di Mauro Indelicato
A Lampedusa la processione continua; passerelle di ministri, presidenti di Camere, perfino il presidente della Commissione Europea sarà costretto mercoledì ad affacciarsi sulla più grande delle Pelagie per mostrare, non si sa con quale tipo di faccia, “rispetto” davanti a quelle povere bare simbolo di una tragedia numericamente ed umanamente inaccettabile. Una passerella che, oltre a voler commuovere una società civile perennemente indifferente alle sorti del sud del mondo, serve forse anche a mascherare il vero marcio che si cela dietro questi viaggi terribili, spesso culminanti con tragedie indescrivibili.
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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martedì 31 dicembre 2013
lunedì 30 dicembre 2013
Lampedusa. Tra business e disperazione entra in scena l’ipocrisia made in Italy
di Mauro Indelicato
A Lampedusa sta andando in scena l’ennesimo ipocrita teatrino che ha, come palese obiettivo, la strumentalizzazione della disperazione di diversi cittadini africani per arrivare a sfruttare in maniera più energica il grosso e fiorente business relativo all’immigrazione. Ad Agrigento invece, il Procuratore della Repubblica, Renato Di Natale, nel corso della conferenza di fine anno, afferma ciò che in molti pensano e ciò che potrebbe essere emblematico dell’attuale situazione: “Il Cie di Lampedusa è stato visitato da politici di alto rango pochi giorni fa. Strano che non si siano accorti delle reali condizioni prima del video del TG2”.
A Lampedusa sta andando in scena l’ennesimo ipocrita teatrino che ha, come palese obiettivo, la strumentalizzazione della disperazione di diversi cittadini africani per arrivare a sfruttare in maniera più energica il grosso e fiorente business relativo all’immigrazione. Ad Agrigento invece, il Procuratore della Repubblica, Renato Di Natale, nel corso della conferenza di fine anno, afferma ciò che in molti pensano e ciò che potrebbe essere emblematico dell’attuale situazione: “Il Cie di Lampedusa è stato visitato da politici di alto rango pochi giorni fa. Strano che non si siano accorti delle reali condizioni prima del video del TG2”.
domenica 29 dicembre 2013
Italia mercenaria, Italia assassina
di : Manlio Dinucci
giovedì 27 ottobre 2011 - 12h45
Le immagini di " Gheddafi linciato e ucciso" da una folla inferocita di miliziani sono state diffuse su scala mondiale, per dimostrare che quella libica è stata una ribellione popolare conclusasi col rovesciamento dell’odiato " dittatore ". Versione semplicistica, facente parte delle potenti «armi di distrazione di massa» usate nell’operazione Protettore Unificato. Ben diversa la realtà che sta venendo a galla, come dimostra la documentata ricostruzione degli avvenimenti fatta ieri dal quotidiano britannico The Telegraph.
giovedì 27 ottobre 2011 - 12h45
Le immagini di " Gheddafi linciato e ucciso" da una folla inferocita di miliziani sono state diffuse su scala mondiale, per dimostrare che quella libica è stata una ribellione popolare conclusasi col rovesciamento dell’odiato " dittatore ". Versione semplicistica, facente parte delle potenti «armi di distrazione di massa» usate nell’operazione Protettore Unificato. Ben diversa la realtà che sta venendo a galla, come dimostra la documentata ricostruzione degli avvenimenti fatta ieri dal quotidiano britannico The Telegraph.
sabato 28 dicembre 2013
Wikileaks. Il direttore di “Al Jazeera” sarebbe un uomo della Cia
Dai documenti pubblicati da Assange emerge un nuovo scandalo che riguarda i rapporti tra la Cia e Al Jazeera.
Daniele Cardetta,22 settembre 2011-
Julian Assange, con la pubblicazione dei suoi documenti, ha scatenato un nuovo scandalo. Questa volta nell’occhio del ciclone sarebbero finiti i rapporti torbidi tra la Cia e alcuni esponenti del giornalismo internazionale. Il direttore generale di “Al Jazeera“, uno dei colossi dell’informazione nei paesi arabi, si è dimesso proprio a causa della fuga di notizie che lo ha visto implicato in rapporti poco chiari con i servizi segreti americani.
