Posted: 2014-01-24
From: Mathaba
Il governo di occupazione libico non è in grado di contrattaccare, si espande a macchia d'olio la liberazione del Paese.
Per stessa ammissione del governo di occupazione libico la base aerea di Tamanhint nei pressi della città di Sebha è saldamente in mano alla Green Resistance.
Anche ampie zone della stessa città di Sebha come praticamente tutta la fascia meridionale del Paese sono ora state liberate.
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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venerdì 31 gennaio 2014
giovedì 30 gennaio 2014
Continua la battaglia per la liberazione della Libia
Posted: 2014-01-23
From: Mathaba
Si combatte in varie città della Libia, la bandiera verde della Jamahiriya sventola in diverse città del Paese
Continua la battaglia per la liberazione della Libia dagli oppressori sponsorizzati dalle potenze colonialiste.
Principale campo di battaglia è la città di Sebha, nel sud del paese dove nella sola giornata di ieri ci sono stati 5 morti e oltre 30 feriti.
From: Mathaba
Si combatte in varie città della Libia, la bandiera verde della Jamahiriya sventola in diverse città del Paese
Continua la battaglia per la liberazione della Libia dagli oppressori sponsorizzati dalle potenze colonialiste.
Principale campo di battaglia è la città di Sebha, nel sud del paese dove nella sola giornata di ieri ci sono stati 5 morti e oltre 30 feriti.
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mercoledì 29 gennaio 2014
In Libia si combatte per la Libertà
21 gennaio 2014
In Libia si combatte per la Libertà, con le bandiere verdi, al grido di Viva Gheddafi!
Dopo aver assassinato il suo “alleato” Gheddafi, l’Italia di Napolitano & altri straccioni tenta di riprendersi il suo posto al sole in Libia, provando a comprarsi gli attuali fantocci che la NATO ha messo al potere a Tripoli nel 2011. Perciò all’inizio di gennaio, 341 militari libici vengono addestrati dall’Esercito italiano a Cassino, nel quadro dell’Accordo di cooperazione Italia-Libia per la “formazione di reclute provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”, allo scopo di ricostruire le forze armate “libiche”. Inoltre, è presente in Libia la Missione Italiana in Libia (MIL) che “ha il compito di organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, di assistenza e consulenza nella Difesa”. L’addestramento condotto in Libia è gestito dai carabinieri della MIL, che si occupano anche dell’addestramento degli agenti di polizia libici.
Altri militari libici vengono addestrati a Vicenza, presso la scuola per le forze di polizia africane e asiatiche, controllata dai Carabinieri, e presso la Scuola del Genio dell’Esercito di Velletri (Roma), sulle “tecniche di bonifica degli ordigni esplosivi convenzionali” e la manutenzione dei 20 blindati FIAT “Puma” ceduti ai libici il 6 febbraio 2013.
In Libia si combatte per la Libertà, con le bandiere verdi, al grido di Viva Gheddafi!
Dopo aver assassinato il suo “alleato” Gheddafi, l’Italia di Napolitano & altri straccioni tenta di riprendersi il suo posto al sole in Libia, provando a comprarsi gli attuali fantocci che la NATO ha messo al potere a Tripoli nel 2011. Perciò all’inizio di gennaio, 341 militari libici vengono addestrati dall’Esercito italiano a Cassino, nel quadro dell’Accordo di cooperazione Italia-Libia per la “formazione di reclute provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”, allo scopo di ricostruire le forze armate “libiche”. Inoltre, è presente in Libia la Missione Italiana in Libia (MIL) che “ha il compito di organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, di assistenza e consulenza nella Difesa”. L’addestramento condotto in Libia è gestito dai carabinieri della MIL, che si occupano anche dell’addestramento degli agenti di polizia libici.
Altri militari libici vengono addestrati a Vicenza, presso la scuola per le forze di polizia africane e asiatiche, controllata dai Carabinieri, e presso la Scuola del Genio dell’Esercito di Velletri (Roma), sulle “tecniche di bonifica degli ordigni esplosivi convenzionali” e la manutenzione dei 20 blindati FIAT “Puma” ceduti ai libici il 6 febbraio 2013.
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martedì 28 gennaio 2014
85 persone detengono la metà della ricchezza del pianeta
Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, un rapporto di Oxfam evidenzia che l’1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi dollari). In 29 paesi su 30, dal 1970 ad oggi, i ricchi pagano sempre meno tasse
di Roberta Rizzo
La forbice tra ricchi e poveri nel mondo si allarga sempre di più. Pochi forse sanno, però, che gli 85 uomini più ricchi del pianeta detengono una ricchezza pari a quella di metà della popolazione mondiale. A dirlo è il rapporto di ricerca Working for The Few, diffuso dall'ong Oxfam alla vigilia del World Economic Forum di Davos. Lo studio intreccia la lista dei milionari stilata da Forbes nel 2013 con un rapporto Credit Swisse (la banca sivzzera), il Global Wealth Report 2013, che analizza i trend della ricchezza globale .
di Roberta Rizzo
La forbice tra ricchi e poveri nel mondo si allarga sempre di più. Pochi forse sanno, però, che gli 85 uomini più ricchi del pianeta detengono una ricchezza pari a quella di metà della popolazione mondiale. A dirlo è il rapporto di ricerca Working for The Few, diffuso dall'ong Oxfam alla vigilia del World Economic Forum di Davos. Lo studio intreccia la lista dei milionari stilata da Forbes nel 2013 con un rapporto Credit Swisse (la banca sivzzera), il Global Wealth Report 2013, che analizza i trend della ricchezza globale .
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lunedì 27 gennaio 2014
La Libia rialza la bandiera verde?
martedì 21 gennaio 2014
In questi ultimi due giorni ho ricevuto da più parti notizie di scontri in Libia tra sostenitori di Gheddafi e l'attuale regime. In particolare, tramite l’avvocato Luca Tadolini ho ricevuto il seguente comunicato di Nuri Ahusain (Nuri Ahusain è quel patriota libico cui dedicai due post[1] all’epoca del voltafaccia del governo italiano contro la Libia di Gheddafi):
Dott. Nuri Ahusain 3885652064
Avv. Luca Tadolini 3483354890
Il Sud della Libia rialza la Bandiera Verde: l’aviazione del Governo di Tripoli da tre giorni bombarda la popolazione. Il silenzio dei media sulle vittime civili.
Nuri Ahusain, responsabile degli studenti libici per la Jamahiriya, attualmente a Perugia, riferisce le drammatiche notizie che arrivano dalla propria città SABHA, capitale della grande regione del Fezzan, nel sud della Libia, dove risiede la famiglia.
“Gli scontri intertribali che hanno caratterizzato gli scorsi mesi si sono trasformati in una sollevazione pro-Jamahiriya contro i seguaci del governo di Tripoli, arrivato al potere con l’appoggio della NATO, e che ora sta bombardando indiscriminatamente la popolazione civile.Da un mese in Sabha, capitale della regione del Fezzan, nel Sud della Libia, erano in corso scontri fra la tribu Tubu e la tribù Uggeche.
