefficienza, ottusità, malaffare. Questi significati sono recenti e sono propri solo della lingua italiana. In Spagna, ad esempio, la gente di ogni convinzione politica sembra soddisfatta del suo Juan Carlos, che è un re borbonico, discendente dalla antica, ramificata dinastia che prese origine da modesti feudatari del castello di Bourbon. Proprio in Francia, una delle glorie nazionali è un altro Borbone, quel Luigi XIV significativamente chiamato “il re Sole”; e sono in molti ancora a piangere la fine dell’ultimo della dinastia, Luigi XVI, il sovrano ghigliottinato, che, pure, ebbe il solo merito di riscattare con il dignitoso coraggio in morte le fiacchezze e gli errori della vita.
Se da noi – e da noi soltanto – “borbonico” suona male, il motivo va cercato nella propaganda risorgimentale che doveva giustificare l’aggressione contro il Regno delle Due Sicilie, retto appunto da un ramo dei Borbone, quello di Napoli. Sia l’ala “rivoluzionaria” (quella di Garibaldi e Mazzini), sia quella “moderata”, “liberale”, alla Cavour, alla d’Azeglio, per una volta unite, crearono attorno ai sovrani partenopei una delle numerose “leggende nere” che ancora infestano tanti manuali scolastici e che popolano l’immaginario popolare. Anche qui, la revisione storica è da tempo all’opera, ma i suoi risultati non sembrano essere giunti ai molti – anche giornalisti – che continuano a dire “borbonico”, così come scrivono “medievale”, per sinonimo di barbarie.
lunedì 13 agosto 2018
Hitler fu finanziato da Federal Reserve e Banca d’Inghilterra
1 giugno 2017
Ru-polit – Fort Russ 14 maggio 2016
Più di 70 anni fa iniziò il peggior massacro della storia. La recente risoluzione dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE equipara il ruolo di Unione Sovietica e Germania nazista allo scoppio della Seconda guerra mondiale, salvo il fatto che abbia per scopo estorcere soldi dalla Russia per via di certe economie fallite, è volta a demonizzare la Russia successore dell’URSS e preparare il terreno giuridico per la privazione del diritto di pronunciarsi contro la revisione dei risultati della guerra. Ma se ci affidiamo al problema della responsabilità della guerra, va prima risposto alla domanda chiave: chi aiutò i nazisti ad andare al potere? Chi li spinse verso la catastrofe mondiale? La storia della Germania prima della guerra dimostra che politiche “necessarie” furono dettate dalle turbolenze finanziarie, in cui, all’epoca, il mondo era immerso.
Le istituzioni finanziarie centrali di Gran Bretagna e Stati Uniti, Banca d’Inghilterra e Sistema della riserva federale (FRS), e le organizzazioni finanziarie e industriali associate definirono le strutture fondamentali che decisero la strategia post-bellica dell’occidente.
Più di 70 anni fa iniziò il peggior massacro della storia. La recente risoluzione dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE equipara il ruolo di Unione Sovietica e Germania nazista allo scoppio della Seconda guerra mondiale, salvo il fatto che abbia per scopo estorcere soldi dalla Russia per via di certe economie fallite, è volta a demonizzare la Russia successore dell’URSS e preparare il terreno giuridico per la privazione del diritto di pronunciarsi contro la revisione dei risultati della guerra. Ma se ci affidiamo al problema della responsabilità della guerra, va prima risposto alla domanda chiave: chi aiutò i nazisti ad andare al potere? Chi li spinse verso la catastrofe mondiale? La storia della Germania prima della guerra dimostra che politiche “necessarie” furono dettate dalle turbolenze finanziarie, in cui, all’epoca, il mondo era immerso.
Le istituzioni finanziarie centrali di Gran Bretagna e Stati Uniti, Banca d’Inghilterra e Sistema della riserva federale (FRS), e le organizzazioni finanziarie e industriali associate definirono le strutture fondamentali che decisero la strategia post-bellica dell’occidente.
domenica 12 agosto 2018
Attivisti ed istituzioni chiedono la rimozione dell’ambasciatore Perrone
7 agosto 2018
Di Vanessa Tomassini.