Daniele Cardetta,22 settembre 2011-
Julian Assange, con la pubblicazione dei suoi documenti, ha scatenato un nuovo scandalo. Questa volta nell’occhio del ciclone sarebbero finiti i rapporti torbidi tra la Cia e alcuni esponenti del giornalismo internazionale. Il direttore generale di “Al Jazeera“, uno dei colossi dell’informazione nei paesi arabi, si è dimesso proprio a causa della fuga di notizie che lo ha visto implicato in rapporti poco chiari con i servizi segreti americani.
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venerdì 27 dicembre 2013
Ecco come il movimento pacifista si è fatto manipolare
di : Alessandro Marescotti
domenica 18 marzo 2012 - 21h24
Il 23 febbraio 2011 Al Jazeera mostrava immagini di fosse comuni in Libia. Il giorno dopo scattava la mobilitazione pacifista. Si è scoperto che quelle fosse comuni erano una manipolazione. E così il movimento pacifista è stato eterodiretto con informazioni manipolate. La stessa cosa si sta ripetendo per la Siria 29 febbraio 2012 - Alessandro Marescotti
Guardate questo video:
http://video.repubblica.it/dossier/...
domenica 18 marzo 2012 - 21h24
Il 23 febbraio 2011 Al Jazeera mostrava immagini di fosse comuni in Libia. Il giorno dopo scattava la mobilitazione pacifista. Si è scoperto che quelle fosse comuni erano una manipolazione. E così il movimento pacifista è stato eterodiretto con informazioni manipolate. La stessa cosa si sta ripetendo per la Siria 29 febbraio 2012 - Alessandro Marescotti
Guardate questo video:
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giovedì 26 dicembre 2013
Breaking: Autobomba contro una base militare a Benghazi
Posted: 2013-12-22
From: Mathaba
Almeno 7 morti e decine di feriti nell'attacco avvenuto questa mattina alla base militare di Barsis
Un autobomba è esplosa in una base dell'esercito libico nei pressi della città di Barsis, a 50 km dalla seconda città della Libia Benghazi.
From: Mathaba
Almeno 7 morti e decine di feriti nell'attacco avvenuto questa mattina alla base militare di Barsis
Un autobomba è esplosa in una base dell'esercito libico nei pressi della città di Barsis, a 50 km dalla seconda città della Libia Benghazi.
mercoledì 25 dicembre 2013
In Libia affari di 480 miliardi di dollari per l’Italia
15/12/2013
Giacomo Pugliese* «La Libia può rappresentare un’opportunità di prim’ordine per molti settori produttivi oltre all'energia e alla sicurezza. I costi della ricostruzione, infatti, sono stimati fino...
«La Libia può rappresentare un’opportunità di prim’ordine per molti settori produttivi oltre all'energia e alla sicurezza. I costi della ricostruzione, infatti, sono stimati fino a 480 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni». Lo ha detto Aurelio Regina, presidente del Network Globale - l’agenzia della camera di commercio di Roma per l’internazionalizzazione.
Giacomo Pugliese* «La Libia può rappresentare un’opportunità di prim’ordine per molti settori produttivi oltre all'energia e alla sicurezza. I costi della ricostruzione, infatti, sono stimati fino...
