Translate

mercoledì 31 agosto 2016

Italia.”Abbiamo un problema: le banche”

25 agosto 2016

Dopo l’iniziale popolarità e la realizzazione (imposizione) con successo di una serie di misure liberiste, Renzi è ora confrontato a una situazione più difficile in cui si intrecciano il logoramento della sua credibilità in larghi settori di massa, la netta sconfitta nelle elezioni amministrative e una situazione economica incerta nel quadro della crisi dell’Unione Europea.
Un sistema in crisi e perturbato

Dopo aver portato a casa numerose misure che hanno massacrato i diritti del lavoro, stravolto la scuola pubblica, perseguito l’obiettivo dell’ulteriore riduzione della spesa sociale e sanitaria e contemporaneamente varato una riforma istituzionale e una legge elettorale profondamente antidemocratiche, funzionali al predominio dell’esecutivo e a garantire maggioranze parlamentari artificiose, la corsa di Renzi incontra numerosi ostacoli.
In primo luogo viene percepita la distanza tra la sua demagogia e la realtà dei fatti: la disoccupazione resta a livelli elevatissimi, il lavoro per i giovani non esiste o se esiste è nelle forme più o meno estreme della precarietà, la ripresa economica è debolissima e non ha certo modificato la condizione di vita della stragrande maggioranza dei cittadini, tantissimi marginalizzati e tanti altri preoccupati per il loro futuro e quello dei loro figli.

martedì 30 agosto 2016

LA GLOBALIZZAZIONE SERVE PER ARRIVARE AL GOVERNO MONDIALE DEI ROTHSCHILD

22 agosto 2016

La dittatura europea: intervista alla d.ssa Isa Magli


ual è l’origine di quella che Lei ha definito “la dittatura europea”? Le origini vengono da molto lontano. Un progetto di “pace perpetua” fondato sull’omogeneizzazione di tutti i popoli e di tutti gli Stati, in primis di quelli europei, risale al primo Umanesimo ed è passato poi ai Filosofi del Settecento fino a Kant che ha scritto appunto un “Progetto di pace perpetua”. Si trattava con tutta evidenza di un discorso filosofico, un’ipotesi teorica priva di qualsiasi aggancio con la realtà, ma i politici e i finanzieri anglo-americani se ne sono serviti, alla fine della prima guerra mondiale, per lanciare, sotto l’ideale della pace, l’idea di un’unione degli Stati europei.
Un’unione federale a guida americana che in realtà doveva dare inizio ad una economia e ad un mercato mondiale.

lunedì 29 agosto 2016

Libia: la battaglia di Sirte

Fonte: http://www.analisidifesa.it/2016/08/il-semovente-palmaria-protagonista-della-battaglia-di-sirte/

di Diego Grazioli
Roma 15/08/2016. L'offensiva lanciata dalle milizie di Misurata e dai suoi alleati contro la città di Sirte, roccaforte dello Stato Islamico in Libia, rappresenta una svolta decisiva nel conflitto che insanguina il paese dalla caduta di Gheddafi nel 2011.
La città costiera situata nel centro della Libia, a metà strada tra Tripoli e Tobruk, è caduta dopo giorni di intensissimi combattimenti che hanno visto la partecipazione di reparti delle forze speciali statunitensi ed italiane che dall'inizio di luglio hanno deciso d'intervenire nello scacchiere libico per calmierare una situazione che si andava deteriorando a tutto vantaggio degli uomini del califfato.

domenica 28 agosto 2016

Grazie agli ASSASSINI, ONU NATO/RATTI in Libia oltre 2,4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria”

LIBIA, 20 AGOSTO - Sembra non finire più il caos della Libia, che, a sei anni dalla caduta del governo legittimo di  Muhammar Gheddafi, è ancora nel disordine più totale.

