martedì 18 dicembre 2012.
TUNISIA. In Tunisia il governo provvisorio è dominato dagli islamisti di Ennahda (Fratelli Musulmani). Oggi, durante le celebrazioni per commemorare l’inizio della Primavera araba a Sidi Bouzid, il governo è stato contestato da una folla di migliaia di persone che hanno chiesto le «dimissioni del governo», guidato dal presidente Moncef Marzouki. A inizio mese il sindacato UGTT, che conta 500 mila aderenti, ha protestato per la mancanza di lavoro e per le dimissioni del governo. In risposta, la sede è stata assalita da una folla di estremisti islamici: 252 i feriti. Nonostante la caduta del regime, la situazione economica della Tunisia è peggiorata: il tasso di disoccupazione generale resta al 20 per cento, che sale a un vertiginoso 75% nel caso delle donne, il governo ha ottenuto 485 milioni di dollari di prestiti dagli Stati Uniti, 600 milioni dal Giappone e 500 dalla Banca Mondiale ma a causa dei continui scontri tra i settori islamisti e laici della società, gli investitori privati stentano a tornare in Tunisia, abbandonata durante le rivolte. Il deficit del paese è aumentato di due punti nel 2011, raggiungendo il 7,3% del Pil, la crescita diminuita ha fatto registrare il -2% (ma dovrebbe migliorare a fine 2012 secondo il Fmi) e le riserve di valuta estera sono scese a 6,7 miliardi rispetto ai 9,5 del 2010.
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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sabato 31 agosto 2013
La primavera del caos due anni dopo.
venerdì 30 agosto 2013
L' Italia tradisce sempre.
martedì 22 marzo 2011
di Marco Travaglio
(...) Ci siamo dimenticati che in realtà quest’anno cade un’altra ricorrenza, il centenario della spedizione italiana in Libia, 1911, il Governo Giolitti. A 100 anni dalla spedizione italiana in Libia ci riaffacciamo in armi sulla Libia, si dirà: è una cosa diversa, certo che è una cosa diversa, quella era una spedizione coloniale, arrivava tra l’altro ben oltre il secolo dell’apoteosi del colonialismo, dell’800, eravamo già un po’ fuori tempo, anche se poi gli anni 30 ci affacciamo anche nel corno d’Africa e fummo impegnati ancora in Libia, quindi il fatto che gli italiani tornino in armi in Libia, non è la stessa cosa dei francesi che vanno in armi in Libia, degli inglesi che vanno in armi in Libia, degli americani che vanno in armi in Libia o dei tedeschi che non vanno in armi in Libia, il ritorno degli italiani è ovvio che espone l’Italia non soltanto perché l’Italia è il paese più vicino alla Libia, ma anche perché l’Italia diventa in qualche modo recidiva, e certi ricordi a soli 100 anni si mantengono, in Libia ci sono ancora vivi figli e nipoti di quelli che hanno visto la prima missione armata italiana in Libia.
di Marco Travaglio
(...) Ci siamo dimenticati che in realtà quest’anno cade un’altra ricorrenza, il centenario della spedizione italiana in Libia, 1911, il Governo Giolitti. A 100 anni dalla spedizione italiana in Libia ci riaffacciamo in armi sulla Libia, si dirà: è una cosa diversa, certo che è una cosa diversa, quella era una spedizione coloniale, arrivava tra l’altro ben oltre il secolo dell’apoteosi del colonialismo, dell’800, eravamo già un po’ fuori tempo, anche se poi gli anni 30 ci affacciamo anche nel corno d’Africa e fummo impegnati ancora in Libia, quindi il fatto che gli italiani tornino in armi in Libia, non è la stessa cosa dei francesi che vanno in armi in Libia, degli inglesi che vanno in armi in Libia, degli americani che vanno in armi in Libia o dei tedeschi che non vanno in armi in Libia, il ritorno degli italiani è ovvio che espone l’Italia non soltanto perché l’Italia è il paese più vicino alla Libia, ma anche perché l’Italia diventa in qualche modo recidiva, e certi ricordi a soli 100 anni si mantengono, in Libia ci sono ancora vivi figli e nipoti di quelli che hanno visto la prima missione armata italiana in Libia.
giovedì 29 agosto 2013
Come capire i profondi cambiamenti geopolitici mondiali
- Valentin Vasilescu - Réseau International -
15 luglio 2013
Parliamo sempre dell’imminente scoppio della terza Guerra mondiale, derivante da focolai latenti in Medio Oriente ed Estremo Oriente. Ma nessuno spiega chi li crea, a vantaggio di cosa e soprattutto come appaiono? E’ necessaria una breve introduzione alla geopolitica per capire le cause dei cambiamenti nell’evoluzione umana che abbiamo menzionato nell’ultimo articolo. Nel 1904, Halford John Mackinder pubblicò per la Royal Geographical Society il concetto geostrategico chiamato teoria dell’Heartland, preso e adattato, dopo la seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti. Questa dottrina è ora la base della politica estera degli Stati Uniti e porta con sé i germi della continua aggressione militare in tutto il mondo. Secondo la teoria di Mackinder, la superficie della Terra è suddivisa come segue:
1. La culla della Civiltà (Isola-Mondo) considerata la principale struttura geografica che comprende tre continenti collegati tra loro: Europa, Africa e Asia. E’ l’area più grande, più popolosa, più ricca di risorse e assai accessibile via terra.
15 luglio 2013
Parliamo sempre dell’imminente scoppio della terza Guerra mondiale, derivante da focolai latenti in Medio Oriente ed Estremo Oriente. Ma nessuno spiega chi li crea, a vantaggio di cosa e soprattutto come appaiono? E’ necessaria una breve introduzione alla geopolitica per capire le cause dei cambiamenti nell’evoluzione umana che abbiamo menzionato nell’ultimo articolo. Nel 1904, Halford John Mackinder pubblicò per la Royal Geographical Society il concetto geostrategico chiamato teoria dell’Heartland, preso e adattato, dopo la seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti. Questa dottrina è ora la base della politica estera degli Stati Uniti e porta con sé i germi della continua aggressione militare in tutto il mondo. Secondo la teoria di Mackinder, la superficie della Terra è suddivisa come segue:
1. La culla della Civiltà (Isola-Mondo) considerata la principale struttura geografica che comprende tre continenti collegati tra loro: Europa, Africa e Asia. E’ l’area più grande, più popolosa, più ricca di risorse e assai accessibile via terra.
mercoledì 28 agosto 2013
I respingimenti tra Italia, Libia e Malta
- Fulvio Vassallo - 15 luglio 2013
Proprio all`indomani della visita del Papa a Lampedusa, il governo maltese aveva programmato un volo di Air Malta per respingere a Tripoli in Libia 102 migranti somali ed eritrei arrivati nell`isola nei giorni precedenti. I volontari di alcune NGO, che si erano subito rivolte alla Corte Europea dei diritti dell`Uomo ed alla Commissione Europea, si erano schierati di fronte alla centrale di polizia di Floriana dalla quale dovevano partire gli autobus carichi di migranti da respingere verso l`aeroporto. Come avviene anche in molti centri di prima accoglienza in Italia, ad esempio a Pozzallo (Ragusa) ed a Porto Empedocle (Agrigento), queste associazioni non avevano avuto modo di incontrare i migranti per informarli sui loro diritti, incluso il diritto di chiedere asilo.
Proprio all`indomani della visita del Papa a Lampedusa, il governo maltese aveva programmato un volo di Air Malta per respingere a Tripoli in Libia 102 migranti somali ed eritrei arrivati nell`isola nei giorni precedenti. I volontari di alcune NGO, che si erano subito rivolte alla Corte Europea dei diritti dell`Uomo ed alla Commissione Europea, si erano schierati di fronte alla centrale di polizia di Floriana dalla quale dovevano partire gli autobus carichi di migranti da respingere verso l`aeroporto. Come avviene anche in molti centri di prima accoglienza in Italia, ad esempio a Pozzallo (Ragusa) ed a Porto Empedocle (Agrigento), queste associazioni non avevano avuto modo di incontrare i migranti per informarli sui loro diritti, incluso il diritto di chiedere asilo.
martedì 27 agosto 2013
Libia: escalation di battaglie e violenze, sul Paese lo spettro del caos.