«La Libia può rappresentare un’opportunità di prim’ordine per molti settori produttivi oltre all'energia e alla sicurezza. I costi della ricostruzione, infatti, sono stimati fino a 480 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni». Lo ha detto Aurelio Regina, presidente del Network Globale - l’agenzia della camera di commercio di Roma per l’internazionalizzazione.
martedì 24 dicembre 2013
Ansaldo Sts: contenzioso con Ferrovie russe su Libia, taglia ordini di 172 mln
16/12/2013
Roma, 16 dic - Ansaldo Sts taglia il portafoglio ordini di 172 milioni in seguito a un contenzioso che si e' aperto sul contratto in Libia da 202 milioni di euro con Zarubezhstroytechnology (ZST), controllata delle Ferrovie Russe RZD JSC, per la linea Sirth - Benghazi, sospeso dopo gli eventi bellici che hanno interessato il Paese nordafricano negli ultimissimi anni. lo rende noto il gruppo dopo un cda dedicato proprio all'esame della situazione in Libia, dove oltre a a questa commessa fu firmata un'intesa con le Ferrovie Libiche, per 541 milioni di euro, luglio 2009, per la realizzazione delle linee Ras Ajdir - Sirth e Al-Hisha - Sabha. Per entrambi i contratti - spiega il gruppo in una nota - furono ricevuti anticipi pari a 135 milioni di euro circa per il primo e di 71 milioni di euro circa per il secondo, rilasciando alle controparti advance payment bond di importo corrispondente.
Roma, 16 dic - Ansaldo Sts taglia il portafoglio ordini di 172 milioni in seguito a un contenzioso che si e' aperto sul contratto in Libia da 202 milioni di euro con Zarubezhstroytechnology (ZST), controllata delle Ferrovie Russe RZD JSC, per la linea Sirth - Benghazi, sospeso dopo gli eventi bellici che hanno interessato il Paese nordafricano negli ultimissimi anni. lo rende noto il gruppo dopo un cda dedicato proprio all'esame della situazione in Libia, dove oltre a a questa commessa fu firmata un'intesa con le Ferrovie Libiche, per 541 milioni di euro, luglio 2009, per la realizzazione delle linee Ras Ajdir - Sirth e Al-Hisha - Sabha. Per entrambi i contratti - spiega il gruppo in una nota - furono ricevuti anticipi pari a 135 milioni di euro circa per il primo e di 71 milioni di euro circa per il secondo, rilasciando alle controparti advance payment bond di importo corrispondente.
lunedì 23 dicembre 2013
La Libia " liberata" va in pezzi
Prima a staccarsi da Tripoli potrebbe essere la Cirenaica. Ma scalpitano anche i berberi e la città-stato di Misurata. Per non parlare degli ultrà islamici...
18-12-20139:08
di Fausto Biloslavo
La Libia si sta dissolvendo. La Cirenaica, regione orientale del paese grande 820 mila chilometri quadrati (Italia: 301 mila), è la prima che potrebbe staccarsi da Tripoli. A novembre è nato un autoproclamato governo, non riconosciuto da Tripoli. Il «premier» cirenaico Abd al-Rabu al-Barassi ufficialmente rivendica solo una forte autonomia federalista, però la vera partita secessionista si gioca sulle risorse energetiche. Non a caso, il 10 novembre è nata la Libya oil and gas corp, per vendere autonomamente gli idrocarburi locali (60 per cento delle risorse libiche). Il governo centrale ha minacciato di bombardare qualsiasi petroliera che si avvicini alle coste senza l’autorizzazione di Tripoli.
18-12-20139:08
di Fausto Biloslavo
La Libia si sta dissolvendo. La Cirenaica, regione orientale del paese grande 820 mila chilometri quadrati (Italia: 301 mila), è la prima che potrebbe staccarsi da Tripoli. A novembre è nato un autoproclamato governo, non riconosciuto da Tripoli. Il «premier» cirenaico Abd al-Rabu al-Barassi ufficialmente rivendica solo una forte autonomia federalista, però la vera partita secessionista si gioca sulle risorse energetiche. Non a caso, il 10 novembre è nata la Libya oil and gas corp, per vendere autonomamente gli idrocarburi locali (60 per cento delle risorse libiche). Il governo centrale ha minacciato di bombardare qualsiasi petroliera che si avvicini alle coste senza l’autorizzazione di Tripoli.