Le dichiarazioni dell’ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe Perrone, in una intervista al canale “Libya Channel” circa le elezioni, ha infiammato gli animi libici, facendo trovare d’accordo per la prima volta sia i sostenitori che gli oppositori del passato regime, ma anche i cittadini di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Apparentemente Perrone non avrebbe detto nulla di preoccupante se non che l’Italia è impegnata a supportare la Libia nel creare le giuste condizioni per le elezioni il prima possibile, aggiungendo che l’emissione di una costituzione solida è la condizione chiave per assicurarsi che le elezioni presidenziali possano effettivamente aiutare la riconciliazione e la stabilità. Il messaggio ha lasciato intendere, ancora una volta, che l’Italia si oppone alle elezioni secondo l’agenda francese, le parti libiche hanno infatti concordato, lo scorso 29 maggio a Parigi, che le elezioni presidenziali e parlamentari dovranno tenersi entro il 10 dicembre. Un’idea che all’Italia proprio non va giù, dopo aver puntato tutto su un Governo non riconosciuto dai libici, quello di Fayez al-Serraj, nascondendosi dietro il fatto che sia quello supportato dalle Nazioni Unite. Così dopo neanche 24 ore dalla trasmissione dell’intervista, diversi libici sono scesi in strada a Tripoli, Zawiya, Sormur, Bengasi e perfino a Sebha, bruciando e calpestando bandiere italiane, dando vita a proteste e reazioni del mondo politico e della società civile per strada e sui social.
Di Vanessa Tomassini.
Le dichiarazioni dell’ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe Perrone, in una intervista al canale “Libya Channel” circa le elezioni, ha infiammato gli animi libici, facendo trovare d’accordo per la prima volta sia i sostenitori che gli oppositori del passato regime, ma anche i cittadini di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Apparentemente Perrone non avrebbe detto nulla di preoccupante se non che l’Italia è impegnata a supportare la Libia nel creare le giuste condizioni per le elezioni il prima possibile, aggiungendo che l’emissione di una costituzione solida è la condizione chiave per assicurarsi che le elezioni presidenziali possano effettivamente aiutare la riconciliazione e la stabilità. Il messaggio ha lasciato intendere, ancora una volta, che l’Italia si oppone alle elezioni secondo l’agenda francese, le parti libiche hanno infatti concordato, lo scorso 29 maggio a Parigi, che le elezioni presidenziali e parlamentari dovranno tenersi entro il 10 dicembre. Un’idea che all’Italia proprio non va giù, dopo aver puntato tutto su un Governo non riconosciuto dai libici, quello di Fayez al-Serraj, nascondendosi dietro il fatto che sia quello supportato dalle Nazioni Unite. Così dopo neanche 24 ore dalla trasmissione dell’intervista, diversi libici sono scesi in strada a Tripoli, Zawiya, Sormur, Bengasi e perfino a Sebha, bruciando e calpestando bandiere italiane, dando vita a proteste e reazioni del mondo politico e della società civile per strada e sui social.
sabato 11 agosto 2018
è stata la sinistra a VOLERE gli immigrati in italia, e non è una notizia nuova.
Il tema immigrazione è sempre al centro delle discussioni, tra le più sterili, inutili e da tifo da stadio, ma basta cercare in rete per capire chi ha chiesto che gli immigrati venissero in Italia, e sapete? non è una notizia nuova, la verità saltò fuori gia nel 2017.
Ora anche Frontex lo ammette: c’è stato un accordo, fra burocrati, per far sbarcare in Italia l’enorme massa di immigrati che la sta invadendo. E’ il Direttore esecutivo di Frontex, il francese Fabrice Leggeri, chiamato in audizione stamani davanti alla Commissione Libe del Parlamento Europeo, l’organismo Ue che si occupa di libertà civili, giustizia e affari interni, a confermare l’incredibile vicenda negata fino all’ultimo dall’esecutivo a trazione Pd.