10 ago – TRIPOLI – Lo spettro del caos incombe sulla Libia, fra violenze e rese dei conti sanguinose. A confermarlo – malgrado gli sforzi per provare a riportare la situazione sotto controllo, culminati in queste ore anche nel dispiegamento di rinforzi dell’esercito tanto a Tripoli quanto a Bengasi – sono l’ondata di assassinii politici e lo stillicidio di scontri tra milizie armate rimaste in campo dopo la rivoluzione che ha messo fine al regime di Muammar Gheddafi.
La violenza imperversa soprattutto nell’est del Paese, teatro nel mese di giugno di un vera e propria battaglia all’interno della base di una milizia a Bengasi costata la vita ad almeno 31 persone. Ma l’instabilità riguarda anche Tripoli, dove continuano ad affluire reparti militari: soldati a bordo di più di un centinaio di blindati e pick-up armati con mitragliatrici e cannoni antiaerei erano arrivati ieri sera nella capitale e oggi sono stati dispiegati in varie zone del centro cittadino e nei sobborghi, nel tentativo di ”rassicurare la popolazione”.
La violenza imperversa soprattutto nell’est del Paese, teatro nel mese di giugno di un vera e propria battaglia all’interno della base di una milizia a Bengasi costata la vita ad almeno 31 persone. Ma l’instabilità riguarda anche Tripoli, dove continuano ad affluire reparti militari: soldati a bordo di più di un centinaio di blindati e pick-up armati con mitragliatrici e cannoni antiaerei erano arrivati ieri sera nella capitale e oggi sono stati dispiegati in varie zone del centro cittadino e nei sobborghi, nel tentativo di ”rassicurare la popolazione”.
lunedì 26 agosto 2013
“La lotta per l’Africa”, resoconto, foto e video
23 aprile 2012
Resoconto della conferenza: “La lotta per l’Africa. Il neocolonialismo occidentale in Africa, l’ingerenza di Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia. La nuova politica africana della Repubblica Popolare Cinese“.
Alla presenza di un folto pubblico che ha riempito la sala dell’Hotel Farnese quasi in ogni ordine di posti, si è svolto venerdì 20 aprile il Seminario di “Eurasia – Rivista di Studi Geopolitici” dal titolo: “La lotta per l’Africa. Il neocolonialismo occidentale in Africa, l’ingerenza di Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia. La nuova politica africana della Repubblica Popolare Cinese“.
L’incontro è stato introdotto e moderato dal prof. Claudio Mutti, direttore di “Eurasia”, che ha premesso come gli USA vogliano usufruire entro il 2015 del 25% del petrolio presente in Africa e a questo proposito tentino di disturbare la proficua politica di cooperazione della Cina con numerosi paesi africani.
Resoconto della conferenza: “La lotta per l’Africa. Il neocolonialismo occidentale in Africa, l’ingerenza di Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia. La nuova politica africana della Repubblica Popolare Cinese“.
Alla presenza di un folto pubblico che ha riempito la sala dell’Hotel Farnese quasi in ogni ordine di posti, si è svolto venerdì 20 aprile il Seminario di “Eurasia – Rivista di Studi Geopolitici” dal titolo: “La lotta per l’Africa. Il neocolonialismo occidentale in Africa, l’ingerenza di Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia. La nuova politica africana della Repubblica Popolare Cinese“.
L’incontro è stato introdotto e moderato dal prof. Claudio Mutti, direttore di “Eurasia”, che ha premesso come gli USA vogliano usufruire entro il 2015 del 25% del petrolio presente in Africa e a questo proposito tentino di disturbare la proficua politica di cooperazione della Cina con numerosi paesi africani.
domenica 25 agosto 2013
DROGA, PETROLIO E GUERRA
:::: Peter Dale Scott :::: 7 luglio, 2013 ::::
Peter Dale Scott prosegue la sua analisi del sistema di dominazione statunitense. Durante una conferenza tenutasi a Mosca, ha riassunto i risultati delle sue ricerche sul finanziamento di questo sistema attraverso il traffico di droghe e gli idrocarburi. Sebbene tutto ciò sia risaputo, la verità è ancora oggi difficile da ammettere.
Ho pronunciato questo discorso nel corso di una conferenza anti-NATO, tenutasi l’anno scorso a Mosca. Sono stato l’unico relatore statunitense invitato all’evento. Sono stato ospitato in concomitanza della pubblicazione in Russia del mio libro Drugs, oil and war, – un’opera mai tradotta in francese, contrariamente a La Route vers le nouveau désordre mondial e al libro precedente (1).
Da vecchio diplomatico preoccupato per la pace, sono stato felice di parteciparvi. In effetti ho l’impressione che il dialogo tra gli intellettuali statunitensi e russi sia meno serio oggi rispetto al periodo della Guerra Fredda.
Peter Dale Scott prosegue la sua analisi del sistema di dominazione statunitense. Durante una conferenza tenutasi a Mosca, ha riassunto i risultati delle sue ricerche sul finanziamento di questo sistema attraverso il traffico di droghe e gli idrocarburi. Sebbene tutto ciò sia risaputo, la verità è ancora oggi difficile da ammettere.
Ho pronunciato questo discorso nel corso di una conferenza anti-NATO, tenutasi l’anno scorso a Mosca. Sono stato l’unico relatore statunitense invitato all’evento. Sono stato ospitato in concomitanza della pubblicazione in Russia del mio libro Drugs, oil and war, – un’opera mai tradotta in francese, contrariamente a La Route vers le nouveau désordre mondial e al libro precedente (1).
Da vecchio diplomatico preoccupato per la pace, sono stato felice di parteciparvi. In effetti ho l’impressione che il dialogo tra gli intellettuali statunitensi e russi sia meno serio oggi rispetto al periodo della Guerra Fredda.
sabato 24 agosto 2013
Il Bay’ah del Qatar dal re saudita
agosto 11, 2013 Lascia un commento
Vijay Prashad Counterpunch 7 agosto 2013
Le cose non vanno bene per il Qatar del nuovo emiro, lo sceicco 33enne Tamim bin Hamad al-Thani. Questo fine settimana, un volo della Qatar Airways da Doha (Qatar) a Tripoli (Libia) ha dovuto deviare su Alessandria (Egitto) e ritornare a Doha. Uomini armati hanno sequestrato la torre di controllo dell’aeroporto di Mitiga, le cui piste sono state poi chiuse a questo volo da Doha. Il giorno prima, uomini armati erano entrati nell’ufficio della Qatar Airways presso l’aeroporto e minacciato di fare quello che hanno fatto il giorno successivo. Dissero anche che avevano in programma di scacciare la Qatar Airways dagli uffici delle Tripoli Towers. Questa non è la prima indicazione di una violenta reazione anti-Qatar in Libia. A metà giugno, la Qatar Airways sospese i voli per l’aeroporto di Bengasi-Benina, quando uomini armati di quella città turbolenta ne impedirono il transito. Si dice che gli uomini armati provenissero dalla brigata al-Zadin al-Waqwaq, che si risentirebbe per l’influenza del Qatar nella politica e nella società libiche. Tutto questo segue le manifestazioni anti-Qatar in Tunisia e in Libia, in cui i manifestanti hanno detto che vi è armonia tra Qatar e Israele nella loro politica verso la Siria. La dimostrazione davanti al Tibesti Hotel di Bengasi è stata particolarmente grintosa. La rabbia per la politica del Qatar in Siria era accompagnata dalla rabbia per il sostegno del Qatar ai jihadisti in Libia (così come dalle accuse di acquisto di terreni in Libia del Qatar).
