Di Vanessa Tomassini.
Salman Abedi, è colui che la sera del 22 maggio 2017 ha nascosto una bomba fatta in casa davanti la biglietteria della Manchester Arena, dove si teneva il concerto di Ariana Grande. L’esplosione ha ucciso 22 persone, tra cui 7 bambini. Oggi ad un anno e due mesi dalla strage, scopriamo che lo stesso Salman Abedi era stato salvato a Tripoli dalla Royal Navy. Sì proprio così, nel 2014, l’attentatore e suo fratello Hashem sono stati messi in salvo dai disordini nella capitale Tripoli, dalla HMS Enterprise, insieme ad un centinaio di cittadini inglesi. Salman che in quel periodo aveva solamente 19 anni, è stato portato insieme a tutti gli altri nel Regno Unito, passando da Malta. “In seguito al deterioramento della situazione della sicurezza in Libia nel 2014” ha confermato un portavoce del Governo “i funzionari della Border Force erano schierati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dei loro dipendenti”. Salman e Hashem si troverebbero ora in arresto a Tripoli, malgrado la richiesta di estradizione avanzata dal Regno Unito.
Ramadan Abedi, 52 anni, è nato in Libia il 24 dicembre 1965, è stato un agente dei servizi interni sotto il colonnello Muammar Gheddafi fino a quando nel 1992 fu accusato di flirtare con i Fratelli Musulmani ed altri filoni estremisti, rifugiandosi in Inghilterra. Secondo fonti dell’Intelligence dell’ex Jamahiriya, Abedi aveva aderito per anni al Gruppo Combattente Islamico Libico che aveva come scopo quello di rovesciare il rais per instaurare un governo islamico basato sulla legge della Sharia. Durante una recente intervista realizzata da Middle East Eye, il ministro britannico degli Affari Esteri per il Medio Oriente, Alister James, ha rivelato che “durante il conflitto libico nel 2011, il governo britannico era in comunicazione con una vasta gamma di libici coinvolti nel conflitto contro le forze del regime Gheddafi. È probabile che questo includesse ex membri del Gruppo combattente islamico libico e la Brigata Martiri del 17 febbraio”. Il parlamentare ha anche spiegato l’esistenza di un collegamento tra alcuni di questi soggetti e Salman al-Obeidi. Nel 2000 la polizia fece irruzione nella casa di Manchester di Anas al-Libi, una figura di alto livello del LIFG morto in custodia negli USA nel 2013, trovando nell’appartamento una copia del manuale di al-Qaeda. Abedi ha postato sul suo account Facebook, inutilizzato dal 2013, un’immagine di al-Lib descritto come “un leone”. Sulla stessa pagina l’attentatore di Manchester ha postato una sua foto con una mitragliatrice in mano con su scritto “leone in allenamento”.
“Abedi father” tornò in Libia nel 2011, con il benestare del Governo britannico, unendosi alle file del LIFG di Abdel Hakim Belhadj, il Gruppo dei combattenti islamici libici, un’organizzazione terroristica fondata negli anni ottanta del XX secolo dai mujaheddin libici veterani della guerra tra Unione Sovietica e Afghanistan ed inserita dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a partire dal 6 ottobre 2001, fra le organizzazioni legate ad Al Qaeda, Osama bin Laden e i talebani. Gli oppositori del LIFG in Libia hanno affermato che Abedi aveva allevato i suoi figli in un ambiente islamista, cosa che li rendeva facili prede per i reclutatori di Daesh. Rami el-Obeidi, un capo dell’intelligence con una fazione che si oppone al LIFG, ha dichiarato che “Salman Abedi sarebbe stato un obiettivo facile per i reclutatori dell’Isis, dato il background di suo padre”. Secondo gli amici di famiglia, invece, i genitori di Salman sarebbero stati così preoccupati per la sua radicalizzazione in Gran Bretagna che lo hanno trasferito in Libia confiscando il suo passaporto. Salman Abedi, ad ogni modo, sarebbe uscito dai binari diversi anni prima quando ha iniziato a sviluppare vedute religiose sempre più estreme.
Abdel Hakim Belhadj fu rinchiuso da Muammar Gheddafi nelle prigioni di Abu Salim dopo che la CIA e il MI6 britannico lo portarono a Tripoli nel marzo del 2004. Belhaj è stato liberato nel 2010 nell’ambito di un processo di de-radicalizzazione sostenuto da Saif al-Islam Gheddafi che insieme al capo dell’intelligence Senussi ed il suo amico Mohamed Ibrahim, aveva iniziato i colloqui con i Fratelli Musulmani, alleati di Belhadj in Turchia e Qatar. Il 10 maggio 2018, Belhadj ha ricevuto le scuse del Governo britannico per averlo arrestato insieme alla moglie e consegnato ai servizi di sicurezza del Rais, sebbene fossero note le sue strette relazioni con i leader di al-Qaeda ed il capo dei talebani, mullah Omar. Negli anni ’80, questo brillante soggetto abbandonò gli studi di ingegneria a Tripoli e si unì a Bin Laden in Afghanistan, combattendo al suo fianco contro i sovietici; nei primi anni ’90, lo seguì in Sudan mentre alcuni dei suoi uomini si stabilirono nel Regno Unito, a Manchester. Nel 2011, grazie al prezioso contributo del Qatar e del DGSE francese, la Brigata Belhadj ha combattuto contro il governo Gheddafi. I Fratelli Musulmani subito dopo le primavere arabe avevano il vento in poppa: hanno vinto le elezioni in Tunisia, con Ennahdha, poi in Egitto, con Mohamed Morsi ed in Libia, Belhaj, abbandonati i panni del terrorista, sarebbe stato il candidato ideale. Tuttavia il piano fallisce nelle elezioni del 2012, ricevendo solamente il 2,5% dei voti. Da quel momento Abdel Hakim Belhadj si dedica agli affari. Conti correnti milionari intestati a società, a lui direttamente o indirettamente riconducibili, sono sparsi in diverse parti del mondo, in uno di questi il Regno Unito ha versato 500 mila sterline come risarcimento alla moglie, Fatima Boudchar in quanto sarebbe stata in dolce attesa al momento dell’arresto, avvenuto in Thailandia nel 2004. Belhadj continua a mantenere il supporto di molti membri dei gruppi armati della capitale, ai quali i veterani del LIFG hanno trovato il modo in passato di far arrivare armi direttamente dalla Turchia. Ufficialmente è alla guida del partito al-Watan, o Homeland party, con Ali al-Sallabi, un autorevole religioso salafita che ha forti legami anche con Yusuf al-Qaradawi, leader spirituale della Fratellanza Musulmana internazionale. Risiede in Turchia, dove può contare del supporto di media e canali di lettura, in quanto – come ha dichiarato lui stesso – il lavoro gli richiede costanti spostamenti che in Libia non sarebbero possibili. Il suo ritorno a Tripoli è atteso presto per partecipare alle elezioni, dopo diversi meeting preparatori a Tunisi, Istanbul e non ultimi a Dakar, che gli hanno permesso di rafforzare vecchie e nuove alleanze.
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