In questi ultimi due giorni ho ricevuto da più parti notizie di scontri in Libia tra sostenitori di Gheddafi e l'attuale regime. In particolare, tramite l’avvocato Luca Tadolini ho ricevuto il seguente comunicato di Nuri Ahusain (Nuri Ahusain è quel patriota libico cui dedicai due post[1] all’epoca del voltafaccia del governo italiano contro la Libia di Gheddafi):
Dott. Nuri Ahusain 3885652064
Avv. Luca Tadolini 3483354890
Il Sud della Libia rialza la Bandiera Verde: l’aviazione del Governo di Tripoli da tre giorni bombarda la popolazione. Il silenzio dei media sulle vittime civili.
Nuri Ahusain, responsabile degli studenti libici per la Jamahiriya, attualmente a Perugia, riferisce le drammatiche notizie che arrivano dalla propria città SABHA, capitale della grande regione del Fezzan, nel sud della Libia, dove risiede la famiglia.
“Gli scontri intertribali che hanno caratterizzato gli scorsi mesi si sono trasformati in una sollevazione pro-Jamahiriya contro i seguaci del governo di Tripoli, arrivato al potere con l’appoggio della NATO, e che ora sta bombardando indiscriminatamente la popolazione civile.Da un mese in Sabha, capitale della regione del Fezzan, nel Sud della Libia, erano in corso scontri fra la tribu Tubu e la tribù Uggeche.
domenica 26 gennaio 2014
Libia, rapito funzionario della Corea del Sud
20 gennaio 2014
L'uomo, 39 anni, è stato prelevato da 4 uomini armati mentre tornava a casa. Tre giorni fa il rapimento di due italiani, su cui si mantiene il più stretto riserbo. Un capo tribu: "Il sud del Paese è nelle mani di al-Qaeda"
TRIPOLI - Un dipendente del governo della Corea del Sud è stato rapito in Libia. Lo afferma l'agenzia ufficiale Yonhap. Il funzionario, rapito da quattro uomini armati non identificati, è Han Seok-woo, da luglio 2012 a capo dell'ufficio di Tripoli della Korea Trade-Investment Promotion Agency (Kotra), l'agenzia pubblica per la promozione di investimenti ed interscambio commerciale.
L'uomo, 39 anni, è stato prelevato da 4 uomini armati mentre tornava a casa. Tre giorni fa il rapimento di due italiani, su cui si mantiene il più stretto riserbo. Un capo tribu: "Il sud del Paese è nelle mani di al-Qaeda"
TRIPOLI - Un dipendente del governo della Corea del Sud è stato rapito in Libia. Lo afferma l'agenzia ufficiale Yonhap. Il funzionario, rapito da quattro uomini armati non identificati, è Han Seok-woo, da luglio 2012 a capo dell'ufficio di Tripoli della Korea Trade-Investment Promotion Agency (Kotra), l'agenzia pubblica per la promozione di investimenti ed interscambio commerciale.
sabato 25 gennaio 2014
Il governo di occupaziona usa gli aerei da guerra contro la Resistenza Verde
Posted: 2014-01-19
From: Mathaba
Dove si trova ora il consiglio di sicurezza dell'ONU ?
Non c'è limite ai crimini di guerra che sta perpetrando il governo di occupazione della Libia.
Gli ultimi colpi di coda dello squalo ferito sono i più pericolosi, l'oramai sconfitto governo di occupazione filo - coloniale sta tentando il tutto per tutto per resistere qualche giorno in più al fiume in piena che lo sta travolgendo.
From: Mathaba
Dove si trova ora il consiglio di sicurezza dell'ONU ?
Non c'è limite ai crimini di guerra che sta perpetrando il governo di occupazione della Libia.
Gli ultimi colpi di coda dello squalo ferito sono i più pericolosi, l'oramai sconfitto governo di occupazione filo - coloniale sta tentando il tutto per tutto per resistere qualche giorno in più al fiume in piena che lo sta travolgendo.
venerdì 24 gennaio 2014
NWO: COME SI STERMINA L'UMANITA'
giovedì 30 maggio 2013
Ecco le prove del genocidio in atto. Per sapere quale futuro (presente) catastrofico ci attende, o meglio già in atto, è utile la lettura del documento NATIONAL SECURITY MEMORANDUM NSM-200. Si tratta di un documento sulla crescita della popolazione mondiale richiesto da Henry Kissinger e pubblicato in forma segreta nel 1974. L’atto ufficiale è stato declassificato nel 1989.
Il concetto è molto semplice: non ci sono abbastanza risorse al mondo per permettere a tutti di vivere in maniera decente? Invece di consumare di meno, e cercare magari di dividere più equamente quello che c'è, lasciamo morire un paio di miliardi di persone, e il problema non sussiste.
Ecco le prove del genocidio in atto. Per sapere quale futuro (presente) catastrofico ci attende, o meglio già in atto, è utile la lettura del documento NATIONAL SECURITY MEMORANDUM NSM-200. Si tratta di un documento sulla crescita della popolazione mondiale richiesto da Henry Kissinger e pubblicato in forma segreta nel 1974. L’atto ufficiale è stato declassificato nel 1989.
Il concetto è molto semplice: non ci sono abbastanza risorse al mondo per permettere a tutti di vivere in maniera decente? Invece di consumare di meno, e cercare magari di dividere più equamente quello che c'è, lasciamo morire un paio di miliardi di persone, e il problema non sussiste.
giovedì 23 gennaio 2014
In Libia i separatisti giocano un petro-bluff con l’aiuto di un lobbista
16 gennaio 2014 - ore 21:30
Quanto può durare ancora lo stallo tra il governo e l’est? Bisogna chiederlo al’uomo da due milioni di dollari
Giovedì il viceministro della Libia per il Petrolio e il gas, Omar Shakmak, ha annunciato alla tv di stato che l’incasso arrivato dalla vendita del greggio per il 2013 è di 40 miliardi di dollari, invece dei previsti 50. Il 20 per cento in meno è dovuto al fatto che i terminal nell’est del paese sono bloccati da una milizia separatista che ha dichiarato l’indipendenza e vuole vendere il greggio da sola, senza più passare per il governo centrale. Dieci giorni fa il primo ministro, l’incerto Ali Zeidan, ha detto che la Libia impedirà questo traffico parallelo e non autorizzato in ogni modo, anche usando le armi contro le petroliere che provassero ad attraccare ai terminal ribelli (all’inizio di gennaio la marina libica ha costretto a fare marcia indietro una petroliera con bandiera maltese che navigava verso Es Sider).
