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giovedì 3 luglio 2014

Dopo Soros: “Lobby Ebraica”, un tabù infranto? 1

AUTORE: Manno Mauro, aprile 2007

Tradotto da Originale





I. Si può trascurare M&W [1], ma il finanziere Soros è ineludibile

Una «logica» infame

Ogni discussione sull’influenza delle comunità ebraiche sui governi dell’Occidente ha rappresentato per lungo tempo, praticamente dalla fine della II guerra mondiale ai giorni nostri, uno dei più solidi tabù e un ostacolo alla libera circolazione delle idee nei nostri paesi che pur si vantano di essere la culla della democrazia e della libertà di opinione e della sua diffusione a mezzo stampa o telematica. Parlare dell’influenza ebraica sui governi dell’Occidente, o semplicemente di lobby ebraica, veniva immediatamente assimilato al voler riproporre sotto nuova forma I protocolli dei saggi di Sion e al ripresentare la teoria del complotto ebraico quale tentativo di controllare il mondo. L’accusa non si fermava qui naturalmente e si finiva per essere dichiarati nazisti, cioè rappresentanti del male assoluto.


La semplicistica «logica» deduttiva a cui si ricorre ancora oggi contro chiunque osi pronunciare le parole “lobby ebraica” è la seguente:

Parlare di Lobby Ebraica = Protocolli dei Saggi di Sion = Credere nel Complotto Ebraico = Antisemitismo = Nazismo = Sterminio degli Ebrei = Male Assoluto

Questa «logica» ha fatto corpo con la narrativa dei vincitori della seconda guerra mondiale soprattutto dopo la costituzione dell’alleanza tra gli Stati Uniti e Israele ma è stata anche accettata con entusiasmo dalla tradizionale sinistra parlamentare europea e parte di quella extraparlamentare, le quali, avendo perso il punto di riferimento del socialismo, si qualificano con l’unica discriminante del nazismo. Questo è anche l’unico per riuscire a giungere al potere e servire più o meno tutte le altre esigenze del capitalismo, dallo sfruttamento, alla globalizzazione, dalla guerra all’imperialismo.

Questa «logica» semplicistica che perfino uno studente di filosofia del liceo metterebbe in crisi, ci è oggi imposta in alcuni casi con la forza della legge. Ogni elemento della sequenza costituisce col successivo una tautologia per cui il primo e l’ultimo finiscono per equivalersi. Parlare di lobby ebraica è volere il male assoluto, cio che nel gioco delle tautologie significa lo sterminio di tutti gli ebrei. Non è quindi sorprendente che contro gli sterminatori si debba ricorrere alla forza della legge e dell’ostracismo.

Ma si dà il caso che parlare di lobby ebraica non voglia necessariamente dire che si crede alla veridicità dei Protocolli dei Saggi di Sion; si può addirittura essere antisemiti senza essere nazisti e senza volere lo sterminio degli ebrei (lo scrittore cattolico Bernanos ebbe ad affermare che “Hitler e il nazismo hanno disonorato l’antisemitismo); si può non essere affatto antisemiti e sottolineare l’esistenza di una lobby ebraica. Io personalmente noto che nella comunità ebraica mondiale vi è assai diffuso e forte un rifiuto dell’assimilazionismo e quindi una insistenza a-storica sui matrimoni razziali (endogamici); questa tendenza, precedente la nascita del sionismo, è oggi incoraggiata proprio dal sionismo; la si può tenere per razzismo bello e buono e quindi combatterla in nome di un mondo senza razze e in nome di un’umanità indivisa in cui gli esseri umani sono tutti uguali.

L’antisemitismo è ovviamente una forma di razzismo inaccettabile come, ma non più del razzismo che colpisce i neri o i nord africani o chiunque altro sia ritenuto «diverso». Personalmente riconosco un’unica diversità importante tra gli esseri umani: i gruppi sanguigni. Non si può donare o ricevere il sangue a/da persone con gruppo sanguigno non compatibile con il nostro. Per il resto una persona normale dà e riceve sangue a/da chiunque, indipendentemente dalla razza o dalla religione o dal colore della pelle. Ritengo il concetto di razza completamente sbagliato e a-storico. Millenni di vita in comune e di movimenti di popoli sulla terra hanno reso per lo meno obsoleta questa idea malsana.