domenica 22 dicembre 2013
In Libia regna la sharia
di Gianandrea Gaiani
16 dicembre 2013 da Nuova Bussola Quotidiana
Ci sarebbe molto da chiarire nell’appoggio politico e militare che l’Occidente e l’Italia accordano al governo e alle istituzioni libiche alle prese con milizie armate, secessionismo ed estremismo islamico dilaganti dopo la decisione del Parlamento di imporre la sharia nel Paese che per 42 anni, sotto il regime del (rimpianto) Muammar Gheddafi era stato un esempio di laicismo politico, libertà religiosa e lotta all’estremismo islamico. Nel quasi totale silenzio mediatico italiano il 4 dicembre il Congresso generale nazionale (il Parlamento di Tripoli) ha approvato la sharia come base di tutte le leggi e delle istituzioni dello Stato, con una decisione che avrà un impatto su tutti gli aspetti normativi inclusi quelli finanziari con l’obbligo di applicazione dei precetti della cosiddetta “finanza islamica” che condannano l’applicazione dei tassi d’interesse e le speculazioni. Difficile per comprendere il possibile impatto sui contratti in essere con società straniere soprattutto nel settore energetico. “Una commissione speciale revisionerà tutte le leggi esistenti per garantire che esse rispettino la sharia” si legge nel comunicato parlamentare.
16 dicembre 2013 da Nuova Bussola Quotidiana
Ci sarebbe molto da chiarire nell’appoggio politico e militare che l’Occidente e l’Italia accordano al governo e alle istituzioni libiche alle prese con milizie armate, secessionismo ed estremismo islamico dilaganti dopo la decisione del Parlamento di imporre la sharia nel Paese che per 42 anni, sotto il regime del (rimpianto) Muammar Gheddafi era stato un esempio di laicismo politico, libertà religiosa e lotta all’estremismo islamico. Nel quasi totale silenzio mediatico italiano il 4 dicembre il Congresso generale nazionale (il Parlamento di Tripoli) ha approvato la sharia come base di tutte le leggi e delle istituzioni dello Stato, con una decisione che avrà un impatto su tutti gli aspetti normativi inclusi quelli finanziari con l’obbligo di applicazione dei precetti della cosiddetta “finanza islamica” che condannano l’applicazione dei tassi d’interesse e le speculazioni. Difficile per comprendere il possibile impatto sui contratti in essere con società straniere soprattutto nel settore energetico. “Una commissione speciale revisionerà tutte le leggi esistenti per garantire che esse rispettino la sharia” si legge nel comunicato parlamentare.
sabato 21 dicembre 2013
Contro Usa e Israele: il Mandela che non osano citare
Scritto il 07/12/13
«Se c’è un paese che ha commesso atrocità indicibili nel mondo, questi sono gli Stati Uniti d’America. A loro non importano gli esseri umani». Parola di Nelson Mandela. Mentre il mondo ricorda l’eredità di “Madiba” in veste di primo presidente nero del Sudafrica e icona anti-apartheid, va ricordato che fu anche profondamente scettico nei confronti della potenza americana, criticata all’epoca dell’invasione dell’Iraq. Inoltre, Mandela era un sostenitore cruciale dell’Olp di Arafat. «Qui di seguito», annuncia “Rt” in un servizio ripreso da “Megachip”, «potrete leggere le sette citazioni del leader che hanno meno probabilità di essere pubblicate, anche laddove si sta rendendo onore alla sua vita e si commemora la sua morte nei media mainstream». Prima dell’invasione Usa dell’Iraq, Mandela sferzò duramente gli Stati Uniti: al Forum Internazionale delle Donne a Johannesburg, dichiarò che il movente principale dell’allora presidente Bush era «il petrolio». Rincarò la dose intervistato da “Newsweek”: «L’atteggiamento degli Stati Uniti d’America è una minaccia per la pace nel mondo».