Quanto può durare ancora lo stallo tra il governo e l’est? Bisogna chiederlo al’uomo da due milioni di dollari
Giovedì il viceministro della Libia per il Petrolio e il gas, Omar Shakmak, ha annunciato alla tv di stato che l’incasso arrivato dalla vendita del greggio per il 2013 è di 40 miliardi di dollari, invece dei previsti 50. Il 20 per cento in meno è dovuto al fatto che i terminal nell’est del paese sono bloccati da una milizia separatista che ha dichiarato l’indipendenza e vuole vendere il greggio da sola, senza più passare per il governo centrale. Dieci giorni fa il primo ministro, l’incerto Ali Zeidan, ha detto che la Libia impedirà questo traffico parallelo e non autorizzato in ogni modo, anche usando le armi contro le petroliere che provassero ad attraccare ai terminal ribelli (all’inizio di gennaio la marina libica ha costretto a fare marcia indietro una petroliera con bandiera maltese che navigava verso Es Sider).
mercoledì 22 gennaio 2014
Italia " preoccupata" dal caos libico
Come confermato dal ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, l'Italia è seriamente preoccupata per i disordini in Libia e la capacità del governo di tenere a freno le milizie locali. "Siamo profondamente preoccupati per la situazione in Libia, dove il governo sta lottando per stabilire la sua autorità sulle milizie che hanno combattuto contro il regime precedente", ha detto Mauro a un evento presso la Johns Hopkins University.
martedì 21 gennaio 2014
The Anglo-Saxon Mission - The Timeline
mercoledì 23 gennaio 2013
All´epoca in cui giunsi a conoscenza della Timeline [linea di demarcazione temporale], avevo già viaggiato per tutto il mondo nel corso degli anni '80 e '90 con l'esercito britannico ed ero stato coinvolto in molti conflitti e testimoniato molti eventi di quelli che cambiano la mente, alcuni dei quali sono difficili da descrivere sotto qualsivoglia forma di ragionevolezza.
Il mio compito, insieme a molti altri del mio rango, era di condurre esercizi per il ventaglio di tracciati contro bersagli aerei. A quel tempo stavamo usando radar per il controllo di fuoco e sorveglianza in fase di sviluppo, per vedere se fosse possibile intercettare e bloccare bersagli piccoli e molto veloci, provenienti da alta quota. Abbiamo utilizzato dai jet veloci ai droni senza pilota, ai proiettili di artiglieria. L'obiettivo, qualunque cosa fosse, visto che non mi era stato detto, non fu rilevato dall'attrezzatura con cui operavo.
All´epoca in cui giunsi a conoscenza della Timeline [linea di demarcazione temporale], avevo già viaggiato per tutto il mondo nel corso degli anni '80 e '90 con l'esercito britannico ed ero stato coinvolto in molti conflitti e testimoniato molti eventi di quelli che cambiano la mente, alcuni dei quali sono difficili da descrivere sotto qualsivoglia forma di ragionevolezza.
Il mio compito, insieme a molti altri del mio rango, era di condurre esercizi per il ventaglio di tracciati contro bersagli aerei. A quel tempo stavamo usando radar per il controllo di fuoco e sorveglianza in fase di sviluppo, per vedere se fosse possibile intercettare e bloccare bersagli piccoli e molto veloci, provenienti da alta quota. Abbiamo utilizzato dai jet veloci ai droni senza pilota, ai proiettili di artiglieria. L'obiettivo, qualunque cosa fosse, visto che non mi era stato detto, non fu rilevato dall'attrezzatura con cui operavo.
lunedì 20 gennaio 2014
Libia. A due anni dalla "liberazione". Cosa ha portato la guerra della Nato
•Lunedì, 18 Novembre 2013 15:40
•Enrico Vigna
A poco piu’ di due anni dalla “liberazione” dal “regime” di Gheddafi, imposta dalla cosiddetta “ coalizione dei volonterosi” occidentale ( leggasi, al di la’ di retoriche e demagogie, paesi aggressori e NATO) puo’ essere illuminante, per capire di quante menzogne e falsita’ mediatiche ci nutrono, fare un punto sulla situazione nel paese e sul livello di violenza e terrore nella realta’ della vita quotidiana del popolo libico. Soprattutto puo’ aiutare a riflettere sulle manipolazioni usate per fare le “guerre umanitarie” e per i diritti umani, e appurarne i risultati nel concreto della vita dei popoli.
•Enrico Vigna
A poco piu’ di due anni dalla “liberazione” dal “regime” di Gheddafi, imposta dalla cosiddetta “ coalizione dei volonterosi” occidentale ( leggasi, al di la’ di retoriche e demagogie, paesi aggressori e NATO) puo’ essere illuminante, per capire di quante menzogne e falsita’ mediatiche ci nutrono, fare un punto sulla situazione nel paese e sul livello di violenza e terrore nella realta’ della vita quotidiana del popolo libico. Soprattutto puo’ aiutare a riflettere sulle manipolazioni usate per fare le “guerre umanitarie” e per i diritti umani, e appurarne i risultati nel concreto della vita dei popoli.
domenica 19 gennaio 2014
Gli USA creano i terroristi per rovesciare i governi
24 novembre 2012
In questo video di 2 minuti, Wesley Clark – Comandante Alleato Supremo della NATO – rivela che gli Stati Uniti dopo l’11 settembre hanno pianificato di rovesciare 7 nazioni del mondo: Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran.
http://www.youtube.com/watch?v=9RC1Mepk_Sw
Il Pentagono ammette qui, qui e qui la strategia utilizzata per farlo:
1.Gli USA fomentano atti di terrorismo nelle nazioni che vogliono controllare,
2.Gli USA continuano ad alimentare il terrorismo finchè non provoca atti di rappresaglia,
3.Gli USA etichettano la rappresaglia come “terrorismo” per giustificare operazioni militari, segrete e non, che hanno l’obiettivo di delegittimare i governi in carica.
Quindi gli Stati Uniti hanno scatenato la “guerra al terrorismo” come scelta politica; l’11 settembre era una finzione e non una causa.
In questo video di 2 minuti, Wesley Clark – Comandante Alleato Supremo della NATO – rivela che gli Stati Uniti dopo l’11 settembre hanno pianificato di rovesciare 7 nazioni del mondo: Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran.
http://www.youtube.com/watch?v=9RC1Mepk_Sw
Il Pentagono ammette qui, qui e qui la strategia utilizzata per farlo:
1.Gli USA fomentano atti di terrorismo nelle nazioni che vogliono controllare,
2.Gli USA continuano ad alimentare il terrorismo finchè non provoca atti di rappresaglia,
3.Gli USA etichettano la rappresaglia come “terrorismo” per giustificare operazioni militari, segrete e non, che hanno l’obiettivo di delegittimare i governi in carica.