C’è comunque qualcos’altro di paradossale nella «logica» di cui sopra: I Protocolli dei Saggi di Sion sono oggi riconosciuti universalmente come un falso storico. Nessuno si sogna oggi di ritenerli validi se non qualche personaggio eccentrico e originale come per esempio, tanto per citarne uno, Henry Makow, l’inventore del gioco Scruples [2]. Se quasi nessuno crede più ai Protocolli, sono sempre più numerosi coloro che parlano di lobby ebraica. Il suo operato non può assolutamente più essere equiparato ad un complotto segreto degli ebrei, in quanto tutti possono vedere come le varie organizzazioni che compongono la lobby operino alla luce del sole, riportino nella loro stampa le loro operazioni, si vantino dei loro successi, ecc. L’accusa rivolta a chi denuncia la lobby ebraica di credere nell’esistenza di un complotto segreto ebraico è semplicemente ridicola. Esistono interessi che le comunità ebraiche nell’Occidente difendono presso i governi dei paesi in cui operano. Questi loro interessi sono essenzialmente i loro interessi economici (si tratta spesso di comunità ricche o con ricchi uomini d’affari) ai quali si aggiungono gli interessi politico strategici di Israele. La difesa di questi interessi ebraici avviene alla luce del sole, con tutti i mezzi legali e illegali che il capitalismo (il potere del capitale) mette a disposizione.

Eppure parlare di questa lobby ebraica (non di un fantomatico complotto ebraico) è oggi assolutamente vietato. Non è politically correct anzi è un tabù la cui violazione può costare cara. È Streng Verboten. Ebbene, nel corso dell’ultimo anno anche questo pilastro della repressione del libero pensiero ha cominciato a emettere evidenti scricchiolii che ne lasciano presagire il crollo. Ma questo non è avvenuto perché chi doveva difendere la libertà di pensiero e di stampa, cioè principalmente i governi e i grandi media, hanno condotto una battaglia contro i tabù. Sono stati anzi proprio questi ipocriti “difensori della libertà” che hanno imposto il silenzio, che hanno difeso il tabù, che hanno represso la libertà d’espressione.

Ciò che ha aperto spazi al dibattito è stata la sconfitta della criminale strategia neoconservatrice sionista americana e israeliana in Iraq, in Libano e in Palestina. Soprattutto in Iraq dove i soldati americani continuano a morire per difendere la strategia di un Grande Medioriente dominato da Israele.

Lobby ebraica, lobby sionista o lobby pro-israeliana? Perché non semplicemente LESPI?

Oggi si comincia a parlare della lobby ebraica in America. Ma non tutti usano l’aggettivo ebraica. Si preferisce ricorrere a termini più neutri come lobby pro-israeliana, lobby israeliana o a termini più politici come lobby sionista. Perché questa reticenza? È vero che è veramente difficile non costatare l’operato pro-israeliano del Congresso o dei vari governi (Democratici o Repubblicani). È impossibile non attribuire ad organizzazioni pro-israeliane in America l’evidentissimo sostegno degli Stati Uniti allo Stato d’Israele, alla sua economia, al suo esercito o la sfacciata e intransigente difesa del rappresentante ONU di Washington di tutte le malefatte israeliane e i numerosi veti opposti alle risoluzione di condanna dello stato ebraico. Ciò avviene anche se è altrettanto evidente che la difesa delle ingiustizie di Israele, contro il sentire dell’intera comunità mondiale, indebolisce la credibilità dell’unica superpotenza rimasta ed è un fattore che ha contribuito non poco al suo attuale isolamento internazionale. La verità è che non si usa il termine lobby ebraica e si ricorre a termini sostitutivi essenzialmente perché ciò non piace alla lobby ebraica stessa. E anche perché si teme di essere accusati di «antisemitismo»

Eppure la lobby è ebraica perché è costituita come vedremo di numerose organizzazioni e personalità ebraiche. Esse hanno i loro interessi negli Stati Uniti, sono gli interessi di una fetta importante del capitalismo finanziario americano ma sono riconducibili a ebrei. Questi interessi si estendono non solo negli Stati Uniti, anche nel resto del mondo e in particolare in Israele. Molti ricchi finanzieri o uomini d’affari americani hanno investito nella “terra dei loro avi”, per arricchirsi e per sostenere lo stato sionista. Così la lobby ebraica difende i suoi propri interessi economici in America ma difende anche i suoi interessi in Israele. Questa lobby è ebraica perché la maggior parte degli ebrei si riconoscono in essa (checché ne dicano gli ebrei che la contrastano).