Frontex ammette: c’è stato un accordo per portare gli immigrati in Italia
di Paolo Lami
mercoledì 12 luglio 2017 -Ora anche Frontex lo ammette: c’è stato un accordo, fra burocrati, per far sbarcare in Italia l’enorme massa di immigrati che la sta invadendo. E’ il Direttore esecutivo di Frontex, il francese Fabrice Leggeri, chiamato in audizione stamani davanti alla Commissione Libe del Parlamento Europeo, l’organismo Ue che si occupa di libertà civili, giustizia e affari interni, a confermare l’incredibile vicenda negata fino all’ultimo dall’esecutivo a trazione Pd.
venerdì 10 agosto 2018
Libia, il “patto” tra Trump e Conte per sfidare Macron: Tripoli diventa uno strumento di pressione sulla Francia
di Roberto Festa | 31 luglio 2018
La questione libica ha occupato una parte importante del colloquio tra Donald Trump e Giuseppe Conte a Washington. Il primo ministro italiano ha spiegato come la Casa Bianca
appoggi l’organizzazione di una conferenza internazionale sulla Libia, a
Roma, il prossimo autunno. Trump si è detto “d’accordo sul fatto che
l’Italia diventi un punto di riferimento in Europa e il principale interlocutore… per quanto riguarda soprattutto la Libia”,
ha spiegato Conte, che da questo punto di vista ha ottenuto dal
presidente americano quello che desiderava: diventare per gli Stati Uniti il referente europeo privilegiato nei rapporti con Tripoli.
giovedì 9 agosto 2018
Salman Abedi, autore dell’attentato di Manchester, era stato salvato dalla Royal Navy e non è il primo “errore” britannico
1 agosto 2018.
Di Vanessa Tomassini.
Salman Abedi, è colui che la sera del 22 maggio 2017 ha nascosto una bomba fatta in casa davanti la biglietteria della Manchester Arena, dove si teneva il concerto di Ariana Grande. L’esplosione ha ucciso 22 persone, tra cui 7 bambini. Oggi ad un anno e due mesi dalla strage, scopriamo che lo stesso Salman Abedi era stato salvato a Tripoli dalla Royal Navy. Sì proprio così, nel 2014, l’attentatore e suo fratello Hashem sono stati messi in salvo dai disordini nella capitale Tripoli, dalla HMS Enterprise, insieme ad un centinaio di cittadini inglesi. Salman che in quel periodo aveva solamente 19 anni, è stato portato insieme a tutti gli altri nel Regno Unito, passando da Malta. “In seguito al deterioramento della situazione della sicurezza in Libia nel 2014” ha confermato un portavoce del Governo “i funzionari della Border Force erano schierati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dei loro dipendenti”. Salman e Hashem si troverebbero ora in arresto a Tripoli, malgrado la richiesta di estradizione avanzata dal Regno Unito.
Durante gli interrogatori condotti dalla RADA, o Forze di Deterrenza
del Ministero dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale, il fratello
dell’attentatore di Manchester avrebbe confessato nei giorni successivi
alla strage di “star progettando un attentato terroristico a Tripoli”,
aggiungendo che “sapeva tutto quello che suo fratello avrebbe fatto a
Manchester, poiché lo avrebbe chiamato per telefono prima dell’inizio
dell’operazione”. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Salman
Abedi aveva lasciato Tripoli per il Regno Unito il 17 maggio 2017,
dicendo alla sua famiglia che avrebbe fatto Umrah, un pellegrinaggio
alla Mecca. Durante gli interrogatori è emerso anche che l’attentatore
avrebbe telefonato a “sua madre e suo fratello 15 minuti prima
dell’inizio dell’operazione”.Sebbene la famiglia abbia condannato
l’attacco, in molti nutrono sospetti sul padre del jihadista, Ramadan
Abedi, colpevole di aver cresciuto i propri figli in ambiente islamista.
Di Vanessa Tomassini.
