agosto 11, 2013 Lascia un commento
Vijay Prashad Counterpunch 7 agosto 2013
Le cose non vanno bene per il Qatar del nuovo emiro, lo sceicco 33enne Tamim bin Hamad al-Thani. Questo fine settimana, un volo della Qatar Airways da Doha (Qatar) a Tripoli (Libia) ha dovuto deviare su Alessandria (Egitto) e ritornare a Doha. Uomini armati hanno sequestrato la torre di controllo dell’aeroporto di Mitiga, le cui piste sono state poi chiuse a questo volo da Doha. Il giorno prima, uomini armati erano entrati nell’ufficio della Qatar Airways presso l’aeroporto e minacciato di fare quello che hanno fatto il giorno successivo. Dissero anche che avevano in programma di scacciare la Qatar Airways dagli uffici delle Tripoli Towers. Questa non è la prima indicazione di una violenta reazione anti-Qatar in Libia. A metà giugno, la Qatar Airways sospese i voli per l’aeroporto di Bengasi-Benina, quando uomini armati di quella città turbolenta ne impedirono il transito. Si dice che gli uomini armati provenissero dalla brigata al-Zadin al-Waqwaq, che si risentirebbe per l’influenza del Qatar nella politica e nella società libiche. Tutto questo segue le manifestazioni anti-Qatar in Tunisia e in Libia, in cui i manifestanti hanno detto che vi è armonia tra Qatar e Israele nella loro politica verso la Siria. La dimostrazione davanti al Tibesti Hotel di Bengasi è stata particolarmente grintosa. La rabbia per la politica del Qatar in Siria era accompagnata dalla rabbia per il sostegno del Qatar ai jihadisti in Libia (così come dalle accuse di acquisto di terreni in Libia del Qatar).
Il Qatar aveva dato la sua benedizione e i suoi riyal ai Fratelli musulmani e satelliti in tutto il Nord Africa e l’Asia occidentale. Al-Nahda in Tunisia è stata finanziata da Doha, il cui denaro ha permesso al movimento islamico in esilio di spostare i propri uffici da un vicolo a un edificio del centro, una volta di proprietà di Tunisie Telecom. Le scadenti politiche sociali di al-Nahda assieme all’assassinio di due leader popolari (Shuqri Belaid e Muhammad Brahmi) hanno evocato lo spettro del Qatar ai tunisini. In Egitto, la cacciata di Muhammad Mursi dei Fratelli musulmani da parte dei militari e di una classe politica che includeva il partito filo-saudita al-Nur, ha preso in contropiede il Qatar. Il ministro degli Esteri del Qatar Khalid al-Attiyah è stato inviato ad incontrare il capo della Fratellanza Qairat al-Shatar nel carcere di Tora di Cairo, che ha però rifiutato di vederlo (e anche i rappresentanti degli Stati Uniti e degli Emirati Arabi Uniti nella delegazione). Nel regno dell’ex- emiro, al-Attiyah fu il Vice-ministro degli esteri agli ordini del vecchio cavallo di battaglia, sceicco Hamad bin Jassam al-Thani, uno degli architetti della politica estera assertiva del Qatar durante la primavera araba. Ma al-Attiyah non ha il peso del suo predecessore, né la sua astuzia. È la sua attesa a Cairo è il simbolo della paralisi della politica estera del Qatar.
Se i miliardi del Qatar non hanno seminato radici profonde in Tunisia e in Egitto, le cose vanno peggio in Siria. I funzionari del Qatar dicono che non porranno fine alla loro politica di armare i ribelli siriani, né faranno marcia indietro nella loro diplomazia aggressiva presso la Lega Araba e l’Organizzazione della Conferenza islamica. Tra i gruppi di ribelli siriani che preoccupano gli USA per i potenziali legami con al-Qaida o almeno il jihadismo estremo, c’è la brigata Ahfad al-Rasul, sconvenientemente finanziata dal Qatar. E qualcuno accusa Doha per il suo sostegno a Jabhat al-Nusra. L’ambasciatore della Coalizione nazionale siriana a Doha, Nizar al-Haraqi, ha incontrato il nuovo emiro ed è rimasto soddisfatto del fatto che la politica del Qatar non cambierà, ma non ha voluto parlare dei finanziamenti del Qatar per le armi (che secondo alcuni non sono tanti quanto richiesti e che altri dicono probabilmente diminuiranno). Ciò è un flash tra le politiche del vecchio e del nuovo emiro.
L’ultima volta che ho passeggiato tra i baraccamenti diplomatici di Doha, l’entusiasmo per la politica del Qatar verso il mondo musulmano era continuo. Il CNS aveva appena aperto la sua nuova sede presso Onaiza Street, nella zona della baia occidentale. I taliban erano pronti ad aprire il loro ufficio. Il Nord Africa era sul palmo dell’emiro e una delle strade principali di Doha è stata ribattezzata Omar al-Muqtar Street per onorare il grande anticolonialista libico e la battaglia del Qatar nel 2011 per rovesciare il regime di Gheddafi in Libia. Le cose sono meno certe adesso. Le discussioni tra Kabul e Islamabad sono al punto di spostare il processo da Doha a Istanbul o Dubai, lontano dallo sguardo di al-Thani. E a dimostrazione del declino precoce dell’indipendenza del Qatar, il nuovo emiro compie il suo primo viaggio all’estero in Arabia Saudita. L’emiro ha incontrato il re saudita Abdullah e il principe ereditario Salman alla Mecca. Non molto è stato rivelato in merito alla riunione. Ciò che è importante è il suo simbolismo, un gesto che il vecchio emiro non avrebbe mai permesso. La sua antipatia per i re di Riyadh è ben nota. Suo figlio è pragmatico non per temperamento (essendo molto simile al padre), ma per disperazione. Washington ritiene che un modo di emarginare la Fratellanza siriana e le sue propaggini jihadiste è sgonfiare le ambizioni del Qatar nella regione. Questo è anche un desiderio saudita. Non è dunque fortuito che il re saudita abbia nominato il principe Bandar bin Sultan, il capo dell’intelligence generale saudita, a sorvegliare gli interessi USA-sauditi in Siria. E’ certo che l’emiro del Qatar ha saputo dai sauditi di questo nuovo sviluppo. Un Qatar oberato dovrà fare i conti con ciò, per ora. Gli Stati Uniti si sono rivolti al loro alleato storico e fedele, per ripetere la loro avventura afghana in Siria, dalla cui strategia deriva un contraccolpo spaventoso.
Il marchio Qatar ne esce ammaccato, la compagnia aerea deve affrontare problemi in Libia, i ribelli affrontano problemi in Siria, e il suo braccio propagandistico al-Jazeera perde spettatori in tutto il mondo arabo. Il nuovo emiro sarà lieto di rivolgere le sue attenzioni al proprio Paese. E poi, la storia ci dimostra che, nonostante le loro divergenze, i sultani d’Arabia sempre compongono e serrano le fila. Non per niente hanno governato per secoli, che per la durata della vita umana sembra un’eternità: Bahrain (gli al-Khalifa dal 1783), Qatar (gli al-Thani dal 1825) e il parvenu dell’Arabia Saudita (gli al-Saud dal 1932).
L’ultimo libro di Vijay Prashad è The Poorer Nations: A Possible History of the Global South (Verso, 2013).
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Vedasi: Qatar – L’assolutismo del XXI.mo secolo
Fonte:http://aurorasito.wordpress.com/2013/08/11/dal-bayah-del-qatar-al-re-saudita/
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