Roma, 23 lug –abbiamo già ampiamente documentato qui sul Primato Nazionale le incongruenze tra la narrazione fornita da Proactiva Open Arms e i fatti che sono realmente successi il 17 luglio a circa 80 miglia nautiche dalle coste libiche. Incongruenze poi confermate dal video della giornalista tedesca Nadja Kriewald di N-tv (del gruppo Rtl) che il 16 luglio era a bordo della motovedetta “incriminata” della Guardia Costiera libica. Proprio in seguito alla diffusione del video della Kriewald, Proactiva Open Arms ha ritrattato dicendo che la donna sopravvissuta, Josefa, e i due corpi ormai senza vita sono stati lasciati alla deriva dalla Guardia Costiera libica durante un salvataggio precedente. Peccato che l’operazione precedente di soccorso sia stata fatta il 12 luglio. Per rimediare alla goffa narrazione della Ong spagnola, Francesca Paci de La Stampa (ovviamente del Gruppo De Benedetti) è riuscita a intervistare un sedicente colonnello della Guardia Costiera libica, Tofag Scare, che ha ammesso l’abbandono di Josefa e dei due corpi sul gommone alla deriva. Peccato che il portavoce della Marina libica abbia smentito l’esistenza del suddetto. Chi ha intervistato quindi la Paci? Potrebbe fornire le registrazioni dell’intervista per svelare l’arcano? (Ho chiesto conto più volte alla giornalista de La Stampa senza però ottenere risposta).
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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martedì 31 luglio 2018
Da Josefa alle bufale di Open Arms: “umanitari” allo sbando tra insulti e minacce
Roma, 23 lug –abbiamo già ampiamente documentato qui sul Primato Nazionale le incongruenze tra la narrazione fornita da Proactiva Open Arms e i fatti che sono realmente successi il 17 luglio a circa 80 miglia nautiche dalle coste libiche. Incongruenze poi confermate dal video della giornalista tedesca Nadja Kriewald di N-tv (del gruppo Rtl) che il 16 luglio era a bordo della motovedetta “incriminata” della Guardia Costiera libica. Proprio in seguito alla diffusione del video della Kriewald, Proactiva Open Arms ha ritrattato dicendo che la donna sopravvissuta, Josefa, e i due corpi ormai senza vita sono stati lasciati alla deriva dalla Guardia Costiera libica durante un salvataggio precedente. Peccato che l’operazione precedente di soccorso sia stata fatta il 12 luglio. Per rimediare alla goffa narrazione della Ong spagnola, Francesca Paci de La Stampa (ovviamente del Gruppo De Benedetti) è riuscita a intervistare un sedicente colonnello della Guardia Costiera libica, Tofag Scare, che ha ammesso l’abbandono di Josefa e dei due corpi sul gommone alla deriva. Peccato che il portavoce della Marina libica abbia smentito l’esistenza del suddetto. Chi ha intervistato quindi la Paci? Potrebbe fornire le registrazioni dell’intervista per svelare l’arcano? (Ho chiesto conto più volte alla giornalista de La Stampa senza però ottenere risposta).
lunedì 30 luglio 2018
Ong e terroristi: l’avvocato di Open Arms nel 2011 fu la tutrice di Anis Amri
Roma, 20 lug – La Ong spagnola Proactiva Open Arms, protagonista
il 17 luglio di un non chiaro salvataggio a cui è seguita una insolita
fuga verso la Spagna, a marzo nominò come difensore l’avvocato catanese Rosa Emanuela Lo Faro, in seguito all’apertura delle indagini presso la Procura di Catania di Carmelo Zuccaro.
Conosciamo già il seguito dell’inchiesta: l’indagine fu spostata a Ragusa e Giovanni Giampiccolo[1], Gip e membro di Magistratura Democratica, dispose il dissequestro di Open Arms, la nave della Ong spagnola.
Conosciamo già il seguito dell’inchiesta: l’indagine fu spostata a Ragusa e Giovanni Giampiccolo[1], Gip e membro di Magistratura Democratica, dispose il dissequestro di Open Arms, la nave della Ong spagnola.
domenica 29 luglio 2018
Ecco il piano delle élites per far cadere il governo M5S-Lega
22 luglio 2018,
(di Giuseppe PALMA)
Oggi
può sembrare fantapolitica, ma più avanti ci proveranno. Tenteranno di
rimettere in moto il colpo di stato iniziato nel novembre 2011 e
terminato lo scorso 1° giugno. Il governo del cambiamento M5S-Lega ha costruito una barriera
contro il progetto mondialista di creare un popolo europeo senza
identità, un meticciato senza diritti sociali ma libero di spostarsi per
garantirsi la mera sopravvivenza. Senza famiglia, senza radici, senza identità. Il governo Salvini-Di Maio rappresenta certamente un ostacolo
a questo progetto delle élites globaliste, ma, allo stesso tempo, in
Parlamento non è possibile alcun ribaltone che metta insieme tutte le
altre forze politiche oggi presenti (Pd, Forza Italia, LeU, piùEuropa
etc), le quali non hanno i numeri per contrapporre un’alternativa
all’esecutivo giallo-verde. Che farà dunque l’establishment sovranazionale? Occorre
ammettere che questo ha sempre prediletto la soluzione di unire il
centrodestra col centrosinistra, lasciando fuori i 5Stelle (come nel
2013), ma stavolta non è possibile per la ferma opposizione di Salvini a
qualsiasi alleanza col Pd.
sabato 28 luglio 2018
Vescovo: “Dico no alla sostituzione etnica degli italiani”
21 luglio 2018
“Come Vescovo, sento forte la responsabilità di custodire il gregge che mi è stato affidato e di custodire la continuità dell`opera della Chiesa nel nostro problematico contesto sociale, presidio e baluardo di autentica promozione umana. Personalmente, sono convinto che il futuro dell`Europa non possa e non debba rischiare verso una sostituzione etnica, involontaria o meno che sia”. Lo scrive in una nota mons. Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia San Remo, “in risposta” alla nota sull’immigrazione pubblicata ieri dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana che invitava alla riapertura dei porti.
“Come Vescovo, sento forte la responsabilità di custodire il gregge che mi è stato affidato e di custodire la continuità dell`opera della Chiesa nel nostro problematico contesto sociale, presidio e baluardo di autentica promozione umana. Personalmente, sono convinto che il futuro dell`Europa non possa e non debba rischiare verso una sostituzione etnica, involontaria o meno che sia”. Lo scrive in una nota mons. Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia San Remo, “in risposta” alla nota sull’immigrazione pubblicata ieri dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana che invitava alla riapertura dei porti.
venerdì 27 luglio 2018
Il trafficante di clandestini incassa 300mila euro a settimana grazie alle Ong
21 luglio 2018
Il re del traffico dei clandestini è un immigrato etiope, Ermias Ghermay
Sei anni fa è sbarcato in Sicilia come clandestino e ha fatto richiesta d’asilo. Inviato nel lussuoso centro d’accoglienza di Mineo, è diventato il leader nel traffico di essere umani dalla Libia. La sua base operativa è in Libia ma conta appoggi in tutta Europa e anche in Italia, gli investigatori hanno stimato che il suo giro d’affari si aggira intorno ai 300mila euro a settimana. Grazie alle ong.