Vijay Prashad Counterpunch 7 agosto 2013
Le cose non vanno bene per il Qatar del nuovo emiro, lo sceicco 33enne Tamim bin Hamad al-Thani. Questo fine settimana, un volo della Qatar Airways da Doha (Qatar) a Tripoli (Libia) ha dovuto deviare su Alessandria (Egitto) e ritornare a Doha. Uomini armati hanno sequestrato la torre di controllo dell’aeroporto di Mitiga, le cui piste sono state poi chiuse a questo volo da Doha. Il giorno prima, uomini armati erano entrati nell’ufficio della Qatar Airways presso l’aeroporto e minacciato di fare quello che hanno fatto il giorno successivo. Dissero anche che avevano in programma di scacciare la Qatar Airways dagli uffici delle Tripoli Towers. Questa non è la prima indicazione di una violenta reazione anti-Qatar in Libia. A metà giugno, la Qatar Airways sospese i voli per l’aeroporto di Bengasi-Benina, quando uomini armati di quella città turbolenta ne impedirono il transito. Si dice che gli uomini armati provenissero dalla brigata al-Zadin al-Waqwaq, che si risentirebbe per l’influenza del Qatar nella politica e nella società libiche. Tutto questo segue le manifestazioni anti-Qatar in Tunisia e in Libia, in cui i manifestanti hanno detto che vi è armonia tra Qatar e Israele nella loro politica verso la Siria. La dimostrazione davanti al Tibesti Hotel di Bengasi è stata particolarmente grintosa. La rabbia per la politica del Qatar in Siria era accompagnata dalla rabbia per il sostegno del Qatar ai jihadisti in Libia (così come dalle accuse di acquisto di terreni in Libia del Qatar).
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venerdì 23 agosto 2013
La guerra scontro di civiltà in arrivo, per preparare una nuova civiltà postindustriale e globale
Cristina Bassi - Posted 07 febbraio 2012
(…) Ha un senso che il collasso della Civiltà Occidentale stia iniziando nella sua antica culla:la Grecia. Questa grande nazione è caduta nelle mani dei banksters, che sono dietro il dispotico Nuovo Ordine Mondiale.
Nell’articolo “Art Cashin: Beware The Ides Of March–Or Maybe A Few Days Later,” il giornalista Gus Lubin dice che gli investitori globali si attendono che in Grecia avvenga un default strutturato, il 20 marzo 2012.
Alcuni credono che un default Greco e un crollo della economia globale siano un buon e benefico sviluppo per il pianeta, lo dicono soprattutto i radicali della decrescita nell’élite e i circoli new age che amano la versione che considera il pianeta sotto attacco da parte della industrializzazione moderna e dello sviluppo.
A loro non importa vedere affondare nazioni come la Grecia. Giustificano la loro guerra economica dicendo che la distruzione delle economie delle nazioni viene fatta per il bene dell’ambiente.
(…) Ha un senso che il collasso della Civiltà Occidentale stia iniziando nella sua antica culla:la Grecia. Questa grande nazione è caduta nelle mani dei banksters, che sono dietro il dispotico Nuovo Ordine Mondiale.
Nell’articolo “Art Cashin: Beware The Ides Of March–Or Maybe A Few Days Later,” il giornalista Gus Lubin dice che gli investitori globali si attendono che in Grecia avvenga un default strutturato, il 20 marzo 2012.
Alcuni credono che un default Greco e un crollo della economia globale siano un buon e benefico sviluppo per il pianeta, lo dicono soprattutto i radicali della decrescita nell’élite e i circoli new age che amano la versione che considera il pianeta sotto attacco da parte della industrializzazione moderna e dello sviluppo.
A loro non importa vedere affondare nazioni come la Grecia. Giustificano la loro guerra economica dicendo che la distruzione delle economie delle nazioni viene fatta per il bene dell’ambiente.
giovedì 22 agosto 2013
La Libia non è da liberare da un regime sanguinario ma è un prodotto da conquistare
La Libia non è da liberare da un regime sanguinario ma è un prodotto da conquistare
www.ecplanet.com/node/2655
By Edoardo Capuano - Posted on 26 agosto 2011
La verità è che la Libia non è una nazione da liberare dal regime sanguinario di Mouammar Gheddafi, ma un prodotto da conquistare! Avete ascoltato i telegiornali? È pronta l'invasione di terra e i grandi politici di tutta Europa si stanno spartendo la succulenta torta, come hanno sempre fatto.
Il pianeta è ormai in agonia, le sue risorse stanno scarseggiando. Per il regime globale non c'è più scelta: bisogna depredare il più possibile; bisogna demonizzare abbastanza una nazione per giustificare al gregge (la maggior parte della popolazione mondiale che non si pone mai domande di come mai certi eventi prendono forma) un dato intervento militare. Ricordatevi: dopo la Libia toccherà alla Siria e poi all'Iran, ma non per liberare le nazioni da fantomatici tiranni bensì per depredarli delle loro risorse ed avviare così anche un processo di 'democratizzazione' che vada bene non ai cittadini bensì ai grandi banchieri globali. Un po' quello che sta succedendo con la frottola della grande crisi.
www.ecplanet.com/node/2655
By Edoardo Capuano - Posted on 26 agosto 2011
La verità è che la Libia non è una nazione da liberare dal regime sanguinario di Mouammar Gheddafi, ma un prodotto da conquistare! Avete ascoltato i telegiornali? È pronta l'invasione di terra e i grandi politici di tutta Europa si stanno spartendo la succulenta torta, come hanno sempre fatto.
Il pianeta è ormai in agonia, le sue risorse stanno scarseggiando. Per il regime globale non c'è più scelta: bisogna depredare il più possibile; bisogna demonizzare abbastanza una nazione per giustificare al gregge (la maggior parte della popolazione mondiale che non si pone mai domande di come mai certi eventi prendono forma) un dato intervento militare. Ricordatevi: dopo la Libia toccherà alla Siria e poi all'Iran, ma non per liberare le nazioni da fantomatici tiranni bensì per depredarli delle loro risorse ed avviare così anche un processo di 'democratizzazione' che vada bene non ai cittadini bensì ai grandi banchieri globali. Un po' quello che sta succedendo con la frottola della grande crisi.
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mercoledì 21 agosto 2013
Alla conquista della Libia
agosto 13, 2013 di byebyeunclesam
Giunge di buon mattino, all’inizio della settimana di Ferragosto, la notizia che Salini Impregilo, leader con una quota del 58% di un consorzio di imprese italiane che comprende anche La Società Italiana per Condotte d’Acqua, Impresa Pizzarotti & C. e Cooperativa Muratori & Cementisti (CMC), realizzerà il primo lotto della nuova autostrada costiera libica per un valore complessivo di circa 963 milioni, interamente a carico del governo italiano.
La nuova autostrada attraverserà il territorio della Libia per 1.700 chilometri dal confine con la Tunisia al confine con l’Egitto e la sua realizzazione è parte integrante degli accordi sottoscritti tra il governo Italiano e il governo della Libia, a Bengasi, con la firma del trattato di Amicizia e Cooperazione il 30 Agosto 2008.
Giova ricordare, allora, che trattasi di quegli accordi stipulati col “feroce dittatore” Muammar Gheddafi dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale nella primavera del 2011 non si fece scrupolo di ridurli a carta straccia -nonostante le iniziali rassicurazioni- per agevolare i piani USA/NATO di disintegrazione della Libia, concedendo agli “alleati” statunitensi, e non solo, l’uso delle basi militari sul suolo italiano quale punto di partenza delle incursioni aeree contro il Paese africano.
Giunge di buon mattino, all’inizio della settimana di Ferragosto, la notizia che Salini Impregilo, leader con una quota del 58% di un consorzio di imprese italiane che comprende anche La Società Italiana per Condotte d’Acqua, Impresa Pizzarotti & C. e Cooperativa Muratori & Cementisti (CMC), realizzerà il primo lotto della nuova autostrada costiera libica per un valore complessivo di circa 963 milioni, interamente a carico del governo italiano.
