di Diego Grazioli
Roma
15/08/2016. L'offensiva lanciata dalle milizie di Misurata e dai suoi
alleati contro la città di Sirte, roccaforte dello Stato Islamico in
Libia, rappresenta una svolta decisiva nel conflitto che insanguina il
paese dalla caduta di Gheddafi nel 2011.
La città costiera situata nel centro della Libia, a metà strada tra Tripoli e Tobruk, è caduta dopo giorni di intensissimi combattimenti che hanno visto la partecipazione di reparti delle forze speciali statunitensi ed italiane che dall'inizio di luglio hanno deciso d'intervenire nello scacchiere libico per calmierare una situazione che si andava deteriorando a tutto vantaggio degli uomini del califfato.
I servizi d'intelligence avevano acclarato che Sirte stava diventando la base ideale per lanciare attacchi a vari paesi europei tra cui il nostro, infiltrando tra le schiere di profughi in attesa di imbarco verso nord, propri militanti pronti a compiere attacchi terroristici nelle capitali del vecchio continente. Per questo sono stati disposti prima raid aerei sulle postazioni degli uomini in nero, molti di questi partiti dalla base siciliana di Sigonella, poi si è passati all'offensiva di terra scegliendo di appoggiare le milizie che controllano la regione della Tripolitania e del premier Fayez al Sarraj. Una scelta di campo che vuole essere un segnale all'altro signore della guerra libico, il generale Khalifa Haftar che da Tobruk comanda e controlla la Cirenaica al confine con l'Egitto e che finora non ha mai riconosciuto il premier eletto dal parlamento libico di Tripoli. La presa di Sirte rappresenta infatti una svolta nei rapporti di forza tra le due maggiori entità che controllano in paese.
Dopo il fallimento della diplomazia che per mesi ha cercato di tessere le condizioni per un'alleanza tra il governo di Tripoli e quello di Tobruk, Stati Uniti ed Europa hanno deciso di ricorre ad una prova di forza per indurre le due entità del paese a scendere a patti, unico modo per pacificare il paese e sfruttare al meglio il suo potenziale energetico.
Come spesso accade nelle "cose libiche" però gli interessi delle potenze europee sono divergenti e contrastanti su molti punti, a cominciare sulla figura che dovrebbe rappresentare unitariamente gli interessi della Nazione. Da una parte infatti ci sono Stati Uniti ed Italia che hanno deciso di appoggiare il premier Sarraj e le milizie della parte occidentale del paese. Dall'altra agiscono Francia ed Gran Bretagna da sempre sponsor del generale Haftar dominus della Cirenaica. Per questo la partita di Sirte assume un significato simbolico importantissimo: sul campo gli uomini della Tripolitania hanno dimostrato di avere più determinazione e coraggio debellando la roccaforte dello Stato Islamico e mandando al contempo un segnale alla controparte orientale che ora non potrà più ignorare il messaggio di "unità" che il terreno di battaglia ha saputo inviare in modo forte e chiaro.
Preso da: http://italiani.net/index.php/esteri/1456-libia-la-battaglia-di-sirte.html
La città costiera situata nel centro della Libia, a metà strada tra Tripoli e Tobruk, è caduta dopo giorni di intensissimi combattimenti che hanno visto la partecipazione di reparti delle forze speciali statunitensi ed italiane che dall'inizio di luglio hanno deciso d'intervenire nello scacchiere libico per calmierare una situazione che si andava deteriorando a tutto vantaggio degli uomini del califfato.
I servizi d'intelligence avevano acclarato che Sirte stava diventando la base ideale per lanciare attacchi a vari paesi europei tra cui il nostro, infiltrando tra le schiere di profughi in attesa di imbarco verso nord, propri militanti pronti a compiere attacchi terroristici nelle capitali del vecchio continente. Per questo sono stati disposti prima raid aerei sulle postazioni degli uomini in nero, molti di questi partiti dalla base siciliana di Sigonella, poi si è passati all'offensiva di terra scegliendo di appoggiare le milizie che controllano la regione della Tripolitania e del premier Fayez al Sarraj. Una scelta di campo che vuole essere un segnale all'altro signore della guerra libico, il generale Khalifa Haftar che da Tobruk comanda e controlla la Cirenaica al confine con l'Egitto e che finora non ha mai riconosciuto il premier eletto dal parlamento libico di Tripoli. La presa di Sirte rappresenta infatti una svolta nei rapporti di forza tra le due maggiori entità che controllano in paese.
Dopo il fallimento della diplomazia che per mesi ha cercato di tessere le condizioni per un'alleanza tra il governo di Tripoli e quello di Tobruk, Stati Uniti ed Europa hanno deciso di ricorre ad una prova di forza per indurre le due entità del paese a scendere a patti, unico modo per pacificare il paese e sfruttare al meglio il suo potenziale energetico.
Come spesso accade nelle "cose libiche" però gli interessi delle potenze europee sono divergenti e contrastanti su molti punti, a cominciare sulla figura che dovrebbe rappresentare unitariamente gli interessi della Nazione. Da una parte infatti ci sono Stati Uniti ed Italia che hanno deciso di appoggiare il premier Sarraj e le milizie della parte occidentale del paese. Dall'altra agiscono Francia ed Gran Bretagna da sempre sponsor del generale Haftar dominus della Cirenaica. Per questo la partita di Sirte assume un significato simbolico importantissimo: sul campo gli uomini della Tripolitania hanno dimostrato di avere più determinazione e coraggio debellando la roccaforte dello Stato Islamico e mandando al contempo un segnale alla controparte orientale che ora non potrà più ignorare il messaggio di "unità" che il terreno di battaglia ha saputo inviare in modo forte e chiaro.
Preso da: http://italiani.net/index.php/esteri/1456-libia-la-battaglia-di-sirte.html
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