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giovedì 31 gennaio 2013

Libia: detenuti torturati e negate cure mediche

  • Libia: detenuti torturati e negate cure mediche
[26.01.2012] trad. di Vera Zasulich per GilGuySparks

I detenuti nella città libica di Misurata vengono torturati e sono loro negate cure mediche urgenti, inducendo Médecins Sans Frontières (MSF – Medici Senza Frontiere) a sospendere i suoi interventi nei centri di detenzione a Misurata.
MSF logo
Equipe di Medici Senza Frontiere hanno iniziato a lavorare nei centri di detenzione di Misurata nel mese di agosto 2011 per curare i feriti di guerra detenuti. A partire da quel momento, sempre più frequentemente i medici di MSF si trovano di fronte a pazienti che hanno subito lesioni causate da torture nel corso di interrogatori, svolti al di fuori dei centri di detenzione. Gli interrogatori erano condotti al di fuori dei centri di detenzione. In totale, MSF ha curato 115 persone con ferite riconducibili a tortura e hanno segnalato tutti i casi alle autorità competenti a Misurata.


Pazienti risottoposti a tortura
Da gennaio, parecchi dei pazienti ricondotti ai centri di interrogatorio sono stati nuovamente torturati.
Alcuni funzionari hanno cercato di sfruttare e ostacolare il lavoro medico di MSF“, spiega il direttore generale di MSF, Christopher Stokes.
Ci son stati portati pazienti per le cure mediche tra le sessioni di interrogatorio, in maniera tale che fossero in grado di sostenere un ulteriore interrogatorio. Questo è inaccettabile. Il nostro ruolo è quello di fornire assistenza medica alle vittime di guerra e ai detenuti malati, non di curare più volte gli stessi pazienti tra le sessioni di tortura“.
Alle equipe mediche di MSF è stato anche chiesto di curare i pazienti nei centri di interrogatorio, cosa alla quale è stato opposto un netto rifiuto da parte dell’organizzazione.
Casi allarmanti
Il caso più allarmante si è verificato il 3 gennaio 2012, quando i medici MSF hanno curato un gruppo di 14 detenuti di ritorno da un centro di interrogatorio, situato al di fuori delle strutture di detenzione.
Nonostante le precedenti richieste di MSF per l’immediata cessazione della tortura, nove dei 14 detenuti avevano subito numerose ferite e presentavano evidenti segni di essere stati torturati.
Il team di MSF ha informato il National Army Security Service – l’agenzia responsabile degli interrogatori – che un certo numero di pazienti necessitava di essere trasferito in ospedali per cure urgenti e specialistiche.
Tutti, tranne uno dei detenuti, sono stati ancora una volta privati ​​di cure mediche essenziali e sono stati sottoposti a interrogatori e a nuove torture al di fuori dei centri di detenzione.
MSF esige la fine immediata della tortura
Dopo l’incontro con diverse autorità, MSF ha inviato una lettera ufficiale, il 9 gennaio 2012, al Consiglio militare di Misurata, al Comitato per la sicurezza Misurata, al Servizio di Sicurezza dell’Esercito Nazionale e Consiglio Civile Locale di Misurata, esigendo ancora una volta la cessazione immediata di qualsiasi forma di maltrattamento dei detenuti.
Non è stata presa alcuna misura concreta“, ha riferito Stokes. “Invece, il nostro team ha ricevuto quattro nuovi casi di tortura. Siamo quindi giunti alla decisione di sospendere le nostre attività mediche nei centri di detenzione“.

MSF lavora a Misurata dal mese di aprile 2011, nel bel mezzo del conflitto libico.
Dal mese di agosto 2011, MSF lavora nei centri di detenzione di Misurata, trattando i feriti di guerra, eseguendo interventi chirurgici, ortopedici e effettuando visite di controllo a persone che hanno subito fratture ossee.
Le equipe mediche di MSF hanno effettuato 2.600 consulti, tra cui 311 per trauma violento.
MSF continuerà le sue attività di sostegno alla salute mentale nelle scuole e nelle strutture sanitarie a Misurata, oltre ad assistere 3.000 migranti africani, rifugiati e sfollati all’interno di Tripoli e nei dintorni.
MSF è un’organizzazione internazionale umanitaria medica che lavora in Libia dal 25 febbraio 2011.
Per garantire l’indipendenza della sua attività medica, MSF conta esclusivamente su donazioni private per finanziare le sue prestazioni in Libia e non accetta alcun finanziamento da parte di governi, enti donatori, o gruppi militari o politici.
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  • Libya: Detainees tortured and denied medical care