Quindi gli Stati Uniti hanno scatenato la “guerra al terrorismo” come scelta politica; l’11 settembre era una finzione e non una causa.
sabato 18 gennaio 2014
Una critica costruttiva al diritto di sovranità
19 gennaio 2013
Quest’articolo dell’avvocato Paolo Franceschetti ha il pregio di riportare il dibattito sul diritto di sovranità individuale sul binario della concreta applicabilità al nostro sistema legislativo. Scritto da un punto di vista squisitamente professionale, aggiunge argomentazioni valide e pragmatiche ai fin troppo facili voli pindarici cui si presta l’argomento. Ha il merito di stimolare criticamente riflessioni costruttive su una questione quantomai calda, proprio mentre oltre oceano i riflettori sono puntati sul caso The One People Public’s Trust che promette di indebolire anche la ridondante struttura legislativa immobilistica della Civil Law, che secondo Franceschetti non si presta all’applicabilità diretta del principio di sovranità. Lòthlaurin
di Paolo Franceschetti
1. Premessa. 2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale. 3. La differenza tra sistemi di Civil Law e di Common Law. 4. Il diritto come imposizione di forza. 5. Il concetto di diritto. Il diritto come annientamento dell’individuo. 6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione. 7. Conclusioni.
Quest’articolo dell’avvocato Paolo Franceschetti ha il pregio di riportare il dibattito sul diritto di sovranità individuale sul binario della concreta applicabilità al nostro sistema legislativo. Scritto da un punto di vista squisitamente professionale, aggiunge argomentazioni valide e pragmatiche ai fin troppo facili voli pindarici cui si presta l’argomento. Ha il merito di stimolare criticamente riflessioni costruttive su una questione quantomai calda, proprio mentre oltre oceano i riflettori sono puntati sul caso The One People Public’s Trust che promette di indebolire anche la ridondante struttura legislativa immobilistica della Civil Law, che secondo Franceschetti non si presta all’applicabilità diretta del principio di sovranità. Lòthlaurin
di Paolo Franceschetti
1. Premessa. 2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale. 3. La differenza tra sistemi di Civil Law e di Common Law. 4. Il diritto come imposizione di forza. 5. Il concetto di diritto. Il diritto come annientamento dell’individuo. 6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione. 7. Conclusioni.
venerdì 17 gennaio 2014
L’ipocrisia europea messa a nudo dall’On. Laurent Louis
28 gennaio 2013
Il 17 gennaio scorso, chiamato ad intervenire sulla proposta d’intervento militare del Belgio a fianco della Francia nella lotta al finto terrorismo in Mali, il parlamentare belga Laurent Louis ha sfilato il rosario dell’ipocrisia guerrafondaia europea, di fronte a tutto il parlamento e alle telecamere, usando toni a tratti coloriti. L’On. Louis non è nuovo a questo genere di denunce: appena un anno fa puntò i riflettori sul caso Dutroux e sulla rete pedofila in Belgio – questioni insabbiate dalle autorità – subendo contestualmente un pesante attacco mediatico. Ecco il video e la trascrizione del suo discorso.
Grazie Signor Presidente. Signori Ministri, Cari Colleghi. È proprio vero che il Belgio è il paese del surrealismo! Apprendiamo infatti stamane dalla stampa che l’esercito belga è incapace di sgominare quei pochi elementi islamici radicali esistenti nel suo seno, che non si possono licenziare per mancanza di mezzi giuridici sufficienti ma che, in cambio, decidiamo di aiutare la Francia nella lotta contro il “terrorismo” tra virgolette, offrendo un aiuto logistico, per l’operazione in Mali.
Il 17 gennaio scorso, chiamato ad intervenire sulla proposta d’intervento militare del Belgio a fianco della Francia nella lotta al finto terrorismo in Mali, il parlamentare belga Laurent Louis ha sfilato il rosario dell’ipocrisia guerrafondaia europea, di fronte a tutto il parlamento e alle telecamere, usando toni a tratti coloriti. L’On. Louis non è nuovo a questo genere di denunce: appena un anno fa puntò i riflettori sul caso Dutroux e sulla rete pedofila in Belgio – questioni insabbiate dalle autorità – subendo contestualmente un pesante attacco mediatico. Ecco il video e la trascrizione del suo discorso.
Grazie Signor Presidente. Signori Ministri, Cari Colleghi. È proprio vero che il Belgio è il paese del surrealismo! Apprendiamo infatti stamane dalla stampa che l’esercito belga è incapace di sgominare quei pochi elementi islamici radicali esistenti nel suo seno, che non si possono licenziare per mancanza di mezzi giuridici sufficienti ma che, in cambio, decidiamo di aiutare la Francia nella lotta contro il “terrorismo” tra virgolette, offrendo un aiuto logistico, per l’operazione in Mali.
giovedì 16 gennaio 2014
La morte di Al Hadi Imbairesh, un omicidio di stato
Posted: 2014-01-10
From: Mathaba
Morte in carcere per un ufficiale dell'esercito della Jamahiriya.
Al Hadi Imbairesh è deceduto in un carcere di Zintan dove era incarcerato dall'Agosto 2011.
La versone ufficiale del Consiglio Locale di Zintan è che il detenuto politico sia deceduto a causa di un tumore.
From: Mathaba
Morte in carcere per un ufficiale dell'esercito della Jamahiriya.
Al Hadi Imbairesh è deceduto in un carcere di Zintan dove era incarcerato dall'Agosto 2011.
La versone ufficiale del Consiglio Locale di Zintan è che il detenuto politico sia deceduto a causa di un tumore.
mercoledì 15 gennaio 2014
L’abdicazione a sorpresa del re del Qatar
Pubblicato il 21 giugno 2013
L’annuncio dell’abdicazione del re e del ritiro dello storico primo ministro il Qatar ha rotto una tradizione di misteri senza in realtà chiarire molto.
Il Qatar è una penisola che si protende dalla più grande Penisola Arabica nella acque del Golfo Persico, benedetta da grandi giacimenti di petrolio e dai più grandi giacimenti al mondo di gas naturale. Il paese vanta un PIL nominale pro-capite che supera i centomila dollari all’anno, anche se ovviamente la distribuzione non è così equanime. Con poco meno di due milioni di abitanti, la maggior parte dei quali immigrati e non cittadini, il Qatar conserva una monarchia assoluta che nell’ultimo ventennio non si è fatta notare solo per la disponibilità di denaro contante, ma anche per l’eccezionale protagonismo del sovrano sulla scena internazionale. Quando nel 1995 l’emiro Hamad, che oggi ha 61 anni e si dice sia malatissimo, prese il potere spodestando il padre mentre questi era all’estero, in Svizzera, non sembrò che l’ennesima successione in stile qatariota, visto che confermava una tradizione che fino ad allora aveva sempre visto il problema successorio risolto con la deposizione del regnante. L’idea che Hamad ceda volontariamente il potere al figlio trentatreenne Tamim, è quindi una grossa novità.