Nell’allarme lanciato recentemente dall’inviato libico dell’Onu Martin Kobler, egli denuncia: “oltre 2,4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria”, lamentando il fatto che "manchino medicine, vaccini ed i servizi ospedalieri siano pessimi. Oltre 300.000 bambini non vanno a scuola e quasi 350.000 libici sono sfollati nel Paese".
Già lo scorso aprile il generale militare Paolo Serra, nonché consigliere militare di Kobler, al Comitato Schengen aveva dichiarato: “In Libia ci sono un milione di potenziali migranti. Aiutando il Paese a ricostruire il tessuto economico, agricolo, industriale, queste persone non avranno più ragione di muoversi”, evidenziando sia l’aumento delle partenze nell’ultimo anno, sia i numeri dell’estrazione petrolifera in Libia, che sono scesi da 1,8 milioni a trecentomila barili al giorno, con un conseguente danno per i lavoratori del settore.

sabato 27 agosto 2016

“In Libia, un regime che non rappresenta le tribú della Jamahiriya” ~ Intervista di Roberta Barbi a Paolo Sensini


ratto acrobatico
I primi raid degli Stati Uniti sulla città libica di Sirte hanno già provocato “pesanti perdite” tra i jihadisti dello ‘Stato islamico’ e hanno consentito alle truppe locali di farsi strada via terra, conquistando il quartiere centrale di Al-Dollar. I raid, autorizzati da Obama, erano stati chiesti dal governo di Tripoli, ma Mosca tuona: sono illegali. La Francia, intanto, promette maggiore collaborazione con al Sarraj. Per capire cosa sta avvenendo in Libia, Roberta Barbi ha sentito Paolo Sensini, storico e scrittore esperto dell’area.

venerdì 26 agosto 2016

E Obama bombarda Sirte per evitare una Libia filorussa



Ad inizio agosto il presidente Barack Obama ha lanciato una nuova campagna di bombardamenti aerei sulla Libia: 30 giorni di durata e le roccaforti dell’ISIS a Sirte come obbiettivo. Colpire il Califfato, quando l’amministrazione statunitense ne ha coperto per mesi il radicamento nell’ex-colonia italiana, è sintomo che qualche novità è sopravvenuta: si tratta della prima visita a Mosca del generale Khalifa Haftar, capo delle forze armate del governo di Tobruk. Con il sostegno russo, egiziano e delle tribù fedeli al defunto Colonnello Gheddafi, sono alte le probabilità che Haftar riesca a riconquistare l’intero Paese, deponendo l’esecutivo americano-islamista di Faiez Al-Serraj: Sirte è un nodo strategico per bloccarne l’avanzata. Concedendo le basi siciliane agli USA, il governo Renzi si incammina a cuor leggere verso l’ennesimo disastro mediterraneo.

giovedì 25 agosto 2016

L'AMERICA E' UNA BOMBA AD OROLOGERIA. Non ci sarà una seconda rivoluzione americana: l’inutilità della rivolta armata

Postato il Lunedì, 15 agosto @ 23:10:00 BST di davide

DI JOHN WHITEHEAD
zerohedge.com
“Un esercito sicuro, insieme ad un esecutivo obeso non possono essere a lungo dei compagni sicuri verso la libertà” James Madison
L’America è una bomba ad orologeria
Resta solo da vedere chi o cosa accenderà la miccia. Siamo pronti per quello che sembrerebbe la vetta di un disastro pianificato, con la polizia che spara a cittadini disarmati, cecchini che fanno fuoco sulla polizia, crescente violenza interna ed estera, ed un’arena politica tra due candidati alla presidenza che si equivalgono quanto ad impopolarità.