Nel suo curriculum criminale [VIDEO] ritroviamo anche il traffico di organi, spesso legato a quello dei clandestini.
L’indagine è stata condotta dalla polizia italiana che, con l’ausilio di oltre 30mila intercettazioni telefoniche e ambientali, ha rilevato la presenza di una rete estesa di trafficanti con a capo l’etiope che sfruttava come base logistica e operativa un negozio vicino alla stazione Termini di Roma. L’attività, una profumeria, raccoglieva in un libro tutti i nomi dei finti profughi trasportati dalla costa libica e fungeva da punto di raccolta di denaro da poi inviare in Libia per oliare il traffico.
Il re del traffico dei clandestini è un immigrato etiope, Ermias Ghermay
Sei anni fa è sbarcato in Sicilia come clandestino e ha fatto richiesta d’asilo. Inviato nel lussuoso centro d’accoglienza di Mineo, è diventato il leader nel traffico di essere umani dalla Libia. La sua base operativa è in Libia ma conta appoggi in tutta Europa e anche in Italia, gli investigatori hanno stimato che il suo giro d’affari si aggira intorno ai 300mila euro a settimana. Grazie alle ong.
Nel suo curriculum criminale [VIDEO] ritroviamo anche il traffico di organi, spesso legato a quello dei clandestini.
L’indagine è stata condotta dalla polizia italiana che, con l’ausilio di oltre 30mila intercettazioni telefoniche e ambientali, ha rilevato la presenza di una rete estesa di trafficanti con a capo l’etiope che sfruttava come base logistica e operativa un negozio vicino alla stazione Termini di Roma. L’attività, una profumeria, raccoglieva in un libro tutti i nomi dei finti profughi trasportati dalla costa libica e fungeva da punto di raccolta di denaro da poi inviare in Libia per oliare il traffico.
giovedì 26 luglio 2018
Inps smentisce il suo presidente: “Siamo noi che paghiamo pensioni a immigrati”
Ogni anno aumenta l’assegno che l’Italia versa come sostegno sociale
agli immigrati. La legge, voluta dall’allora governo Prodi, prevede che
chiunque risieda in Italia (anche in modo fittizio) possa godere della
pensione sociale: basta avere più di 65 anni.
Vox
Nella lista ci sono anche residenti rifugiati, titolari di protezione sussidiaria e coloro che soggiornano per un lungo periodo.
I soggetti, che ne possono beneficiare, devono avere un reddito basso, al di sotto dei 5.824,91 €.
L’Inps, smentendo il suo presidente di nomina piddina Boeri, denuncian che il costo per sostenere la spesa aumenta ogni anno, e le casse ne risentono in modo abnorme: perché sono individui che non hanno mai pagato i contributi. L’assegno erogato è di circa di 450 € per 13 mensilità: prendono anche la tredicesima.
Se sei un immigrato chiedi il ricongiungimento con i tuoi genitori/nonni/bisnonni e hai risolto. Poi li rimandi in patria e non lo dici.
mercoledì 25 luglio 2018
2017: AIDS, E’ BOOM DI MIGRANTI INFETTI NEI CENTRI PROFUGHI
17 giugno 2017
SE POI PENSATE CHE L’80 PER CENTO DELLE DONNE CHE SBARCANO SONO PROSTITUTE NIGERIANE, AVETE LA CONTEZZA DELLA GRAVITA’ DELLA SITUAZIONE
Si è parlato della situazione socio-sanitaria dei migranti nel nostro Paese nel corso del convegno “Le malattie infettive del Migrante e del Viaggiatore”, giunto alla sua quinta edizione, tenutosi ieri, venerdì 18 novembre, presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Anna a Cona, Ferrara.
Organizzato dal professore Carlo Contini, direttore dell’Unità Operativa Complessa di malattie infettive universitarie di Unife, il convegno si focalizza anche sugli aspetti epidemiologici e clinici delle nuove malattie infettive emergenti e riemergenti che hanno un impatto considerevole sulla salute
SE POI PENSATE CHE L’80 PER CENTO DELLE DONNE CHE SBARCANO SONO PROSTITUTE NIGERIANE, AVETE LA CONTEZZA DELLA GRAVITA’ DELLA SITUAZIONE
Si è parlato della situazione socio-sanitaria dei migranti nel nostro Paese nel corso del convegno “Le malattie infettive del Migrante e del Viaggiatore”, giunto alla sua quinta edizione, tenutosi ieri, venerdì 18 novembre, presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Anna a Cona, Ferrara.
Organizzato dal professore Carlo Contini, direttore dell’Unità Operativa Complessa di malattie infettive universitarie di Unife, il convegno si focalizza anche sugli aspetti epidemiologici e clinici delle nuove malattie infettive emergenti e riemergenti che hanno un impatto considerevole sulla salute
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martedì 24 luglio 2018
Origini della collusione wahhabita-sionista
Alla
fine del XVIII.mo secolo, al culmine delle conquiste coloniali, gli
imperialisti britannici crearono due forze distruttive apparentemente
antagoniste, il sionismo da una parte, il wahhabismo o salafismo
dall'altra. Applicavano così il motto "divide et impera". Se i sionisti
sono la spada dell'imperialismo, gli islamisti ne sono gli ausiliari,
gli harkis. Il sionismo è una calamità imposta dall'esterno al
mondo arabo. Il wahhabismo è una degenerazione endogena inoculata agli
arabi in modo che per primo attacchino i musulmani sunniti: turchi e gli
altri arabi. Rashid Ghannouchi ha detto che i salafiti sono i
"suoi figli", essendo il padre del salafismo in Tunisia. Quindi evitate
di dover distinguere tra salafismo, wahabismo e islamismo: sono la
stessa razza.
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lunedì 23 luglio 2018
Ong, anche Repubblica confessa: "Adesso dalle coste della Libia...". Trionfo per Matteo Salvini
15 Luglio 2018
domenica 22 luglio 2018
Aumenta il rischio di cancro. La Nato ha utilizzato l’uranio impoverito nei raid in Libia del 2011.
14 luglio 2018
Di Vanessa Tomassini.