L’annuncio dell’abdicazione del re e del ritiro dello storico primo ministro il Qatar ha rotto una tradizione di misteri senza in realtà chiarire molto.
Il Qatar è una penisola che si protende dalla più grande Penisola Arabica nella acque del Golfo Persico, benedetta da grandi giacimenti di petrolio e dai più grandi giacimenti al mondo di gas naturale. Il paese vanta un PIL nominale pro-capite che supera i centomila dollari all’anno, anche se ovviamente la distribuzione non è così equanime. Con poco meno di due milioni di abitanti, la maggior parte dei quali immigrati e non cittadini, il Qatar conserva una monarchia assoluta che nell’ultimo ventennio non si è fatta notare solo per la disponibilità di denaro contante, ma anche per l’eccezionale protagonismo del sovrano sulla scena internazionale. Quando nel 1995 l’emiro Hamad, che oggi ha 61 anni e si dice sia malatissimo, prese il potere spodestando il padre mentre questi era all’estero, in Svizzera, non sembrò che l’ennesima successione in stile qatariota, visto che confermava una tradizione che fino ad allora aveva sempre visto il problema successorio risolto con la deposizione del regnante. L’idea che Hamad ceda volontariamente il potere al figlio trentatreenne Tamim, è quindi una grossa novità.
martedì 14 gennaio 2014
TERRORISMO DI STATI OCCIDENTALI
27/3/13
di Gianni Lannes
Costituzione della Repubblica italiana,
articolo 11:
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…».
Andiamo alla radice del problema. Se la Costituzione repubblicana ed antifascista ha un valore effettivo, allora nel caso dei due marò abbiamo torto marcio. Altrimenti, se è ormai carta straccia, e se vale il Trattato di Lisbona (in vigore dal primo gennaio 2009) - che la stragrande maggioranza del popolo italiano non sa cosa sia - viviamo in una bolla dove siamo a tutti gli effetti sudditi a cui è concessa al massimo la distrazione internet, laddove il sistema di potere detta ordini indiscutibili.
di Gianni Lannes
Costituzione della Repubblica italiana,
articolo 11:
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…».
Andiamo alla radice del problema. Se la Costituzione repubblicana ed antifascista ha un valore effettivo, allora nel caso dei due marò abbiamo torto marcio. Altrimenti, se è ormai carta straccia, e se vale il Trattato di Lisbona (in vigore dal primo gennaio 2009) - che la stragrande maggioranza del popolo italiano non sa cosa sia - viviamo in una bolla dove siamo a tutti gli effetti sudditi a cui è concessa al massimo la distrazione internet, laddove il sistema di potere detta ordini indiscutibili.
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lunedì 13 gennaio 2014
FU ISRAELE AD ABBATTERE IL DC 9 ITAVIA
26/10/13
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ustica
http://video.sky.it/news/cronaca/ipotesi_su_ustica_dc9_abbattuto_da_servizi_segreti_israele/v65549.vid
http://www.youtube.com/watch?v=dI9NW3YXXlk&feature=youtu.be
di Gianni Lannes
Gli sciacalli scorazzano indisturbati, mentre a disinformare anche in buona fede e non, ci pensano i giornalisti. Ancora oggi nessun rispetto per gli 81 morti (tra cui 13 bambini, compresi due neonati) assassinati la sera del 27 giugno 1980. Essi non hanno ancora avuto giustizia terrena. Come i 21 testimoni (scomodi) ammazzati successivamente dai servizi segreti in Italia e in Belgio (in particolare il generale Roberto Boemio, ucciso a Bruxelles il 13 gennaio 1993), perché non rivelassero verità troppo imbarazzanti a livello internazionale. Comprese le 69 vittime collaterali del disastro di Ramstein, in Germania, causato da un sabotaggio per uccidere i piloti Naldini e Nutarelli (solisti delle frecce tricolori). Gli stessi piloti che la sera del 27 giugno di 33 anni fa, incrociando il Dc 9 Itavia, diramarono l'allarme generale a bordo del loro F 104 biposto, di rientro da Verona, dopo una missione di addestramento con un allievo su un altro F 104, e diretti a Grossetto. I due ufficiali, i migliori piloti che l'Italia schierava in quegli anni, sarebbero stati notoriamente interrogati la settimana successiva al 28 agosto 1988, dal giudice istruttore Vittorio Bucarelli. Nel 1994 i giornalisti Gatti e Hammer con il libro Il quinto scenario, sono arrivati ad un passo dalla verità. Mancava loro pur in quel pregevole lavoro di inchiesta, innanzitutto il movente vero della strage, e poi la dinamica.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ustica
http://video.sky.it/news/cronaca/ipotesi_su_ustica_dc9_abbattuto_da_servizi_segreti_israele/v65549.vid
http://www.youtube.com/watch?v=dI9NW3YXXlk&feature=youtu.be
di Gianni Lannes
Gli sciacalli scorazzano indisturbati, mentre a disinformare anche in buona fede e non, ci pensano i giornalisti. Ancora oggi nessun rispetto per gli 81 morti (tra cui 13 bambini, compresi due neonati) assassinati la sera del 27 giugno 1980. Essi non hanno ancora avuto giustizia terrena. Come i 21 testimoni (scomodi) ammazzati successivamente dai servizi segreti in Italia e in Belgio (in particolare il generale Roberto Boemio, ucciso a Bruxelles il 13 gennaio 1993), perché non rivelassero verità troppo imbarazzanti a livello internazionale. Comprese le 69 vittime collaterali del disastro di Ramstein, in Germania, causato da un sabotaggio per uccidere i piloti Naldini e Nutarelli (solisti delle frecce tricolori). Gli stessi piloti che la sera del 27 giugno di 33 anni fa, incrociando il Dc 9 Itavia, diramarono l'allarme generale a bordo del loro F 104 biposto, di rientro da Verona, dopo una missione di addestramento con un allievo su un altro F 104, e diretti a Grossetto. I due ufficiali, i migliori piloti che l'Italia schierava in quegli anni, sarebbero stati notoriamente interrogati la settimana successiva al 28 agosto 1988, dal giudice istruttore Vittorio Bucarelli. Nel 1994 i giornalisti Gatti e Hammer con il libro Il quinto scenario, sono arrivati ad un passo dalla verità. Mancava loro pur in quel pregevole lavoro di inchiesta, innanzitutto il movente vero della strage, e poi la dinamica.
domenica 12 gennaio 2014
STRAGE DI USTICA: DEPISTAGGI INFINITI. POLPETTA AVVELENATA A PURGATORI
23/10/2013
di Gianni Lannes
Strage Ustica, il supertestimone nella sala operativa: "Ecco cosa successe con il Mig libico, i due Mirage e il Tomcat".
