3 dicembre 2013,
Adnkronos/Aki/Washington Post – Sono fino a ottomila le reclute che verranno addestrate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia per cercare di dare una risposta alla crisi della sicurezza creatasi in Libia dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi e alla miriade di milizie e gruppi tribali restii ad abbandonare le armi o a rispondere alle gerarchie dell’esercito. Si tratta di cinquemila-ottomila uomini, come richiesto dal primo ministro libico Ali Zeidan, che cercheranno di riempire il vuoto della sicurezza proteggendo le sedi del governo e le figure istituzionali. Nell’ottica del presidente americano Barack Obama, questa forza dovrebbe rappresentare il fulcro del nuovo esercito nazionale. Addestrati fuori dalla Libia, nel progetto Usa questi uomini dovranno ”modificare le abitudini e creare nuove alleanze”. Resta comunque il dubbio che piu’ uomini e piu’ armi equivalgano realmente a piu’ sicurezza in un Paese dove ci sono centinaia di gruppi armati, molti dei quali pagati dal governo, e agende politiche contrapposte. Inoltre c’e’ il rischio che l’esclusione degli islamici dall’addestramento guidato dell’Occidente possa scatenare una nuova guerra civile. Alcuni analisti dentro e fuori la Libia temono infatti che una nuova forza possa diventare motivo per gruppi rivali per rafforzare la propria agenda, oppure che si crei un’ulteriore fazione armata tra le altre. Ma gli Stati Uniti e i suoi alleati, che conducono l’addestramento in base a ”standard della Nato”, non sono gli unici in campo per riempire il vuoto della sicurezza in Libia.
Sono infatti diversi gli attori esterni che sostengono una milizia piuttosto che un’altra o che cercano di capitalizzare l’anarchia presente nel Paese ricco di petrolio. Un esempio e’ quello della Turchia, che sta addestrando oltre tremila reclute libiche, o i Paesi del Golfo Persico, che stanno fornendo materiale a gruppi a loro affini. Lo stesso fanno anche aziende private o commercianti al mercato nero. Ci sono poi Paesi come il Marocco, l’Algeria o la Tunisia che si sono detti disponibili ad addestrare le forze della sicurezza libica. C’e’ poi il ruolo del Qatar, che sostiene le milizie islamiche, e quello degli Emirati Arabi Uniti, che invece addestra quelle laiche. ”Abbiamo visto vari ordini del giorno in base ai diversi partner esterni” che sono dietro alle milizie o ai gruppi tribali, spiega un funzionario della Difesa Usa a condizione di anonimato. Al momento, inoltre, il governo e il parlamento libici sono deboli e divisi. Da un lato c’e’ una coalizione guidata dalla forza liberale nota come Forze dell’Alleanza nazionale sostenuta dalle milizie armate che hanno sede a Zintan. Dall’altro lato ci sono i gruppi islamici, tra cui i Fratelli Musulmani e le milizie islamiche. L’Alleanza laica sostiene Zeidan, e’ legata al ministro della Difesa, e con le sue milizie controlla l’aeroporto internazionale di Tripoli e altre sedi istituzionali. Gli islamici sono invece affiliati al ministero degli Interni.
Nessuno dei due blocchi vuole che l’altro controlli in futuro le forze della sicurezza. ”Ogni tentativo di creare una nuova istituzione e’ visto come un gioco a somma zero, una vittoria per il rivale”, ha spiegato Frederic Wehrey, esperto di Libia presso il Carnegie Endowment for International Peace. I leader delle milizie islamiche, ad esempio, denunciano che ”la maggior parte dei ragazzi addestrati (dall’Occidente) sono uomini dell’ex regime di Gheddafi”, afferma Moheidin al-Mejberi, capo dei miliziani di Bengasi. In ogni caso, il progetto messo a punto dagli Stati Uniti prevede l’addestramento di una prima tranche di 350 reclute libiche in Bulgaria entro la primavera. In totale, l’obiettivo e’ addestrare qui quattromila uomini, mentre altri duemila saranno addestrati da Italia e Gran Bretagna nei rispettivi Paesi. La lista delle reclute da addestrare e’ stata redatta dal ministero della Difesa libico, ma non e’ ancora stata visionata dagli Usa, che dovranno escludere la presenza di estremisti legati ad al-Qaeda o ad Ansar al-Sharia
Fonte: http://www.analisidifesa.it/2013/12/dubbi-e-timori-per-i-libici-addestrati-in-occidente/
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