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sabato 18 agosto 2018

La Quinta Colonna dell’Impero in Africa: il Marocco

La Quinta Colonna dell’Impero in Africa: il Marocco
di Aidan O’Brien
13 marzo 2017
Dublino
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Nel 1984 il Marocco ha voltato la spalle all’Africa perché l’Organizzazione dell’Unità Africana si è rifiutata di appoggiare la sua conquista del 1975 del  Sahara occidentale. Nei decenni successivi il Marocco ha seguito l’esempio  dell’apartheid di Israele e ha  guardato soltanto verso l’Europa e l’America. Per esempio,  il Marocco ha fatto richiesta (e non è riuscito) a entrare nella Comunità Economica Europea nel 1987. Oggi (fin dal 2008), invece, è considerato un vicino “avanzato”  dell’UE. In campo militare, nel 1994 è diventato un partner della NATO e nel 2004 un importante alleato degli Stati Uniti non-NATO.
In altre parole, il Marocco ha fatto qualsiasi cosa ha potuto per essere un uomo bianco onorario: ha violentato” spudoratamente parte dell’Africa e ha guardato dall’alto in basso l’uomo nero. E l’uomo bianco lo ha ricompensato facendovi investimenti.

Poche settimane fa (il 31 gennaio 2017), il Marocco si è improvvisamente ricongiunto all’Africa. Ad Adis Abeba l’Unione Africana ha deciso di accettare il Marocco come membro, anche se il Marocco Occidentale resta i mani marocchine. Perché l’improvviso cambiamento di politica in Marocco e nell’Unione Africana? In una parola: l’uccisione di Muammar Gheddafi.
L’attuale lotta per l’Africa è la ragione complessiva. Gheddafi, però, è stato l’ultima barriera panafricana all’imperialismo occidentale 2.0 in Africa. La sua deposizione ha aperto le chiuse  al potere occidentale in Africa nel 21° secolo. I francesi sono tornati in Mali. L’AFRICOM – Comando africano  (l’esercito americano) è dappertutto. E  ora il Marocco vuole essere di nuovo africano.
Il ritrovato interesse del Marocco in Africa  è complementare  all’attacco della NATO all’Africa. Il sito Al Arabia con base a Dubai, ha riportato la stessa idea, un mese prima dell’assassinio di Gheddafi: (Ottobre 2011).
“…Quando I libici hanno annunciato la loro vittoria, verso la fine di agosto 2011, il Marocco è stato uno dei primi paesi che ha mandato a Bengasi il suo ministro degli Esteri, Taeib Fassi Fihri, a esprimere il sostegno al nuovo regime.
“…In questo contesto, l’intervento della NATO in Libia e l’attivo ruolo della Francia e il crollo del regime di Gheddafi, potrebbero cambiare la situazione nella zona. Potrebbe fare in modo che la comunità internazionale faccia pressione per una rapida soluzione del conflitto per il Sahara Occidentale.
“Le carte saranno rimescolate e, nei termini delle richieste che i paesi del sud potrebbero fare al nord, il Marocco potrebbe includere il Sahara Occidentale,” ha detto Khadija Mohsen-Finan che è un ricercatore all’Università Paris VIII.
“Ora un nuovo partner (per il Marocco), è venuto fuori: la NATO,” ha aggiunto Finam, specialista di fatti nordafricani…”.
Oggi, sei anni dopo, si gioca con il mazzo di carte “rimescolate”. Avendo tranquillamente alle spalle l’appoggio della NATO, il Marocco si sta presentando disinvoltamente come un convertito che crede nell’unità africana, malgrado il fatto che continui la colonizzazione del Sahara Occidentale.
Inoltre, l’abilità dell’Unione Africana di resistere all’arroganza degenerata del Marocco – dopo l’uccisione di Gheddafi, è minima. Gheddafi ha dato la determinazione all’Unione Africana (AU). L’AU, tuttavia, è sotto l’assedio dell’Occidente. E senza Gheddafi non ha idea per una via di uscita.  Secondo quanto scrive TIME:
“…La visione di Gheddafi per l’Africa si è cristallizzata in una proposta di Stati Uniti dell’Africa, compresa una sola valuta, forze armate unite e un passaporto comune. Quell’invito all’unità africana è stato anche il tema del suo periodo di presidenza dell’Unione Africana nel 2009…”