Siamo veramente stanchi di dover ripetere certe cose ma facciamolo comunque: È naturalmente vero che non tutti gli ebrei d’America fanno parte della lobby ebraica, in quanto la lobby ebraica è sostanzialmente permeata dall’ideologia sionista e non tutti gli ebrei sono sionisti. È vero certamente, ma è anche vero che gli ebrei che si contrappongono alla lobby ebraica sono molto pochi, sebbene in crescita. Allora ha senso parlare di lobby ebraica e non vogliamo avere attenzioni alla speciale (e falsa) sensibilità ebraica che impedisce a tanti di pronunciare l’aggettivo che inizia con la lettera e. A coloro che ricorrono esclusivamente al termine sionista, diciamo che non serve a niente perché secondo il nuovo paradigma ebraico, cioè antisionismo = antisemitismo oggi molto di moda, gli antisionisti o semplicemente chiunque attacca Israele e la sua politica è assimilabile di diritto e di fatto al male assoluto. Continuino pure, costoro, a parlare di lobby cinese, o lobby indiana o altro, nessuno li accuserà di voler sterminare tutti gli indiani o tutti i cinesi, ma si guardino di dire male di tutto ciò che è ebraico, sionista o israeliano.

Non solo non si usa il termine di lobby ebraica, ma molti sostengono che la lobby pro-israeliana (israeliana, sionista) non ha alcun peso nella politica americana in quanto sono esclusivamente gli interessi nazionali (in particolare quelli petroliferi) che determinano la politica estera statunitense in Medio Oriente. É facile rispondere che se così fosse non avrebbe molto senso l’esistenza stessa di una potente e ramificata lobby pro-israeliana negli Stati Uniti. Si può loro rispondere che se si considerano esclusivamente gli interessi americani (senza lobby) a breve scadenza (le difficoltà della guerra in Iraq e l’isolamento internazionale USA) e a scadenza molto più lunga (il rapporto con i paesi arabi, il petrolio e la prospettiva della contesa globale con la Cina), non si capisce come una grande potenza come gli Stati Uniti non riesca a imporre la costituzione di un piccolo stato palestinese che richiederebbe solo il ritiro di qualche decina di migliaia di coloni per liberare un territorio grande quanto la provincia di Lecce in uno stato poco più grande della Puglia. Gli Stati Uniti ne guadagnerebbero enormemente senza danneggiare più di tanto il loro alleato Israele. Una cosa analoga è stata fatta in un batter d’occhio a Timor Est, imponendola a un alleato molto importante in Estremo Oriente, l’Indonesia; un alleato fondamentale degli USA per l’inevitabile futuro confronto con la Cina, e un alleato che oltretutto rischia di scivolare nell’antiamericanismo e nell’integralismo islamico. Solo l’influenza e il peso della lobby ebraica possono spiegare la cecità della strategia americana in Medio Oriente.

Tutta la storia degli interessi petroliferi americani che avrebbero portato gli USA a invadere l’Iraq, non ha molto fondamento. Il petrolio è destinato a vedere diminuire la sua importanza a causa del pericolo del riscaldamento globale e i governi occidentali stanno pensando di correre ai ripari e sviluppare forme di energia alternative. Inoltre si pensa veramente che gli Stati Uniti possano permettersi di invadere i paesi petroliferi per controllarne le risorse? Proprio l’esempio dell’Iraq dimostra che questa strategia è troppo costosa e porterebbe ancora più rapidamente ad una crisi petrolifera mondiale. É molto più facile comprare il petrolio sul mercato. Come ci spiegherà in seguito Michael Neumann gli Stati Uniti non hanno invaso i paesi produttori di petrolio quando essi hanno nazionalizzato le loro risorse o quando si sono consociati nell’Opec per difendere i loro interessi. Ci sono stati altri modi per assicurarsi i rifornimenti energetici, si sono utilizzati i petrodollari per stimolare l’economia americana e quando le cose si sono messe veramente male si è ricorso alle pressioni per ottenere un regime change come con l’Iran di Mossadeq. La politica delle guerre mediorientali attuali è frutto del potere della lobby ebraica nelle istituzioni americane. L’invasione dell’Iraq si spiega solo se lo si considera come il primo pezzo del gioco di domino geopolitico immaginato da Israele, dalla lobby ebraica americana e dai neoconservatori sionisti. Caduto l’Iraq, gli altri pezzi, la Siria, la Palestina, l’Iran, ecc sarebbero caduti senza nemmeno troppi colpi ferire (si sperava) dal momento in cui maturavano le condizioni di un gigantesco regime change tutto favorevole a Israele.

Propongo comunque di usare da ora in poi il termine ‘lobby ebraica sionista pro-israeliana’. O più semplicemente il suo acronimo LESPI. Mi voglio prendere lo sfizio di formulare un nuovo termine onnicomprensivo e chissà che non riesca a mettere d’accordo un po’ tutti (quelli che hanno coraggio)?

