Il presidente francese Emmanuel Macron (LaPresse)
Circa l'80% del patrimonio
economico dei paesi cosiddetti subsahariani, le ex colonie francesi come
il Niger, la Repubblica Centrafricana, il Ghana, il Senegal, il Mali, è
gestito direttamente da Parigi in cambio di pseudoaiuti economici. La
moneta di riferimento è il franco, cosa che li assoggetta economicamente
ancor di più a Parigi. Qui, ci ha detto il generale Marco Bertolini (ex comandante del Coi, a capo di operazioni speciali in Libano, Somalia, Balcani e Afghanistan), la
Francia ha migliaia di soldati impegnati in azioni di guerra a favore
di una parte piuttosto che l'altra. Per Parigi basta che rimanga il
predominio francese: "Qui la Francia non ha mai fatto niente per
bloccare i flussi di migranti che si recano in Libia, dopo aver fatto
saltare quel tappo che si chiamava Gheddafi e che teneva lontani questi
flussi".
Per Bertolini, un blocco delle frontiere libiche del sud da parte di contingenti militari è praticamente impossibile, l'unica maniera è aumentare il blocco fino a farlo diventare totale delle rotte via mare.
Generale, in un modo o
nell'altro, prima con Minniti adesso con Salvini, ci si sta avvicinando a
un blocco dei flussi migratori via mare verso l'Italia. Il problema
però è che i migranti continuano ad arrivare in Libia attraverso la
frontiera sud, quella del Sahara. Bloccare quell'ingresso con
contingenti di polizia militare sarebbe fattibile?
Il termine
polizia militare è un termine poco corretto. Può essere utile spostare
forze militari sia nei paesi subsahariani che in Libia per cercare di
contenere lì sul posto i flussi migratori. Questo però non può
prescindere da accordi con paesi che hanno una loro sovranità,
indipendenza, una loro dignità. Accettare forze straniere non tutti sono
disposti a farlo, altrimenti saremmo già presenti.
Basterebbe tenere le forze militari dentro i confini libici, o no?
E a chi chiediamo
l'autorizzazione? Ad Haftar, a Serraj, ai tuareg del Sahara? Non
possiamo andare senza permessi e imporre la nostra presenza, ci possiamo
andare se siamo richiesti e accettati. Non vedo uno qualunque dei due
attuali governi libici disposti ad accettare una presenza militare
italiana. Noi abbiamo già a Misurata dei militari, un ospedale da campo e
dei consiglieri militari ma sono presenze poco significative. L'idea di
bloccare i confini sahariani è interessante ma al momento del tutto
teorica.
Già ai tempi del
ministro Pinotti il parlamento con accordo bipartisan si era detto
disposto a togliere truppe italiane da paesi come l'Afghanistan o il
Kosovo e mandarli in Africa.
Si era pianificato di andare in
Niger, ma solo per addestrare le loro forze militari contro i jihadisti.
Il ministro della Difesa nigerino aveva detto sì ma quello degli Esteri
no e tutto è finito lì.
Quindi considera questa strada del tutto impraticabile?
La nostra presenza sarebbe
importante in quei paesi per rinsaldare vincoli economici e diplomatici,
ma al momento la strada da percorrere è ancora quella di togliere quel
magnete che c'è in mare, le navi Ong e di altri paesi europei, che danno
ai trafficanti la certezza che il loro carico sarà preso da qualcuno.
Ci vuole dello stomaco almeno all'inizio, possono esserci anche
incidenti ma a lungo andare si risparmiano vite. Una volta che non ci
fosse più nessuno in mare pronto a portare i migranti in Italia, questo
mercato dovrebbe finire. Navi Ong che operano sottocosta alla Libia sono
un obiettivo facilissimo da raggiungere per chiunque dopo poche miglia
in gommone.
Potrebbero volerci anni,
non crede? Intanto la Libia continuerebbe a riempirsi di migranti fino a
diventare una sorta di bomba che implode su se stessa.
Certamente, infatti questa
azione sul mare va integrata anche da misure come quelle che ha detto
lei, va fatta una pressione molto forte sui governi africani, dobbiamo
pretendere che blocchino questo traffico, usando armi economiche e
diplomatiche, mettendo in gioco quel po' di forza se ancora l'abbiamo.
C'è poi la presenza
francese in questa parte dell'Africa che è totalizzante, difficilmente
accetterebbe la presenza su territori da cui ha vantaggi economici
enormi di altre nazioni, non crede?
Infatti, a maggior ragione. In
quei paesi la Francia sì che ha voce in capitolo, ha in mano l'economia,
le monete locali hanno come riferimento il franco, ma non ha mai fatto
niente per aiutare a interrompere il flusso che la Francia stessa ha
innescato togliendo il tappo che si chiamava Gheddafi. La Francia ha nel
Subsahara migliaia di soldati, se volesse fare qualcosa lo potrebbe
fare. Se parlasse con quei governi si otterrebbero risultati. Noi
possiamo farlo con la Libia ma al momento manca un interlocutore.
(Paolo Vites)
(Paolo Vites)
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