2 agosto 2018.
Di Vanessa Tomassini.
Una pista si fa sempre più spazio tra coloro che stanno provando a dare una spiegazione alla barbara uccisione
di Abdul Karim Musa, il giornalista trovato morto nel Sud della Libia, a
Sebha esattamente, nei pressi dell’Istituto Superiore di
Infermieristica.
Secondo il Libyan Center for Freedom Press, ONG che si batte per la
libertà d’informazione, il foto reporter 24 enne stava lavorando
insieme ad alcuni suoi colleghi sui crimini delle bande armate e sulle
milizie locali coinvolte in furti, rapimenti ed omicidi nella città di
Sebha. Sarebbero state proprio queste ad uccidere Abdul Karim Musa che
ha pagato con la vita la sua voglia di denunciare cosa sta accedendo
nella sua città, in quella Libia meridionale di cui troppe volte ci
siamo occupati, così desiderosa di aiuto, ma che nello stesso tempo
orgogliosamente rifiuta l’intervento straniero, dove tuttavia i civili
sono ostaggio degli scontri tribali.
Abdul Karim sarebbe stato prelevato martedì mattina all’uscita della
sua abitazione da un uomo mascherato, torturato ed ucciso da colpi di
mitragliatrice e gettato così come se la sua vita non avesse alcun
valore. E come spesso accade in questa Libia, dove la violenza sembra
essere normalità, dove kalashnikov vengono imbracciati nelle foto sui
social come trofei, la preoccupazione più grande è che non ci sia
nessuno realmente interessato a far chiarezza sulla vicenda.
LCFP ha riferito che, secondo il caporedattore del quotidiano
per cui il giovane reporter lavorava “Vasaniah”, Salima Bin Nozha, “il
collega ha pagato il prezzo della cattiva sicurezza e del conflitto
tribale in città, senza alcun reale deterrente o reale intenzione di
rintracciare e perseguire i criminali, o addirittura di sapere le
circostanze del crimine”, aggiungendo che “le minacce e i tentativi di
metterli a tacere vanno avanti da tempo, poiché sono l’unico giornale che viene pubblicato nella città di Sebha”.
L’organizzazione ha fatto appello al Ministero dell’Interno del
Governo di Accordo Nazionale affinchè venga aperta un’inchiesta e i
responsabili non restino impuniti, sebbene tutto questo accada in una
Libia dove la libertà di stampa è fortemente violata, dove i giornalisti
stranieri faticano ad ottenere un visto, dove alcuni vengono arrestati
perchè si avvicinano ad un centro di detenzione migranti. Non è colpa
dei giornalisti se le cose in Libia vanno come vanno e non è
imbavagliando le persone che si possono fare progressi. L’arduo compito
di chi fa questo lavoro è cercare di mostrare la verità affinchè chi è
al potere possa migliorare la situazione, prendendo spunto tra quelle
righe che Abdul Karim aveva scritto e non potrà scrivere più.
Preso da: https://specialelibia.it/2018/08/02/musa-abdul-karim-e-lennesima-vittima-delle-milizie-sulle-quali-il-giornalista-stava-indagando/
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