«Se c’è un paese che ha commesso atrocità indicibili nel mondo, questi sono gli Stati Uniti d’America. A loro non importano gli esseri umani». Parola di Nelson Mandela. Mentre il mondo ricorda l’eredità di “Madiba” in veste di primo presidente nero del Sudafrica e icona anti-apartheid, va ricordato che fu anche profondamente scettico nei confronti della potenza americana, criticata all’epoca dell’invasione dell’Iraq. Inoltre, Mandela era un sostenitore cruciale dell’Olp di Arafat. «Qui di seguito», annuncia “Rt” in un servizio ripreso da “Megachip”, «potrete leggere le sette citazioni del leader che hanno meno probabilità di essere pubblicate, anche laddove si sta rendendo onore alla sua vita e si commemora la sua morte nei media mainstream». Prima dell’invasione Usa dell’Iraq, Mandela sferzò duramente gli Stati Uniti: al Forum Internazionale delle Donne a Johannesburg, dichiarò che il movente principale dell’allora presidente Bush era «il petrolio». Rincarò la dose intervistato da “Newsweek”: «L’atteggiamento degli Stati Uniti d’America è una minaccia per la pace nel mondo».
venerdì 20 dicembre 2013
Una guerra nel centenario dell’invasione coloniale della Libia
di : Marginalia
lunedì 21 marzo 2011 - 08h40
La guerra "umanitaria" contro la Libia è cominciata. Era nell’aria da un po’ questo profumo di guerra, di petrolio, di interessi delle grandi multinazionali. Era nell’aria da un po’ la voglia di gestire direttamente - facendo fuori "l’inaffidabile Gheddafi" - il flusso di risorse e "immigrati clandestini". Dall’ alba Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, dopo Bengasi, bombardano Tripoli. L’Italia, come altre nazioni aderenti alla coalizione internazionale, non partecipa "ufficialmente" al raid aereo, ma sappiamo che il cosiddetto "nostro paese", ha messo a disposizione le sue basi (per non parlare delle armi che abbiamo a suo tempo venduto a Gheddafi).
lunedì 21 marzo 2011 - 08h40
La guerra "umanitaria" contro la Libia è cominciata. Era nell’aria da un po’ questo profumo di guerra, di petrolio, di interessi delle grandi multinazionali. Era nell’aria da un po’ la voglia di gestire direttamente - facendo fuori "l’inaffidabile Gheddafi" - il flusso di risorse e "immigrati clandestini". Dall’ alba Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, dopo Bengasi, bombardano Tripoli. L’Italia, come altre nazioni aderenti alla coalizione internazionale, non partecipa "ufficialmente" al raid aereo, ma sappiamo che il cosiddetto "nostro paese", ha messo a disposizione le sue basi (per non parlare delle armi che abbiamo a suo tempo venduto a Gheddafi).
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giovedì 19 dicembre 2013
Libia, ecco chi ha usato le bombe a grappolo a Misurata
di : Marinella Correggia
martedì 7 giugno 2011 - 23h27
Gli ordigni sono della Nato, che ammette l’uso degli ordigni banditi e per i quali la Clinton aveva accusato Gheddafi
a Nato prolunga di altri novanta giorni il suo "impegno", ossia i bombardamenti aerei nella Libia occidentale. La notizia data ieri dal Segretario generale dell’Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen, e’ giunta mentre le Nazioni Unite accusavano di crimini di guerra e contro l’umanità sia il colonello Muammar Gheddafi che i ribelli del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi. Crimini di guerra che coinvolgono la stessa Nato.
martedì 7 giugno 2011 - 23h27
Gli ordigni sono della Nato, che ammette l’uso degli ordigni banditi e per i quali la Clinton aveva accusato Gheddafi
a Nato prolunga di altri novanta giorni il suo "impegno", ossia i bombardamenti aerei nella Libia occidentale. La notizia data ieri dal Segretario generale dell’Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen, e’ giunta mentre le Nazioni Unite accusavano di crimini di guerra e contro l’umanità sia il colonello Muammar Gheddafi che i ribelli del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi. Crimini di guerra che coinvolgono la stessa Nato.
mercoledì 18 dicembre 2013
Libia: una partita con carte truccate
sabato 19 marzo 2011
a seguito links ad articoli disgustati dell'ennesima finta guerra umanitaria con relativi retroscena.