Salman Abedi, è colui che la sera del 22 maggio 2017 ha nascosto una bomba fatta in casa davanti la biglietteria della Manchester Arena, dove si teneva il concerto di Ariana Grande. L’esplosione ha ucciso 22 persone, tra cui 7 bambini. Oggi ad un anno e due mesi dalla strage, scopriamo che lo stesso Salman Abedi era stato salvato a Tripoli dalla Royal Navy. Sì proprio così, nel 2014, l’attentatore e suo fratello Hashem sono stati messi in salvo dai disordini nella capitale Tripoli, dalla HMS Enterprise, insieme ad un centinaio di cittadini inglesi. Salman che in quel periodo aveva solamente 19 anni, è stato portato insieme a tutti gli altri nel Regno Unito, passando da Malta. “In seguito al deterioramento della situazione della sicurezza in Libia nel 2014” ha confermato un portavoce del Governo “i funzionari della Border Force erano schierati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dei loro dipendenti”. Salman e Hashem si troverebbero ora in arresto a Tripoli, malgrado la richiesta di estradizione avanzata dal Regno Unito.
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mercoledì 8 agosto 2018
Musa Abdul Karim è l’ennesima vittima delle milizie, sulle quali il giornalista stava indagando
2 agosto 2018.
Di Vanessa Tomassini.
Una pista si fa sempre più spazio tra coloro che stanno provando a dare una spiegazione alla barbara uccisione di Abdul Karim Musa, il giornalista trovato morto nel Sud della Libia, a Sebha esattamente, nei pressi dell’Istituto Superiore di Infermieristica.
Secondo il Libyan Center for Freedom Press, ONG che si batte per la libertà d’informazione, il foto reporter 24 enne stava lavorando insieme ad alcuni suoi colleghi sui crimini delle bande armate e sulle milizie locali coinvolte in furti, rapimenti ed omicidi nella città di Sebha. Sarebbero state proprio queste ad uccidere Abdul Karim Musa che ha pagato con la vita la sua voglia di denunciare cosa sta accedendo nella sua città, in quella Libia meridionale di cui troppe volte ci siamo occupati, così desiderosa di aiuto, ma che nello stesso tempo orgogliosamente rifiuta l’intervento straniero, dove tuttavia i civili sono ostaggio degli scontri tribali.
Di Vanessa Tomassini.
Una pista si fa sempre più spazio tra coloro che stanno provando a dare una spiegazione alla barbara uccisione di Abdul Karim Musa, il giornalista trovato morto nel Sud della Libia, a Sebha esattamente, nei pressi dell’Istituto Superiore di Infermieristica.
Secondo il Libyan Center for Freedom Press, ONG che si batte per la libertà d’informazione, il foto reporter 24 enne stava lavorando insieme ad alcuni suoi colleghi sui crimini delle bande armate e sulle milizie locali coinvolte in furti, rapimenti ed omicidi nella città di Sebha. Sarebbero state proprio queste ad uccidere Abdul Karim Musa che ha pagato con la vita la sua voglia di denunciare cosa sta accedendo nella sua città, in quella Libia meridionale di cui troppe volte ci siamo occupati, così desiderosa di aiuto, ma che nello stesso tempo orgogliosamente rifiuta l’intervento straniero, dove tuttavia i civili sono ostaggio degli scontri tribali.
martedì 7 agosto 2018
Soros punta alle europee 2019. Ecco i 14 europarlamentari italiani "alleati"
Il
magnate ungherese sfida Steve Bannon e la sua rete sovranista. Per
farlo ha miliardi di dollari e centinaia di europarlamentari, fra cui 13
del Pd e una della lista Tsipras
Il
magnate ungherese sfida Steve Bannon e la sua rete sovranista. Per
farlo ha miliardi di dollari e centinaia di europarlamentari, fra cui 13
del Pd e una della lista Tsipras
Renato Zuccheri
- Sab, 28/07/2018 - 18:43
Le elezioni europee del 2019
saranno decisive per il destino dell'Unione. E per questo, i grandi
patrocinatori delle diverse visioni del continenti, hanno iniziato a
tessere la la loro trama-.
Due i principali leader "culturali"di questo scontro: George Soros e Steve Bannon.