Chi è George Soros e perché il suo intervento è importante?

George Soros non è un personaggio qualunque. La sua storia e la sua posizione ci inducono a pensare che il suo intervento sulla questione della LESPI in America rappresenti un turning point al quale dobbiamo attribuire la dovuta importanza.

Wikipedia mette in risalto il fatto che egli sia stato “il fondatore del Soros Fund Management” e soprattutto “nel 1970 (..) del Quantum Fund insieme a Jim Rogers”. Viene inoltre specificato che “il fondo ebbe un rendimento del 3,365% nei successivi 10 anni, e creò la base della fortuna di Soros”. Con questi denari Soros si diede a vaste “speculazioni monetarie” internazionali che sono così riassunte da Wikipedia:

“Nel Venerdì Nero del 16 Settembre 1992, Soros divenne improvvisamente famoso quando vendette allo scoperto più di 10 miliardi di dollari in sterline, approfittando della riluttanza da parte della Banca d'Inghilterra sia di aumentare i propri tassi di interesse a livelli confrontabili con quelli degli altri paesi (il Sistema Monetario Europeo) sia di lasciare il tasso di cambio della moneta fluttuante. Alla fine, la Banca d'Inghilterra fu costretta a far uscire la propria moneta dallo SME e a svalutare la sterlina, e Soros nel processo guadagnò una cifra stimata in 1.1 miliardi di dollari. Da quel momento fu conosciuto come "l'uomo che distrusse la Banca d'Inghilterra. Nel 1997 durante la crisi finanaziaria Asiatica, l'allora Primo Ministro Malese Mahatir bin Mohamad accusò Soros di volere il deprezzamento della moneta Malese, il ringgit.”

Sempre secondo Wikipedia Soros è stato accusato anche di insider trading:

“Nel 1988 gli fu chiesto di partecipare ad un cambiamento di gestione di una banca Francese. Rifiutò di partecipare all'offerta, ma più tardi acquistò una relativamente piccola parte di azioni della compagnia. Quattordici anni dopo, nel 2002, una corte Francese lo condannò per insider trading e lo multò di 2 milioni di dollari. Soros negò qualsiasi addebito e disse che la notizia del cambiamento di gestione era pubblica. Dopo vari appelli è stato condannato dal tribunale francese nel Giugno 2006 a pagare una penale di 2,3 milioni di dollari.”

Ecco invece come lo descrive Heather Cottin militante anti-imperialista sul Covert Action Quarterly [3]

“Sì ho una politica estera: il mio obiettivo è divenire la coscienza del Mondo”. Non si tratta per nulla di un caso di narcisismo acuto della personalità; ecco infatti, come George Soros applica oggi il potere dell'egemonia degli USA nel mondo. Le istituzioni di Soros e le sue macchinazioni finanziarie sono in parte responsabili della distruzione del socialismo in Europa dell'Est e nell'ex URSS. Ha gettato la sua attenzione anche sulla Cina. Ha preso anche parte a tutte le operazioni che sono sboccate nello smantellamento della Jugoslavia. Mentre si dà arie da filantropo, il ruolo del miliardario George Soros consiste nel rinserrare la presa ideologica della globalizzazione e del Nuovo Ordine Mondiale assicurando la promozione del proprio profitto finanziario. Le operazioni commerciali e "filantropiche" di Soros sono clandestine, contraddittorie e coattive. E, per ciò che riguarda la sue attività economiche, egli stesso ammette che non ha coscienza, in quanto capitalista è assolutamente amorale. Maestro della nuova arte della corruzione che inganna sistematicamente il mondo, con accesso agli uomini di stato che lo ascoltano. È stato vicino a Henry Kissinger, Vaclav Havel e al generale polacco Wojciech Jaruzelski. Sostiene il dalai lama, il cui istituto si trova a Presidio, San Francisco, che ospita, tra l'altro, la fondazione diretta dall'amico di Soros, l'ex dirigente sovietico Mikhail Gorbachev. Soros é una figura di punta del Consiglio delle Relazioni estere, del Forum economico mondiale e di Human Rights Watch (HRW). Nel 1994, dopo un incontro con il suo guru filosofico, Sir Karl Popper, Soros ordinava alle sue società di mettersi a investire nelle comunicazioni in Europa centrale e dell'Est. L'amministrazione federale della radiotelevisione della Repubblica ceca ha accettato la sua offerta di riprendere e finanziare gli archivi di Radio Free Europe. Soros ha trasferito i suoi archivi a Praga e ha speso più di 15 milioni di dollari per i loro spettacoli. Congiuntamente con gli USA, una fondazione Soros dirige oggi Radio Free Europe/Radio Liberty, che ha esteso le sue ramificazioni al Caucaso e in Asia. Soros è il fondatore e il finanziatore dell'Open Society Institute. Ha creato e sostenuto il Gruppo internazionale di Crisi (GIC) che, tra l'altro è attivo nei Balcani dopo lo smantellamento della Jugoslavia. Soros lavora apertamente con l'Istituto Americano per la Pace - un organo ufficialmente riconosciuto dalla CIA. Quando le forze ostili alla globalizzazione protestavano sulle strade attorno il Waldorf-Astoria, a New York, nel febbraio 2002, George Soros era all'interno e teneva un discorso davanti il Forum economico mondiale. Quando la polizia premeva i manifestanti nelle gabbie metalliche a Park Avenue, Soros vantava le virtù d'una "società aperta", unendosi così a Zbigniew Brzezinski, Samuel Huntington, Francis Fukuyama e altri”

