La Quinta Colonna dell’Impero in Africa: il Marocco
di Aidan O’Brien
13 marzo 2017
Dublino
Nel 1984 il Marocco ha voltato la spalle all’Africa perché
l’Organizzazione dell’Unità Africana si è rifiutata di appoggiare la sua
conquista del 1975 del Sahara occidentale. Nei decenni successivi il
Marocco ha seguito l’esempio dell’apartheid di Israele e ha guardato
soltanto verso l’Europa e l’America. Per esempio, il Marocco ha fatto
richiesta (e non è riuscito) a entrare nella Comunità Economica Europea
nel 1987. Oggi (fin dal 2008), invece, è considerato un vicino
“avanzato” dell’UE. In campo militare, nel 1994 è diventato un partner
della NATO e nel 2004 un importante alleato degli Stati Uniti non-NATO.
In altre parole, il Marocco ha fatto qualsiasi cosa ha potuto per
essere un uomo bianco onorario: ha violentato” spudoratamente parte
dell’Africa e ha guardato dall’alto in basso l’uomo nero. E l’uomo
bianco lo ha ricompensato facendovi investimenti.
Poche settimane fa (il 31 gennaio 2017), il Marocco si è
improvvisamente ricongiunto all’Africa. Ad Adis Abeba l’Unione Africana
ha deciso di accettare il Marocco come membro, anche se il Marocco
Occidentale resta i mani marocchine. Perché l’improvviso cambiamento di
politica in Marocco e nell’Unione Africana? In una parola: l’uccisione
di Muammar Gheddafi.
L’attuale lotta per l’Africa è la ragione complessiva. Gheddafi,
però, è stato l’ultima barriera panafricana all’imperialismo occidentale
2.0 in Africa. La sua deposizione ha aperto le chiuse al potere
occidentale in Africa nel 21° secolo. I francesi sono tornati in Mali.
L’AFRICOM – Comando africano (l’esercito americano) è dappertutto. E
ora il Marocco vuole essere di nuovo africano.
Il ritrovato interesse del Marocco in Africa è complementare
all’attacco della NATO all’Africa. Il sito Al Arabia con base a Dubai,
ha riportato la stessa idea, un mese prima dell’assassinio di Gheddafi:
(Ottobre 2011).
“…Quando I libici hanno annunciato la loro vittoria, verso la fine di
agosto 2011, il Marocco è stato uno dei primi paesi che ha mandato a
Bengasi il suo ministro degli Esteri, Taeib Fassi Fihri, a esprimere il
sostegno al nuovo regime.
“…In questo contesto, l’intervento della NATO in Libia e l’attivo
ruolo della Francia e il crollo del regime di Gheddafi, potrebbero
cambiare la situazione nella zona. Potrebbe fare in modo che la comunità
internazionale faccia pressione per una rapida soluzione del conflitto
per il Sahara Occidentale.
“Le carte saranno rimescolate e, nei termini delle richieste che i
paesi del sud potrebbero fare al nord, il Marocco potrebbe includere il
Sahara Occidentale,” ha detto Khadija Mohsen-Finan che è un ricercatore
all’Università Paris VIII.
“Ora un nuovo partner (per il Marocco), è venuto fuori: la NATO,” ha aggiunto Finam, specialista di fatti nordafricani…”.
Oggi, sei anni dopo, si gioca con il mazzo di carte “rimescolate”.
Avendo tranquillamente alle spalle l’appoggio della NATO, il Marocco si
sta presentando disinvoltamente come un convertito che crede nell’unità
africana, malgrado il fatto che continui la colonizzazione del Sahara
Occidentale.
Inoltre, l’abilità dell’Unione Africana di resistere all’arroganza
degenerata del Marocco – dopo l’uccisione di Gheddafi, è minima.