Era stato il cugino di Gheddafi, Ahmed Gaddaf al-Dam, a sollevare la vicenda qualche mese fa in una lettera indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in cui avvertiva la Comunità Internazionale del rischio reale che “oltre 1milione e 700mila uomini e donne libici possano morire di cancro, che si sta diffondendo in maniera allarmante a causa dei missili e dell’artiglieria utilizzati nell’attacco Nato alla Libia”.
Ora un gruppo di esperti nucleari libici ha presentato un rapporto al Governo di Accordo Nazionale in cui dimostra tassi di alta radioattività in uno dei quartier generali dell’esercito libico, bombardato dalle forze dell’Alleanza atlantica nel 2011. Il consulente della commissione per l’ambiente e l’Atomic Energy Commission, Nuri al Druk, ha dichiarato all’agenzia di stampa Sputnik che “dopo aver effettuato misurazioni precise, abbiamo scoperto che la radioattività è il risultato dell’uso di missili NATO con uranio impoverito”.
sabato 21 luglio 2018
La Libia piange il figlio di Omar al-Mukhtar, commovente il pensiero del cugino di Gheddafi
13 luglio 2018,
Di Vanessa Tomassini.
La Libia piange lo sceicco Mohammed, l’unico figlio di Sheikh Mujahideen Omar al-Mukhtar, l’imam e guerrigliero libico cirenaico che guidò la resistenza anticoloniale contro gli italiani negli anni venti, considerato in Libia un eroe nazionale. Mohammed al-Mukhtar si è spento all’età di 97 anni a Bengasi, in Cirenaica. Così la Libia ha perso l’ultimo di coloro che sono rimasti con il nome della famiglia Al-Mukhtar e Al-Hafiz, degni di essere venerati per la città di Bengasi che non ha mai dimenticato gli orrori del colonialismo fascista.
La Camera dei Rappresentanti ha definito lo sceicco Mohammed un simbolo di coraggio e di lotta contro il colonizzatore straniero in Libia per la Libia, nonché per il mondo arabo e islamico in generale, ricordando l’epopea contro l’occupazione fino alla liberazione della Libia. Anche il Consiglio supremo di Stato ha elogiato lo sceicco Mohammed ed ha offerto le sue condoglianze alla famiglia.
Di Vanessa Tomassini.
La Libia piange lo sceicco Mohammed, l’unico figlio di Sheikh Mujahideen Omar al-Mukhtar, l’imam e guerrigliero libico cirenaico che guidò la resistenza anticoloniale contro gli italiani negli anni venti, considerato in Libia un eroe nazionale. Mohammed al-Mukhtar si è spento all’età di 97 anni a Bengasi, in Cirenaica. Così la Libia ha perso l’ultimo di coloro che sono rimasti con il nome della famiglia Al-Mukhtar e Al-Hafiz, degni di essere venerati per la città di Bengasi che non ha mai dimenticato gli orrori del colonialismo fascista.
La Camera dei Rappresentanti ha definito lo sceicco Mohammed un simbolo di coraggio e di lotta contro il colonizzatore straniero in Libia per la Libia, nonché per il mondo arabo e islamico in generale, ricordando l’epopea contro l’occupazione fino alla liberazione della Libia. Anche il Consiglio supremo di Stato ha elogiato lo sceicco Mohammed ed ha offerto le sue condoglianze alla famiglia.
venerdì 20 luglio 2018
Juncker, numero uno della Commissione Europea di nuovo ubriaco
Di
Anna Pedri
Bruxelles, 13 lug – Era completamente ubriaco, al punto da non reggersi in piedi. Di nuovo. Così il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker si è presentato al vertice della Nato di Bruxelles.
Una scena triste, ripresa da fotografi e telecamere, che ha fatto il
giro del mondo. Si vede chiaramente Juncker in preda ai fumi dell’alcol.
Prima bacia tutti, poi lo accompagnano a scendere dal palco dove si
trovava con gli altri leader della Nato. A reggerlo sono gli stessi leader dei Paesi alleati, tra cui l’olandese Mark Rutte, che nell’imbarazzo generale cercano di tamponare la figura barbina di Juncker. Angela Merkel fa finta di niente, come se fosse abituata a questo spettacolo. Theresa May sorride con uno sguardo di compassione, Trump
e signora gli stanno alla larga, Macron dapprima lo bacia e poi lo
molla al suo destino. La scorta fatica a trattenere le risa.
giovedì 19 luglio 2018
Immigrazione: dall’Irlanda a Malta, gli accordi segreti di Renzi che hanno svenduto l’Italia
9 lugluo 2018
Il Governo è cambiato, così come le politiche relative al flusso migratorio. I nuovi ministri, forti dell’ampio consenso dei cittadini, cercano di porre rimedio agli accordi licenziosi e contro gli interessi degli stessi italiani degli esecutivi Renzi-Gentiloni, che hanno previsto l’apertura indiscriminata dei porti alle navi delle Ong e a quelle delle missioni europee. Il risultato è chiaro a tutti: più di 600 mila immigrati irregolari arrivati in Italia e il Mediterraneo ridotto ad un cimitero a cielo aperto. Forse un giorno qualcuno dovrà rispondere di queste 14 mila morti (dati UNHCR 2015-2018).
Il Governo è cambiato, così come le politiche relative al flusso migratorio. I nuovi ministri, forti dell’ampio consenso dei cittadini, cercano di porre rimedio agli accordi licenziosi e contro gli interessi degli stessi italiani degli esecutivi Renzi-Gentiloni, che hanno previsto l’apertura indiscriminata dei porti alle navi delle Ong e a quelle delle missioni europee. Il risultato è chiaro a tutti: più di 600 mila immigrati irregolari arrivati in Italia e il Mediterraneo ridotto ad un cimitero a cielo aperto. Forse un giorno qualcuno dovrà rispondere di queste 14 mila morti (dati UNHCR 2015-2018).
mercoledì 18 luglio 2018
Parla un giovane di Bengasi: "Gheddafi è nel cuore di milioni".
“Scendo in strada a bruciare le bandiere italiane” il giovane Moneim ci racconta la sua rabbia.