E' il titolo odierno di un blog dal nome esterofilo (Huffington Post, filiazione dell'Espresso) che riporta un'intervista a firma di Andrea Purgatori, farcita purtroppo di incongruenze, per usare un eufemismo. Una versione dei fatti inattendibile, che fa acqua da tutte le parti. Una cosa è certa: la Libia non c'entra. Come è possibile legittimare senza una prova uno sgangherato "per sentito dire".
di Gianni Lannes
Strage Ustica, il supertestimone nella sala operativa: "Ecco cosa successe con il Mig libico, i due Mirage e il Tomcat".
E' il titolo odierno di un blog dal nome esterofilo (Huffington Post, filiazione dell'Espresso) che riporta un'intervista a firma di Andrea Purgatori, farcita purtroppo di incongruenze, per usare un eufemismo. Una versione dei fatti inattendibile, che fa acqua da tutte le parti. Una cosa è certa: la Libia non c'entra. Come è possibile legittimare senza una prova uno sgangherato "per sentito dire".
sabato 11 gennaio 2014
LIBIA: IL LEONE DEL DESERTO
di Gianni Lannes
Ecco la storia di un genocidio di marca italiana dimenticato o ignoto ai più. Il 16 settembre 1931, Omar al-Mukhtar, il “leone del deserto”, capo dei partigiani che si battevano contro i militari “brava gente” in Libia fu fatto impiccare dal “benemerito” generale Rodolfo Graziani. Terminava così una lotta per la libertà e l’indipendenza che durava dal 1912. L’esercito fascista pur di avere ragione della resistenza libica, non solo non esitò ad usare i bombardamenti aerei a base di gas proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925 (soprattutto iprite) sulla popolazione inerme, ma adottò anche la soluzione finale della deportazione in campi di concentramento. In centomila furono strappati dai loro villaggi e dalle loro case. In quarantamila morirono di stenti.
Ecco la storia di un genocidio di marca italiana dimenticato o ignoto ai più. Il 16 settembre 1931, Omar al-Mukhtar, il “leone del deserto”, capo dei partigiani che si battevano contro i militari “brava gente” in Libia fu fatto impiccare dal “benemerito” generale Rodolfo Graziani. Terminava così una lotta per la libertà e l’indipendenza che durava dal 1912. L’esercito fascista pur di avere ragione della resistenza libica, non solo non esitò ad usare i bombardamenti aerei a base di gas proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925 (soprattutto iprite) sulla popolazione inerme, ma adottò anche la soluzione finale della deportazione in campi di concentramento. In centomila furono strappati dai loro villaggi e dalle loro case. In quarantamila morirono di stenti.
venerdì 10 gennaio 2014
Arabi in Libia
Pubblicato il 19 dicembre 2011
Mentre la Tunisia sembra avviata a un dopo-dittatura relativamente sereno e in Egitto rivoluzione e restaurazione si menano come dei fabbri per strada, con l’unicità di scontri nei quali l’esercito combatte tirando mobili, pietre e suppellettili, in Libia dove è caduta la terza dittatura nordafricana la situazione è relativamente calma, ma non fa progressi evidenti.
Nocciolo del problema è la composizione del CNT, il “parlamento” che dirige e comanda il governo di Jalil è un organismo segreto e già questa è un’anomalia notevole per un paese che vorrebbe arrivare al più presto alla democrazia. Un segreto mantenuto per “motivi di sicurezza” si dice, che ormai non regge più, tanto che lunedì scorso Jalil ha annunciato che i nomi dei membri del CNT sarebbero stati resi noti.
Mentre la Tunisia sembra avviata a un dopo-dittatura relativamente sereno e in Egitto rivoluzione e restaurazione si menano come dei fabbri per strada, con l’unicità di scontri nei quali l’esercito combatte tirando mobili, pietre e suppellettili, in Libia dove è caduta la terza dittatura nordafricana la situazione è relativamente calma, ma non fa progressi evidenti.
Nocciolo del problema è la composizione del CNT, il “parlamento” che dirige e comanda il governo di Jalil è un organismo segreto e già questa è un’anomalia notevole per un paese che vorrebbe arrivare al più presto alla democrazia. Un segreto mantenuto per “motivi di sicurezza” si dice, che ormai non regge più, tanto che lunedì scorso Jalil ha annunciato che i nomi dei membri del CNT sarebbero stati resi noti.
giovedì 9 gennaio 2014
“Il piano Kalergi”, i Protocolli dei savi di Sion riscritti dal nazistume
Pubblicato il 18 ottobre 2013
Denuncia “Il genocidio degli europei”,nientemeno. Opera di un austriaco che non ha una gran bella reputazione, il testo sta diventando di moda anche da noi.
C’è un complotto alla base della costruzione dell’unità europea, il fine del quale è nientemeno che “il genocidio programmato dei popoli europei”. Sì, il progetto europeista in realtà è un progetto mondialista destinato a creare un mondo abitato a un’unica razza umana, frutto finale del meticciato totale realizzato grazie alle migrazioni e all’abbattimento delle frontiere. Una umanità imbruttita e abbattuta dall’esito degi incroci con gli immigrati inferiori e dominata, rullo di tamburi… dagli ebrei. Se a qualcuno ricorda la storia di una altro tragico tarocco del genere, quello dei Protocolli dei Savi di Sion per la conquista del mondo non è un caso, l’ipotesi emerge da un testo che ha il titolo originale di “Il Terzo Reich Ebraico”, nientemeno. Non stupisce che sia stato accolto con favore anche dai greci di Alba Dorata.
Denuncia “Il genocidio degli europei”,nientemeno. Opera di un austriaco che non ha una gran bella reputazione, il testo sta diventando di moda anche da noi.
C’è un complotto alla base della costruzione dell’unità europea, il fine del quale è nientemeno che “il genocidio programmato dei popoli europei”. Sì, il progetto europeista in realtà è un progetto mondialista destinato a creare un mondo abitato a un’unica razza umana, frutto finale del meticciato totale realizzato grazie alle migrazioni e all’abbattimento delle frontiere. Una umanità imbruttita e abbattuta dall’esito degi incroci con gli immigrati inferiori e dominata, rullo di tamburi… dagli ebrei. Se a qualcuno ricorda la storia di una altro tragico tarocco del genere, quello dei Protocolli dei Savi di Sion per la conquista del mondo non è un caso, l’ipotesi emerge da un testo che ha il titolo originale di “Il Terzo Reich Ebraico”, nientemeno. Non stupisce che sia stato accolto con favore anche dai greci di Alba Dorata.
mercoledì 8 gennaio 2014
Il Piano Kalergi – Quello che Nessuno ti ha mai detto sull’Europa
Venerdì, Marzo 8th/ 2013
- L'editoriale di Giovanni Antonio Fois e Sergio Basile -
Europa – Il mondo economico e politico internazionale naconde uno scabroso retroscena, all'insaputa di tutti. Una questione scottante da trattare con le pinze e con il tatto dovuto, che ha da poco provocato l'arresto e la detenzione di Gerd Honsik, storico e poeta austriaco, colpevole di aver reso nota la vicenda attraverso le sue pubblicazioni. Questa storia è lagata ad un oscuro personaggio e ad un nome, completamente sconosciuto all'opinione pubblica ma di grande importanza per le caste privilegiate di questa società. Questo nome, non dimenticatelo, è Richard Coudenhove Kalergi. Anche se nessun libro di scuola ne parla e la didattica tralascia deliberatamente l'argomento, quest'uomo è considerto uno dei padri fondatori del progetto UE, pioniere delle attuali politiche europeiste. Se non "il padre nobile" delle attuali perverse politiche comunitarie.