Ognuno la pensi come vuole ma quando un personaggio del genere interviene in politica e attacca l’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee, la principale organizzazione della LESPI) noi abbiamo il dovere di ascoltare. L’attacco è tanto più significativo in quanto George Soros è ebreo.

Cosa dice il suo articolo?

Immaginiamo che Soros debba aver riflettuto molto bene prima di denunciare pubblicamente l’AIPAC. Sul volume 54, numero 6, della prestigiosa New York Review of Books (12 aprile 2007) egli ha fatto pubblicare un suo articolo intitolato On Israel, America and AIPAC [4]. L’articolo ha subito scatenato un enorme dibattito sui giornali del mondo anglosassone e oltre. In realtà le cose scritte da Soros nel suo articolo sono ben note a chi ha avuto occhi per vedere e non ha fatto uso di paraocchi sionisti o “di sinistra”, ma la cosa importante è che sia lui a dirle. E cosa dice Soros?

Scottanti ammissioni

Egli inizia con un attacco diretto all’amministrazione Bush la quale “ancora una volta sta per commettere un enorme sbaglio politico in Medio Oriente”. Il riferimento è alla volontà americana di non riconoscere il governo di unione nazionale palestinese con la scusa che al suo interno predomina Hamas, vincitrice dopotutto delle ultime elezioni politiche. Si tratta di un errore molto grave, secondo Soros, perché oggi “la minaccia più grande per Israele viene dall’Iran” e per questo “una progressione verso una soluzione in Palestina aiuterebbe ad affrontare meglio quella minaccia”.

Soros lamenta che “l’attuale politica dell’amministrazione Bush non viene nemmeno dibattuta negli Stati Uniti. Mentre altre zone calde del mondo sono argomento di libera discussione, la critica delle nostre politiche verso Israele viene messa assolutamente a tacere”.

La causa delle scelte politiche sbagliate dell’amministrazione Bush e del soffocamento del dibattito sulla politica americana in Medio Oriente

“si trova nella dilagante influenza dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), che influisce fortemente su entrambi i partiti Democratico e Repubblicano. La missione dell’AIPAC è di assicurare il sostegno americano a Israele ma negli anni recenti si è spinto oltre ogni limite. Si è alleato strettamente con i Neoconservatori ed è stato un entusiastico sostenitore dell’invasione dell’Iraq. Ha esercitato attivamente la sua attività di lobbying per ottenere la conferma di John Bolton quale ambasciatore USA alle Nazioni Unite. Continua ad opporsi ad ogni dialogo con un governo palestinese che abbia al suo interno Hamas. Ancora più di recente, è stato tra i gruppi di pressione che sono riusciti a imporre alla direzione del partito Democratico di lasciar cadere la condizione che il Presidente ottenga la preventiva approvazione del Congresso per poter attaccare l’Iran. L’AIPAC sotto l’attuale direzione ha chiaramente travalicato la sua missione, e ben lungi dal garantire l’esistenza di Israele, la sta mettendo in pericolo”.

Soros, il grande “filantropo” (così lo definisce il giornale della comunità ebraica americana Forward), è preoccupato per Israele e quando critica la politica di Bush e l’influenza dell’AIPAC è solo perché esse, secondo lui, mettono in pericolo la sicurezza dello Stato Ebraico e, lo vedremo dopo, rischiano anche di far crescere l’antisemitismo. Registriamo che il filantropo non ha preoccupazioni per il popolo americano, per i soldati morti in Iraq, per le numerose vittime civili irachene.

