Esiste
una differenza tra politicanti e politici ed una perfino maggiore
diversità la si trova tra quelli che sono semplici politici e gli
statisti.
Politicanti
sono coloro che svolgono la loro attività senza averne grandi capacità e
solitamente o sono degli avventurieri o carne da macello manovrata da
altri. I politici, invece, sono dotati di intelligenza, furbizia,
capacità di manovra e senso del potere. Costoro riescono, magari per
lunghi anni, a essere protagonisti della scena politica e influiscono,
chi più chi meno, sul tessuto sociale in cui agiscono. Ancora diversi
sono gli statisti. Si possono definire tali quei politici che svolgono
il loro compito subordinando la loro naturale ambizione personale ad una
visione lungimirante della società. In loro esiste un'idea del futuro
verso cui indirizzare il proprio Paese e la loro "visione "li spinge a
prendere decisioni che non sempre sono immediatamente condivise dai loro
concittadini ma che, a lungo termine, si dimostrano benefiche per
tutti. Se la loro virtù è accompagnata da una capacità di vera
leadership, riescono a farsi seguire dal popolo, inizialmente
recalcitrante, ed entrano così nella storia.
Al contrario, lei assecondò il meschino egoismo popolare, mise al
sicuro le sue banche creditrici del debito greco e lasciò che il popolo
ellenico precipitasse nella miseria in cui si dibatte ancora oggi.
Giocando astutamente di sponda con Schauble, cui aveva assegnato la
parte del mastino, ha sempre rifiutato l'istituzione degli eurobond e ha
tenuto le Casse di Risparmio tedesche fuori dai controlli europei
obbligatori per tutte le banche degli altri Paesi.
Mentre lo statista Helmut Kohl, da vero leader, era riuscito a convincere i reticenti tedeschi ad accettare un cambio del marco uno a uno nel momento della riunificazione della Germania, lei non ha mai avuto il coraggio, nemmeno nel nome di un futuro europeo, di convincere i tedeschi in merito all'utilità di esercitare, nei momenti di crisi, la solidarietà del paese più forte verso i più deboli.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.
Preso da: https://it.sputniknews.com/opinioni/201807246277220-differenza-tra-merkel-e-andreotti/
Purtroppo, come sappiamo, il mondo è pieno di
politicanti e numerosi sono anche i puri politici. Tra questi ultimi
qualcuno emerge sulla massa ma, una volta uscito di scena, non resta più
niente della sua azione. Un esempio eclatante di uomo politico
italiano che ha dominato la scena, ma di là dal suo personale potere non
ha saputo costruire nulla, è stato Giulio Andreotti. Dotato di indubbia
furbizia, ha cavalcato tutta la storia della Repubblica con un ruolo di
primo piano, obbligando sia i sodali di partito sia gli avversari a
fare i conti con lui. Se però qualcuno volesse oggi ricordare quale
fosse la sua "visione", quale il suo progetto di società e cosa sia
rimasto dei suoi anni in politica si troverebbe con le mani vuote.
Molto simile al nostro Andreotti per la furbizia e lo spasmodico
amore del potere è la tedesca Angela Merkel. Protagonista nel suo Paese e
in Europa da moltissimi anni è una politica spregiudicata, tuttavia
capace di spacciarsi per persona moderata, europeista e aperta a ogni
confronto. In realtà, anche in lei è difficile cogliere quale sia la
visione del futuro e quali i suoi veri obiettivi sociali. Come
Andreotti, che pur agiva con altri metodi perfino meno "discreti", è
sempre riuscita a eliminare o mettere fuori gioco concorrenti o
avversari interni al suo partito che potevano essere di ostacolo alla
sua carriera. Come il nostro Giuliano Amato fece con Craxi, non ha avuto
dubbi ad abbandonare e perfino tradire il suo mentore Helmut Kohl
appena costui si trovò in difficoltà.
La sua più grande abilità è stata nel riuscire a
far passare di sé, complice la stampa, un'immagine di donna semplice,
materna (Mutti), di buon senso e protettrice dell'economia tedesca nel
mondo globalizzato. È perfino riuscita a convincere qualcuno che stesse
lavorando per la costruzione di una Europa veramente unita. Ahimè,
niente di piu' falso: avendo capito (e condiviso) l'animo gretto del
tedesco medio ha subordinato il futuro europeo del suo Paese
all'interesse nazionalistico immediato. Lo si è visto nel comportamento
tenuto nel caso della crisi greca quando un leader veramente
lungimirante avrebbe saputo spiegare alla propria opinione pubblica
perché' occorreva fare subito dei piccoli sacrifici, per evitare
problemi molto più grandi nel futuro.
©
AFP 2018 / John Macdougall
Mentre lo statista Helmut Kohl, da vero leader, era riuscito a convincere i reticenti tedeschi ad accettare un cambio del marco uno a uno nel momento della riunificazione della Germania, lei non ha mai avuto il coraggio, nemmeno nel nome di un futuro europeo, di convincere i tedeschi in merito all'utilità di esercitare, nei momenti di crisi, la solidarietà del paese più forte verso i più deboli.
In una cosa è certamente maestra: il tatticismo
disorientante che la porta a cambi di direzione di 180 gradi. Anche
quando, con un apparente spinta di generosità, disse che il suo Paese
avrebbe accolto tutti i profughi siriani in fuga dalla guerra
(rimangiandosi l'affermazione poco dopo a seguito della reazione
popolare negativa), aveva scelto non a caso quell'etnia perché
prevalentemente laica e di buon livello intellettuale ed economico.
Tutti gli altri profughi, meno facilmente integrabili, che andassero
pure in altri Paesi.
A parole, soprattutto negli ultimi mesi, si è presentata come una
europeista convinta ma, nonostante a Maastricht fosse stato previsto che
non solo i deficit ma anche i surplus dei bilanci nazionali non
dovessero superare il 3%, ha continuato a mantenere bassa la spesa
pubblica accumulando eccedenze annuali superiori al 7%. Se ci si fa
caso, le sue dichiarazioni più filo-europee sono aumentate dopo gli
attacchi di Trump contro la Germania per la sua aggressività
commerciale. Allora sì che l'Europa deve dimostrare di essere unita e
solidale!
Non si può negare alla Cancelliera Merkel di
essere una grande politica ma, come abbiamo visto, essere un vero
statista è altra cosa. Tutti siamo consci che senza una vera Unione
dell'Europa perfino la Germania, sul medio e lungo termine, diventerà
ininfluente nel mondo globalizzato. Uno statista quale fu Helmut Schmidt
avrebbe perseguito una visione ambiziosa e lungimirante dell'Europa.
Lei, tra ambiguità e contraddizioni, è rimasta una piccola e meschina
"casalinga sveva" con il risultato che l'Europa sognata dai "padri
fondatori" è oggi più lontana.
Nessuno potrà mai accettare una "Europa tedesca" e lei non è certo
affidabile per pensare una "Germania Europea". Il grande filosofo
tedesco Federico Nietzsche, che nacque nella stessa regione in cui è
nata la Merkel, conosceva così bene la piccolezza che può nascondersi,
talvolta, nell'animo di alcuni tedeschi da arrivare perfino a negare di
essere anch'egli un tedesco e inventarsi perfino improbabili origini
polacche.L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.
Preso da: https://it.sputniknews.com/opinioni/201807246277220-differenza-tra-merkel-e-andreotti/
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