“Tu sei una vera giornalista? Vorrei che tu scrivessi sul tuo giornale che Muammar Gheddafi resta nel cuore di milioni e milioni di persone, forse dire un milione è dire poco. Mi chiamo Moneim Ould Elfatih e sono di Bengasi. Visto che l’Italia è un paese democratico, voglio che scriva un messaggio agli agenti della Nato. ‘Vivo in un posto dove non possono raggiungermi e uccidermi – diceva Gheddafi – avrete ucciso il mio corpo, ma non sarete in grado di uccidere la mia anima che dimora nei cuori di milioni di persone’. Beh tutto questo era vero e non lo dimenticheremo mai. Ora noi sappiamo che l’Italia vuole la sua fetta di torta, ma non è questo il modo. Siamo molto arrabbiati ed è per questo che siamo scesi in piazza a bruciare il tricolore!”.
lunedì 16 luglio 2018
Valerio Malvezzi: perchè il Popolo italiano DEVE riprendersi la sovranità monetaria (Presentazione alla Camera dei Deputati)
Ecco la presentazione del Prof. Valerio Malvezzi svolta alla Camera dei
Deputati il 4 Luglio 2018, in occasione della presentazione del libro:
“La Sovranità appartiene al Popolo o allo Spread”. Vi raccomando di seguire TUTTA la presentazione, perchè le ultime diapositive saranno shoccanti.
https://scenarieconomici.it/valerio-malvezzi-perche-il-popolo-italiano-deve-riprendersi-la-sovranita-monetaria-presentazione-alla-camera-dei-deputati/
https://scenarieconomici.it/valerio-malvezzi-perche-il-popolo-italiano-deve-riprendersi-la-sovranita-monetaria-presentazione-alla-camera-dei-deputati/
domenica 15 luglio 2018
Risorse dall'Albania: sequestrata una tonnellata di marijuana
Dalla
vendita della droga le organizzazioni criminali avrebbero potuto
ricavare quasi dieci milioni di euro. C'era anche un italiano, tra i
complici
7 Luglio 2018
Maxi-sequestro di droga per un valore di 10 milioni di euro al largo
delle coste salentine: la Guardia di finanza, impegnata nei
pattugliamenti nel basso Adriatico contro i traffici illeciti, ha
sequestrato una tonnellata di marijuana nascosta a bordo di un motoscafo
intercettato al largo di Santa Maria di Leuca mentre faceva rotta verso
le coste del Salento. Ad insospettire i finanzieri è stata la linea di galleggiamento molto bassa del natante che non si è fermato all'alt dei militari, incrementando invece la velocità nel tentativo di sfuggire ai controlli.
sabato 14 luglio 2018
"Ehi tu con la maglietta rossa, sei lo stesso che appoggiò la guerra in Libia?"
Di Battista accusa di ipocrisia parte degli aderenti all'iniziativa #maglietterosse
7 luglio 2018
"Ehi tu che indossi una maglietta rossa sei lo stesso lacché di
Napolitano, colui che convinse il governo a dare via libera ai
bombardamenti in Libia, preludio di una delle crisi migratorie più gravi
della storia? Sei tu, ti riconosco, sei stato il supporter di Hillary
Clinton, ti ci sei fatto anche i selfie insieme, ma è lei che convinse
Obama ad uccidere Gheddafi e non lo fece per le violazioni dei diritti
umani ma per fare un favore all'amico francese, quel Sarkozy che aveva ricevuto milioni di euro dallo stesso Gheddafi
e che aveva paura che un giorno costui avrebbe parlato". Lo scrive in
un lungo post su facebook l'esponente M5s Alessandro Di Battista.
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venerdì 13 luglio 2018
La vittoria di Eni in Libia e il doppio gioco di Macron con la Russia
Eni ha avviato un’importante partnership
in Libia. Questo nonostante l’attivismo francese che passa anche dal
doppio gioco che porta avanti Emmanuel Macron.
07 luglio 2018
Paolo Annoni
Emmanuel Macron (Lapresse)
Eni ieri ha comunicato di avere avviato,
in partnership con la società libica Noc, la produzione dal primo pozzo
del progetto offshore Bahr Essalam Fase 2. Si tratta del più grande
giacimento di gas offshore in Libia. Dopo la guerra del 2011 e la caduta
di Gheddafi non era scontato che Eni, presente dal 1959, operasse
ancora nel Paese. Secondo quel noto antieuropeista di Prodi, “la guerra
in Libia l’ha fatta la Francia. Noi ci siamo incredibilmente accodati,
non ho mai visto qualcuno fare un guerra contro i propri interessi. La
Francia in questi anni ha gestito le cose in Libia con iniziative
assolutamente proprie non curandosi degli interessi generali”. Il fatto
che l’Italia nel 2011 fosse politicamente ed economicamente a terra,
aggiungiamo noi, ha dato l’occasione per una guerra che non aveva niente
a che fare con la pace. Secondo Roberto Napoletano, “i cari alleati non
si sono dati pace fino a quando nella guerra contro Gheddafi i
terminali della compagnia petrolifera italiana fossero inseriti tra gli
obiettivi da bombardare. Ne sanno qualcosa l’ex ministro degli esteri
Frattini e l’allora capo di stato maggiore Camporini”.
giovedì 12 luglio 2018
I LEGAMI FRA BOERI, DE BENEDETTI E SOROS… ECCOVELI QUI
23 luglio 2017
Grazie ad un nostro attento lettore dalla memoria lunga (Grazie Fabrice) siamo in grado di darvi qualche chicca storica sui legami fra Deb Benedetti, Soros e Boeri
Un pezzo di Verdirami dal Corriere dell Sera di qualche anno fa
«Quando Francesco Rutelli è entrato ieri al numero 888 della Settima Avenue per conoscere George Soros, le presentazioni erano di fatto già avvenute. Perché il leader della Margherita era stato preceduto da una lettera inviata giorni fa da Carlo De Benedetti. Poche righe in cui l’Ingegnere aveva tracciato al potente finanziere il profilo dell’ex sindaco di Roma, definito «un giovane brillante politico italiano”. I rivali di Rutelli diranno che si è fatto raccomandare, che per essere ricevuto si è valso di una lettera per accreditarsi. Ma la tesi stride con la genesi dell’incontro, se è vero che l’idea risale a due settimane fa, e che l’approccio è avvenuto via email. Con la posta elettronica Lapo Pistelli provò infatti a contattare il magnate americano. Il responsabile Esteri dei Dl si trovava insieme a Rutelli a Cipro per un incontro del Partito democratico europeo: studiando l’agenda del viaggio negli Stati Uniti, si accorsero che mancava qualcosa, “ci sono gli appuntamenti politici, però ne servirebbe uno con il mondo della finanza”. è una storia tipicamente americana quella capitata al capo della Margherita, visto che quando partì il messaggio nessuno pensava di ottenere risposta, “nessuno in Italia – commenta Pistelli – si sognerebbe di entrare in contatto così con un industriale o un banchiere”: “La storia del nostro incontro con Soros dimostra che in America, dall’altro capo del telefono o del computer, c’ è sempre qualcuno pronto a darti attenzione”.»
