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giovedì 12 settembre 2013

Don’t forget Libya …. anche se della Libia i media non vogliono occuparsi più

4 settembre 2013
Della Libia si è parlato sempre meno dopo la caduta di Gheddafi, quasi che dall’intervento occidentale fosse emerso un paese in pace e prosperità. In realtà, la cronaca quotidiana è fitta di scontri fra milizie, furti e rapimenti, conflitti tribali, tensioni fra l’esecutivo e l’Assemblea nazionale, oltre a continui annunci del processo a Saif Al Islam Gheddafi, in barba ai divieti della Corte Penale Internazionale.
(Vedere Storify continuamente aggiornato)

La notizia del tutto inattesa è che la Libia - fra i massimi esportatori del miglior greggio su piazza ai tempi di Gheddafi - oggi è costretta ad acquistare all’estero energia per le forniture basilari ai cittadini. (Vedere il Sole24h). Le esportazioni di greggio sono crollate del 70% , la disponibilità è bloccata da uno sciopero iniziato per ragioni salariali. Così pareva all’inizio, ma la vicenda si è rivelata più complessa e ambigua: ci sono di mezzo l’avidità e l’assenza del senso dello stato. I libici si sono sentiti nazione dalla rivoluzione gheddafiana del 1969 fino al 2011, per scivolare poi nella condizione di un insieme di regioni che mal si sopportano.


Cirenaica e petrolio, Misurata ed egemonia commerciale,
Fezzan e AlQaeda,
Tripoli: i ragazzi, le milizie, Il rapimento di Anoud Senussi

CIRENAICA
Il petrolio sgorga abbondante in Cirenaica . La turbolenta Bengasi esige di essere sede della direzione dell’ente petrolifero nazionale, sottraendone il controllo a Tripoli. Saltuariamente nella regione avvengono “convegni” che studiano un sistema federale o una maggiore rappresentatività ai vertici dello stato. In pratica: una maggiore fetta d’introiti o la secessione.
Che il governo di Tripoli brilli per inefficienza e incapacità di mediazione è indubbio. Il primo ministro Ali Zeidan procede a muso duro: qualora non bastassero le truppe (regolari o milizie appaltate?) a riportare l’ordine, minaccia di “bombardare dal cielo e dal mare” ogni petroliera che tenti di imbarcare petrolio illecitamente contrattato. Non si comprende se queste contrattazioni al di fuori dell’autorità responsabile siano dei lavoratori o di qualche milizia al servizio delle amministrazioni locali,

MISURATA
La città fin dall’inizio della ribellione si è costituita come uno stato nello stato, con posti di controllo all’entrata e con milizie rifornite di armi dal Qatar. La cittadinanza si è distinta sia per la caccia ai libici di pelle nera, sia per le macabre code davanti alle salme del rais e del figlio Mutassin, cellulari alla mano per scattare fotografie. Misurata coltiva l’ambizione di diventare la capitale commerciale del paese e con la sua tuttora fortissima milizia (l’hanno scorso devastò Bani Walid per antiche rivalità rinfocolate dagli eventi) sarebbe in grado di affrontare sul campo l’autorità centrale.

FEZZAN
La regione all’estremo sud sfugge al controllo del governo e sta diventando una roccaforte di AlQaeda. Si ritiene che si sia installato nel Fezzan il nuovo comando logistico e organizzativo dell’ Aqmi (Al-Qaida nel Maghreb islamico). Con l’intervento francese in Mali , varie bande si sono spostate nella zona e da lì possono interagire sia con gli jihadisti del confinante Niger, sia con le milizie salafite della Cirenaica .
Fino al 2011 la regione era in sviluppo grazie al turismo nel Sahara, dove si trovano pitture rupestri fra le più antiche e più belle del mondo. Ora è un crogiolo del terrorismo internazionalee ha la possibilità di ricattare il paese bloccando, a Sebha, il Man Made River, l’opera colossale che porta acqua alle regioni costiere. Oggi questo è avvenuto.