Barbara
Abbiamo seguito le vicende della Tunisia, dell’Egitto e (oltre a qualche notizia en passant su altri paesi dell’area nord-africana/medio orientale) della Libia. Abbiamo assistito a quel risveglio tanto temuto da Brzezinski (co-fondatore con David Rockefeller della Commissione Trilaterale e regolare partecipante del Bilderberg e del Council on Foreign Relations), rispetto al quale l’Occidente sta applicando un nuovo approccio. Come scrive Andrew Gavin Marshall nel suo articolo, Are We Witnessing the Start of a Global Revolution?, è stata avviata una strategia di” democratizzazione “, con l’obiettivo di organizzare, finanziare e dare aiuto diretto alla società civile nazionale per la produzione di un sistema democratico, fatto a immagine Occidentale(…). (…) il progetto di “democratizzazione” implica la creazione di strutture esteriori visibili di uno stato democratico (elezioni multipartitiche, attività della società civile, “indipendenza” dei media, ecc) con annessa sottomissione alle corporazioni della Banca Mondiale, del FMI, delle multinazionali e delle potenze occidentali “.
a seguito links ad articoli disgustati dell'ennesima finta guerra umanitaria con relativi retroscena.
Barbara
Abbiamo seguito le vicende della Tunisia, dell’Egitto e (oltre a qualche notizia en passant su altri paesi dell’area nord-africana/medio orientale) della Libia. Abbiamo assistito a quel risveglio tanto temuto da Brzezinski (co-fondatore con David Rockefeller della Commissione Trilaterale e regolare partecipante del Bilderberg e del Council on Foreign Relations), rispetto al quale l’Occidente sta applicando un nuovo approccio. Come scrive Andrew Gavin Marshall nel suo articolo, Are We Witnessing the Start of a Global Revolution?, è stata avviata una strategia di” democratizzazione “, con l’obiettivo di organizzare, finanziare e dare aiuto diretto alla società civile nazionale per la produzione di un sistema democratico, fatto a immagine Occidentale(…). (…) il progetto di “democratizzazione” implica la creazione di strutture esteriori visibili di uno stato democratico (elezioni multipartitiche, attività della società civile, “indipendenza” dei media, ecc) con annessa sottomissione alle corporazioni della Banca Mondiale, del FMI, delle multinazionali e delle potenze occidentali “.
martedì 17 dicembre 2013
Duri scontri a Sirte
Posted: 2013-12-13
From: Mathaba
Scontri tra mercenari di Misurata e Resistenza Popolare.
Martedì 11 Dicembre è stato un giorno di guerra nella gloriosa città di Sirte, città martire della lotta contro l'imperialismo filo occidentale nel 2011.
Nella splendida città costiera terribilmente colpita dalle bombe della NATO la stragrande maggioranza della popolazione era,è e sempre sarà fedele ai principi democratici della Jamahiriya Araba Socialista e alla sua guida Muammar Gaddafi.
From: Mathaba
Scontri tra mercenari di Misurata e Resistenza Popolare.
Martedì 11 Dicembre è stato un giorno di guerra nella gloriosa città di Sirte, città martire della lotta contro l'imperialismo filo occidentale nel 2011.
Nella splendida città costiera terribilmente colpita dalle bombe della NATO la stragrande maggioranza della popolazione era,è e sempre sarà fedele ai principi democratici della Jamahiriya Araba Socialista e alla sua guida Muammar Gaddafi.
