Ogni anno aumenta l’assegno che l’Italia versa come sostegno sociale
agli immigrati. La legge, voluta dall’allora governo Prodi, prevede che
chiunque risieda in Italia (anche in modo fittizio) possa godere della
pensione sociale: basta avere più di 65 anni.
Nella lista ci sono anche residenti rifugiati, titolari di protezione sussidiaria e coloro che soggiornano per un lungo periodo.
I soggetti, che ne possono beneficiare, devono avere un reddito basso, al di sotto dei 5.824,91 €.
L’Inps, smentendo il suo presidente di nomina piddina Boeri, denuncian che il costo per sostenere la spesa aumenta ogni anno, e le casse ne risentono in modo abnorme: perché sono individui che non hanno mai pagato i contributi. L’assegno erogato è di circa di 450 € per 13 mensilità: prendono anche la tredicesima.
Se sei un immigrato chiedi il ricongiungimento con i tuoi genitori/nonni/bisnonni e hai risolto. Poi li rimandi in patria e non lo dici.
Nel 2017, grazie ai controlli elettronici, si è scoperto che molti immigrati, che percepiscono la pensione, non sono più residenti in Italia. Il primo metodo è molto semplice. Inoltrare la richiesta all’Inps. Venire in Italia con ricongiungimento familiare richiesto dal figlio, rimanere con residenza e permesso di soggiorno per un anno in modo da verificare che l’assegno giunga all’effettivo nominativo. In seguito tornare a casa e far riscuotere l’assegno dal figlio.
Il secondo metodo è quello di far arrivare un parente vicino ai 65 anni di età. Farlo restare il tempo per maturare la domanda e una volta accettata ecco che giunge l’assegno mensile. Ma basta anche avere un amico in Italia.
Solo grazie agli ultimi controlli elettronici di banche, agenzie dell’Entrate e dell’Inps, si sono scoperti migliaia di questi furbetti. Dato il flusso di immigrati, che ogni anno ne fa richiesta, l’Ente ammette che la spesa non è più sostenibile e chiede al Governo dei Fondi economici. Inoltre, sempre l’Inps, dichiara che siamo il primo Paese al mondo ad avere un indebitamento pubblico altissimo a causa della spesa previdenziale. Il costo reale è superiore ai 197 miliardi di euro all’anno.
I numeri del grafico sopra mostrano numero e tipologia di pensioni incassate dagli immigrati residenti in Italia. L’Inps, che ha messo a disposizione questi dati, si ferma con le rilevazioni al 2015, anno in cui gli immigrati titolari di una pensione di tipo “sociale” sono erano 81.619, in crescita dai 74.429 dell’anno precedente. La maggior parte di loro sono titolari di pensioni assistenziali: 49.852 nel 2015 dai 44.645 dell’anno precedente.
Le pensioni di tipo assistenziale sono svincolate da qualsiasi rapporto assicurativo o previdenziale, nel senso gli immigrati che le ricevono non hanno versato contributi: in pratica paghiamo loro la pensione solo perché si sono trasferiti qui e hanno più di 65 anni.
Questo tipo di pensione è stato creato per dare una pensione a italiani over 65 anni che non avevano una pensione ‘normale’. Il PD ha approvato una legge che estende questo diritto agli immigrati. Ergo, è nato un ‘turismo degli anziani’ che da ogni parte del mondo si trasferiscono qui per ricevere la pensione sociale o, in molti casi, essendo genitori di immigrati fingono di farlo prendendo la residenza a casa dei figli. E noi paghiamo.
L’assegno medio è di 8 mila euro circa. Moltiplicato per 81 mila pensionati siamo a circa 640 milioni di euro l’anno. Quindi, versiamo 640 milioni di euro a pensionati immigrati che non hanno mai lavorato in Italia o che non hanno mai versato contributi. Vi siete mai chiesti, infatti, cosa accadrà quando i venditori senegalesi andranno in pensione? Credete abbiano versato i contributi? No, ci troveremo milioni di attuai inutili ‘lavoratori’ da mantenere in vecchiaia.
Preso da: https://voxnews.info/2018/07/21/inps-smentisce-il-suo-presidente-siamo-noi-che-paghiamo-pensioni-a-immigrati/
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