La nuova autostrada attraverserà il territorio della Libia per 1.700 chilometri dal confine con la Tunisia al confine con l’Egitto e la sua realizzazione è parte integrante degli accordi sottoscritti tra il governo Italiano e il governo della Libia, a Bengasi, con la firma del trattato di Amicizia e Cooperazione il 30 Agosto 2008.
Giova ricordare, allora, che trattasi di quegli accordi stipulati col “feroce dittatore” Muammar Gheddafi dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale nella primavera del 2011 non si fece scrupolo di ridurli a carta straccia -nonostante le iniziali rassicurazioni- per agevolare i piani USA/NATO di disintegrazione della Libia, concedendo agli “alleati” statunitensi, e non solo, l’uso delle basi militari sul suolo italiano quale punto di partenza delle incursioni aeree contro il Paese africano.
martedì 20 agosto 2013
Social Networks, società schermo e le tante facce della CIA
agosto 14, 2013 1 commento
Primary Sources 21 agosto 2007
Il 18 giugno (2007), in risposta alle disposizioni del Freedom of Information Act e nel tentativo di soddisfare i requisiti di un ordine esecutivo, la Central Intelligence Agency ha rilasciato oltre 700 pagine dei suoi segreti più stretti, definiti “I gioielli di famiglia”, pubblicati sulla pagina FOIA del proprio sito. Nonostante i molti timori nella comunità d’intelligence, diventa chiaro che il rilascio dei file, il cui contenuto oggi è spesso di mero interesse, a ben 50 anni dagli eventi che descrivono, non porta all’auto-distruzione dell’agenzia. Se non altro, i file dipingono un quadro netto delle differenze tra ieri e oggi, sottolineando i notevoli abusi (si pensi alle estradizioni straordinarie) di cui l’agenzia ed i suoi “burattini” vengono regolarmente sospettati oggi.
L’osservatore della comunità d’intelligence James Bamford, autore di L’orecchio di Dio ha detto alla National Public Radio: “Hanno una sezione intera… su come la CIA ha detenuto un disertore russo in una cella creata dalla CIA, una mini-prigione per questa persona… ora c’è la CIA che incarcera persone in tutto il mondo“. Forse un altro motivo per cui i gioielli di famiglia della CIA non svelano le fratture fatali nell’organizzazione spionistica, è che la verità è più sfaccettata di quanto le 702 pagine pesantemente censurate possano coprire, in gran parte grazie alla propensione dell’agenzia nel creare aziende di comodo, società operative e agenzie disponibili al fine di continuare a gestire le proprie sporche operazioni segrete.
Primary Sources 21 agosto 2007
Il 18 giugno (2007), in risposta alle disposizioni del Freedom of Information Act e nel tentativo di soddisfare i requisiti di un ordine esecutivo, la Central Intelligence Agency ha rilasciato oltre 700 pagine dei suoi segreti più stretti, definiti “I gioielli di famiglia”, pubblicati sulla pagina FOIA del proprio sito. Nonostante i molti timori nella comunità d’intelligence, diventa chiaro che il rilascio dei file, il cui contenuto oggi è spesso di mero interesse, a ben 50 anni dagli eventi che descrivono, non porta all’auto-distruzione dell’agenzia. Se non altro, i file dipingono un quadro netto delle differenze tra ieri e oggi, sottolineando i notevoli abusi (si pensi alle estradizioni straordinarie) di cui l’agenzia ed i suoi “burattini” vengono regolarmente sospettati oggi.
L’osservatore della comunità d’intelligence James Bamford, autore di L’orecchio di Dio ha detto alla National Public Radio: “Hanno una sezione intera… su come la CIA ha detenuto un disertore russo in una cella creata dalla CIA, una mini-prigione per questa persona… ora c’è la CIA che incarcera persone in tutto il mondo“. Forse un altro motivo per cui i gioielli di famiglia della CIA non svelano le fratture fatali nell’organizzazione spionistica, è che la verità è più sfaccettata di quanto le 702 pagine pesantemente censurate possano coprire, in gran parte grazie alla propensione dell’agenzia nel creare aziende di comodo, società operative e agenzie disponibili al fine di continuare a gestire le proprie sporche operazioni segrete.
lunedì 19 agosto 2013
Notizie dalla Jamahiriya occupata: 2 miliziani uccisi a Sirte, 1 colonnello gravemente ferito a Benghazi
Posted: 2013/08/13
From: Mathaba
Continuano gli attacchi contro i traditori della Jamahiriya in tutta la Libia.
Sirte: Un attacco contro un automezzo della Brigata Martiri di Zawia (miliziani inquadrati nelle fila dell'esercito) ha causato la morte di 2 mercenari.
From: Mathaba
Continuano gli attacchi contro i traditori della Jamahiriya in tutta la Libia.
Sirte: Un attacco contro un automezzo della Brigata Martiri di Zawia (miliziani inquadrati nelle fila dell'esercito) ha causato la morte di 2 mercenari.
domenica 18 agosto 2013
Gli aiuti umanitari vanno ad al-Qaida
12 agosto 2013
Aangirfan 11 agosto 2013
C’è una teoria secondo cui i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito utilizzano parte del loro denaro per gli ‘aiuti all’estero’ finanziando milizie come al-Qaida. Dal novembre 2011 al febbraio 2012, terroristi di al-Qaida in Somalia riuscirono ad ottenere il controllo su 480.000 sterline di aiuti britannici. Il ‘furto’ degli aiuti e delle attrezzature ‘venne nascosto nell’ultimo rendiconto pubblico del Regno Unito.’ Dailymail
Ci si potrebbe chiedere perché il governo del Regno Unito ha aumentato la spesa per gli aiuti all’estero, mentre riduce la spesa in altri settori. Il denaro degli aiuti viene utilizzato per corrompere dittatori amichevoli, finanziare gruppi terroristici e destabilizzare i Paesi che progrediscono?
Aangirfan 11 agosto 2013
C’è una teoria secondo cui i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito utilizzano parte del loro denaro per gli ‘aiuti all’estero’ finanziando milizie come al-Qaida. Dal novembre 2011 al febbraio 2012, terroristi di al-Qaida in Somalia riuscirono ad ottenere il controllo su 480.000 sterline di aiuti britannici. Il ‘furto’ degli aiuti e delle attrezzature ‘venne nascosto nell’ultimo rendiconto pubblico del Regno Unito.’ Dailymail
Ci si potrebbe chiedere perché il governo del Regno Unito ha aumentato la spesa per gli aiuti all’estero, mentre riduce la spesa in altri settori. Il denaro degli aiuti viene utilizzato per corrompere dittatori amichevoli, finanziare gruppi terroristici e destabilizzare i Paesi che progrediscono?
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sabato 17 agosto 2013
Libya: I miliziani di Misrata occupano Tripoli.
Posted: 2013/08/12
From: Mathaba
Il governo di occupazione, cercando disperatamente di proteggersi dalla controffensiva della Resistenza Verde, fa una scelta scellerata permettendo ai miliziani di Misrata di occupare militarmente la Capitale.
La situazione in Libia e' giunta al punto di non ritorno, l'ora zero della guerra totale e' vicina.
Durante gli ultimi giorni quello che inizialmente sembrava un semplice dispiegamento di qualche unita' dell' esercito nella capitale per garantire la sicurezza nei giorni di fine Ramadan si e' rivelato essere una vera e propria invasione di migliaia di miliziani di Misrata armati con armamento pesante.
From: Mathaba
Il governo di occupazione, cercando disperatamente di proteggersi dalla controffensiva della Resistenza Verde, fa una scelta scellerata permettendo ai miliziani di Misrata di occupare militarmente la Capitale.
La situazione in Libia e' giunta al punto di non ritorno, l'ora zero della guerra totale e' vicina.
Durante gli ultimi giorni quello che inizialmente sembrava un semplice dispiegamento di qualche unita' dell' esercito nella capitale per garantire la sicurezza nei giorni di fine Ramadan si e' rivelato essere una vera e propria invasione di migliaia di miliziani di Misrata armati con armamento pesante.
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tripoli
venerdì 16 agosto 2013
i punti di consenzo sull' 11 settembre: le prove effettive che contraddicono la versione ufficiale dell' 11 settembre.
