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giovedì 25 luglio 2013

L' ISTRUZIONE, LA MUSICA E LE ARTI.

La scienza e l’apprendimento non consistono solo nel programma sistematico
e nelle materie ben classificate che i giovani sono costretti a imparare in libri
stampati durante determinate ore, mentre stanno seduti in fila. Questo tipo di
istruzione, che attualmente prevale in tutto il mondo, è un metodo contrario
alla libertà. L’istruzione coercitiva, di cui vanno fiere le nazioni al mondo ogni
volta che riescono a imporla ai giovani, è uno dei metodi repressivi della
libertà. E’ una soppressione forzata delle doti dell’essere umano, ed è altresì
un modo forzato di orientarne le scelte. E’ un atto dispotico, fatale alla libertà,
perché impedisce alla persona la libera scelta, l’originale inventiva e la
possibilità di brillare per il proprio talento. E’ dispotismo che la persona sia
costretta ad apprendere un siffatto programma. E’ dispotismo che vengano
imposte materie specifiche per indottrinare la gente. L’istruzione di tipo
coercitivo, l’istruzione metodizzata e sistematizzata, in realtà è un
abbrutimento forzato delle masse.
 Tutti gli stati che limitano gli indirizzi di
insegnamento in forma di programmi ufficiali e che costringono la gente a
seguirli (fissando in modo ufficiale le materie e le conoscenze di cui viene
richiesto l’apprendimento) esercitano prepotenza contro i loro cittadini. Tutti i
sistemi di insegnamento prevalenti al mondo dovrebbero essere distrutti da
una rivoluzione culturale universale che liberasse la mentalità dell’essere
umano dei metodi del fanatismo e del deliberato modellamento del gusto,
dell’intelligenza e della mentalità della persona. Ciò significa che gli istituti
scientifici debbano chiudere le porte, come potrebbe sembrare a chi legge
superficialmente, e neppure che la gente desista di apprendere. Al contrario:
significa che la società deve fornire tutti i tipi di istruzione, e deve consentire
alla gente la libertà di indirizzarsi in modo spontaneo verso qualsiasi scienza.
Ciò richiede che gli istituti scientifici siano adeguati ad impartire tutti i tipi di
conoscenze. Diversamente si limita la libertà dell’essere umano, lo costringe
ad apprendere solo determinate conoscenze (ossia quelle che gli vengono
fornite) e lo si priva di un diritto naturale, per la mancata disponibilità delle
altre. Le società che impediscono e monopolizzano la conoscenza sono
reazionarie, oscurantiste e nemiche della libertà. Le società che impediscono
la conoscenza della religione per quella che è sono ugualmente reazionarie,
oscurantiste (muta ‘ assibat al-gahl: fanaticamente ignoranti) e nemiche della
libertà, come anche quelle che monopolizzano la conoscenza religiosa.
Le società che danno un’immagine distorta della religione altrui, della civiltà
altrui e dei modi di vita altrui nel presentarli come conoscenza nel loro ambito,
sono altresì reazionarie, oscurantiste e nemiche della libertà. Le società che
impediscono la conoscenza materiale sono reazionarie, oscurantiste e
nemiche della libertà, e lo sono anche quelle che la monopolizzano. La
conoscenza è un diritto naturale di ogni essere umano, di cui nessuno ha
facoltà di privarlo per nessun preteso, a meno che la persona non commetta
qualcosa che le tolga tale diritto. L’ignoranza avrà fine quando ogni cosa sarà
presentata nella sua vera realtà e quando la conoscenza sarà resa disponibile
ad ogni persona nel modo che le è confacente.
LA MUSICA E LE ARTI
L’umanità continuerà ad essere arretrata finché rimarrà incapace di esprimersi
in un’unica lingua. Finché l’uomo non realizzerà tale aspirazione - che sembra
persino impossibile - l’espressione della gioia e del dolore, del bene e del
male, del bello e del brutto, del riposo e dell’affanno, dell’annientamento e
dell’eternità, dell’amore e dell’odio, dei colori, dei modi di sentire, dei gusti e
del temperamento - l’espressione di tutte queste cose rimarrà nella stessa
lingua che ogni popolo parla spontaneamente. Anzi, il comportamento stesso
rimarrà conforme alla reazione derivante dal modo di sentire che la lingua
crea nell’intelligenza di chi la parla. L’apprendimento di un’unica lingua,
qualunque essa sia, non è però la soluzione possibile al giorno d’oggi. Questo
problema continuerà a restare necessariamente irrisolto finché il processo di
unificazione del linguaggio non passerà attraverso molte epoche e
generazioni. E a condizione che il fattore ereditario, trasmesso dalle
generazioni precedenti, venga a cessare in seguito al trascorrere di un tempo a
ciò sufficiente, dato che il modo di sentire, il gusto e il carattere dei nonni e
dei padri formano quello dei figli e dei nipoti. Se tali antenati si esprimevano
in lingue diverse, e se i loro discendenti si esprimessero in un’unica lingua,
quest’ultimi non avrebbero l’un l’altro gli stessi gusti, sia pure parlando la
stessa lingua. Infatti tale unità di gusti si realizza solo dopo che la nuova lingua
arriva ad elaborare gusti e modi di sentire che le generazioni si trasmettono
per eredità dall’una all’altra. Se un gruppo di gente, in caso di lutto, veste di
colore bianco ed un altro gruppo, nella stessa situazione, veste di nero, il
modo di sentire di ciascun gruppo si plasmerà in ragione di questi due colori.
Vale a dire che un gruppo finisce per detestare il nero, mentre all’altro esso
piace, e viceversa. Tale modo di sentire lascia una traccia tangibile, sulle
cellule e tutte le molecole e la loro dinamica nel corpo. Perciò questo
adattamento del gusto si trasmetterà per eredità: l’erede odia
automaticamente il colore odiato da chi glielo trasmette, perché ne eredita
anche il modo di sentire. Così i popoli sono in armonia solo con le loro arti e il
loro retaggio. Non possono esserlo con quelle degli altri a causa del fattore
ereditario; neppure se, diversi per retaggio, dovessero trovarsi a parlare una
stessa lingua. Anzi, questa differenza, sia pure in termini molto ridotti,
compare persino fra i gruppi di uno stesso popolo.
L’apprendimento di un’unica lingua di per sé non è un problema, e non lo è
neppure la comprensione delle arti degli altri, dopo aver appreso la loro
lingua. Il vero problema è l’impossibilità del reale adattamento interiore alla
lingua degli altri. Cosa che rimarrà impossibile fino a quando non sia
scomparsa la traccia ereditaria nel fisico dell’uomo, evolutosi a parlare la
stessa lingua. In realtà il genere umano continuerà ad essere arretrato finché
l’uomo non parlerà col suo fratello umano una stessa lingua, che sia trasmessa
per eredità, e non appresa. Però il raggiungimento di tale meta da parte
dell’umanità resta un problema di tempo, almeno finché la civiltà non abbia
subito un totale rivolgimento.
DA: il libro verde, di Muammar Gheddafi.

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