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lunedì 19 dicembre 2016

Non riusciamo neppure a fermare i gommoni sgonfi

3 novembre 2016 di
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Nei giorni scorsi il sito Formiche.net ha pubblicato un illuminante articolo di Pietro Di Michele che riprendeva le dichiarazioni dell’ammiraglio di divisione, Enrico Credendino, comandante della missione EunavFor Med, durante un’audizione informale alle commissioni Esteri e Difesa del Parlamento.
“I gommoni vengono dalla Cina: noi sappiamo benissimo da dove vengono, chi li fabbrica, che strada fanno, vanno in Turchia, poi a Malta, poi in Libia.
“Purtroppo – ha aggiunto Credendino – essendo un commercio legale, non c’è modo di bloccare l’arrivo dei gommoni in Libia.


Bisognerebbe convincere la Cina a non dare più questi gommoni fatiscenti alla Libia, non è semplice, non c’è modo di bloccarli. L’unica cosa che possiamo fare è, quando arrivano in Libia e sono nelle mani dei trafficanti distruggerli”.
Ma per colpire i gommoni sulla costa e nelle acque territoriali libiche l’operazione Eunavfor Med dovrebbe essere autorizzata dall’Onu o dal governo libico, quello evanescente di Fayez al-Sarraj che non controlla un bel nulla e che si basa sul consenso di tribù e milizie che si arricchiscono col traffico di esseri umani.


“L’ideale sarebbe riuscire a evitare che arrivino”  ha auspicato l’ammiraglio.
“Tutti sanno da dove arrivano e a cosa servano, sono fatti per fare un solo viaggio e si vede, la gomma è di scarsa qualità, non hanno il fondo, quindi è evidente che lo scopo è solo quello, ma non c’è nessun mezzo, purtroppo, per evitare che arrivino in Libia”.
Cina a parte però l’Italia e l’Europa potrebbero almeno tentare di fare pressioni su Turchia e Malta perché fermino i carichi di gommoni quando sono in transito sul loro territorio.


Oppure, visto che disponiamo di reparti di forze speciali considerati tra i migliori del mondo (tra l’altro già presenti in Libia e sulle navi del dispositivo Mare Sicuro), non dovrebbe essere difficile individuare i cargo che trasportano i gommoni ai trafficanti e intercettarli per distruggerne il carico senza provocare danni a navi ed equipaggi.
Del resto se il commercio dei gommoni è legale nulla vieta che, alla luce del sole, le navi militari italiane ed europee ispezionino i cargo diretti in Libia (anche con la motivazione di verificare eventuali forniture illecite di armi come previsto dai nuovi compiti assegnati recentemente a Eunavfor Med) requisendo e distruggendo i gommoni per ragioni di sicurezza nazionale.

Decisioni che ovviamente non possono essere assunte dagli ammiragli ma dai vertici politici, innanzitutto a Roma e poi a Bruxelles.
Anche perchè se le flotte Ue e italiana non sono in grado nemmeno di fermare le consegne dei gommoni cinesi agli scafisti tanto vale ritirarle nei porti e sostituire le navi militari con più economici traghetti e varare ufficialmente l’Operazione “Svuota l’Africa” per portare nel Belpaese 1,2 miliardi di abitanti del Continente Nero.
Se in Italia vi fosse davvero la volontà di fermare o quanto meno scoraggiare l’immigrazione clandestina il Parlamento avrebbe già approvato una legge ad hoc contro chi si rivolge alle organizzazioni criminali per emigrare illegalmente.
Legge che sarebbe auspicabile venisse recepita dalla Ue ma che invece sta per essere licenziata dal Parlamento di Canberra, in Australia.

A rafforzamento giuridico della posizione australiana sui flussi migratori illegali basata sul noto slogan “No way”, il governo australiano si appresta a negare a vita visto, permesso di soggiorno o asilo a chiunque abbia tentato o tenti di entrare nel paese illegalmente.
Il premier Malcolm Turnbull (nella foto a sinistra) ha annunciato che la proposta di legge verrà presentata a breve in Parlamento e che si tratta di una misura necessaria perchè passi il “messaggio risoluto e inequivocabile” che gli immigrati clandestini non avranno alcuna possibilità di venire accolti in Australia.


“Si tratta di una battaglia tra il popolo australiano, rappresentato dal suo governo, e le organizzazioni criminali di trafficanti di esseri umani – ha aggiunto Turnbull ammonendo che – non bisognerebbe sottovalutare l’entità della minaccia.
Questi trafficanti sono i peggiori criminali e fanno affari multimiliardari”.
Canberra ha adottato da tempo una politica molto dura respingendo i barconi individuati verso le coste dei Paesi di provenienza e inviando i clandestini che riescono ad arrivare sul territorio nazionale nei centri istituiti sulle isole di Manus (Papua Nuova Guinea) e Nauru, in attesa di una risposta sulla loro richiesta di asilo che, se accolta, accorderà loro il permesso di soggiorno in quelle isole, non in Australia.
L’intesa raggiunta da Canberra con questi Stati del Pacifico prevede aiuti economici in cambio della disponibilità a ospitare i campi che accolgono gli immigrati illegali.

La nuova legge riguarderà anche quanti sono in queste isole dal 19 luglio del 2013 e quanti arriveranno in futuro, ma non includerà i minori.
Di fatto la stessa misura che da tempo propone Analisi Difesa, da abbinare a espulsioni dei clandestini giunti illegalmente in questi anni e ai respingimenti assistiti sulle coste libiche di coloro che arrivano oggi in Italia arricchendo i trafficanti.
Sempre che a Roma vogliano davvero fermare i flussi di immigrati clandestini.
Sospetto più che legittimo perché se sulla sponda africana del Mediterraneo l’immigrazione illegale consente ai trafficanti 6 miliardi annui di incassi (lo dice Europol), sulla sponda italiana il business dell’assistenza ammonta a 4 miliardi annui che finiscono per lo più nelle tasche di enti cattolici e cooperative legate all’area della sinistra, che messi insieme rappresentano una bella fetta del panorama politico nazionale.
Foto: Australia.gov, AFP, EPA, Twitter e Marina Militare

Preso da: http://www.analisidifesa.it/argomento/libia/

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