Uno, il potentissimo magnate ungherese naturalizzato americano, a guida
di Open Society. L'altro, il creatore di Breitbart e leader della
campagna elettorale che ha visto trionfare Donald Trump. I due americani
guidano gli opposti schieramenti europei.
Bannon si pone nel solco dei movimenti sovranisti europei. Ha contatti con tutti e vuole trasferirsi nel Vecchio Continente per aiutare la sua idea di "internazionale sovranista" che sconfigga quella parte di mondo liberal che è stato l'obiettivo di Trump. Ma dall'altra parte, Soros può contare su una rete lobbistica che non ha eguali in tutto il continente.
Bannon si pone nel solco dei movimenti sovranisti europei. Ha contatti con tutti e vuole trasferirsi nel Vecchio Continente per aiutare la sua idea di "internazionale sovranista" che sconfigga quella parte di mondo liberal che è stato l'obiettivo di Trump. Ma dall'altra parte, Soros può contare su una rete lobbistica che non ha eguali in tutto il continente.
lunedì 6 agosto 2018
La distruzione della Libia e la privatizzazione dell'acqua
Era
il sogno di Muammar Gheddafi: fornire acqua fresca a tutti i libici e
rendere la Libia autosufficiente nella produzione alimentare
La distruzione della Libia e la privatizzazione dell'acqua
a cura di Enrico Vigna
I
libici la chiamavano l'ottava meraviglia del mondo. I media occidentali
lo hanno definito il capriccio e il sogno irrealizzabile di un cane
rabbioso. Il "cane rabbioso", nel 1991, aveva profeticamente detto, a
proposito della più grande impresa di ingegneria civile nel mondo:
“Dopo questo risultato, le minacce
americane contro la Libia raddoppieranno. Gli Stati Uniti inventeranno
delle scuse, ma la vera ragione sarà la volontà di fermare questo
progetto, per tenere il popolo libico assoggettato”.
Il sogno di Gheddafi
Era il sogno di Muammar Gheddafi:
fornire acqua fresca a tutti i libici e per rendere la Libia
autosufficiente nella produzione alimentare. Nel 1953 la ricerca di
nuovi giacimenti petroliferi nei deserti del sud della Libia ha portato
alla scoperta non solo di riserve petrolifere importanti, ma anche di
grandi quantità di acqua dolce negli strati profondi del sottosuolo.
Delle quattro antiche falde acquifere che sono state scoperte, ognuna
aveva capacità stimate tra i 4.800 e i 20.000 chilometri cubi. La
maggior parte di questa acqua si è raccolta nelle falde in un arco
temporale stimabile tra 38.000 e 14.000 anni fa, anche se alcune sacche
sono da ritenersi solo di 7.000 anni.
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domenica 5 agosto 2018
La caduta dei radical chic di A. Terrenzio
27/6/2018
La sinistra perde anche l’ultimo feudo. In Toscana 10 comuni passano al centro-destra ed ormai tra le file del Partito democratico è caos.
La sinistra è al capolinea e si avvia ella definitiva estinzione.
Le polemiche violente che negli ultimi giorni sono state mosse da Roberto Saviano, il guru dell’antimafia approdato alla difesa delle Ong, non sono servite a scalfire il prestigio e la cavalcata della Lega.
Attacchi offensivi ed isterici hanno caratterizzato un po’ tutti gli elementi del main stream progressista.
Da Mentana, che commentando il censimento nei campi Rom, allarmava sul pericolo di un vago ritorno ai “rastrellamenti nazisti”, alla proposta demenziale di Orfini del PD, di schedare i fascisti.
Il solito mantra ossessivo, da caso psichiatrico, ha caratterizzato tutta la stampa e nazionale con le accuse rivolte al MdI di “inumanita’”, “xenofobia”, “fascismo”, per le politiche di freno ai traffici sui migranti e la chiusura dei porti voluta ed attuata da Matteo Salvini.
sabato 4 agosto 2018
Francesca Totolo: “Ecco perché Ong e media mainstream ce l’hanno con me”
Sei stata accusata di diffondere fake news. Che rispondi ai tuoi critici?