12/8/2013
Il 9/11 Consensus Panel dedica il suo lavoro a: lo scopo del Governo e la responsabilità dei media.
L’intento del 9/11 Consensus Panel
L’intento del 9/11 Consensus Panel è quello di presentare chiaramente al mondo alcune fra le prove più convincenti che smentiscono la versione ufficiale dei fatti dell’11 settembre, basandosi sull’opinione di esperti indipendenti.
Lo scopo del 9/11 Consensus Panel è quello di fornire una fonte selezionata di ricerca, basata su prove tangibili, per qualunque indagine possa venire intrapresa dal pubblico, dai media, dagli accademici o da qualsivoglia ente o istituzione investigativi.
L’autorevolezza del 9/11 Consensus Panel
I “punti di consenso” sono risultati da una indagine condotta con il metodo Delphi fra oltre 20 esperti della Commissione, che li hanno graduati secondo un punteggio da 1 a 6, dopo tre tornate di revisioni e di commenti, restando ciascuno all’oscuro dell’identità e delle risposte altrui.
Il 9/11 Consensus Panel dedica il suo lavoro a: lo scopo del Governo e la responsabilità dei media.
L’intento del 9/11 Consensus Panel
L’intento del 9/11 Consensus Panel è quello di presentare chiaramente al mondo alcune fra le prove più convincenti che smentiscono la versione ufficiale dei fatti dell’11 settembre, basandosi sull’opinione di esperti indipendenti.
Lo scopo del 9/11 Consensus Panel è quello di fornire una fonte selezionata di ricerca, basata su prove tangibili, per qualunque indagine possa venire intrapresa dal pubblico, dai media, dagli accademici o da qualsivoglia ente o istituzione investigativi.
L’autorevolezza del 9/11 Consensus Panel
I “punti di consenso” sono risultati da una indagine condotta con il metodo Delphi fra oltre 20 esperti della Commissione, che li hanno graduati secondo un punteggio da 1 a 6, dopo tre tornate di revisioni e di commenti, restando ciascuno all’oscuro dell’identità e delle risposte altrui.
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giovedì 15 agosto 2013
Noam Chomsky: pennivendolo imperiale. La Libia e la fabbrica del consenso
Dan Glazebrook Ahram Novembre 2011
Ripulendo i ribelli libici e demonizzando il regime di Gheddafi, il leader intellettuale statunitense Noam Chomsky contribuisce all’invasione imperialista? In una lunga intervista con Chomsky, Dan Glazebrook se lo chiede.
È stato un colloquio difficile per me. Fu Noam Chomsky che per primo mi aprì gli occhi sulla struttura neo-coloniale del mondo e sul ruolo dei media aziendali nel mascherare e legittimare questa struttura. Chomsky ha costantemente dimostrato come, fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i regimi militari furono imposti al Terzo Mondo dagli Stati Uniti e dai loro alleati europei, con lo scopo riconosciuto di tenere bassi i salari (e quindi alte le opportunità di investimento) con l’annientamento di comunisti, sindacalisti e chiunque altro fosse considerato una potenziale minaccia all’impero. Fu in prima linea nel svelare le menzogne e le motivazioni reali dietro l’aggressione contro l’Iraq, l’Afghanistan e la Serbia negli ultimi anni, e contro l’America Centrale e il Sud-Est asiatico prima. Ma sulla Libia, a mio parere, è stato terribile. Non fraintendetemi: ora la campagna è quasi finita, Chomsky può essere molto schietto nella sua denuncia, come spiega nell’intervista. “In questo momento, la NATO bombarda la più grande tribù della Libia“, mi dice. “Non viene sempre detto, ma se si leggono i rapporti della Croce Rossa descrivono una crisi umanitaria terribile nella città sotto attacco, con gli ospedali al collasso, senza farmaci e persone che muoiono, fuggono a piedi nel deserto per cercare di allontanarsi, e così via. Ciò accade sotto il mandato alla NATO di proteggere i civili“. Ciò che mi preoccupa è che questo era esattamente il mandato che Chomsky ha sostenuto.
Ripulendo i ribelli libici e demonizzando il regime di Gheddafi, il leader intellettuale statunitense Noam Chomsky contribuisce all’invasione imperialista? In una lunga intervista con Chomsky, Dan Glazebrook se lo chiede.
È stato un colloquio difficile per me. Fu Noam Chomsky che per primo mi aprì gli occhi sulla struttura neo-coloniale del mondo e sul ruolo dei media aziendali nel mascherare e legittimare questa struttura. Chomsky ha costantemente dimostrato come, fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i regimi militari furono imposti al Terzo Mondo dagli Stati Uniti e dai loro alleati europei, con lo scopo riconosciuto di tenere bassi i salari (e quindi alte le opportunità di investimento) con l’annientamento di comunisti, sindacalisti e chiunque altro fosse considerato una potenziale minaccia all’impero. Fu in prima linea nel svelare le menzogne e le motivazioni reali dietro l’aggressione contro l’Iraq, l’Afghanistan e la Serbia negli ultimi anni, e contro l’America Centrale e il Sud-Est asiatico prima. Ma sulla Libia, a mio parere, è stato terribile. Non fraintendetemi: ora la campagna è quasi finita, Chomsky può essere molto schietto nella sua denuncia, come spiega nell’intervista. “In questo momento, la NATO bombarda la più grande tribù della Libia“, mi dice. “Non viene sempre detto, ma se si leggono i rapporti della Croce Rossa descrivono una crisi umanitaria terribile nella città sotto attacco, con gli ospedali al collasso, senza farmaci e persone che muoiono, fuggono a piedi nel deserto per cercare di allontanarsi, e così via. Ciò accade sotto il mandato alla NATO di proteggere i civili“. Ciò che mi preoccupa è che questo era esattamente il mandato che Chomsky ha sostenuto.
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mercoledì 14 agosto 2013
Il destino incerto del regime USA-NATO in Libia.
Abayomi Azikiwe, Global Research, 11 giugno 2013
Dopo più di due anni dalla vera e propria guerra del Pentagono e della NATO contro lo Stato nordafricano della Libia, il regime insediatosi del Congresso Nazionale Generale oggi chiede aiuto ai suoi padroni neo-coloniali. In un comunicato stampa del segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, il capo di questa alleanza militare imperialista ha indicato che il governo filo-occidentale di Tripoli ha richiesto assistenza sulla sicurezza. Un gruppo di cosiddetti “esperti” dovrebbe partire il più presto possibile e riferire alla NATO a fine giugno, “in modo da poter decidere la via da seguire“, ha detto Rasmussen. Il funzionario della NATO ha anche detto che tre principi dovrebbero guidare qualsiasi aiuto fornito dalla NATO. Secondo il comunicato emesso dalla NATO il 4 giugno, questi principi dovrebbero “includere una forte titolarità libica, fornendo consulenza nei settori in cui la NATO ha competenza, come la costruzione di istituzioni della sicurezza. E in terzo luogo vorrei sottolineare che non si tratta dello schieramento di truppe in Libia. Se siamo impegnati in attività di formazione, tali attività potrebbero svolgersi fuori dalla Libia“, ha detto il segretario generale. (Comunicato stampa della NATO, 4 giugno)
Dopo più di due anni dalla vera e propria guerra del Pentagono e della NATO contro lo Stato nordafricano della Libia, il regime insediatosi del Congresso Nazionale Generale oggi chiede aiuto ai suoi padroni neo-coloniali. In un comunicato stampa del segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, il capo di questa alleanza militare imperialista ha indicato che il governo filo-occidentale di Tripoli ha richiesto assistenza sulla sicurezza. Un gruppo di cosiddetti “esperti” dovrebbe partire il più presto possibile e riferire alla NATO a fine giugno, “in modo da poter decidere la via da seguire“, ha detto Rasmussen. Il funzionario della NATO ha anche detto che tre principi dovrebbero guidare qualsiasi aiuto fornito dalla NATO. Secondo il comunicato emesso dalla NATO il 4 giugno, questi principi dovrebbero “includere una forte titolarità libica, fornendo consulenza nei settori in cui la NATO ha competenza, come la costruzione di istituzioni della sicurezza. E in terzo luogo vorrei sottolineare che non si tratta dello schieramento di truppe in Libia. Se siamo impegnati in attività di formazione, tali attività potrebbero svolgersi fuori dalla Libia“, ha detto il segretario generale. (Comunicato stampa della NATO, 4 giugno)
martedì 13 agosto 2013
La CIA trafficante d’armi tra Qatar, Libia e Siria.