Grazie ad un nostro attento lettore dalla memoria lunga (Grazie Fabrice) siamo in grado di darvi qualche chicca storica sui legami fra Deb Benedetti, Soros e Boeri
Un pezzo di Verdirami dal Corriere dell Sera di qualche anno fa
«Quando Francesco Rutelli è entrato ieri al numero 888 della Settima Avenue per conoscere George Soros, le presentazioni erano di fatto già avvenute. Perché il leader della Margherita era stato preceduto da una lettera inviata giorni fa da Carlo De Benedetti. Poche righe in cui l’Ingegnere aveva tracciato al potente finanziere il profilo dell’ex sindaco di Roma, definito «un giovane brillante politico italiano”. I rivali di Rutelli diranno che si è fatto raccomandare, che per essere ricevuto si è valso di una lettera per accreditarsi. Ma la tesi stride con la genesi dell’incontro, se è vero che l’idea risale a due settimane fa, e che l’approccio è avvenuto via email. Con la posta elettronica Lapo Pistelli provò infatti a contattare il magnate americano. Il responsabile Esteri dei Dl si trovava insieme a Rutelli a Cipro per un incontro del Partito democratico europeo: studiando l’agenda del viaggio negli Stati Uniti, si accorsero che mancava qualcosa, “ci sono gli appuntamenti politici, però ne servirebbe uno con il mondo della finanza”. è una storia tipicamente americana quella capitata al capo della Margherita, visto che quando partì il messaggio nessuno pensava di ottenere risposta, “nessuno in Italia – commenta Pistelli – si sognerebbe di entrare in contatto così con un industriale o un banchiere”: “La storia del nostro incontro con Soros dimostra che in America, dall’altro capo del telefono o del computer, c’ è sempre qualcuno pronto a darti attenzione”.»
mercoledì 11 luglio 2018
2 parole sull' immigrazione, Salvini, Serraji e la situazione in Libia.
Visto che tutti parlano di immigrazione , Libia e problemi connessi
come se avessero la soluzione pronta, come se fosse una questione su cui
fare il tifo come allo stadio, ebbene 2 parole vorrei dirle anche io,
tanto non le ascolterà nessuno, perchè io non rappresento nessuno, e non
mi paga nessuno.
PREMETTO che Salvini ed il governo Lega/5s hanno fatto un lavoro
straordinario in questi pochi giorni, cercando di rimediare agli
"errori" dei sinistri sinistrati in anni di NON governo.
Perchè "rrori" tra le virgolette?, Perchè la politica dei sinistri, ed anche degli altri partiti non presenta degli errori, ma segue una linea precisa, IMPOSTA dai loro padroni, Soros è quello che appare di più con la sua campagna "pro-immigrati" ma che in realtà li crea, gli immigrati, poi dietro ci sono i vari Rockefeller, Rotshild ecc.
Perchè "rrori" tra le virgolette?, Perchè la politica dei sinistri, ed anche degli altri partiti non presenta degli errori, ma segue una linea precisa, IMPOSTA dai loro padroni, Soros è quello che appare di più con la sua campagna "pro-immigrati" ma che in realtà li crea, gli immigrati, poi dietro ci sono i vari Rockefeller, Rotshild ecc.
LE RAGAZZE RAPITE IN NIGERIA, L’ASSASSINIO DI GHEDDAFI, BIN LADEN E I BARCONI DEI MIGRANTI
Aggiornato
Qualcuno forse si chiederà cosa lega tra loro gli argomenti apparentemente disparati citati nel titolo. Da parte nostra ci ripromettiamo di mostrare come la distruzione dello stato libico guidato per 42 anni da Gheddafi, programmata da tempo dall’Occidente e dalle monarchie arabe reazionarie, abbia creato un’area di instabilità che coinvolge tutta l’Africa occidentale e sub-sahariana: una situazione che fornisce agli stati imperialisti ed ex-coloniali (come USA e Francia) continue occasioni di intervento e ingerenza in Africa.
La rivoluzione del 1969, condotta da un gruppo di giovani ufficiali nazionalisti e laici guidato da Gheddafi sul modello del nazionalismo arabo di Nasser, aveva permesso alla Libia un lungo periodo di crescita economica e stabilità. Tutti gli accordi con le multinazionali del petrolio erano stati ricontrattati permettendo allo stato libico di incassare ingenti somme ed effettuare preziosi investimenti. Erano state valorizzate le grandi risorse d’acqua sotterranee presenti sotto il deserto del Sahara, permettendo alla Libia di raggiungere l’autonomia alimentare. Il reddito pro-capite della popolazione era diventato il più alto dell’Africa. Era stata anzi varata una Banca Africana che avrebbe permesso a molti stati africani di sfuggire ai ricatti del FMI e delle grandi banche occidentali. Nella sua visione di liberazione panafricana Gheddafi aveva finanziato molti movimenti di liberazione, ed in particolare l’ANC di Nelson Mandela, protagonista della lotta contro l’Apartheid in Sud-Africa.
Qualcuno forse si chiederà cosa lega tra loro gli argomenti apparentemente disparati citati nel titolo. Da parte nostra ci ripromettiamo di mostrare come la distruzione dello stato libico guidato per 42 anni da Gheddafi, programmata da tempo dall’Occidente e dalle monarchie arabe reazionarie, abbia creato un’area di instabilità che coinvolge tutta l’Africa occidentale e sub-sahariana: una situazione che fornisce agli stati imperialisti ed ex-coloniali (come USA e Francia) continue occasioni di intervento e ingerenza in Africa.
La rivoluzione del 1969, condotta da un gruppo di giovani ufficiali nazionalisti e laici guidato da Gheddafi sul modello del nazionalismo arabo di Nasser, aveva permesso alla Libia un lungo periodo di crescita economica e stabilità. Tutti gli accordi con le multinazionali del petrolio erano stati ricontrattati permettendo allo stato libico di incassare ingenti somme ed effettuare preziosi investimenti. Erano state valorizzate le grandi risorse d’acqua sotterranee presenti sotto il deserto del Sahara, permettendo alla Libia di raggiungere l’autonomia alimentare. Il reddito pro-capite della popolazione era diventato il più alto dell’Africa. Era stata anzi varata una Banca Africana che avrebbe permesso a molti stati africani di sfuggire ai ricatti del FMI e delle grandi banche occidentali. Nella sua visione di liberazione panafricana Gheddafi aveva finanziato molti movimenti di liberazione, ed in particolare l’ANC di Nelson Mandela, protagonista della lotta contro l’Apartheid in Sud-Africa.
martedì 10 luglio 2018
LE VERE CAUSE DELL’EMIGRAZIONE Niger, la maledizione dell’uranio
by Silvestro Montanaro · Giu 3, 2018
Sapete cosa è il Niger? No, tanti di voi non lo sanno. Eppure lo conoscono molto bene. Ricordate le immagini dei bambini scheletriti trasmesse dalle televisioni sotto Natale con la richiesta di donazioni per salvar loro la vita? Quelle creature a un passo dalla morte sono per la gran parte figlie e figli del Niger, uno dei paesi più poveri del mondo dove, un anno si, un altro no, una terribile carestia falcia migliaia di vite umane.
