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mercoledì 31 luglio 2019

Nel Russiagate italiano spunta l’ombra dei servizi stranieri

Quella che poteva sembrare un’affascinante teoria del complotto è diventata un’ipotesi molto diffusa tra analisti e commentatori nel raccontare le intricate trame dell’affaire Lega-Russia e l’incontro all’Hotel Metropol di Mosca del 18 ottobre 2018. Ossia l’ipotesi che dietro questa storia vi sia la regia occulta dei servizi segreti tedeschi e francesi. La vicenda è nota: lo scorso 8 luglio il sito liberal Buzzfeed – lo stesso che ha pubblicato il falso dossier sulla Russiagate redatto dall’ex spia britannica Christopher Steele contro Donald Trump – riprendendo in larga parte quanto già scritto a febbraio dal settimanale L’Espresso, ha lanciato un nuovo Russiagate, questa volta in Italia.

Secondo il sito americano, Gianluca Savoini, presidente dell’Associazione Lombardia Russia, leghista da più di vent’anni, avrebbe incontrato, insieme all’avvocato massone Gianluca Meranda e all’ex Monte dei Paschi di Siena Francesco Vannucci, alcuni – non meglio identificati – emissari russi per negoziare i termini di un presunto accordo che avrebbe portato alla Lega decine di milioni di dollari. Il piano prevedeva, come ricorda il Corriere della Sera, e stando a questa ricostruzione, che l’azienda russa avrebbe venduto il carburante a un intermediario con lo sconto del 6% e poi l’intermediario lo avrebbe a sua volta rivenduto a prezzo pieno all’acquirente finale, creando così la provvista da girare, in nero, alla Lega (65 milioni) e ai funzionari russi. Valore dell’operazione: 1,5 miliardi di dollari. Tutti e tre gli italiani presenti al Metropol sono indagati per corruzione internazionale. Nell’attesa che i pm di Milano appurino la verità, analisti e commentatori hanno ipotizzato il ruolo dei servizi segreti stranieri in questa vicenda. Chi ha registrato l’incontro? Era una trappola per incastrare Matteo Salvini?

Lega-Russia, c’è lo zampino della Germania?

Uno dei primi a ipotizzare un ruolo attivo dei servizi segreti tedeschi (e francesi) nella vicenda Savoini è stato Giulio Sapelli. Secondo il professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano, dietro all’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega di Matteo Salvini c’è la “manina” di Francia e Germania. Intervistato dalla Verità, l’economista sottolinea che “se uno deve veramente condurre un’operazione illegale non va a farlo nella hall dell’hotel Metropol, dove lo vedono tutti. Peraltro è stata tirata in ballo l’Eni…”. Anche secondo Sapelli a “Savoini è stata chiaramente tesa una trappola”. Una trappola magari orchestrata da Parigi e Berlino: “Non credo sia un caso se il Russiagate è scoppiato quasi in concomitanza con il premio consegnato a Parigi alla capitana tedesca, Carola Rackete, come campionessa dei diritti umani. Quando pure la magistratura italiana pare si sia accorta che la Rackete ha solo violato la legge”.
Chi vede la “manina tedesca” in questa vicenda è soprattutto l’Huffpost: “Se dei giornalisti sapevano, a maggior ragione è probabile che anche l’intelligence straniera che opera in Russia sapesse e tenesse sotto controllo i protagonisti italiani, ben noti nelle vicende russe per posizioni e attività. E in Russia operano tutti i Servizi occidentali, ma di questi il tedesco rimane comunque quello con maggiore agibilità nella ex oltre cortina”. Si tratta soltanto di un’ipotesi ma “si può però dire con certezza che l’operazione è il secondo atto in due mesi di una trappola ostile costruita contro i sovranisti d’Europa”. Il primo atto, naturalmente, ha colpito l’austriaco Heinz-Christian Strache, leader del Freedom Party, incastrato con un video girato nel 2017 in una villa di Ibiza, dove Strache prometteva a Aljona Makarowa, sedicente nipote di un oligarca russo vicino a Putin, licenze per gioco d’azzardo, la vendita di un vecchio hotel di lusso, contratti per costruire una nuova autostrada, arrivando a suggerire l’acquisizione del Kronen Zeitung. 
Il video che incastrava Strache fu pubblicato Il 17 maggio 2019, esattamente alle ore 18.00, dal settimanale tedesco Der Spiegel, dal Die Süddeutsche Zeitung e dal settimanale austriaco Der Falter. Fu quindi la stampa tedesca a lanciare l’offensiva contro il politico sovranista austriaco: chi aveva teso la trappola a Strache? Chi ha fornito il video alla stampa tedesca? Annunziata si chiede se “è questo l’inizio di un nuovo ruolo della Germania in Europa, una leadership che si schiera contro i sovranisti, che non si nasconde più (anche perché non c’è più spazio per farlo) dietro la funzione tecnica del guardiano di Maastricht?”.

Non solo tedeschi: e se ci fosse lo zampino anche di inglesi e americani?

Scartata l’ipotesi della “vendetta russa”, secondo la quale i russi avrebbero voluto vendicarsi di Matteo Salvini per la “svolta” neo-atlantista del suo partito, è più probabile che, seguendo invece la pista tedesca, i servizi di Berlino non abbiano agito da soli ma di concerto con servizi segreti di altri paesi europei. “La Germania non potrebbe politicamente agire da sola, perché nel corso di tutta la Guerra Fredda in quanto avamposto dello scontro con i sovietici, ha sempre lavorato insieme a inglesi, francesi e americani” afferma un esperto d’intelligence citato dall’Huffpost.
Sicuramente i rapporti fra la Lega e la Russia avevano ricevuto molte attenzioni da parte del Regno Unito e della sua intelligence. Le attività dell’Associazione Lombardia-Russia di Gianluca Savoini, nonché i rapporti di Matteo Salvini e della Lega con il Cremlino, erano finiti da tempo nel mirino di Integrity Initative, istituita nell’autunno 2015 dall’Institute for Statecraft in collaborazione con la Libera Università di Bruxelles (Vub) per “portare all’attenzione di politici, politici, opinion leader e altre parti interessate la minaccia rappresentata dalla Russia per la democrazia istituzioni nel Regno Unito, in Europa e Nord America” (QUI il rapporto sulla Lega e la Russia).
Sebbene sostenga di non essere un “ente governativo” il 95% dei finanziamenti che vanno a Integrity Initative proviene direttamente dal governo britannico, dalla Nato e dal Dipartimento di Stato americano, da sedicenti imprenditori tedeschi. L’account twitter di Integrity Iniative, oltre a supportare i White Helmets in Siria – naturalmente denunciando i presunti crimini russi – e sostenere le dichiarazioni dei politici ucraini in funzione anti-russa, ritwitta Alberto Nardelli (l’autore dell’inchiesta di Buzzfeed sul caso Savoini) e il 24 febbraio scorso condivideva su facebook un post inerente l’inchiesta dell’Espresso sui presunti fondi russi alla Lega. Insomma, Savoini e Matteo Salvini erano “sorvegliati” da un’organizzazione finanziata dal governo di Sua Maestà ma anche dall’Alleanza atlantica, di cui l’Italia fa parte. Singolare, no?
D’altro canto nella “seconda Guerra Fredda”, così come l’ha definita il Council on Foreign Relations (Cfr) americano, l’affaire Lega-Russia assume significati che vanno ben oltre la vicenda giudiziaria…

Preso da: https://it.insideover.com/politica/nel-russiagate-italiano-spunta-lombra-dei-servizi-stranieri.html

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