- L'editoriale di Giovanni Antonio Fois e Sergio Basile -
Europa – Il mondo economico e politico internazionale naconde uno scabroso retroscena, all'insaputa di tutti. Una questione scottante da trattare con le pinze e con il tatto dovuto, che ha da poco provocato l'arresto e la detenzione di Gerd Honsik, storico e poeta austriaco, colpevole di aver reso nota la vicenda attraverso le sue pubblicazioni. Questa storia è lagata ad un oscuro personaggio e ad un nome, completamente sconosciuto all'opinione pubblica ma di grande importanza per le caste privilegiate di questa società. Questo nome, non dimenticatelo, è Richard Coudenhove Kalergi. Anche se nessun libro di scuola ne parla e la didattica tralascia deliberatamente l'argomento, quest'uomo è considerto uno dei padri fondatori del progetto UE, pioniere delle attuali politiche europeiste. Se non "il padre nobile" delle attuali perverse politiche comunitarie.
martedì 7 gennaio 2014
ESORCISTA CERCASI....
3 settembre 2013
Un esorcista particolare,più simile ad uno strizzacervelli...non si tratta
infatti di cacciare il classico Anticristo dal corpo di indemoniati,ma di
cacciare la stupidità dal cranio di certi bipedi senza piume e a corto di
neuroni.
Tutti siamo,chi più chi meno,depositari di questo dono,ma c'è gente che ha fatto
la fila tre volte per fare il pieno.
L'OLOGRAMMA KERRY
Si fa fatica a pensare che questo personaggio esista veramente,che sia reale....
invece di una proiezione di qualche ospite di un ospedale psichiatrico o
dell'albergo per gentiluomini di San Quintino.
infatti di cacciare il classico Anticristo dal corpo di indemoniati,ma di
cacciare la stupidità dal cranio di certi bipedi senza piume e a corto di
neuroni.
Tutti siamo,chi più chi meno,depositari di questo dono,ma c'è gente che ha fatto
la fila tre volte per fare il pieno.
L'OLOGRAMMA KERRY
Si fa fatica a pensare che questo personaggio esista veramente,che sia reale....
invece di una proiezione di qualche ospite di un ospedale psichiatrico o
dell'albergo per gentiluomini di San Quintino.
lunedì 6 gennaio 2014
Catturato a Misurata Abou Iyadh, capo di Ansar al Sharia
30 dicembre 2013
ANSA – E’ finita a Misurata, turbolenta città dell’inquieta Libia, la latitanza di Abou Iyadh, capo di Ansar al Sharia tunisina, una formazione che, nata come espressione dell’ala più integralista del movimento salafita, s’è trasformata nel volgere di un anno nel braccio operativo in Nord Africa del terrorismo islamico transnazionale. Ufficialmente, a mettere le mani su Abou Iyadh, in circostanze che non sono ancora chiare, sono state le forze della sicurezza libica, “aiutate” da elementi americani. Una definizione abbastanza scontata, dietro la quale si nasconde uno dei risultati più importanti dell’impegno statunitense in Libia dove, dopo l’attacco al consolato di Bengasi, le agenzie di sicurezza americane hanno schierato gli uomini migliori per la lotta al terrorismo islamico, forti della convinzione che la collocazione baricentrica della Libia nella regione mediterranea ne ha fatto l’obiettivo delle strategia della galassia che si cela dietro la sigla di al Qaida e, per essa, di al Qaida nel Maghreb islamico, sempre più apparentemente affrancata dalla ‘casa madre’ per strategie ed obiettivi.
ANSA – E’ finita a Misurata, turbolenta città dell’inquieta Libia, la latitanza di Abou Iyadh, capo di Ansar al Sharia tunisina, una formazione che, nata come espressione dell’ala più integralista del movimento salafita, s’è trasformata nel volgere di un anno nel braccio operativo in Nord Africa del terrorismo islamico transnazionale. Ufficialmente, a mettere le mani su Abou Iyadh, in circostanze che non sono ancora chiare, sono state le forze della sicurezza libica, “aiutate” da elementi americani. Una definizione abbastanza scontata, dietro la quale si nasconde uno dei risultati più importanti dell’impegno statunitense in Libia dove, dopo l’attacco al consolato di Bengasi, le agenzie di sicurezza americane hanno schierato gli uomini migliori per la lotta al terrorismo islamico, forti della convinzione che la collocazione baricentrica della Libia nella regione mediterranea ne ha fatto l’obiettivo delle strategia della galassia che si cela dietro la sigla di al Qaida e, per essa, di al Qaida nel Maghreb islamico, sempre più apparentemente affrancata dalla ‘casa madre’ per strategie ed obiettivi.
domenica 5 gennaio 2014
Dubbi e timori per i libici addestrati in Occidente
3 dicembre 2013,
Adnkronos/Aki/Washington Post – Sono fino a ottomila le reclute che verranno addestrate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia per cercare di dare una risposta alla crisi della sicurezza creatasi in Libia dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi e alla miriade di milizie e gruppi tribali restii ad abbandonare le armi o a rispondere alle gerarchie dell’esercito. Si tratta di cinquemila-ottomila uomini, come richiesto dal primo ministro libico Ali Zeidan, che cercheranno di riempire il vuoto della sicurezza proteggendo le sedi del governo e le figure istituzionali. Nell’ottica del presidente americano Barack Obama, questa forza dovrebbe rappresentare il fulcro del nuovo esercito nazionale. Addestrati fuori dalla Libia, nel progetto Usa questi uomini dovranno ”modificare le abitudini e creare nuove alleanze”. Resta comunque il dubbio che piu’ uomini e piu’ armi equivalgano realmente a piu’ sicurezza in un Paese dove ci sono centinaia di gruppi armati, molti dei quali pagati dal governo, e agende politiche contrapposte. Inoltre c’e’ il rischio che l’esclusione degli islamici dall’addestramento guidato dell’Occidente possa scatenare una nuova guerra civile. Alcuni analisti dentro e fuori la Libia temono infatti che una nuova forza possa diventare motivo per gruppi rivali per rafforzare la propria agenda, oppure che si crei un’ulteriore fazione armata tra le altre. Ma gli Stati Uniti e i suoi alleati, che conducono l’addestramento in base a ”standard della Nato”, non sono gli unici in campo per riempire il vuoto della sicurezza in Libia.