Phil Greaves Global Research, 9 agosto 2013
Un articolo di Jake Tapper della CNN ha riportato il “Bengasi-Gate” sotto i riflettori dei media degli Stati Uniti. L’articolo afferma che “decine” di agenti della CIA erano a Bengasi la notte dell’attacco, e che la CIA fa di tutto per sopprimerne i dettagli o che siano resi pubblici. Il rapporto sostiene che la CIA è impegnata in tentativi “senza precedenti” di soffocare fughe di notizie e d’”intimidire” i dipendenti pur di tenere nascosti i segreti di Bengasi, presumibilmente arrivando a cambiare i nomi degli agenti della CIA e “disperdendoli” nel Paese. Si sospetta che ciò abbia un unico e definito scopo, nascondere la colpevolezza della CIA nel fornire armi a noti estremisti in Libia e Siria. Inoltre, l’articolo della CNN allude alla fornitura di “missili terra-aria” della CIA da Bengasi ai ribelli in Siria, ma questo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. L’articolo prosegue affermando: “Fonti della CNN ora dicono che decine di persone che lavorano per la CIA fossero presenti quella notte, e che l’agenzia fa di tutto per assicurarsi che qualsiasi cosa stesse facendo, rimanga un segreto. La CNN ha appreso che la CIA era coinvolta in quello che una fonte definisce un tentativo senza precedenti di far sì che i segreti di Bengasi dell’agenzia di spionaggio non siano mai resi pubblici. Da gennaio, alcuni agenti della CIA, coinvolti in missioni dell’agenzia in Libia, sono sottoposti a frequenti esami al poligrafo, anche mensili, secondo una fonte con profonda conoscenza del funzionamento dell’agenzia. L’obiettivo dell’esame, secondo le fonti, è scoprire se qualcuno ne parla ai media o al Congresso. Ciò viene descritto come pura intimidazione, con la minaccia che ogni fuga di notizie non autorizzata di un dipendente della CIA ne comporterebbe la fine della carriera. Speculazioni a Capitol Hill comprendono anche la possibilità che le agenzie statunitensi che operavano a Bengasi, stessero segretamente inviando missili terra-aria dalla Libia, attraverso la Turchia, ai ribelli siriani.”
Un articolo di Jake Tapper della CNN ha riportato il “Bengasi-Gate” sotto i riflettori dei media degli Stati Uniti. L’articolo afferma che “decine” di agenti della CIA erano a Bengasi la notte dell’attacco, e che la CIA fa di tutto per sopprimerne i dettagli o che siano resi pubblici. Il rapporto sostiene che la CIA è impegnata in tentativi “senza precedenti” di soffocare fughe di notizie e d’”intimidire” i dipendenti pur di tenere nascosti i segreti di Bengasi, presumibilmente arrivando a cambiare i nomi degli agenti della CIA e “disperdendoli” nel Paese. Si sospetta che ciò abbia un unico e definito scopo, nascondere la colpevolezza della CIA nel fornire armi a noti estremisti in Libia e Siria. Inoltre, l’articolo della CNN allude alla fornitura di “missili terra-aria” della CIA da Bengasi ai ribelli in Siria, ma questo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. L’articolo prosegue affermando: “Fonti della CNN ora dicono che decine di persone che lavorano per la CIA fossero presenti quella notte, e che l’agenzia fa di tutto per assicurarsi che qualsiasi cosa stesse facendo, rimanga un segreto. La CNN ha appreso che la CIA era coinvolta in quello che una fonte definisce un tentativo senza precedenti di far sì che i segreti di Bengasi dell’agenzia di spionaggio non siano mai resi pubblici. Da gennaio, alcuni agenti della CIA, coinvolti in missioni dell’agenzia in Libia, sono sottoposti a frequenti esami al poligrafo, anche mensili, secondo una fonte con profonda conoscenza del funzionamento dell’agenzia. L’obiettivo dell’esame, secondo le fonti, è scoprire se qualcuno ne parla ai media o al Congresso. Ciò viene descritto come pura intimidazione, con la minaccia che ogni fuga di notizie non autorizzata di un dipendente della CIA ne comporterebbe la fine della carriera. Speculazioni a Capitol Hill comprendono anche la possibilità che le agenzie statunitensi che operavano a Bengasi, stessero segretamente inviando missili terra-aria dalla Libia, attraverso la Turchia, ai ribelli siriani.”
lunedì 12 agosto 2013
Seguire il calcio femminile per capire la deriva islamista.
23-07-2013
Ci sono notizie destinate a restare nell’ombra, ad avere poca visibilità perché riguardano temi considerati spesso marginali o secondari anche se in molti casi ben rappresentano tendenze più ampie. Per farsi un’idea di come la Libia stia sprofondando nell'oscurità dell’islamismo può essere utile seguire le notizie …calcistiche. Le autorità sportive di Tripoli hanno infatti vietato alla nazionale femminile di calcio di partecipare al torneo in programma in questi giorni in Germania. La Federazione libica ha motivato la sua decisione con il Ramadan, dopo che la squadra è stata costretta ad allenarsi in località segrete protetta da guardie armate per le minacce ricevute dagli estremisti religiosi. "La Federazione ha detto che non possiamo giocare in Germania per il digiuno - ha detto al Guardian la centrocampista Hadhoum el-Alabed - noi vogliamo andare, ma ci hanno detto che non possiamo". La squadra libica avrebbe dovuto giocare contro quelle di Egitto, Giordania, Libano, Palestina, Tunisia e Germania nel torneo “Discover Football”, istituito dal governo tedesco e considerato il più grande raduno di calciatrici del Medio Oriente. El-Alabed ha sottolineato come il divieto abbia mandato in frantumi le speranze di cambiamenti nella società libica dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi.
Ci sono notizie destinate a restare nell’ombra, ad avere poca visibilità perché riguardano temi considerati spesso marginali o secondari anche se in molti casi ben rappresentano tendenze più ampie. Per farsi un’idea di come la Libia stia sprofondando nell'oscurità dell’islamismo può essere utile seguire le notizie …calcistiche. Le autorità sportive di Tripoli hanno infatti vietato alla nazionale femminile di calcio di partecipare al torneo in programma in questi giorni in Germania. La Federazione libica ha motivato la sua decisione con il Ramadan, dopo che la squadra è stata costretta ad allenarsi in località segrete protetta da guardie armate per le minacce ricevute dagli estremisti religiosi. "La Federazione ha detto che non possiamo giocare in Germania per il digiuno - ha detto al Guardian la centrocampista Hadhoum el-Alabed - noi vogliamo andare, ma ci hanno detto che non possiamo". La squadra libica avrebbe dovuto giocare contro quelle di Egitto, Giordania, Libano, Palestina, Tunisia e Germania nel torneo “Discover Football”, istituito dal governo tedesco e considerato il più grande raduno di calciatrici del Medio Oriente. El-Alabed ha sottolineato come il divieto abbia mandato in frantumi le speranze di cambiamenti nella società libica dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi.
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domenica 11 agosto 2013
Libia a secco, strada aperta al terrorismo.