Il Niger è l’emblema dell’ingiustizia e della prepotenza che domina i nostri tempi.
Sì, perché il Niger è ricco, anzi ricchissimo. E’ tra i primi produttori mondiali di una materia prima strategica, l’uranio. Questo paese dovrebbe essere una Svizzera africana. Soffre invece il più terribile dei mali, la fame. Perché?
Facciamo un passo indietro. Tutti sappiamo cosa è la Francia. Un paese grande più o meno come l’Italia, privo di materie prime, eppure dotato di un potere enorme. La Francia siede nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dispone del diritto di veto. Se tutto il mondo pensa di affrontare un problema in un certo modo e la Francia dice no, la proposta del mondo intero viene accantonata. Perché tanto potere per un piccolo paese?
Sapete cosa è il Niger? No, tanti di voi non lo sanno. Eppure lo conoscono molto bene. Ricordate le immagini dei bambini scheletriti trasmesse dalle televisioni sotto Natale con la richiesta di donazioni per salvar loro la vita? Quelle creature a un passo dalla morte sono per la gran parte figlie e figli del Niger, uno dei paesi più poveri del mondo dove, un anno si, un altro no, una terribile carestia falcia migliaia di vite umane.
Il Niger è l’emblema dell’ingiustizia e della prepotenza che domina i nostri tempi.
Sì, perché il Niger è ricco, anzi ricchissimo. E’ tra i primi produttori mondiali di una materia prima strategica, l’uranio. Questo paese dovrebbe essere una Svizzera africana. Soffre invece il più terribile dei mali, la fame. Perché?
Facciamo un passo indietro. Tutti sappiamo cosa è la Francia. Un paese grande più o meno come l’Italia, privo di materie prime, eppure dotato di un potere enorme. La Francia siede nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dispone del diritto di veto. Se tutto il mondo pensa di affrontare un problema in un certo modo e la Francia dice no, la proposta del mondo intero viene accantonata. Perché tanto potere per un piccolo paese?
lunedì 9 luglio 2018
Pronto il piano Macron-Sanchez contro l’Italia
28 giugno 2018, di Luciano Lago
Gli esponenti della finanza mondialista preparano un piano per contrastare l’ascesa dei governi populisti in Europa.
In queste settimane sembra certo che i maggiori esponenti del mondo finanziario stiano pianificando le loro mosse per contrastare l’ascesa dei movimenti populisti in Europa ed in particolare per erodere il consenso del nuovo governo italiano Conte/Salvini e del governo austriaco, che sono quelli di recente saliti alla ribalta in Europa grazie all’ondata populista/sovranista che ha scosso le acque ferme della sinistra egemone, ribaltando la situazione politica europea.
La stessa Germania corre il rischio di tornare alle elezioni e vedere una ascesa della AfD che ricalca i temi sovranisti ed anti immigrazione del partito dell’Austria e della Lega in Italia. Una situazione di “allarme rosso” per le centrali mondialiste.
L’idea è quella di correre ai ripari e utilizzare le grandi leve finanziarie e mediatiche di cui dispongono i sostenitori del gobalismo per rovesciare la situazione.
Non è un caso che si siano incontrati riservatamente il 27 Giugno il nuovo primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, con il finanziere speculatore George Soros per discutere di questa situazione. Vedi: Encuentro secreto: Para que se reuniò Pedro Sanchez…
In queste settimane sembra certo che i maggiori esponenti del mondo finanziario stiano pianificando le loro mosse per contrastare l’ascesa dei movimenti populisti in Europa ed in particolare per erodere il consenso del nuovo governo italiano Conte/Salvini e del governo austriaco, che sono quelli di recente saliti alla ribalta in Europa grazie all’ondata populista/sovranista che ha scosso le acque ferme della sinistra egemone, ribaltando la situazione politica europea.
La stessa Germania corre il rischio di tornare alle elezioni e vedere una ascesa della AfD che ricalca i temi sovranisti ed anti immigrazione del partito dell’Austria e della Lega in Italia. Una situazione di “allarme rosso” per le centrali mondialiste.
L’idea è quella di correre ai ripari e utilizzare le grandi leve finanziarie e mediatiche di cui dispongono i sostenitori del gobalismo per rovesciare la situazione.
Non è un caso che si siano incontrati riservatamente il 27 Giugno il nuovo primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, con il finanziere speculatore George Soros per discutere di questa situazione. Vedi: Encuentro secreto: Para que se reuniò Pedro Sanchez…
domenica 8 luglio 2018
‘Più Guerra, Più Soldi’: Le Guerre Africane Non Vedono Fine
27 giugno 2018
L’Occidente non vuole la pace in Africa, dice il leader mercenario
di Paul Antonopoulos
Le potenze occidentali sono interessate a prolungare i conflitti in Africa perché vogliono sfruttare le risorse del continente, ha detto un fondatore della compagnia militare privata. La maggior parte delle forze africane sono “pronte a essere sfaldate” da parte di consulenti stranieri , ha aggiunto.
Le nazioni occidentali vedono guerre e caos africani protratti come solo un mezzo per entrare in possesso delle ricche risorse africane , lo ha riferito a Shevardnadze della RT, Eeben Barlow, fondatore di “Executive Outcomes“, una società sudafricana che ha dato il via a costituire un esercito privato di mercenari. Vedi: Soldiers of Fortune
“Finché c’è un conflitto in corso, alcuni accordi possono essere chiusi con i governi,” permettendo alle potenze straniere “di ottenere quelle risorse a loro uso”, ha aggiunto.
di Paul Antonopoulos
Le potenze occidentali sono interessate a prolungare i conflitti in Africa perché vogliono sfruttare le risorse del continente, ha detto un fondatore della compagnia militare privata. La maggior parte delle forze africane sono “pronte a essere sfaldate” da parte di consulenti stranieri , ha aggiunto.
Le nazioni occidentali vedono guerre e caos africani protratti come solo un mezzo per entrare in possesso delle ricche risorse africane , lo ha riferito a Shevardnadze della RT, Eeben Barlow, fondatore di “Executive Outcomes“, una società sudafricana che ha dato il via a costituire un esercito privato di mercenari. Vedi: Soldiers of Fortune
“Finché c’è un conflitto in corso, alcuni accordi possono essere chiusi con i governi,” permettendo alle potenze straniere “di ottenere quelle risorse a loro uso”, ha aggiunto.