I preparativi per le convention repubblicane e democratiche che avranno luogo a Cleveland e Philadelphia, sostenute da 50 milioni di dollari di fondi federali per ciascuna città, ci mostrano un’anteprima di come il governo abbia in mente di affrontare coloro che dovessero infrangere le regole -siano essi gruppi o singoli individui : verranno censurati, silenziati, spiati, incarcerati, indagati, registrati, registrati, schedati, tenuti sotto tiro, trattenuti, controllati, arrestati, processati e dichiarati colpevoli.

mercoledì 24 agosto 2016

SOROS CON RENZI: SI AL REFERENDUM, CIOE' AL DIKTAT DELLA BCE

Postato il Giovedì, 18 agosto @ 09:43:51 BST di davide

FONTE: LIBREIDEE.ORG
Pochi giorni fa George Soros sul “Corriere della Sera” dispensava buoni consigli a Renzi su come vincere il referendum costituzionale. In questo modo il più famoso di quei moderni pirati che sono gli speculatori finanziari internazionali confermava ciò che in molti sappiamo. Che la finanza e le banche, quell’1% di super-ricchi che oggi ha in mano il potere, abbiano diretto interesse nella vittoria della controriforma della nostra Costituzione. E che per vincere questi signori siano disposti a fare carte false e anche per questo, dopo mesi di campagna per il Sì a reti unificate, ancora non sappiamo quando si andrà a votare.

martedì 23 agosto 2016

Libia, arrestato Abu Nassim reclutatore di jihadisti in Italia

La notizia diffusa da un quotidiano on line. Moez Ben Abdelkader Fezzani era uno degli esponenti di Isis nel Paese. Era stato espulso dall’Italia nel 2012


La sua fuga è finita in ritirata. Mentre rientrava con la sua truppa verso la Tunisia. Moez al-Fezzani, l’ex reclutatore di al Qaeda a Milano e oggi comandante dell’esercito dell’Isis in Libia, è stato catturato insieme ad altri 20 esponenti del Califfato in una località tra le città di Rigdaleen e di Al-Jmail, nella zona ovest del Paese.
La notizia è stata resa nota dal giornale online «Libya Herald». Ora Fezzani, noto con il nome di battaglia di Abu Nassim, è nelle mani dell’esercito libico. Il suo ruolo di primo piano all’interno delle truppe di al Baghdadi in Libia era stato scoperto alcuni mesi fa dai servizi segreti. Ma il suo nome è tornato di attualità dopo che gli 007 libici, una volta ripresa la città di Sirte, avevano annunciato di avere notizie importanti su Fezzani e su altri militanti dell’Isis che agirebbero nella zona di Milano. Notizie che sarebbero state apprese anche grazie a documenti riservati trovati nei covi delle truppe di al Baghdadi dopo la ritirata dei giorni scorsi.

lunedì 22 agosto 2016

Libia, Haftar litiga con i francesi e negozia in segreto con Putin

Il generale critica i raid Usa e minaccia di colpire i terminal petroliferi
 












17/8/2016
inviato a beirut
Minaccia l’attacco ai terminal petroliferi, negozia in segreto con i russi, è in rotta con i francesi. Ora che i domini del Califfato in Libia si sono ridotti a pochi caseggiati a Sirte, il generale Khalifa Haftar cerca di ritagliarsi di nuovo un ruolo da protagonista.

Un ruolo che il governo di Fayez al-Sarraj gli ha sottratto con l’offensiva contro l’Isis e l’appoggio dei cacciabombardieri americani.

domenica 21 agosto 2016

Libia, tra i miliziani di Misurata che hanno "liberato" Sirte

In ogni famiglia, in ogni quartiere di Misurata ci sono "martiri". Gli uomini di quella città costituiscono il 70 dell'esercito libico. Molti sono giovanissimi. Sono partiti per combattere "quei pazzi criminali dell'Is" e poi "tornare a studiare"




sabato 20 agosto 2016

Ecco perché hanno ammazzato Gheddafi. Le email Usa che non vi dicono

16 agosto 2016

Il 31 dicembre scorso, su ordine di un tribunale, sono state pubblicate 3000 email tratte dalla corrispondenza personale di Hillary Clinton, transitate sui suoi server di posta privati anziché quelli istituzionali, mentre era Segretario di Stato.