Quando un giorno i media mainstream riusciranno a dimostrare che le mie sono fake news, ne prenderò atto. Finora non ci sono riusciti, e un motivo ci sarà. Loro hanno bisogno di carnefici, come Putin, Orban, Salvini, CasaPound, adesso Francesca Totolo. Loro non si documentano, fanno affermazioni ridicole, come i russi che manipolano le elezioni negli Usa. E hanno tutti i mezzi per contrastare chi, come me, vuole far conoscere la verità.
venerdì 3 agosto 2018
La (sottile) differenza tra Angela Merkel e Andreotti
24.07.2018
Esiste
una differenza tra politicanti e politici ed una perfino maggiore
diversità la si trova tra quelli che sono semplici politici e gli
statisti.
Politicanti
sono coloro che svolgono la loro attività senza averne grandi capacità e
solitamente o sono degli avventurieri o carne da macello manovrata da
altri. I politici, invece, sono dotati di intelligenza, furbizia,
capacità di manovra e senso del potere. Costoro riescono, magari per
lunghi anni, a essere protagonisti della scena politica e influiscono,
chi più chi meno, sul tessuto sociale in cui agiscono. Ancora diversi
sono gli statisti. Si possono definire tali quei politici che svolgono
il loro compito subordinando la loro naturale ambizione personale ad una
visione lungimirante della società. In loro esiste un'idea del futuro
verso cui indirizzare il proprio Paese e la loro "visione "li spinge a
prendere decisioni che non sempre sono immediatamente condivise dai loro
concittadini ma che, a lungo termine, si dimostrano benefiche per
tutti. Se la loro virtù è accompagnata da una capacità di vera
leadership, riescono a farsi seguire dal popolo, inizialmente
recalcitrante, ed entrano così nella storia.
giovedì 2 agosto 2018
Signoraggio: In TV, dire la verità è un atto rivoluzionario
da unaliraperlitalia
Raccontare la pura e semplice verità in TV è un atto rivoluzionario.
Quando mi ha chiamato per partecipare alla sua trasmissione del 22 giugno 2018, mi ha avvertito però subito, quasi scusandosi, che ci sarebbero stati anche dei fautori dell’Euro con i quali avrei dovuto confrontarmi, in una discussione che si preannunciava molto “accesa”.
Mi sono trovato davanti due esemplari in via di estinzione, una nostalgica PD ed un convinto “Più Europa”. Devo subito dire che la discussione “Euro sì o Euro no” non mi appassiona, anzi la ritengo fuorviante, perchè concentra la discussione su un aspetto secondario del problema.I nostri problemi non sono necessariamente legati all’Unione Europea ed alla moneta Euro, ma sono la diretta conseguenza di sistema della moneta creata solo con il prestito e gli interessi, rendendoci completamente schiavi del debito. Perchè il debito e le disuguaglianze aumentano in tutti i paesi del mondo, anche in quelli che non hanno adottato l’euro, a vantaggio dell’aristocrazia finanziaria costituita dall’1% della popolazione più ricca?
Il problema non è l’euro ma la spirale perversa del debito, che se vogliamo davvero affrontare e risolvere, dobbiamo prima comprendere come si genera e come può essere cancellato dalla nostra vita.
Oggi essere rivoluzionari in televisione, significa raccontare la pura e semplice verità, come ho cercato di fare nei miei interventi nella trasmissione Notizie Oggi Lineasera condotta da Vito Monaco su Canale Italia 53, nella puntata del 22 giugno 2018 dal titolo “Debito Pubblico: diamoci un taglio”:
Raccontare la pura e semplice verità in TV è un atto rivoluzionario.
Non finirò mai di ringraziare Vito
Monaco per essere l’unico Giornalista in Italia, caso più unico che
raro, che ha il coraggio di ospitarmi nelle sue trasmissioni televisive.
Quando mi ha chiamato per partecipare alla sua trasmissione del 22 giugno 2018, mi ha avvertito però subito, quasi scusandosi, che ci sarebbero stati anche dei fautori dell’Euro con i quali avrei dovuto confrontarmi, in una discussione che si preannunciava molto “accesa”.