TRIPOLI
Citazione “Negli ultimi due mesi il parlamento della Libia è completamente intasato, non in grado di accordarsi sulla nuova costituzione del paese. I blackout elettrici sono diventati parte della vita quotidianae, ci sono frequenti attacchi contro le forze di sicurezza regolari, tra bombardamenti e omicidi, ma è raro che gli autori lo rivendichino o che siano perseguiti. Il sospetto è che gli islamisti che hanno avuto vita difficile nelle prigioni dell’era Gheddafi siano gli autori della dilagante violenza, ma per ora tutto quello che si sa sono il racconto di faide tra milizie, la cui vera “agenda” è sconosciuta.
I filmati del bagno di sangue al Cairo contro i fratelli Musulmani vanno in rotazione non-stop nei telegiornali e danno una sensazione di presagio in attesa dell’anniversario dell’11 settembre. quando a Bengasi avvenne l’assalto alla missione d’affari americana (impropriamente definita “consolato” ) e l’uccisione dell’ambasciatore Stevens. Centinaia di veicoli armati invadono la capitale e sembrano racchiudere “fra parentesi” il governo stesso, nel timore di un tentativo di colpo di stato delle milizie associate a Zintan (la città che detiene Saif Gheddafi). Alla periferia scontri con mitragliatrici come in un videogioco.

E’ comune vedere per le piazze e le strade della capitale teen-ager che vendono armi. Il personale delle ambasciate e delle imprese internazionali, ridotto al minimo, si muove con la scorta o è invitato a restare a casa. Anche il personale dell’ambasciata italiana ora preme per essere richiamato in patria.
Negli ultimi giorni si sono avuti in sequenza: il tentativo di sequestro dell’ambasciatrice UE, l’aggressione all’ambasciatore egiziano, l’uccisione di un Pubblico Ministero in un’imboscata.


Nessun media, nemmeno quelli libici in lingua inglese, accennano alle condizioni economiche della popolazione; è lecito supporre non siano migliorate nel corso di quest’anno, stante il blocco del turismo e l’incertezza in cui si dibattono gli operatori internazionali.


Una curiosa pensata , quella del Ministro dell’Istruzione: 5000 ex-ribelli da reintegrare nella vita civile verranno mandati a studiare e a laurearsi nelle università straniere. Un vero e proprio passaporto per jihadisti , che permetterà loro di ampliare le basi all’estero! C’è da augurarsi che le autorità europee suggeriscano una certa prudenza nella concessione dei visti.

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Anoud Al Senussi


Il più recente e clamoroso atto criminale è il rapimento di
Anoud Al Senussi
da parte di una ignota banda armata. Anoud è una delle figlie dell’ ex capo dei servizi segreti (estradato dallla Mauritania in contropartita di un lauto compenso!!) detenuto e sotto processo.
La storia della quasi ventenne Anoud, arrivata l’anno scorso a Tripoli per visitare il padre malato, arrestata e processata per un’inesattezza del nome sul passaporto, è raccontata in L’ingiusta Giustizia della Libia.
Ieri Anoud, forse liberata, forse in trasferimento presso altra sede, è stata rapita e alla sua odissea si aggiunge una temibile pagina.
Il blocco dell’acquedotto a Sebha, di cui si è detto prima, è stato rivendicato come forma di protesta contro il suo rapimento, avvenuto, dicono le ultime voci in Twitter , per ordine dello stesso responsabile della prigione nella quale era detenuta.


“‘Il rapimento di Anoud getta un’ombra sulle autorità libiche” , sulla loro capacità di garantire la sicurezza dei tanti detenuti in relazione al conflitto armato 2011. Essi devono ora dimostrare di avere la volontà politica e la capacità di perseguire gli abusi da parte delle milizie e stabilire lo stato di diritto- O il sistema giudiziario libico rimarrà disfunzionale “, ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettore per il M.O. e Nord Africa di Amnesty International.

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5 settembre aggiornamento su Anoud
Un delegato dell’Assemblea dichiara che la ragazza è sotto protezione, poichè era giunta notizia di un rischio di rapimento. Viene sottolineato che “il blocco dell’acquedotto”, avvenuto il 4 per protesta , era dovuto al fatto che la Tribù, cui appartiene Anoud, “non aveva compreso che non si trattava di rapimento” .

Si vedrà nei prossimi giorni qual’è la verità, ma tra lo strapotere tribale e il governo imbelle , il sogno di diventare una nuova Dubai, per quanto cheap fosse quest’aspirazione, è sempre più lontano dal concretizzarsi e l’orizzonte si fa scuro.
Fonte:http://mcc43.wordpress.com/2013/09/04/dont-forget-libya-anche-se-della-libia-i-media-non-vogliono-occuparsi-piu/

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