Un problema che rischia di minare seriamente la sua corsa alla Casa Bianca. I giornali parlano di questo caso in maniera generale, senza entrare nel dettaglio, ma alcune di queste email delineano con chiarezza il quadro geopolitico ed economico che portò la Francia e il Regno Unito alla decisione di rovesciare un regime stabile e tutto sommato amico dell'Italia, come laLibia di Gheddafi. Ovviamente non saranno i media mainstream generalisti a raccontarvelo, né quelli italiani né quelli di questa Europa che in quanto a propaganda non è seconda a nessuno, tantomeno a quel Putin spesso preso a modello negativo. A raccontarvelo non poteva essere che un blog, questa voltaScenari Economici di Antonio Rinaldi e del suo team, a cui vanno i complimenti.

venerdì 19 agosto 2016

Ecco a cosa mirano terroristi e ribelli in Libia

Un più deciso intervento militare in Libia potrebbe essere efficace sulla costa ma destabilizzerà l’entroterra e provocherà il collasso dell’intera regione. Per questo è importante che i vertici militari non sottovalutino i rischi strategici connessi con una probabile fuga degli estremismi islamici verso le infrastrutture energetiche e gli acquedotti del sud, elementi essenziali per la sopravvivenza della nazione.
Nonostante la ritirata da Sirte, il sedicente Stato Islamico – in difficoltà anche in Siria e in Iraq – mantiene direttamente il controllo di diverse province chiave: le coste libiche dai confini delle installazioni petrolifere 40 km ad ovest di Sirte fino ad Al Sidr, l’area di Tikah a sud di Bengasi, la costa compresa fra Battah e la periferia di Derna. Ma l’autoproclamatosi Califfato governa anche Sabratah e poi Ra’s Ajdir sul confine tunisino. Nell’interno, tiene numerose roccaforti; la provincia più vasta si trova nella zona di Bani Waled. A queste, si aggiungono una miriade di altre aree, ciascuna sotto il controllo di una delle tante tribù e più o meno direttamente collegate al terrorismo islamista.
I bombardamenti americani sono risultati efficaci ed hanno permesso alle truppe di terra fedeli al governo di accordo nazionale di Tripoli di riconquistare quasi interamente Sirte, dove il califfato aveva insediato i propri quartieri generali proprio nel complesso di Ouagadougou, il centro di comando realizzato da Gheddafi.

giovedì 18 agosto 2016

Hanno "liberato" Sirte? Ma Chi?

Lo spauracchio dell’Isis in Libia appare, almeno per momento, scongiurato; a Sirte infatti, le milizie di Misurata (e non l’esercito libico, visto che non esiste) affermano a chiare lettere di aver preso anche Ouagadougou, il quartiere centrale non a caso omonimo della capitale del Burkina Faso, che a suo tempo Gheddafi ha voluto dedicare alla città natale di Thomas Sankara; al tempo stesso però, le stesse milizie affermano che da sole non riescono a ‘finire il lavoro’ bonificando l’intera Sirte dalla presenza dei miliziani jihadisti.
Ouagadougou è il quartier generale del califfato a Sirte e quindi, più in generale, in Libia; la sua caduta segna un passo importante nel contrasto all’avanzata degli uomini di Al Baghdadi nel paese nordafricano, ma non certo la sua sconfitta definitiva.

mercoledì 17 agosto 2016

Bombe in Libia: è la campagna elettorale di Hillary, bellezza

I bombardamenti di oggi non sono una novità: i raid c’erano già stati nello scorso aprile. Ma oggi la Clinton, che nel 2001 fu tra i sostenitori dell’intervento contro Gheddafi, ha bisogno di dare la spallata finale all’Isis in Libia: un ottimo argomento da spendere in campagna elettorale

martedì 16 agosto 2016

Libia, le carte di Hillary Clinton: "La Francia distrusse l'Italia"

La guerra che portò il caos in Libia venne scatenata dai francesi con l'avallo degli americani. L'obiettivo era uno solo: affermare la potenza transalpina ed eliminare ogni influenza italiana nel Maghreb.

