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lunedì 30 marzo 2015

Perché in Libia stiamo (ancora) sbagliando tutto

Noi, la Francia e l'Onu, invece che appoggiare il governo "legittimo" di Tobruk nella sua offensiva militare, vorremmo che coabitasse con chi lo cacciò da Tripoli con le armi. Ovvero, quelli che dicono "il jihad è la nostra via"...

di Magdi Cristiano Allam
In Libia l’esercito regolare del governo riconosciuto internazionalmente sta dando l’assalto alla capitale Tripoli, da dove fu costretto ad andarsene dalle milizie dei Fratelli Musulmani, presenti con il nome Fajr Libia, l’Alba della Libia. Per Mohamed El Hejazi, portavoce del governo lealista di Tobruk guidato dal premier Abdullah Al Thinni, l’attacco rientra nella «guerra al terrorismo destinata a continuare fino alla liberazione dell’intera Libia». L’altro giorno il governo di Tobruk aveva annunciato «l’inizio della liberazione di Tripoli». Il capo di Stato maggiore dell’Esercito nazionale libico, Abdel Razek Al-Nazouri, ha annunciato che «la liberazione della capitale avrà luogo nelle prossime ore». L’alto militare ha precisato che le forze armate sono alle porte di Tripoli, dove controllano 5 centri periferici nell’ovest e sono impegnate a neutralizzare sacche di resistenza dei miliziani filo-islamici di Fajr Libia.

La sorpresa viene dall’atteggiamento delle Nazioni Unite, dell’Italia e della Francia che vogliono a tutti i costi un accordo tra il governo laico riparato a Tobruk e i Fratelli Musulmani che occupano Tripoli. L’inviato speciale dell’Onu, Bernardino Leon, ha detto: «Le attività militari sul terreno sono inaccettabili e le dichiarazioni arrivate nelle ultime ore da responsabili libici rappresentano una seria minaccia che condizionerà il negoziato». L’Onu «fa appello a interrompere queste azioni»,che «avranno un impatto non solo sul negoziato (in corso in Marocco, ndr) ma sulla vita dei cittadini libici». Il ministro degli Esteri italiano Gentiloni ha detto le stesse cose: «Dalla Libia arrivano notizie di guerra sul terreno. Questo non rende meno urgente ma più urgente un buon risultato del negoziato». Gentiloni ha anche rivelato che dopo un accordo per un processo di pace in Libia «in una cornice delle Nazioni Unite», Italia e Francia «sono pronte a intervenire dal punto di vista del monitoraggio, dei cessate il fuoco e dei processi di pace, della sicurezza nei punti più sensibili, dell’addestramento delle forze di polizia e di sicurezza libiche».

Personalmente sono esterrefatto. Anziché sostenere l’esercito del governo legittimo riconosciuto internazionalmente, lo si vorrebbe costringere a coabitare con il suo carnefice che lo costrinse con la forza delle armi ad abbandonare la capitale. E se pensiamo che la coabitazione coatta dovrebbe essere con i Fratelli Musulmani che, al pari di Al Qaeda e dell’Isis perseguono l’islamizzazione della Libia e del mondo intero, significa che l’Onu, gli Stati Uniti e l’Unione Europea non hanno imparato nulla dalla storia. Ovunque i Fratelli Musulmani hanno avuto accesso alle stanze del potere o anche semplicemente hanno occupato spazi di potere in seno alla società, hanno finito per scatenare il terrorismo islamico.

Ancora una volta in Libia si coltiva l’illusione che alleandosi con i terroristi taglialingue si sconfiggeranno i terroristi tagliagole. Qualcuno ricordi ai benpensanti, che fanno di tutto per sfuggire alle loro responsabilità, il motto dei Fratelli Musulmani: «Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è la nostra via. Morire sul sentiero di Allah è la nostra massima aspirazione».

Preso da: http://www.lintraprendente.it/2015/03/perche-in-libia-stiamo-ancora-sbagliando-tutto/

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