Date Published: 26/01/2012 08:56
Detainees in the Libyan city of Misrata are being tortured and denied urgent medical care, leading Médecins Sans Frontières MSF (Doctors Without Borders) to suspend its operations in detention centres in Misrata.
A physiotherapy session in a Libya prison, September 2011.
MSF physiotherapy session in a Libyan detention centre. September 2011. © Benoit Finck
MSF teams began working in Misrata’s detention centres in August 2011 to treat war-wounded detainees.
Since then, MSF doctors have been increasingly confronted with patients who have suffered injuries caused by torture during interrogation sessions.
The interrogations were held outside the detention centres.
In total, MSF has treated 115 people with torture-related wounds and reported all the cases to the relevant authorities in Misrata.

Patients returned to torture

Since January, several of the patients who were returned to interrogation centres have been tortured again.
“Some officials have sought to exploit and obstruct MSF’s medical work,” says MSF General Director Christopher Stokes.
“Patients were brought to us for medical care between interrogation sessions, so that they would be fit for further interrogation.
“This is unacceptable. Our role is to provide medical care to war casualties and sick detainees, not to repeatedly treat the same patients between torture sessions.”
MSF medical teams were also asked to treat patients inside the interrogation centres, which was categorically refused by the organisation.

Alarming cases

The most alarming case occurred on 3 January 2012 when MSF doctors treated a group of 14 detainees returning from an interrogation centre located outside the detention facilities.
Despite previous MSF demands for an immediate end to torture, nine of the 14 detainees suffered numerous injuries and displayed obvious signs of having been tortured.
The MSF team informed the National Army Security Service – the agency responsible for interrogations – that a number of patients needed to be transferred to hospitals for urgent and specialised care.
All but one of the detainees were again deprived of essential medical care and were subjected to renewed interrogations and torture outside the detention centres.

MSF demands immediate end to torture

After meeting with various authorities, MSF sent an official letter on 9 January 2012 to the Misrata Military Council, the Misrata Security Committee, the National Army Security Service and the Misrata Local Civil Council, again demanding an immediate stop to any form of ill treatment of detainees.
“No concrete action has been taken,” says Stokes. “Instead, our team received four new torture cases. We have therefore come to the decision to suspend our medical activities in the detention centres.”
MSF has been working in Misrata since April 2011, in the midst of the Libyan conflict. Since August 2011, MSF has worked in Misrata’s detention centres, treating war-wounded, performing surgeries, and providing orthopaedic follow-up care to people who had suffered bone fractures.
MSF medical teams have carried out 2,600 consultations, including 311 for violent trauma.
MSF will continue its mental health support activities in schools and health facilities in Misrata, in addition to its assistance to 3,000 African migrants, refugees and internally displaced people in and around Tripoli.

MSF is an international humanitarian medical organisation which has worked in Libya since 25 February 2011.
To ensure the independence of its medical work, MSF relies solely on private donations to finance its activities in Libya and does not accept any funding from governments, donor agencies, or military or political groups.
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  • Le torture delle belve di Bengasi e Misrata (Le SS della NATO)
La mole straordinaria di prove fotografiche e filmate, di testimonianze dirette sulle atrocità commesse durante la guerra civile libica da parte delle forze golpiste ribelli, avrebbe dovuto portare il tribunale dell’Aia ad istruire un processo contro i macellai di Bengasi e Misurata. Il fatto che non lo abbia fatto e che non lo farà mai, conferma che si tratta di un tribunale politico che si impegna solo contro coloro che vengono indicati dalle potenze occidentali. I criminali di guerra, quando svolgono dei servigi agli statunitensi, e in generale ai sistemi capitalistici occidentali, hanno l’impunità completa, qualsiasi crimine abbiano perpetrato ai danni di prigionieri, donne, bambini o anziani. Basti ricordare i casi dei nazisti: Klaus Barbie (il boia di Lione), Josef Menghele (l’angelo della morte), Reinhard Gehlen (generale tedesco), Martin Bormann (segretario personale di Adolf Hitler) premiati dagli statunitensi alla fine della guerra con incarichi in funzione anticomunista.
Nei giorni dedicati alla memoria non dimenticheremo le belve naziste del presente.
Ecco perché le belve della finta rivoluzione libica devono essere giudicate per crimini contro l’umanità assieme ai loro padrini della Nato…
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