 
La guerra di Libia - un'altra - cent'anni dopo. Correva l'anno 2011, i dodici mesi che cambiarono il mondo ma sopratutto la storia d'Italia.
Eravamo ormai abituati a ricordarlo come l'anno della caduta del governo Berlusconi IV e dell'arrivo dell'ultra-europeista Mario Monti a Palazzo Chigi dopo mesi di attacchi politici e finanziari (non senza speculazioni assai poco trasparenti).

lunedì 15 agosto 2016

Libia & C.: l’Italia si sganci dal meccanismo della guerra



Di Fabio Marcelli, 7 agosto 2016

Libia & C.: l’Italia si sganci dal meccanismo della guerraCon un rapporto pubblicato recentemente, due organismi attivi sul campo della raccolta d’informazione in ordine a corruzione e traffici internazionali, il Birn (Balkan Investigative Reporting Network) e l’Occrp (Organized Crime and Corruption Reporting Project) hanno denunciato un traffico d’armi del valore di ben 1,2 miliardi di euro verso il Medio Oriente e il Nordafrica. Si tratta di armi e munizioni provenienti da Paesi dell’Est europeo quasi tutti membri della Nato (Croazia, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia, Bulgaria, Romania Bosnia-Erzegovina, Montenegro) e dirette verso Paesi medio- orientali (Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Turchia). Ma destinatari finali del traffico sono gruppi armati operanti in Siria, Libia ed Yemen, tra i quali il famigerato Isis ed altre formazioni fondamentaliste.

domenica 14 agosto 2016

Se la guerra all’Isis è una barzelletta

4 agosto 2016, Fulvio Scaglione

D’accordo che siamo d’estate ma le barzellette sull’Isis non fanno più ridere. L’ultima è questa: c’è un servizio segreto dell’Isis che gira per l’Europa arruolando tutti i mattocchi che trova per trasformarli in lupi solitari. Quello di Nizza, che entrava e usciva dagli ospedali psichiatrici. Quello di Monaco di Baviera, che curava le crisi depressive con i videogame ammazza-tutti. Quello di Londra, che ha ammazzato una donna subito dopo essere uscito dall’ospedale dove cercavano invano di rimettergli in sesto il cervello.

Il meno che si può dire è che questo “servizio segreto” dell’Isis funziona assai meglio dei nostri sistemi di welfare: li trova tutti, i disadattati, li convince, li organizza, li indirizza verso il bersaglio. E senza farsi notare, mai. Perché, com’è noto, nei Paesi europei non ci sono polizie né servizi segreti, e tantomeno agenti infiltrati nelle comunità islamiche più a rischio di radicalizzazione. Nessuno, nelle nostre intelligence, sa chi siano i predicatori più fanatici né chi incontrino. Nessuno spia le comunicazioni né il web, anche se solo poco tempo fa abbiamo scoperto che i servizi americani origliavano il cellulare di Hollande e della Merkel.

sabato 13 agosto 2016

Libia, inizia la campagna della Clinton

6 agosto 2016, Fulvio Scaglione

A che servono, davvero, questi bombardamenti sulla Libia? O forse dovremmo dire: a chi? Per rispondere bisogna prima tirare qualche linea di confine. Intanto, le bombe Usa cadono su Sirte, la città della costa da più di un anno occupata dalle milizie dell’Isis. I terroristi sono asserragliati in alcuni quartieri ben identificati presso il mare. Mantengono però il controllo della città, in cui sono rimasti almeno 30 mila civili. Ovviamente, trattandosi di bombe “nostre”, non si parla di vittime civili o “danni collaterali”, che comunque ci sono. I bombardamenti dureranno almeno un mese, fanno sapere gli alti comandi americani, con l’obiettivo di liberare la città e disperdere le milizie islamiste. Liberare la città? È possibile, nel senso che i miliziani, quando la pressione dal cielo supererà una certa soglia, se ne andranno e proveranno a ricompattarsi altrove. Sbandare le milizie islamiste? Difficile. Perché dovrebbe succedere in Libia ciò che non è successo, dopo oltre due anni di bombe, né in Siria né in Iraq?