Vale la pena fare alcune brevi considerazioni sulle sue affermazioni. Prima di tutto la sua conferma che l’AIPAC strongly affects sia il Partito Democratico che quello Repubblicano mi pare un’affermazione che la dice lunga sul peso della LESPI in America. Una lobby che “influisce fortemente” sui due unici partiti americani non è cosa da nulla nella cosiddetta democrazia statunitense. Quando poi Soros afferma che l’AIPAC si è closely allied con i neoconservatori, non dice tutta la verità. Non si tratta di alleanza stretta ma semmai di diretta emanazione nel senso che i neoconservatori sono l’AIPAC oggi. I neoconservatori sionisti sono quasi tutti ebrei e prima di andare al governo con Bush operavano nei vari centri di “studi” strategici filo-israeliani da sempre finanziati e diretti dall’AIPAC. Quanto all’invasione dell’Iraq, l’AIPAC non l’ha solo sostenuta entusiasticamente ma l’ha progettata. Basta andarsi a rileggere il famoso documento intitolato “A Clean Break” (un taglio netto) scritto da Netanyahu e da David Wurmser. Tutti sappiamo chi è Netanyahu e conosciamo il suo legame con i neoconservatori USA e i cristiano-sionisti del Bible Belt, Su David Wurmser se ne sa un po’ meno, allora basta ricordare che dopo essere passato per vari think tanks dell’AIPAC, dopo aver fatto il suo lavoro al Project for New American Century (PNAC) accanto a Netanyahu appunto, e al fianco di Cheney e Rumsfeld, è approdato quale primo stratega (per il Medio Oriente) nel gruppo dei collaboratori del vicepresidente degli Stati Uniti. Il PNAC è una creazione della lobby e ha avuto, fin dalla sua nascita negli anni ’90, il compito di attrarre al suo interno quanti più politici conservatori americani non ebrei possibile per portarli sulla linea della destra israeliana di Netanyahu e Sharon. L’operazione è riuscita perfettamente perché oggi nell’ala politica conservatrice americana vi sono due linee contrapposte, quella sionista che è dominante e quella generalmente denominata “realista”. Gli estensori del documento “The Israel Lobby”, M&W, e il comitato bipartisan Baker-Hamilton sono i principali rappresentanti dei conservatori “realisti” e stanno cercando di porre rimedio alla catastrofica politica propugnata dai neoconservatori, dall’AIPAC, da Israele e applicata, coi risultati che conosciamo, dall’attuale presidente G.W. Bush.

Il documento “A Clean Break” fu elaborato nel 1996 e proponeva già allora l’invasione dell’Iraq e tutta la strategia del Grande Medio Oriente).

Un’altra ammissione interessante di Soros è quella che attribuisce all’AIPAC le pressioni sulla dirigenza del partito Democratico perché si concedesse al presidente la possibilità di attaccare l’Iran senza ottenere prima l’approvazione del Congresso. Ammissione di una certa gravità, ritengo. In quanto poi agli altri “gruppi di pressione” che avrebbero sostenuto questa stessa posizione, Soros non ne cita nessuno, e io personalmente non ne conosco e sfido chiunque a nominarne qualcuno.

La tattica della LESPI

Oltre alle scottanti ammissioni che troviamo nella sua lettera, Soros alza per noi un angolino del velo che copre (ma non nasconde affatto) la principale tattica della lobby che l’ha portata a dominare il Congresso. Afferma:

“La lobby pro-israeliana è stata straordinariamente vittoriosa nel sopprimere ogni critica. Se i politici sfidano il suo potere lo fanno a loro rischio e pericolo a causa dell’abilità della lobby di influenzare le contribuzioni politiche (Si tratta dei denari della lobby, come vedremo dopo e come Soros sa benissimo, ndt). Quando Howard Dean chiese nel 2004 una politica più equilibrata nei confronti di Israele, le possibilità di una sua nomina (contro Kerry, ndt) furono grandemente danneggiate(…). Gli accademici trovano sbarrate le possibili vie di un a promozione e gli esperti dei Think Tanks si vedono ritirare i finanziamenti quando vanno oltre la linea stabilita. In seguito alle sue critiche della politica repressiva israeliana in Cisgiordania, l’ex-presidente Jimmy Carter ha subito la perdita di alcuni finanziatori del suo centro”.

Che questi finanziatori fossero ebrei, ci possiamo giurare. Che poi questa ammissione del potere della LESPI sulla politica americana attraverso il denaro ebraico, venga fatta da un esperto finanziatore ebreo della politica nel mondo, deve far riflettere tutti i nostri sinistri politici sempre pronti a lanciare l’accusa di ‘antisemitismo’ per ingraziarsi evidentemente la forza dei finanziamenti o fare opera di genuflessione davanti alla LESPI.