07-08-2013
Disordini, scontri tra milizie tribali, e offensiva islamista che dilaga in tutta Libia con attacchi e attentati contro militari, poliziotti e funzionari pubblici frequenti soprattutto in Cirenaica ma in crescita ovunque, inclusa la capitale. L’ultimo a finire nel mirino dei terroristi è stato l'ex capo di Stato Maggiore libico, il generale Salem Gnaidi, ferito lunedì a Tripoli. Gnaidi era stato sostituito la scorsa settimana dal colonnello Abdulsalam Salheen al-Obaidi. L’incapacità del governo di gestire la situazione e di controllare il Paese è ben rappresentata dalle continue dimissioni e rimozioni. Il 4 agosto si è dimesso il vicepremier libico, Awad al-Barasi esponente del partito Giustizia e Costruzione (Fratelli Musulmani) spiegando di non poter lavorare in un governo che non è riuscito a imporre la legge e l'ordine e in cui lui stesso si è detto di fatto privato di poteri effettivi.
Disordini, scontri tra milizie tribali, e offensiva islamista che dilaga in tutta Libia con attacchi e attentati contro militari, poliziotti e funzionari pubblici frequenti soprattutto in Cirenaica ma in crescita ovunque, inclusa la capitale. L’ultimo a finire nel mirino dei terroristi è stato l'ex capo di Stato Maggiore libico, il generale Salem Gnaidi, ferito lunedì a Tripoli. Gnaidi era stato sostituito la scorsa settimana dal colonnello Abdulsalam Salheen al-Obaidi. L’incapacità del governo di gestire la situazione e di controllare il Paese è ben rappresentata dalle continue dimissioni e rimozioni. Il 4 agosto si è dimesso il vicepremier libico, Awad al-Barasi esponente del partito Giustizia e Costruzione (Fratelli Musulmani) spiegando di non poter lavorare in un governo che non è riuscito a imporre la legge e l'ordine e in cui lui stesso si è detto di fatto privato di poteri effettivi.
sabato 10 agosto 2013
DA BILDERBERG A GOOGLE-BERG .
17/7/2013.
L'ELITE GLOBALE PREPARA UNA RISTRUTTURAZIONE TECNOCRATICA.
DI OLGA CHETVERIKOVA
Strategic-culture.org
Gli eventi mondiali mostrano sempre più chiaramente che i più importanti obiettivi dell'elite globale sono la totale riorganizzazione della coscienza umana e addirittura cambiare l'essenza degli umani. Infatti, questo è sia il fine che il mezzo della costruzione di un "nuovo ordine mondiale". L'ultimo incontro del Bilderberg Group, che si è svolto dal 6 al 9 giugno 2013 nel Grove hotel in un quartiere di Londra, discuteva specificamente di questo argomento...
L'ELITE GLOBALE PREPARA UNA RISTRUTTURAZIONE TECNOCRATICA.
DI OLGA CHETVERIKOVA
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Gli eventi mondiali mostrano sempre più chiaramente che i più importanti obiettivi dell'elite globale sono la totale riorganizzazione della coscienza umana e addirittura cambiare l'essenza degli umani. Infatti, questo è sia il fine che il mezzo della costruzione di un "nuovo ordine mondiale". L'ultimo incontro del Bilderberg Group, che si è svolto dal 6 al 9 giugno 2013 nel Grove hotel in un quartiere di Londra, discuteva specificamente di questo argomento...
venerdì 9 agosto 2013
ULTIME NOTIZIE NON ALLINEATE SULL'OCCUPAZIONE DELLA LIBIA (LUGLIO 2013).
8/7/2013
da http://libia-sos.blogspot.it, http://allainjules.com
31/07/13. Sirte: Violenti scontri tra sostenitori della Sharia e il battaglione del colonnello Abu Salah.
Rishvana: La popolazione ha attaccato un accampamento dei mercenari della NATO rubando materiale bellico, i mercenari sono fuggiti.
Najat: Un membro del cosiddetto Consiglio Shura è sfuggito ad un tentativo di omicidio.
Cider e Ras Lanuf: Sciopero dei lavoratori del petrolio che non ricevono il salario da mesi.
Un comandante delle forza di protezione di Bengasi è stato ucciso ieri dall'esplosione di un ordigno collocato nella sua autovettura nel distretto di Salmani Est. [*]
31/07/13. Sirte: Violenti scontri tra sostenitori della Sharia e il battaglione del colonnello Abu Salah.
Rishvana: La popolazione ha attaccato un accampamento dei mercenari della NATO rubando materiale bellico, i mercenari sono fuggiti.
Najat: Un membro del cosiddetto Consiglio Shura è sfuggito ad un tentativo di omicidio.
Cider e Ras Lanuf: Sciopero dei lavoratori del petrolio che non ricevono il salario da mesi.
Un comandante delle forza di protezione di Bengasi è stato ucciso ieri dall'esplosione di un ordigno collocato nella sua autovettura nel distretto di Salmani Est. [*]
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giovedì 8 agosto 2013
Libia, brigate armate occupano i porti, crolla del 70% l' export di petrolio
2 agosto 2013.
La reazione del ministro del Petrolio: «La situazione non è più tollerabile, l’azione delle brigate potrebbe portarci al disastro»
L’export di petrolio libico è crollato del 70 per cento dopo che alcune milizie armate sono riuscite a occupare e chiudere cinque dei sei porti del paese. Se solo martedì Tripoli aveva esportato 1,4 milioni di barili, oggi appena 330 mila. Abdulbari Al-Arusi, ministro del Petrolio, ha dichiarato che «la situazione non è più tollerabile»: «L’azione delle brigate potrebbe portarci al disastro».
La reazione del ministro del Petrolio: «La situazione non è più tollerabile, l’azione delle brigate potrebbe portarci al disastro»
L’export di petrolio libico è crollato del 70 per cento dopo che alcune milizie armate sono riuscite a occupare e chiudere cinque dei sei porti del paese. Se solo martedì Tripoli aveva esportato 1,4 milioni di barili, oggi appena 330 mila. Abdulbari Al-Arusi, ministro del Petrolio, ha dichiarato che «la situazione non è più tollerabile»: «L’azione delle brigate potrebbe portarci al disastro».
mercoledì 7 agosto 2013
Libya: condannato a morte Ahmed Ibrahim.
31/7/2013
Vergognosa condanna per un ministro della Jamahiriya.
Una Corte di Misurata ha emesso una condanna a morte per Ahmed Ibrahim, ministro dell'Informazione ed Educazione nella Jamahiriya.
L'accusa e' di aver ''incitato alla violenza contro i manifestanti del movimento 17 Febbraio''.
Vergognosa condanna per un ministro della Jamahiriya.
Una Corte di Misurata ha emesso una condanna a morte per Ahmed Ibrahim, ministro dell'Informazione ed Educazione nella Jamahiriya.
L'accusa e' di aver ''incitato alla violenza contro i manifestanti del movimento 17 Febbraio''.
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martedì 6 agosto 2013
Giovani frustati per strada in Libia.
Giovani frustati per strada in Libia Di alessandra modica • 18 mar, 2013 • Categoria: Mondo
La situazione in Libia continua a essere tesa. Il governo ha appena lanciato l’operazione Tripoli con lo scopo di disarmare e smantellare i gruppi violenti che agiscono indipendentemente dall’autorità centrale, le cosiddette ‘milizie illegali’, presenti in tutto il Paese.
E' lotta alle milizie illegali in Libia, dove il governo annuncia che si prevedono scontri duri.
La situazione in Libia continua a essere tesa. Il governo ha appena lanciato l’operazione Tripoli con lo scopo di disarmare e smantellare i gruppi violenti che agiscono indipendentemente dall’autorità centrale, le cosiddette ‘milizie illegali’, presenti in tutto il Paese.
lunedì 5 agosto 2013
Ridateci indietro le nostre vite.