venerdì 12 agosto 2016

Libia, Rete Disarmo: gli interventi militari non risolveranno situazione né batteranno terrorismo

03.08.2016 - Rete Italiana per il Disarmo
Libia, Rete Disarmo: gli interventi militari non risolveranno situazione né batteranno terrorismo
(Foto di Wikimedia Commons)
La Rete Italiana per il Disarmo chiede che l’Italia non conceda l’uso di basi e di spazio aereo per le operazioni militari in Libia. Già nel 2011 il miraggio di una soluzione armata dei problemi della regione.
Il terrorismo si può veramente battere solo potenziando i processi di partecipazione politica e dando supporto pieno alla società civile e ad una costruzione democratica “dal basso”.
Una conferenza internazionale con tutti i soggetti politici, sociali e civili della Libia nell’ottica di una strategia di costruzione della Pace “dal basso” che non contempli l’opzione militare. E’ quanto propone con forza la Rete Italiana per il Disarmo nelle ore in cui la scelta delle potenze mondiali è invece quella di fare alzare in volo aerei e droni e dare spazio alle bombe. Che, come dimostra la campagna militare del 2011 nella stessa martoriata Libia, non hanno mai portato vere soluzioni di Pace.

giovedì 11 agosto 2016

Libia, la grande spartizione

5 agosto 2016

Petrolio, immense riserve d’acqua, miliardi di fondi sovrani. Il bottino sotto le bombe
libia_3
Manlio Dinucci
«L’Italia valuta positivamente le operazioni aeree avviate oggi dagli Stati uniti su alcuni obiettivi di Daesh a Sirte. Esse avvengono su richiesta del Governo di Unità Nazionale, a sostegno delle forze fedeli al Governo, nel comune obiettivo di contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia»: questo il comunicato diffuso della Farnesina il 1° agosto.

mercoledì 10 agosto 2016

Attacco in Libia, perché favorire il terrorismo appoggiando gli Usa?

Diego Fusaro, 4 agosto 2016

Occorre informarsi, per capire ciò che sta avvenendo. È bene sforzarsi di capire, per non essere manipolati dai sacerdoti del politicamente corretto e del pensiero unico legittimante il nuovo ordine mondiale classista monopolare. Bisogna, ancora, diffidare sempre della versione ufficiale, vuoi per corroborarla criticamente, vuoi per opporre a essa un’altra versione, corrispondente al vero.

martedì 9 agosto 2016

in Libia non stiamo combattendo contro l' ISIS, ma contro il popolo Libico

Libia. Le bombe americane e l’ombra del Colonnello


3 agosto 2016
A inizio mese il figlio di Muammar Gheddafi, Saif Gheddafi, è stato liberato per amnistia nel silenzio assordante dei media. Poche ore fa gli americani hanno ricominciato a bombardare la Libia dopo il 2011, una coincidenza? E soprattutto gli Usa sembrano più spaventati da un possibile ritorno della Jamahiriya piuttosto che dall’Isis..