La soluzione secondo George Soros

“Non sono un sionista, - dice Soros – né un ebreo praticante, ma ho grandissima simpatia per i miei confratelli ebrei e una profonda preoccupazione per la sopravvivenza di Israele. Non volevo portare argomenti ai nemici di Israele (…). Ma ora devo fare una domanda: com’è che Israele è oggi tanto in pericolo? Non posso esentare l’AIPAC dalla sua parte di responsabilità. Sono un fervente sostenitore del pensiero critico. Ho sostenuto molti dissidenti in molti paesi. (…). Non posso starmene in silenzio ora, quando la lobby pro-israeliana è uno degli ultimi fortini coperti di questo modo dogmatico di pensare. (…). Penso che oggi sia cominciato in questo paese un processo assolutamente necessario di riesame della politica americana nel Medio Oriente; ma questo processo non può fare molta strada finché l’AIPAC conserverà una potente influenza (powerful influence) sia nel partito Democratico che su quello Repubblicano. Alcuni dirigenti del partito Democratico hanno promesso che si daranno da fare per un cambio di direzione ma non possono mantenere questa promessa finché non saranno in grado di resistere agli ordini (dictates) dell’AIPAC”.

All’accusa di fomentare l’antisemitismo Soros risponde:

“Uno dei miti propagandati dai nemici di Israele è che ci sia una onnipotente congiura sionista. È un’accusa falsa. Nondimeno però, il fatto che l’AIPAC ha avuto tanto successo nel sopprimere ogni critica ha dato qualche credito a questa falsa opinione. Demolire il muro di silenzio che ha protetto l’AIPAC metterebbe fine a queste opinioni. Un dibattito all’interno della comunità, invece di fomentare l’antisemitismo, aiuterebbe solo a farlo diminuire”

Quindi l’AIPAC sarebbe un’organizzazione sionista potentissima che è riuscita a tacitare ogni critica, che domina la politica americana (almeno quella estera in Medio Oriente) e con la sua intransigenza minaccerebbe l’esistenza stessa di Israele. Inoltre fomenterebbe l’antisemitismo. Parola di Soros.

Ma col suo progetto di intervenire in politica, di difendere realmente Israele (meglio di come fa l’AIPAC comunque), e quindi ridurre il cosiddetto «antisemitismo» non è anch’egli un altro l’esempio della forza del potere del denaro della LESPI? Non a caso Soros pensa di costituire una seconda lobby ebraica, non estremista e intransigente come l’AIPAC. La notizia è riportata in Ha’aretz in questi termini:

“ Membri ‘colombe’ pro-israeliani della comunità ebraico-americana pensano di costituire un’alternativa della lobby AIPAC, ha scritto ieri la Jewish Telegraph Agency (JTA). Tra i personaggi chepensano di promuovere questa iniziativa vi è il miliardario filantropo George Soros, che non si è lasciato coinvolgere in argomenti israeliani fino ad ora; i filantropi Edgar e Charles Bronfan e Mel Levine,( atri tre filantropi! ndt) un ex- Congressista del partito Democratico, nonché potente avvocato della West-Coast”.[5]

Non una lobby ebraica quindi ma ben due, che in America col denaro fanno gli interessi di Israele e degli ebrei americani. Se la prima (l’AIPAC) l’avessimo chiamata ‘sionista’, questa come la dovremmo chiamare? Sionista è comunque anche questa, checché ne dica Soros. È un sionismo di ‘sinistra’, laburista (oggi in disfacimento in Israele. Antisionismo è semplicemente fondato sull’idea umanista che gli ebrei appartengono ai popoli presso i quali sono da sempre vissuti, che non debba esistere uno stato ‘ebraico’, che l’assimilazione è la strada che gli ebrei devono seguire.

Io direi che riguardo alla proposta Soros, sempre di lobby ebraica si tratta. O meglio, direi che la LESPI si biforca tra oltranzisti e ‘moderati’, tra falchi e colombe, tra Hawkish Jews and Dovish Jews. Tutto alla luce del sole comunque, niente complotto segreto ebraico, non ce n’è bisogno.

Esiste la lobby ebraica in America? Certo ce ne sono due!