Gheddafi ha dato la determinazione all’Unione Africana (AU). L’AU,
tuttavia, è sotto l’assedio dell’Occidente. E senza Gheddafi non ha idea
per una via di uscita. Secondo quanto scrive TIME:
“…La visione di Gheddafi per l’Africa si è cristallizzata in una
proposta di Stati Uniti dell’Africa, compresa una sola valuta, forze
armate unite e un passaporto comune. Quell’invito all’unità africana è
stato anche il tema del suo periodo di presidenza dell’Unione Africana
nel 2009…”
La distruzione della Libia a opera della NATO ha completamente
umiliato l’Unione Africana. Ha strappato via il cuore a un futuro
africano alternativo, e ha lasciato l’Africa seriamente esposta, ancora
una volta, al virus imperialista dell’Occidente: un virus che ha il
Marocco contemporaneo.
La prova della condizione contaminata del Marocco va trovata in
Yemen. In questa terra fatta a pezzi dalla guerra, il Marocco è parte
dell’invasione monarchica guidata dall’Arabia Saudita. Il fatto è che il
Marocco non è soltanto partner della NATO, ma anche del GCC (Consiglio
di Cooperazione del Golfo) che sta distruggendo lo Yemen. Naturalmente,
la NATO e il GCC sono essi stessi partner strategici. E, preso in mezzo,
come giocattolo di entrambi, c’è il Marocco.
Un’ulteriore prova dell’identità ipocrita del Marocco è la parte che
ha svolto nel famigerato “Safari Club”, negli anni ’70. Questo “club”
segreto era un’organizzazione ispirata dalla CIA che mirava a
“proteggere l’Africa dal comunismo. Quella volta i “partner” del Marocco
comprendevano i soliti paesi sospetti: Arabia Saudita, Israele e
Francia. Le cose non cambiano.
Il corpo del Marocco forse è in Africa, ma la sua testa è nel Nord
Atlantico e nel Golfo Persico. Nella lotta per l’Africa, il Marocco è
un’importante testa di ponte per gli investitori e gli invasori
imperiali. Dal nuovo gigantesco porto di Tangeri, nuovo di zecca, al
piano per oleodotti che collegheranno Marrakesh al Sahara, ai recenti
accordi fatti con il Ruanda, il Marocco e i suoi “partners” sono pronti a
saccheggiare.
Lo “stupro” del Sahara Occidentale è soltanto un assaggio.
Il Marocco di cui parliamo è costituito, però, soltanto da un uomo:
il suo re miliardario, Mohammed VI (e prima di lui era suo padre Hassan
II). In Marocco il potere ruota attorno a lui. E ruota attorno a Parigi e
a Riyadh. In realtà, il popolo marocchino è altrettanto privo di voce
quanto i popoli del Sahara Occidentale: i Sahrawi. La povertà è la loro
prigione, mentre il re gioca.
I marocchini, possono, tuttavia, imparare dai Sahrawi (un popolo che
Gheddafi ha aiutato). La loro opposizione al colonialismo è un modello
di resistenza alla monarchia. In effetti – come dice Chomsky – sono
state le proteste dei Sahrawi nell’ottobre e novembre 2010 che hanno
dato inizio alla Primavera Araba).
Infatti, il grande popolo marocchino stesso ha già prodotto la
risposta ai suoi carcerieri, Maometto VI e l’imperialismo occidentale.
Quella risposta è Ben Barka. Questo marocchino (forse il più grande di
tutti loro) è stato importante come Patrice Lumumba. Negli anni ’60,
Barka era così vicino a Cuba che è stato lui a organizzare a L’Avana la
Conferenza tricontinentale dl 1966. Barka, però, fu assassinato prima
di che vedesse materializzarsi la sua visione: la Solidarietà per il
Terzo Mondo.
L’Impero e i suoi re possono uccidere e corrompere quanti africani
vogliono, ma l’Africa e il Terzo Mondo vinceranno. Il tempo e la verità
appartengono a loro. L’Impero e i suoi re possono mettersi una maschera
africana, ma il loro e le loro ossa si vedono chiaramente. Le loro
bugie neoliberali sono state rivelate, per queste ragioni: non c’è
alternativa alle visioni dei Sahrawi, di Gheddafi e di Ben Barka.
Aidan O’Brien è un operatore sanitario a Dublino, Irlanda.
Nella foto: una dimostrazione a favore del popolo Sahrawi svoltasi a Madrid nel novembre 2010.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.counterpunch.org/2017/03/13/the-empires-fifth-column-in-africa-morocco/
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
Preso da: http://znetitaly.altervista.org/art/21936
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