A cinque anni dall'assassinio a Sirte di Muammar Gheddafi brucia ancora quella risata folle di Hillary Clinton che commentò in modo sadico la notizia dell'uccisione dell'odiato nemico.
In meno di cinque anni la Libia è diventata da un paese tutto sommato benestante e laico in un paese diviso, in balìa di tribù armate fino ai denti, e soprattutto circondato dalle macerie dei bombardanti Nato. C'è l'Isis dicono, ed ecco che gli americani sono tornati a bombardare la Libia a distanza di cinque anni, eppure forse il motivo di questo ritorno di fiamma andrebbe ricercato non tanto nella presenza di miliziani dello Stato Islamico, peraltro proliferati proprio in assenza di Gheddafi, quanto da un rinascere del sentimento proprio a favore del Colonnello.

lunedì 8 agosto 2016

MILITARI USA: COME INFLUENZARE GLI UTENTI DI TWITTER GRAZIE AD UNA RICERCA FINANZIATA DA DARPA

Postato il Giovedì, 28 luglio @ 23:05:00 BST di davide

FONTE: GUARDIAN.COM
Le attività degli utenti di Twitter e altri social media sono state registrate e analizzate come parte di un grande progetto finanziato dai militari USA, all'interno di un programma che copre aspetti simili al controverso esperimento di Facebook sul controllo delle emozioni attraverso la manipolazione del suo feed di news.
La ricerca, finanziata direttamente e indirettamente dal centro di ricerca del Dipartimento di Difesa statunitense , conosciuto come DARPA, ha coinvolto utenti dei più grossi social, inclusi Facebook, Twitter, Pinterest e Kickstarter. Lo studio riguarda le connessioni tra social networks e come i messaggi si diffondono all'interno di essi.

domenica 7 agosto 2016

Nato/Exit, obiettivo vitale


| Roma (Italia)


Mentre l’attenzione politico-mediatica è concentrata sulla Brexit e su possibili altri scollamenti della Ue, la Nato, nella generale disattenzione, accresce la sua presenza e influenza in Europa. Il segretario generale Stoltenberg, preso atto che «il popolo britannico ha deciso di lasciare l’Unione europea», assicura che «il Regno Unito continuerà a svolgere il suo ruolo dirigente nella Nato». Sottolinea quindi che, di fronte alla crescente instabilità e incertezza, «la Nato è più importante che mai quale base della cooperazione tra gli alleati europei e tra l’Europa e il Nordamerica».
Nel momento in cui la Ue si incrina e perde pezzi, per la ribellione di vasti settori popolari danneggiati dalle politiche «comunitarie» e per effetto delle sue stesse rivalità interne, la Nato si pone, in modo più esplicito che mai, quale base di unione tra gli stati europei. Essi vengono in tal modo agganciati e subordinati ancor più agli Stati uniti d’America, i quali rafforzano la loro leadership in questa alleanza.

sabato 6 agosto 2016

Addestrare le forze del governo fantoccio libico è come partecipare alla guerra all'IS

Soldati italiani sono già operativi sul territorio contro l'IS
Gli Usa appoggiano il ruolo dell'Italia in Libia

Nessun intervento straniero in Libia, ma solo addestramento militare della costituenda guardia presidenziale, primo nucleo del nuovo esercito libico, e fine dell'embargo sulla fornitura di armi al governo di Tripoli: queste le richieste presentate dal premier libico Fayez al-Serraj al vertice della coalizione anti-Daesh del 16 maggio a Vienna, che le ha sostanzialmente accolte. Il vertice, a cui hanno partecipato i rappresentanti di 20 Paesi, oltre a Onu, Ue ed Unione africana, era stato convocato dal segretario di Stato americano John Kerry e dal ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in prosecuzione della precedente conferenza di Roma del dicembre scorso sulla lotta allo Stato islamico, e in particolare per fare il punto sulla situazione politico-militare in Libia e sul ritardato riconoscimento del governo di accordo nazionale (Gna) di al-Serraj, creato a tavolino e insediato dall'Onu il 30 marzo a Tripoli, ma non ancora riconosciuto dal parlamento di Tobruk a causa del sabotaggio, se non dell'aperta ostilità, del generale filoegiziano Khalifa Haftar, sostenuto anche da Francia, Gran Bretagna ed Emirati Arabi.

