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venerdì 22 giugno 2018

Gamal abdel Nasser

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Nàsser. - Nome sotto cui è noto l'uomo politico egiziano Giamāl usain Abd an-Nāṣir (Beni Mor, Asyūṭ, 1918 - Il Cairo 1970). Guidò il colpo di Stato (1952) contro re Faruq e fu presidente della Repubblica (dopo la destituzione di M. Nagib, 1955). Con la nazionalizzazione del Canale di Suez (1956) N. si affermò come leader dell'anticolonialismo e del panarabismo. Dopo la sconfitta egiziana nella cosiddetta guerra dei sei giorni, si dedicò alla ricerca di una soluzione diplomatica alla crisi mediorientale.
Vita e attivitàFiglio di un impiegato statale, studiò dapprima legge e nel 1938 si diplomò presso l'accademia militare del Cairo. Nel 1948 partecipò al conflitto contro Israele con il grado di maggiore della IV brigata egiziana. Già intorno al 1942 N. cominciò, sulla base di un programma progressista e repubblicano, a organizzare il gruppo dei Liberi Ufficiali che nel luglio 1952 realizzò il colpo di stato contro re Faruk. N. fu la figura dominante del Consiglio militare al potere diventando anche ministro degli Interni (fino all'ott. 1953) e viceprimoministro. In contrasto con il presidente della Repubblica, gen. Nagib, N. riuscì a imporre la propria visione sui tempi lunghi e gli obiettivi radicali della fase di transizione alla democrazia, divenendo primo ministro nell'apr. 1954.
L'accordo anglo-egiziano dell'ott. 1954 portò a un ulteriore rafforzamento della posizione di N.; Nagib venne destituito e N. ne acquisì i poteri, divenendo poi, nel giugno 1956, presidente della Repubblica. Già promotore della riforma agraria (1952), N. avviò il rilancio economico e industriale del paese legandolo alla realizzazione del progetto di una diga ad Assuan. Il mancato sostegno finanziario da parte occidentale, la conseguente nazionalizzazione del Canale di Suez (1956), la successiva crisi militare e, nel 1957, la nazionalizzazione dei beni occidentali, aumentarono il prestigio di N. come leader dell'anticolonialismo, rafforzato ulteriormente dal sostegno offerto ai movimenti di liberazione africani. Il disegno nasseriano di una progressiva unificazione panaraba, anche in funzione antisraeliana, sembrò trovare una sua prima realizzazione nel 1958 con l'unificazione fra Egitto e Siria, tuttavia fallita nel 1961. Riconfermato dalle elezioni del 1965, N. perseguì il rafforzamento militare del paese, con l'attivo sostegno dell'URSS, ma un attacco preventivo da parte israeliana portò alla sconfitta egiziana del 1967. La guerra dei sei giorni costò all'Egitto la perdita del Sinai e il blocco del Canale di Suez, oltre a dolorose perdite in uomini e mezzi; N. propose le sue dimissioni, ma esse furono respinte dal popolo. Ottenute nuove armi dall'Unione Sovietica, iniziò lungo il Canale una guerra di logoramento, ma ormai era stanco e malato. Non cessò per questo la sua attività nello sforzo di assicurare almeno un minimo di cooperazione araba, ma senza troppa convinzione: nel luglio 1970 sorprese tutti con l'improvvisa accettazione della proposta avanzata dal segretario di Stato statunitense W. Rogers per una tregua che consentisse l'avvio di trattative. Poco dopo, mentre era impegnato in un tentativo di mediazione fra le organizzazioni della resistenza palestinese e la Giordania, improvvisamente morì. La notizia della sua morte fu accolta con estremo cordoglio in tutto il mondo arabo, dove la sua figura aveva raggiunto un valore emblematico; tuttavia, con il passare del tempo la sua azione fu sottoposta, nello stesso Egitto, a un'opera di revisione e ridimensionamento

Preso da: http://www.treccani.it/enciclopedia/nasser/

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