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lunedì 16 dicembre 2013
Al Qaeda, Libia e Siria
Tonguessy on January 31, 2013
Quando Al Qaeda si è trovata a decidere con chi stare nel momento in cui sono scoppiate le rivolte in Libia, non ha avuto molti dubbi. Con il paese degli homeless e contro il paese delle case gratis. Con il paese dell'istruzione pagata caramente, e contro il paese dell'istruzione gratis. Con l'imperialismo euroatlantista di Obama, Sarkozy e Cameron e contro il socialismo della jamahiriya di Gheddafi.
Il multipolarismo non gode molta simpatia in casa di Al Qaeda, ed il sogno panafricano di Gheddafi ha dovuto confrontarsi con le armi fornite dalla CIA ad Al Qaeda. Che alle volte vengono rivolte contro gli stessi USA, come nel caso dell'assalto all'ufficio diplomatico di Bengasi dove gli assalitori pesantemente armati (cannoni antiaereo e lanciagranate) ebbero la meglio sugli agenti di Gheddafi e su quelli americani, ed anche sulla squadra di otto uomini della Security USA arrivata in elicottero per soccorrere i diplomatici.[1]
Quando Al Qaeda si è trovata a decidere con chi stare nel momento in cui sono scoppiate le rivolte in Libia, non ha avuto molti dubbi. Con il paese degli homeless e contro il paese delle case gratis. Con il paese dell'istruzione pagata caramente, e contro il paese dell'istruzione gratis. Con l'imperialismo euroatlantista di Obama, Sarkozy e Cameron e contro il socialismo della jamahiriya di Gheddafi.
Il multipolarismo non gode molta simpatia in casa di Al Qaeda, ed il sogno panafricano di Gheddafi ha dovuto confrontarsi con le armi fornite dalla CIA ad Al Qaeda. Che alle volte vengono rivolte contro gli stessi USA, come nel caso dell'assalto all'ufficio diplomatico di Bengasi dove gli assalitori pesantemente armati (cannoni antiaereo e lanciagranate) ebbero la meglio sugli agenti di Gheddafi e su quelli americani, ed anche sulla squadra di otto uomini della Security USA arrivata in elicottero per soccorrere i diplomatici.[1]
domenica 15 dicembre 2013
LIBERATO LEADER DEI WARFALLA
Posted: 2013-12-08
From: Mathaba ita+eng
Sheik Mohamed Al Bargouty si trovava in una prigione clandestina d Zawia dal 2011.
Finalmente è stato rilasciato Sheik Mohamed Al Bargouty, capo carismatico della tribù di Warfalla dai suoi carcerieri della città di Zawia.
Si trovava in un carcere dal 2011 e in questi 2 anni non ha subito nessun processo perchè nessun crimine ha commesso.
From: Mathaba ita+eng
Sheik Mohamed Al Bargouty si trovava in una prigione clandestina d Zawia dal 2011.
Finalmente è stato rilasciato Sheik Mohamed Al Bargouty, capo carismatico della tribù di Warfalla dai suoi carcerieri della città di Zawia.
Si trovava in un carcere dal 2011 e in questi 2 anni non ha subito nessun processo perchè nessun crimine ha commesso.
sabato 14 dicembre 2013
Libia ed i media sirene dell'imperialismo soprattutto le voci cosiddette pacifiste
7 agosto 2011
Libia ed i media sirene dell'imperialismo soprattutto le voci cosiddette pacifiste
Curioso come su "Il Manifesto", voce del giornalismo che si autoproclama dalla parte dei più deboli, che si spaccia per essere "anti-imperialista", alternativo, pacifista si possano leggere delle veline pro-Nato, come questa, che non commento per decenza, non abbia una riga da dedicare alle perdite della Nato o al sostegno delle comunità native americane a Ghedafi, solo per citare alcune "dimenticanze". Ma descrivendo il furto dei tesori di Bengasi si stupisce di come ciò possa accadere, quasi in Libia non stesse avvenendo una guerra di occupazione quale gli Usa ci hanno abituati a subire, come se in merito al furto avvenuto a maggio in una città sotto controllo dei loro "amati" ribelli (non si sa come legittimi rappresentanti del popolo secondo questo giornale ed alcune nazioni imperialiste che riconosce il CNT come unico legittimo interlocutore della nazione libica) la responsabilità fosse italiana, come se "le sanguinose vicende" fossero circoscritte a Bengasi e alla Cirenaica.