venerdì 5 agosto 2016

Libia, guerra per il petrolio

di Farid Adly 26 luglio 2016


Il paradosso libico. La Libia è un Paese che vive fondamentalmente dall’esportazione del petrolio. E’ anche il Paese africano con maggiori riserve petrolifere. Per poter raggiungere livelli necessari di produzione e commercializzazione sarebbe condizione obbligatoria il raggiungimento di una sicurezza e stabilità politica. Tutti i politici libici e tutte le nazioni straniere interessate lo sanno, ma non si arriva mai ad una sintesi conseguente.
Le esportazioni del petrolio libico sono scese dall’1,6 milioni di barili al giorno del 2010, a 80 mila barili nel 2011 per poi risalire ad 1,3 milioni di barili nel 2012-2013, per poi piombare alle attuali 300 mila barili al giorno. I Paesi importatori sono: al 50% Italia, al 13% Francia e al 13% Cina. Il restante 24% è diviso tra partner minori. Non sono mancate le esportazioni clandestine in cambio di forniture di armi, alcune delle quali sono state bloccate prima che le navi petroliere giungano a Malta o Turchia.
L’accordo tra il Consiglio di presidenza guidato da Sarraj, premier incaricato e sostenuto dall’ONU, e il Parlamento insediato a Tobruk, unica istituzione libica riconosciuta dall’ONU, in merito alla riunificazione dei due enti petroliferi (di Tripoli e di Bengasi) come primo passo verso la pacificazione del Paese ha funzionato sulla carta.

giovedì 4 agosto 2016

L’Europa governata dalle lobby

12 agosto 2015


mercoledì 3 agosto 2016

“Gli Stati Uniti ci finanziano”. La rivelazione di un guerrigliero dell’Isis

8 luglio 2016

Un comandante pakistano del Califfato, Yousaf al Salafi, racconta di ricevere soldi dall’America per reclutare giovani terroristi.
Il Califfato è finanziato dagli Usa. A dirlo è Yousaf al Salafi, comandante pakistano dell’Isis.

La rivelazione, portata alla luce dal The Express Tribune, è arrivata nel corso di un interrogatorio: lo jihadista è stato arrestato dalle forze di sicurezza pakistane – insieme ad altri due guerriglieri – in seguito a un operazione militare a Lahore contro i terroristi.

martedì 2 agosto 2016

Nucleare dei sospetti: Sogin, nuovo vertice, vecchi dubbi, strani nomi

Sogin, la società di Stato creata per smantellare e mettere in sicurezza degli impianti nucleari italiani chiusi e per la gestione dei rifiuti radioattivi da proteggere in un deposito unico nazionale, -grana politica mai risolta- ha rinnovato il Consiglio di Amministrazione. Con curiosità e qualche ‘legittimo sospetto’ sulle vere intenzioni antinucleari e sulle scelte politiche di alcuni nomi. Andiamo a curiosare.
Sogin-centrale-nucleare-di-Caorso-COP

lunedì 1 agosto 2016

Altri droni italiani per le infinite guerre mediorientali

15 luglio 2016

I più moderni aerei senza pilota made in Italy alle belligeranti petromonarchie arabe. Durante il Farnborough International Airshow in corso in Gran Bretagna, i manager della holding militare-industriale Leonardo-Finmeccanica hanno comunicato che un numero imprecisato dei droni “Falco Evo”, la versione evoluta del sistema a pilotaggio remoto Falco, saranno consegnati a due misteriosi paesi, “rispettivamente del Medio Oriente e della regione del Golfo”.

“L’azienda italiana non ha voluto fornire I’identità dei clienti ma ha spiegato che essi già operano con i velivoli Falco”, ha riferito l’agenzia specializzata statunitense Defense News. “Dato che ad oggi, i paesi e le organizzazioni internazionali che hanno acquistato i Falco sono Giordania, Arabia Saudita, Pakistan, le Nazioni Unite e il Turkmenistan, è presumibile che i due nuovi clienti dei Falco Evo siano le forze armate di Arabia Saudita e Giordania”.