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sabato 7 luglio 2018
I migranti vogliono tornare a casa e inviano richieste di rimpatrio
15 dicembre 2017, Mauro Indelicato
L’effetto più evidente della destabilizzazione in Libia riguarda l’emergenza immigrazione, subita dal nostro paese in primo luogo ma che, anche nella stessa Africa, non ha mancato dal 2011 in poi di suscitare non poche conseguenze tanto politiche quanto sociali; senza uno Stato, con frontiere ridotte ad una mera line tratteggiata sulle carte geografiche, l’ex colonia italiana è diventata crocevia dei più pericolosi traffici internazionali, tra cui purtroppo anche quello di esseri umani. Come già detto nello scorso mese di luglio, la gran parte dei migranti proviene dai paesi della CEDEAO, una ‘piccola’ UE dell’Africa occidentale, in cui l’abolizione delle barriere doganali rende molto semplice lo spostamento tra gli Stati aderenti a tale organizzazione; raggiungere il Niger, paese confinante con la Libia e membro CEDEAO (che a volte a livello internazionale viene indicata con l’acronimo inglese ECOWAS), da nazioni ad esempio quali il Burkina Faso, la Nigeria, il Senegal, il Ghana o la Costa d’Avorio, è abbastanza semplice e non richiede né grosse cifre e né tanto meno corpose documentazioni per chi viaggia. Ecco dunque il motivo per cui, sotto la spinta di locali organizzazioni criminali e clan libici, la Libia è stata invasa da migliaia di migranti in attesa di salpare verso l’Italia: ma adesso, forse, qualcosa sulla sponda africana inizia a muoversi.
venerdì 6 luglio 2018
Niger, l’autostrada dei migranti
18 giugno 2017 Mauro Indelicato
Sembra uno di quegli Stati destinati a far parlare di sé, al grande pubblico, soltanto quando vengono annunciati durante la parata degli atleti nelle cerimonie d’apertura delle Olimpiadi dove, peraltro, non di rado il suo nome è confuso con i vicini della Nigeria; il riferimento è al Niger, paese retto dal 2011 dal presidente Mahamadou Issoufou, ritenuto vicino alle posizioni dell’ex madrepatria francese, che a dispetto di un apparente ‘anonimato’ nelle vicende storiche recenti appare centrale in alcuni dei dossier e delle crisi internazionali più importanti degli ultimi 20 anni: è al Niger che si riferisce il presidente Bush nel gennaio del 2003 durante il celeberrimo ‘discorso delle sedici parole’ (The British government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa), che di fatto dà il via libera all’attacco preventivo contro l’Iraq del marzo di quell’anno; inoltre, è lungo il triangolo Niger – Italia – USA che si sviluppa, dopo il conflitto contro Saddam, il CIAgate in cui viene rivelata l’infondatezza dei documenti che accusavano il governo del paese africano di vendere uranio a Baghdad; infine, nel 2011 diversi membri della famiglia Gheddafi hanno trovato riparo provvisorio in Niger dopo l’uccisione del rais libico.
Sembra uno di quegli Stati destinati a far parlare di sé, al grande pubblico, soltanto quando vengono annunciati durante la parata degli atleti nelle cerimonie d’apertura delle Olimpiadi dove, peraltro, non di rado il suo nome è confuso con i vicini della Nigeria; il riferimento è al Niger, paese retto dal 2011 dal presidente Mahamadou Issoufou, ritenuto vicino alle posizioni dell’ex madrepatria francese, che a dispetto di un apparente ‘anonimato’ nelle vicende storiche recenti appare centrale in alcuni dei dossier e delle crisi internazionali più importanti degli ultimi 20 anni: è al Niger che si riferisce il presidente Bush nel gennaio del 2003 durante il celeberrimo ‘discorso delle sedici parole’ (The British government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa), che di fatto dà il via libera all’attacco preventivo contro l’Iraq del marzo di quell’anno; inoltre, è lungo il triangolo Niger – Italia – USA che si sviluppa, dopo il conflitto contro Saddam, il CIAgate in cui viene rivelata l’infondatezza dei documenti che accusavano il governo del paese africano di vendere uranio a Baghdad; infine, nel 2011 diversi membri della famiglia Gheddafi hanno trovato riparo provvisorio in Niger dopo l’uccisione del rais libico.
giovedì 5 luglio 2018
Libia, le accuse alla Francia: “Così fanno passare i migranti”
26 giugno 2018, Alessandra Bocchi
Le truppe francesi stanziate tra il Niger e la Libia lasciano passare indisturbati migranti e trafficanti di uomini. Lo sostengono Jamal Adel, giornalista libico che vive nella zona sud-est del Kufra, e il Fezzan Libya Group, l’organizzazione che monitora il traffico di persone nella capitale libica del sud di Sebha.
Dopo la proposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini di creare dei centri di accoglienza nei Paesi confinanti con la Libia, i libici che si trovano vicini al confine mettono ora in guardia Roma: “I francesi non stanno facendo nulla per fermare il traffico di persone perché non ne soffrono le conseguenze. Quelli che soffrono davvero sono i libici e gli italiani”, dice Adel a Gli Occhi della Guerra.
Le truppe francesi, infatti, starebbero fornendo sostegno medico ai migranti, senza però farli tornare nei loro Paesi d’origine. Anzi: i francesi permetterebbero ai migranti di passare il confine libico dove trovano alcuni trafficanti che li conducono sulle coste per poi iniziare il loro viaggio della speranza verso l’Italia.
Sia la Francia che il Niger ignorano il traffico di persone che avviene sul territorio sotto il loro controllo. “I trafficanti passano liberamente sotto il naso delle truppe francesi”, aggiunge l’organizzazione di Fezzan. “Se il Niger e la Francia pensano che il traffico di persone sia secondario, l’Italia e la Libia pensano sia un problema primario perché sono direttamente colpiti da questo fenomeno”.
Le truppe francesi stanziate tra il Niger e la Libia lasciano passare indisturbati migranti e trafficanti di uomini. Lo sostengono Jamal Adel, giornalista libico che vive nella zona sud-est del Kufra, e il Fezzan Libya Group, l’organizzazione che monitora il traffico di persone nella capitale libica del sud di Sebha.
Dopo la proposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini di creare dei centri di accoglienza nei Paesi confinanti con la Libia, i libici che si trovano vicini al confine mettono ora in guardia Roma: “I francesi non stanno facendo nulla per fermare il traffico di persone perché non ne soffrono le conseguenze. Quelli che soffrono davvero sono i libici e gli italiani”, dice Adel a Gli Occhi della Guerra.
Le truppe francesi, infatti, starebbero fornendo sostegno medico ai migranti, senza però farli tornare nei loro Paesi d’origine. Anzi: i francesi permetterebbero ai migranti di passare il confine libico dove trovano alcuni trafficanti che li conducono sulle coste per poi iniziare il loro viaggio della speranza verso l’Italia.