La distruzione della Libia a opera della NATO ha completamente umiliato l’Unione Africana.  Ha strappato via il cuore a un futuro  africano alternativo, e ha lasciato l’Africa seriamente esposta, ancora una volta,  al virus imperialista dell’Occidente: un virus che ha il Marocco contemporaneo.
La prova della condizione contaminata del Marocco va trovata in Yemen. In questa terra fatta a pezzi dalla guerra, il Marocco è parte dell’invasione monarchica guidata dall’Arabia Saudita. Il fatto è che il Marocco non è soltanto partner della NATO, ma anche del GCC (Consiglio di Cooperazione del Golfo) che sta distruggendo lo Yemen. Naturalmente, la NATO e il GCC sono essi stessi partner strategici. E, preso in mezzo, come giocattolo di entrambi, c’è il Marocco.
Un’ulteriore prova dell’identità ipocrita del Marocco è  la parte che ha svolto nel famigerato “Safari Club”, negli anni ’70. Questo “club” segreto era un’organizzazione ispirata dalla CIA che mirava a “proteggere l’Africa dal comunismo. Quella volta i “partner” del Marocco comprendevano i soliti paesi sospetti: Arabia Saudita, Israele e Francia. Le cose non cambiano.
Il corpo del Marocco forse è in Africa, ma la sua testa è nel Nord Atlantico e nel Golfo Persico. Nella lotta per l’Africa, il Marocco è un’importante testa di ponte per gli investitori e gli invasori imperiali. Dal nuovo gigantesco porto di Tangeri, nuovo di zecca, al piano per oleodotti che collegheranno Marrakesh al Sahara, ai recenti accordi fatti con il Ruanda, il Marocco e i suoi “partners” sono pronti a saccheggiare.
Lo “stupro” del Sahara Occidentale è soltanto un assaggio.
Il Marocco di cui parliamo è costituito, però, soltanto da un uomo: il suo re miliardario, Mohammed VI (e prima di lui era suo padre Hassan II). In Marocco il potere ruota attorno a lui. E ruota attorno a Parigi e a Riyadh. In realtà, il popolo marocchino è altrettanto privo di voce quanto i popoli del Sahara Occidentale: i Sahrawi. La povertà è la loro prigione, mentre il re gioca.
I marocchini, possono, tuttavia, imparare dai Sahrawi (un popolo che Gheddafi ha aiutato). La loro opposizione al colonialismo è un modello di resistenza alla monarchia. In effetti – come dice Chomsky – sono state le proteste dei Sahrawi nell’ottobre e novembre 2010 che hanno dato inizio alla Primavera Araba).
Infatti, il grande popolo marocchino stesso ha già prodotto la risposta ai suoi carcerieri, Maometto VI e l’imperialismo occidentale. Quella risposta è Ben Barka. Questo marocchino (forse il più grande di tutti loro) è stato importante come Patrice Lumumba. Negli anni ’60, Barka era così vicino a Cuba che è stato lui a organizzare  a L’Avana la Conferenza tricontinentale dl 1966. Barka, però, fu assassinato prima di che vedesse materializzarsi la sua visione: la Solidarietà per il Terzo Mondo.
L’Impero e i suoi re possono uccidere e corrompere quanti africani vogliono, ma l’Africa e il Terzo Mondo vinceranno. Il tempo e la verità appartengono a loro. L’Impero e i suoi re possono mettersi una maschera africana, ma il loro   e le loro ossa si vedono chiaramente. Le loro bugie neoliberali sono state rivelate, per queste ragioni: non c’è alternativa alle visioni dei Sahrawi, di Gheddafi e di Ben Barka.
Aidan O’Brien è un operatore sanitario a Dublino, Irlanda.
Nella foto: una dimostrazione a favore del popolo Sahrawi svoltasi a Madrid nel novembre 2010.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.counterpunch.org/2017/03/13/the-empires-fifth-column-in-africa-morocco/
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

Preso da: http://znetitaly.altervista.org/art/21936


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