Ridateci indietro le nostre vite. Choucha, manifestazioni dei rifugiati (Tunisia, aprile 2013) | |
“Unhcr non e’ un’agenzia di viaggio” e’ il laconico commento di Ursula Aboubacar, rappresentante dell’ Alto Commissariato per i rifugiati in Tunisia chiudendo di fatto ogni porta alla richiesta dei rifugiati e dei diniegati di Choucha che i loro dossier vengano riesaminati. Choucha, campo rifugiati in mezzo al deserto tunisino, nove chilometri dalla frontiera di Ras-Jadir, attraversata nel 2011 da circa 1 milione di persone in fuga da conflitto libico: nel campo, aperto alla fine del febbraio 2011 per accogliere libici e “third-country nationals”, oggi dopo il picco record di 22000 presenze nel marzo del 2011 rimangono circa 900 persone, di cui 230 “diniegati” della protezione internazionale da Unhcr e divenuti di conseguenza “migranti economici”, ovvero migranti irregolari, sul territorio tunisino. Altri 150 si trovano invece nella paradossale situazione di essere rifugiati sulla carta e scartati nei fatti: ufficialmente sono stati riconosciuti “rifugiati” ma sono stati esclusi dal meccanismo che prevede il reinsediamento in un Paese terzo (resettlement). Il che significa, anche per loro, assenza di ogni protezione e diritto, visto che la Tunisia non ha fino a oggi una politica di asilo. |
domenica 4 agosto 2013
Evasione di massa dal carcere di Benghazi.
28/7/2013
1200 detenuti sono evasi, liberi molti prigionieri politici della Resistenza Popolare.
Una rivolta seguita da un evasione di massa e' avvenuta ieri nel carcere di Al-Kuifiya, a una decina di chilometri dalla citta' di Benghazi, capoluogo della regione orientale della Libia e seconda citta' del paese.
La fuga di massa di quasi 1200 detenuti (molti dei quali prigionieri politici lealisti alla Jamahiriya) e' avvenuta in seguito ad una grande azione coordinata della resitenza popolare: una rivolta all'interno del carcere in concomitanza di un attacco dall'esterno ha messo in ginocchio il sistema di sicurezza gestito da il governo di occupazione del paese.
1200 detenuti sono evasi, liberi molti prigionieri politici della Resistenza Popolare.
Una rivolta seguita da un evasione di massa e' avvenuta ieri nel carcere di Al-Kuifiya, a una decina di chilometri dalla citta' di Benghazi, capoluogo della regione orientale della Libia e seconda citta' del paese.
La fuga di massa di quasi 1200 detenuti (molti dei quali prigionieri politici lealisti alla Jamahiriya) e' avvenuta in seguito ad una grande azione coordinata della resitenza popolare: una rivolta all'interno del carcere in concomitanza di un attacco dall'esterno ha messo in ginocchio il sistema di sicurezza gestito da il governo di occupazione del paese.
sabato 3 agosto 2013
Vent’anni di trame – Così Sarkozy fregò Gheddafi (e l’Italia)
13 giugno 2013.
Le Monde: Nicolas trascinò l’Europa in guerra per nascondere gli aiuti del Colonnello. Ora cerca di cancellare le prove.
di: Fausto Biloslavo
I servizi segreti sono alla caccia di settanta scatoloni pieni di cassette audio e video che contengono le registrazioni degli incontri e delle telefonate fra il defunto colonnello Gheddafi ed i dignitari di mezzo mondo, quando veniva trattato con i guanti bianchi.
Il primo a doversi preoccupare degli scottanti contenuti delle registrazioni è l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, come sostiene il quotidiano le Monde che è tornato sul finanziamento libico alla campagna elettorale di Sarkozy nel 2007.
Nel marzo 2011, poche ore prima dei bombardamenti della Nato sulla Libia, Muammar Gheddafi rilasciava a il Giornale l’ultima intervista della sua vita ad una testata italiana. Alla domanda sull’interventismo francese che ha spinto in guerra mezza Europa, compreso il nostro Paese, rispondeva: «Penso che Sarkozy ha un problema di disordine mentale. Ha detto delle cose che possono saltar fuori solo da un pazzo». E per ribadire il concetto si sporgeva verso chi scrive battendosi il dito indice sulla tempia, come si fa per indicare i picchiatelli.
Nel marzo 2011, poche ore prima dei bombardamenti della Nato sulla Libia, Muammar Gheddafi rilasciava a il Giornale l’ultima intervista della sua vita ad una testata italiana. Alla domanda sull’interventismo francese che ha spinto in guerra mezza Europa, compreso il nostro Paese, rispondeva: «Penso che Sarkozy ha un problema di disordine mentale. Ha detto delle cose che possono saltar fuori solo da un pazzo». E per ribadire il concetto si sporgeva verso chi scrive battendosi il dito indice sulla tempia, come si fa per indicare i picchiatelli.
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venerdì 2 agosto 2013
Libia - Violenze e stupri l'inferno dei migranti nelle carceri libiche.
Avvenire
20 luglio 2013
In 17 in una stanza di quattro metri per quattro, con cibo insufficiente, condizioni sanitarie allarmanti, botte e torture. È questa la condizione di molti migranti detenuti nelle strutture detentive della Libia, documentata dal dossier «0021 trappola libica» realizzato da In Migrazione onlus .
L’indagine è stata realizzata attraverso una serie di interviste con persone che hanno vissuto un’esperienza di detenzione nel paese, mentre tentavano di raggiungere l’Europa e l’Italia. «Qui non c’è scelta, ci facciamo coraggio e cerchiamo di resistere – racconta al telefono Abdusalam -. Nella stessa stanza, di quattro metri per quattro siamo in 17». Il dossier sottolinea come un censimento dei luoghi di detenzione libici sia pressoché inesistente, così come il numero delle persone rinchiuse in questi non-luoghi. «Chi siamo riusciti a contattare ci ha raccontato di almeno 500 persone “accolte” nel campo della Mezzaluna rossa a Bengasi – si legge nel documento - altrettante rinchiuse a Kubz, 1.300 a Sabha nel deserto».
20 luglio 2013
In 17 in una stanza di quattro metri per quattro, con cibo insufficiente, condizioni sanitarie allarmanti, botte e torture. È questa la condizione di molti migranti detenuti nelle strutture detentive della Libia, documentata dal dossier «0021 trappola libica» realizzato da In Migrazione onlus .
L’indagine è stata realizzata attraverso una serie di interviste con persone che hanno vissuto un’esperienza di detenzione nel paese, mentre tentavano di raggiungere l’Europa e l’Italia. «Qui non c’è scelta, ci facciamo coraggio e cerchiamo di resistere – racconta al telefono Abdusalam -. Nella stessa stanza, di quattro metri per quattro siamo in 17». Il dossier sottolinea come un censimento dei luoghi di detenzione libici sia pressoché inesistente, così come il numero delle persone rinchiuse in questi non-luoghi. «Chi siamo riusciti a contattare ci ha raccontato di almeno 500 persone “accolte” nel campo della Mezzaluna rossa a Bengasi – si legge nel documento - altrettante rinchiuse a Kubz, 1.300 a Sabha nel deserto».
giovedì 1 agosto 2013
Tripoli: Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti attaccata.
25/7/2013
Grande smacco per il paese che ha tradito la Jamahiriya.
L'attacco e' avvenuto all'alba e non si hanno ancora informazioni precise circa i danni.
Dalle prime testimonianze sembra che a colpire uno degli edifici del compaund sia stato un razzo RPG.
Gli Emirati Arabi Uniti sono stati i grandi traditori della Jamahiriya libica e tra i principali mandanti dei crimini contro il popolo della Libia, truppe speciali della UEA hanno combattuto direttamente sui campi di battaglia contro il legittimo governo popolare della Jamahiriya nel 2011 e finanziato enormemente i ratti che attualmente opprimono il paese.
Grande smacco per il paese che ha tradito la Jamahiriya.
L'attacco e' avvenuto all'alba e non si hanno ancora informazioni precise circa i danni.
Dalle prime testimonianze sembra che a colpire uno degli edifici del compaund sia stato un razzo RPG.
Gli Emirati Arabi Uniti sono stati i grandi traditori della Jamahiriya libica e tra i principali mandanti dei crimini contro il popolo della Libia, truppe speciali della UEA hanno combattuto direttamente sui campi di battaglia contro il legittimo governo popolare della Jamahiriya nel 2011 e finanziato enormemente i ratti che attualmente opprimono il paese.
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