Adnkronos/Aki/Washington Post – Sono fino a ottomila le reclute che verranno addestrate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia per cercare di dare una risposta alla crisi della sicurezza creatasi in Libia dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi e alla miriade di milizie e gruppi tribali restii ad abbandonare le armi o a rispondere alle gerarchie dell’esercito. Si tratta di cinquemila-ottomila uomini, come richiesto dal primo ministro libico Ali Zeidan, che cercheranno di riempire il vuoto della sicurezza proteggendo le sedi del governo e le figure istituzionali. Nell’ottica del presidente americano Barack Obama, questa forza dovrebbe rappresentare il fulcro del nuovo esercito nazionale. Addestrati fuori dalla Libia, nel progetto Usa questi uomini dovranno ”modificare le abitudini e creare nuove alleanze”. Resta comunque il dubbio che piu’ uomini e piu’ armi equivalgano realmente a piu’ sicurezza in un Paese dove ci sono centinaia di gruppi armati, molti dei quali pagati dal governo, e agende politiche contrapposte. Inoltre c’e’ il rischio che l’esclusione degli islamici dall’addestramento guidato dell’Occidente possa scatenare una nuova guerra civile. Alcuni analisti dentro e fuori la Libia temono infatti che una nuova forza possa diventare motivo per gruppi rivali per rafforzare la propria agenda, oppure che si crei un’ulteriore fazione armata tra le altre. Ma gli Stati Uniti e i suoi alleati, che conducono l’addestramento in base a ”standard della Nato”, non sono gli unici in campo per riempire il vuoto della sicurezza in Libia.
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sabato 4 gennaio 2014
30/12/13 – Libia – Terrorismo: decapitata in Libia Ansar al Sharia tunisina
E’ finita a Misurata, turbolenta città dell’inquieta Libia, la latitanza di Abou Iyadh, capo di Ansar al Sharia tunisina: una formazione che, nata come espressione dell’ala più integralista del movimento salafita, s’è trasformata nel volgere di un anno nel braccio operativo in Nord Africa del terrorismo islamico transnazionale. Ufficialmente, a mettere le mani su Abou Iyadh, in circostanze che non sono ancora chiare, sono state le forze della sicurezza libica, “aiutate” da elementi americani. Una definizione abbastanza scontata, dietro la quale si nasconde uno dei risultati più importanti dell’impegno statunitense in Libia dove, dopo l’attacco al consolato di Bengasi, le agenzie di sicurezza americane hanno schierato gli uomini migliori per la lotta al terrorismo islamico, forti della convinzione che la collocazione baricentrica della Libia nella regione mediterranea ne ha fatto l’obiettivo delle strategia della galassia che si cela dietro la sigla di al Qaida e, per essa, di al Qaida nel Maghreb islamico, sempre più apparentemente affrancata dalla ‘casa madre’ per strategie ed obiettivi.
venerdì 3 gennaio 2014
Arrestati militari americani in Libia
Posted: 2013-12-28
From: Mathaba
Misterioso arresto di militari americani in Libia,rilasciati tramite la mediazione di Al Qaeda?
Un vero e proprio giallo si è consumato ieri in Libia.
Di certo c'è stato l'arresto di soldati americani vicino Sebratha ma molti sono i misteri che circondano l'accaduto.
La versione ufficiale indica che l'arresto di 4 membri dell'ambasciata americana a Tripoli sia avvenuto perchè i militari erano privi di documenti di riconoscimento.
From: Mathaba
Misterioso arresto di militari americani in Libia,rilasciati tramite la mediazione di Al Qaeda?
Un vero e proprio giallo si è consumato ieri in Libia.
Di certo c'è stato l'arresto di soldati americani vicino Sebratha ma molti sono i misteri che circondano l'accaduto.
La versione ufficiale indica che l'arresto di 4 membri dell'ambasciata americana a Tripoli sia avvenuto perchè i militari erano privi di documenti di riconoscimento.
giovedì 2 gennaio 2014
Sulle bombe a grappolo investimenti per 24 miliardi di dollari in tre anni
di Cristina Amoroso
Le bombe a grappolo, le cluster bombs, le micidiali armi da guerra che uccidono e feriscono migliaia di civili innocenti, sia al momento del loro utilizzo che nei mesi ed anni successivi, lasciando una scia di morte dietro di sé, una volta rimaste inesplose sul terreno, le sub-munizioni rilasciate dalle cluster bombs diventano vere e proprie mine antipersona.
Le bombe a grappolo, le cluster bombs, le micidiali armi da guerra che uccidono e feriscono migliaia di civili innocenti, sia al momento del loro utilizzo che nei mesi ed anni successivi, lasciando una scia di morte dietro di sé, una volta rimaste inesplose sul terreno, le sub-munizioni rilasciate dalle cluster bombs diventano vere e proprie mine antipersona.
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mercoledì 1 gennaio 2014
L’Africa si sta svuotando
di Mauro Indelicato
La propria terra è per ogni uomo, un qualcosa di sacro, un rapporto viscerale che si instaura con la cultura in cui è nato, cresciuto, nel quale si è formato e con il quale trova, a partire dalla propria famiglia, quel collante di solidarietà e fratellanza che gli garantirà per sempre una protezione quasi materna; sì perché la terra, è come una madre: ti coccola, ti fa crescere, magari ad un certo punto non vai d’accordo con lei, ma quando vai via la rimpiangi e non vedi l’ora di ritornare tra le proprie braccia.
Tutto questo oggi viene messo in discussione e viene negato a diversi popoli; viene negato ai palestinesi, i quali vivono in una propria terra ma controllati a vista da un altro popolo arrivato lì da poco più di 60 anni, viene negato anche a chi possibilmente vive nella propria terra ma non può sfruttarla, come in quelle nazioni le cui risorse naturali vengono sistematicamente saccheggiate dalle multinazionali.
La propria terra è per ogni uomo, un qualcosa di sacro, un rapporto viscerale che si instaura con la cultura in cui è nato, cresciuto, nel quale si è formato e con il quale trova, a partire dalla propria famiglia, quel collante di solidarietà e fratellanza che gli garantirà per sempre una protezione quasi materna; sì perché la terra, è come una madre: ti coccola, ti fa crescere, magari ad un certo punto non vai d’accordo con lei, ma quando vai via la rimpiangi e non vedi l’ora di ritornare tra le proprie braccia.
Tutto questo oggi viene messo in discussione e viene negato a diversi popoli; viene negato ai palestinesi, i quali vivono in una propria terra ma controllati a vista da un altro popolo arrivato lì da poco più di 60 anni, viene negato anche a chi possibilmente vive nella propria terra ma non può sfruttarla, come in quelle nazioni le cui risorse naturali vengono sistematicamente saccheggiate dalle multinazionali.
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