Per questo suo articolo, il povero Soros (si fa per dire) si è fatto subito attaccare dalla Lobby, dai Democratici e in particolare dalla Pelosi. Ma a noi interessa l’attacco che gli è stato rivolto dalla stella nascente del partito Democratico, il candidato nero alla presidenza Barak Obama [6]. Vuole guadagnarsi i galloni. Per questo si è ormai decisamente avviato sulla via di Colin Powell che mentì all’Onu sulle armi di distruzione di massa e accettò la linea di politica estera dell’AIPAC (si ricordi il suo lento e lungo viaggio prima di giungere a Tel Aviv dove era diretto per chiedere “l’interruzione delle ostilità” nel 2002, per dare tempo a Sharon di invadere tutte le città palestinesi con l’operazione ‘scudo di difesa’ e compiervi le sue stragi). Obama è solo un altro uomo di colore che per salire al potere sa bene che deve ingraziarsi la LESPI. Lo deve fare in linea generale ma ha anche qualcosa di personale da farsi perdonare. In un’intervista di qualche tempo fa lo sprovveduto afro-americano commise l’errore imperdonabile di parlare della sofferenza dei palestinesi, attirandosi subito le ire di chi sappiamo [7] Ora è diventato un difensore integerrimo di Israele perché sa che se vuole essere eletto deve guadagnarsi col sudore i soldi ebraici per la campagna elettorale. Non sarà mai presidente del paese che ha schiavizzato i suoi antenati perché contro di lui altri candidati democratici (Hillary Clinton) o repubblicani (MacCain o Giuliani) hanno credenziali di servizio ebraico molto più solide delle sue.

Cos’è la lobby ebraica?

Per spiegare cosa sia l’AIPAC e come funzioni in concreto non potremmo fare meglio che riprodurre per intero il discorso di Jeffrey Blankfort, un autentico ebreo antisionista che da anni si batte contro la LESPI, tenuto alla Islamic Human Rights Commission a Londra il 9 luglio 2006. L’intervento di Blankfort è preceduto da una sua introduzione a beneficio degli iscritti alla sua mailing list.




Note

1 - John Mearsheimer e Stephen Walt, autori del saggio, The Israel Lobby, pubblicato nell’edizione del 23 marzo 2006 della London Review of Books. Vedi: http://www.Irb.co.uk/v28/n06/print/mear01_.html, versione abbreviata (83 pagine). Gli autori sono professori si scienze politiche di due università americane e appartengono alla cosiddetta scuola «realistica» di politica internazionale. Il loro saggio ha suscitato un gran dibattito negli Stati Uniti e nel mondo dal momento che è il primo serio attacco alla lobby ebraica USA, al suo ruolo nel difendere o imporre gli interessi israeliani nella politica estera americana e nella promozione della guerra in Iraq a favore del sionismo. La lobby ebraica lo ha duramente ma scompostamente attaccato.
2 - Makow ebreo canadese, vissuto per un certo tempo in Israele e poi emigrato in nord America, è oggi sostenitore di uno stato palestinese e di abbondanti compensazioni per i palestinesi resi profughi dalla costituzione dello Stato ebraico. Egli sostiene che i Protocolli di Sion sono un documento vero e che l’estensore ne sia stato Lionel Rothschield, anche fondatore di una setta segreta che egli denomina gli “Illuminati”. Non tutte le cose affermate da Makow sono fantasiose e un’occhiata al suo sito http://www.savethemales.ca/ può risultare istruttiva.
3 - Heather Cottin, George Soros: Mago imperiale e agente doppio, Covert Action Quarterly, Dicembre 2003, tradotto e pubblicato in italiano sul sito www.resistenze.org/sito/os/mp/osmp4d11.htm . Le traduzioni dall’inglese sono nostre salvo diversamente specificato.
4 - George Soros, On Israel, America and AIPAC, www.nybooks.com/articles/20030#fnr4 George Soros, On Israel, America and AIPAC, www.nybooks.com/articles/20030#fnr4
5 - Amiram Barkat, U.S. Jews form dovish pro-Israel lobby to compete with AIPAC, Ha’aretz, 12/10/2006.
6 - Eli Lake, Obama Rebuffs Soros, Billionaire’s Comments on AIPAC are scored, The Sun, 21 marzo 2007, vedi:
http://www.nysun.com/article/50846 . Più realisti del re.
7 - Le parole incriminate furono “nobody is suffering more than the Palestinian people”. Imperdonabile! Vedi: http://www.desmoinesregister.com/apps/pbcs.dll/article?AID=2007703120330
8 - L’Hasidismo è una setta ebraica di carattere mistico sorta in Polonia verso la fine del XVIII sec.
9 - I sottotitoli in corsivo sottolineato nel testo sono del traduttore.

Fonte: http://www.radioislam.org/islam/italiano/potere/lobby.htm

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