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giovedì 27 febbraio 2014

MERCANTI DI UOMINI

di Redazione Cadoinpiedi.it - 24 Gennaio 2014

Spenti i riflettori sulla tragedia di Lampedusa, i migranti sono tornati in un angolo nascosto della mente degli italiani. Eppure, ci sono mercanti che vendono quei viaggi, veri e propri imprenditori dell’immigrazione clandestina. Che fanno business sulla pelle delle persone. Cadoinpiedi.it ne ha parlato con Giampaolo Musumeci, autore con Andrea Di Nicola di Confessioni di un trafficante di uomini (Chiarelettere, 2014).

Spenti i riflettori sulla tragedia del 3 ottobre scorso, con oltre 300 migranti morti in mare, di Lampedusa si parla poco. Del dramma delle persone che salgono su questi barconi, ancora meno. Eppure l'immigrazione non è solo Lampedusa: ci sono altre rotte, e prima ancora che partano quei viaggi della speranza ci sono contrattazioni, risparmi, lacrime, saluti.

Ci sono mercanti che vendono quei viaggi, trafficanti di uomini, veri e propri imprenditori dell'immigrazione clandestina. "Al racconto che conosciamo manca un pezzo della storia. Perché l'arresto dello scafista è solo la punta dell'iceberg", ha detto a Cadoinpiedi.it Giampaolo Musumeci, autore con Andrea Di Nicola di Confessioni di un trafficante di uomini (Chiarelettere, 2014)." Lo scafista nel 99,99% dei casi è un pesce piccolo, molto spesso lui stesso un migrante che si ripaga del viaggio guidando il barcone alla meno peggio, oppure un pescatore cui danno in mano un gommone per pochi spiccioli. Chi comanda davvero è altrove".

DOMANDA: Cosa succede prima di quello che leggiamo normalmente sui giornali? Chi c'è dietro?
RISPOSTA: Dietro c'è una rete gigantesca. Dico rete non a caso, è una similitudine perfetta per indicare organizzazioni criminali senza strutture verticistiche, che rappresentano tanti nodi di un enorme rete mondiale.

D: Facciamo un esempio?
R: Noi abbiamo incontrato El Douly, che lavora in Egitto ed è il nodo di una rete che parte da villaggi sperduti dell'Alto Egitto e arriva a Lampedusa, in Spagna, in Inghilterra. E poi ci sono altre persone chiave in Libia, in Europa. Quando a El Douly abbiamo chiesto chi è il capo ha risposto: se me lo chiedete vuol dire che non avete capito nulla. È una rete fluida con tanti collaboratori, anche sostituibili, che tengono l'intera struttura.

D: Un'organizzazione perfetta.
R: Certamente è un business criminale, si violano leggi, si corrompono forze dell'ordine. Ma questi personaggi sono degli imprenditori veri e propri, hanno delle caratteristiche ben precise, sono persone sveglie, molto sociali, orientate al marketing con i clienti, in grado di gestire flussi di denaro considerevoli. Non è una cosa per improvvisati, per disperati: è una vera e propria impresa.

D: Quali sono le cifre di questo business?
R: Potrebbe essere il secondo business al mondo dopo la droga, ma si possono fare solo stime. Se si pensa che una singola tratta può costare al migrante dai mille ai 10-15 mila euro, e pensiamo a quanti sappiamo che arrivano - e non sono tutti - ogni trafficante fa milioni di euro l'anno. Hanno imperi milionari, proprietà immobiliari, riciclano il danaro attraverso attività parallele. El Douly ha un paio di bazar in Egitto.

D: In Italia li immaginiamo diversamente.
R: Esatto. Fanno business sulla pelle delle persone, ma non sono criminali brutti, neri, cattivi, sono persone che tendono ad autoassolversi, dicono di aiutare la gente. È più complesso di quel che pensiamo.

D: Quali sono le altre rotte, oltre Lampedusa?
R: La mappa delle rotte è mutevole ed elastica, dipende dalle politiche europee in fatto di immigrazione. Pensiamo al caso greco: nel 2008 a Samos c'erano 15mila sbarchi, lì in un punto siamo ad ottocento metri dalla costa, ci si arriva a nuoto. Nel 2009 Frontex iniziò a pattugliare, e gli sbarchi passarono via terra. Frontex si spostò lì, hanno alzato un muro di filo spinato. Adesso si sta riaprendo la rotta balcanica via terra: Bulgaria, Croazia, Slovenia, e da lì Trieste oppure Austria, Danimarca, Nord Europa. E poi ancora si passa da Ceuta e Melia, le due enclavi spagnole in terra marocchina. Ripeto, dipende molto dall'azione della polizia: quello che bisogna capire è che chiudi porta si riapre finestra, il fenomeno è impossibile da bloccare. I migranti non si fermano ma la rotta diventa più lunga pericolosa e costosa.

D: E poi c'è tutta la parte del fenomeno di cui non veniamo nemmeno a conoscenza.
R: Chiaro, e gli imprenditori che si fanno sempre più furbi. Addirittura sembra che una delle ultime trovate sia fare arrivare i migranti nel Salento imbarcati su yatch di lusso provenienti da Grecia e Turchia, che d'estate si mescolano a quelli dei turisti. E chi li controlla?

D: La tragedia di Lampedusa ha cambiato qualcosa?
R: Lampedusa è la cosa più raccontata ma il problema non è lì, la maggior parte non arriva nemmeno a Lampedusa. Si tratta di una questione molto strumentalizzata, di un enorme feticcio del problema immigrazione strumentalizzato da politica e governo. Sicuramente sarà sempre la porta ma non è tutto qui il problema. Io non credo che le cose cambieranno su Lampedusa.

D: Perché?
R: L'Italia è stata abbandonata dall'Europa, eppure la maggior parte di quelle persone non vuole stare qui, vuole andare in Norvegia, in Inghilterra. Ma detto ciò, così come è gestita Lampedusa non va bene e non ci sono segnali di cambiamento, perché è un ottimo grimaldello e leva politica tenerla così.

Fonte: http://www.cadoinpiedi.it/2014/01/24/mercanti_di_uomini.html

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