Sia la Francia che il Niger ignorano il traffico di persone che avviene sul territorio sotto il loro controllo. “I trafficanti passano liberamente sotto il naso delle truppe francesi”, aggiunge l’organizzazione di Fezzan. “Se il Niger e la Francia pensano che il traffico di persone sia secondario, l’Italia e la Libia pensano sia un problema primario perché sono direttamente colpiti da questo fenomeno”.
mercoledì 4 luglio 2018
«La Libia oggi è uno Stato orfano Se sprofonda pagheremo anche noi»
Franco
Venturini, editorialista del Corriere della Sera e grande esperto di
Africa, il 21 giugno sulle Terrazze del Corriere parla dell’Italia in
rapporto alla crisi libica
Franco Venturini, editorialista del Corriere della Sera,
è un grande esperto di politica internazionale e gran conoscitore degli
avvenimenti in Nord Africa, soprattutto quelli avvenuti in Libia.
Giovedì 21 giugno sarà sulle Terrazze del Corriere, in piazza Massari, a
parlarne con gli ospiti che da sei settimane stanno seguendo il
programma di approfondimento sull’Africa organizzato dal nostro giornale
e dalla Fondazione Corriere della Sera in collaborazione con la rivista
Africa. Gli abbiamo chiesto di
anticiparci alcuni temi della sua lezione incentrata appunto sullo stato
dei fatti in quella martoriata regione africana. Insieme con lui
Daniele Bellocchio, giornalista free-lance nel continente, che
affronterà invece le crisi dimenticate, dal Sudan alla Somalia.
La Libia è ancora uno Stato o ha smesso di esserlo dopo la caduta di Gheddafi?«E’ uno Stato orfano. Muammar Gheddafi non era certamente uno stinco di santo, ma era bravissimo nel tenere insieme un Paese che la colonizzazione italiana aveva unificato e che tuttavia rimaneva diviso in territori, tribù, tendenze politiche e religiose. Oggi, eliminato Gheddafi nella guerra del 2011, la Libia è tornata a spezzettarsi anche al di là delle due principali entità, la Tripolitania guidata formalmente da Serraj e la Cirenaica da Haftar. Il primo è riconosciuto dalla comunità internazionale e dall’Onu, dunque bisognerebbe ritenere che lo Stato sia lì, a Tripoli, e che lui ne sia il capo. Apparenze formali, che non corrispondono alla realtà».
La Libia è ancora uno Stato o ha smesso di esserlo dopo la caduta di Gheddafi?«E’ uno Stato orfano. Muammar Gheddafi non era certamente uno stinco di santo, ma era bravissimo nel tenere insieme un Paese che la colonizzazione italiana aveva unificato e che tuttavia rimaneva diviso in territori, tribù, tendenze politiche e religiose. Oggi, eliminato Gheddafi nella guerra del 2011, la Libia è tornata a spezzettarsi anche al di là delle due principali entità, la Tripolitania guidata formalmente da Serraj e la Cirenaica da Haftar. Il primo è riconosciuto dalla comunità internazionale e dall’Onu, dunque bisognerebbe ritenere che lo Stato sia lì, a Tripoli, e che lui ne sia il capo. Apparenze formali, che non corrispondono alla realtà».
martedì 3 luglio 2018
È la Libia il vero obiettivo di Macron. Per questo attacca l’Italia sui migranti
lunedì 2 luglio 2018
Politica in Africa e caos in Libia, tutte le colpe della Francia
Per il generale MARCO BERTOLINI bisogna
insistere a bloccare ogni rotta via mare dalla Libia, perché al momento
non è possibile inviare forze militari ai confini subsahariani
23 giugno 2018
INT. Marco Bertolini
Il presidente francese Emmanuel Macron (LaPresse)
Circa l'80% del patrimonio
economico dei paesi cosiddetti subsahariani, le ex colonie francesi come
il Niger, la Repubblica Centrafricana, il Ghana, il Senegal, il Mali, è
gestito direttamente da Parigi in cambio di pseudoaiuti economici. La
moneta di riferimento è il franco, cosa che li assoggetta economicamente
ancor di più a Parigi. Qui, ci ha detto il generale Marco Bertolini (ex comandante del Coi, a capo di operazioni speciali in Libano, Somalia, Balcani e Afghanistan), la
Francia ha migliaia di soldati impegnati in azioni di guerra a favore
di una parte piuttosto che l'altra. Per Parigi basta che rimanga il
predominio francese: "Qui la Francia non ha mai fatto niente per
bloccare i flussi di migranti che si recano in Libia, dopo aver fatto
saltare quel tappo che si chiamava Gheddafi e che teneva lontani questi
flussi".
domenica 1 luglio 2018
Intervista al Presidente del Consiglio Supremo delle Tribù, “ Si aggiunge una nuova guerra tra Italia e Francia”
Pubblicato il
Di Vanessa Tomassini.
Dopo l’attacco da parte di Ibrahim Jadhran alla Mezzaluna petrolifera, avvenuto la settimana scorsa, malgrado l’esercito di Khalifa Haftar sia riuscito a ristabilire il controllo sulla regione, si rincorrono le voci di un intervento sul campo da parte delle Nazioni Unite. Mentre sui social si diffondono le immagini di miliziani ciadiani giunti a Misurata, c’è chi insinua anche che Jadhran avrebbe trovato ospitalità nella città dei Fratelli Musulmani, dove sorge l’ospedale da campo italiano. Diverse fonti sostengono perfino che Jadhran, aiutato forse da un esponente del Governo di Tripoli, sarebbe pronto a lasciare la Libia diretto verso la Turchia. Non è un caso che, già nel 2016, l’ex capo delle Petroleum Facility Guards incontrò, proprio ad Instanbul, i funzionari di USA e Regno Unito per discutere del sollevamento del blocco della mezzaluna petrolifera. Pur non essendoci elementi a sufficienza per stabilire se queste voci siano fondate, quel che è certo è che i libici iniziano ad essere sempre più insofferenti della politica straniera a casa loro, soprattutto se a tutto questo si aggiunge la spinosa questione “migranti” e centri di accoglienza. Per capire che aria tira, abbiamo incontrato il presidente del Consiglio Supremo delle Tribù di Warshefana, Abu Amid al-Mabrouk.
-In molti affermano che ci sia il coinvolgimento di Paesi stranieri nel disastro della Mezzaluna petrolifera, è così?
“Innanzitutto bisogna dire che il Governo di Accordo Nazionale, sotto la guida di Fayez al-Serraj e supportato dalla comunità internazionale, è coinvolto in quello che è successo nella Mezzaluna. Ci sono informazioni, anche se non ancora confermate, che alcuni italiani siano passati da Misurata per andare a Ras Lanuf. Penso che alla vecchia lotta per il potere, si sia aggiunto un altro tipo di guerra tra la Francia e l’Italia, quella attraverso le compagnie petrolifere italiane e la francese Total”.
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