Mi sono trovato davanti due esemplari in via di estinzione, una nostalgica PD ed un convinto “Più Europa”. Devo subito dire che la discussione “Euro sì o Euro no” non mi appassiona, anzi la ritengo fuorviante, perchè concentra la discussione su un aspetto secondario del problema.I nostri problemi non sono necessariamente legati all’Unione Europea ed alla moneta Euro, ma sono la diretta conseguenza di sistema della moneta creata solo con il prestito e gli interessi, rendendoci completamente schiavi del debito. Perchè il debito e le disuguaglianze aumentano in tutti i paesi del mondo, anche in quelli che non hanno adottato l’euro, a vantaggio dell’aristocrazia finanziaria costituita dall’1% della popolazione più ricca?
Il problema non è l’euro ma la spirale perversa del debito, che se vogliamo davvero affrontare e risolvere, dobbiamo prima comprendere come si genera e come può essere cancellato dalla nostra vita.
Oggi essere rivoluzionari in televisione, significa raccontare la pura e semplice verità, come ho cercato di fare nei miei interventi nella trasmissione Notizie Oggi Lineasera condotta da Vito Monaco su Canale Italia 53, nella puntata del 22 giugno 2018 dal titolo “Debito Pubblico: diamoci un taglio”:
mercoledì 1 agosto 2018
ALTO TRADIMENTO – la FRANCIA contro l’ITALIA e contro lo sviluppo del nord AFRICA – la caduta del governo Berlusconi – la debacle della economia ITALIANA (pubblicato da Francesco Bongiovanni su testo e parole di Mauro Mellini )
Questo articolo e questo video di Mauro Mellini
,tratta del grave atto di ALTO TRADIMENTO compiuto dal Presidente della
Repubblica Napolitano,che acconsenti’ alla invasione della Libia,e alla
uccisione di Gheddafi,da parte di Francesi e Inglesi.Tale atto criminale venne iniziato su bugie francesi e fu fondamentale per la caduta dolosa del Governo di Silvio Berlusconi e per la debacle della economia italiana.
prefazione di @Francesco Bongiovanni 23.7.2018 –
Segue articolo di Mauro Mellini.
prefazione di @Francesco Bongiovanni 23.7.2018 –
Segue articolo di Mauro Mellini.
ALTO TRADIMENTO
di Mauro Mellini
22 marzo 2018
Alto Tradimento
L’Italia, già lo sapevamo, era stata “parte lesa” nella vicenda del dissennato attacco alla Libia di sette anni fa con il quale Francia ed Inghilterra distrussero lo Stato tenuto assieme dal "grottesco dittatore Gheddafi", che tuttavia era l’unico Stato africano affidabile sotto diversi punti di vista (funzionava l’accordo con l’Italia, per limitare e filtrare l’ondata migratoria ed ottimi erano i molti rapporti in fatto di rifornimenti energetici).
Parte lesa di una brutale e sciocca spoliazione soprattutto francese dei nostri beni ed interessi, o, piuttosto, dovremmo dire, vandalica distruzione, perché la Francia si ritrova ora con in mano una economia disastrata di un Paese disgregato.
Ma la storia di quella sciagurata vicenda di violenta politica neocoloniale ha arrecato all’Italia, danni ancora più gravi e, se le responsabilità dei governanti francesi e britannici sono gravi ed imperdonabili e gravi è la responsabilità del Presidente americano Barack Obama, convinto a consentire l’aggressione da Hillary Clinton, Segretaria di Stato Usa, da noi le responsabilità del più clamoroso errore in fatto di politica nei Paesi ex coloniali si intreccia con un’altra vergognosa vicenda, nella quale un altro Presidente della Repubblica, quello italiano, che, diversamente da Nicolas Sarkozy non è stato messo in stato di fermo, ha avuto un ruolo non secondario, che, secondo la nostra Costituzione (che non trova riscontro nel Codice penale) è definibile sicuramente come altro tradimento.
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