Ciò che più mi dispiace è che questo giornale, basandosi su una visione alterata dei fatti, fornisca una narrazione parziale, viziata e stranamente comoda alla strategia imperialista.
Libia ed i media sirene dell'imperialismo soprattutto le voci cosiddette pacifiste
Curioso come su "Il Manifesto", voce del giornalismo che si autoproclama dalla parte dei più deboli, che si spaccia per essere "anti-imperialista", alternativo, pacifista si possano leggere delle veline pro-Nato, come questa, che non commento per decenza, non abbia una riga da dedicare alle perdite della Nato o al sostegno delle comunità native americane a Ghedafi, solo per citare alcune "dimenticanze". Ma descrivendo il furto dei tesori di Bengasi si stupisce di come ciò possa accadere, quasi in Libia non stesse avvenendo una guerra di occupazione quale gli Usa ci hanno abituati a subire, come se in merito al furto avvenuto a maggio in una città sotto controllo dei loro "amati" ribelli (non si sa come legittimi rappresentanti del popolo secondo questo giornale ed alcune nazioni imperialiste che riconosce il CNT come unico legittimo interlocutore della nazione libica) la responsabilità fosse italiana, come se "le sanguinose vicende" fossero circoscritte a Bengasi e alla Cirenaica.
Ciò che più mi dispiace è che questo giornale, basandosi su una visione alterata dei fatti, fornisca una narrazione parziale, viziata e stranamente comoda alla strategia imperialista.
venerdì 13 dicembre 2013
La Baia dei Porci di Obama in Libia: aggressione imperialista straccia la Carta dell'ONU
23 marzo 2011
Sempre attento a porre la sua analisi in una adeguata prospettiva storica, con questo articolo Tarpley propone l'ipotesi del tentativo di "balcanizzazione" della Libia da parte dei poteri occidentali.
La Baia dei Porci di Obama in Libia: aggressione imperialista straccia la Carta dell'ONU
di Webster G. Tarpley
Washington DC, 19 marzo - Nei giorni scorsi dei missili cruise statunitensi e britannici insieme ad aerei da combattimento francesi e della NATO hanno partecipato all'Operazion Odyssey Dawn/Operazione Ellamy, un bombardamento neo-imperialista sotto finta copertura umanitaria contro lo Stato sovrano della Libia. Agendo sotto la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU le forze navali statunitensi nel Mediterraneo il sabato sera (ora locale) hanno sparato 112 missili cruise contro obiettivi che secondo il Pentagono erano collegati al sistema di difesa aerea della Libia. Tuttavia Mohammed al-Zawi, Segretario generale del Parlamento libico, ha detto in una conferenza stampa a Tripoli che il "barbaro attacco armato" e la "aggressione selvaggia" hanno colpito zone con edifici residenziali e uffici, nonché obiettivi militari, riempiendo gli ospedali di Tripoli e Misurata con vittime civili. Zawi ha accusato le potenze straniere di agire per proteggere una cricca di ribelli, che contiene famigerati terroristi. Il governo libico ha reiterato la richiesta alle Nazioni Unite di inviare osservatori internazionali a riferire oggettivamente sugli eventi libici.
Sempre attento a porre la sua analisi in una adeguata prospettiva storica, con questo articolo Tarpley propone l'ipotesi del tentativo di "balcanizzazione" della Libia da parte dei poteri occidentali.
La Baia dei Porci di Obama in Libia: aggressione imperialista straccia la Carta dell'ONU
di Webster G. Tarpley
Washington DC, 19 marzo - Nei giorni scorsi dei missili cruise statunitensi e britannici insieme ad aerei da combattimento francesi e della NATO hanno partecipato all'Operazion Odyssey Dawn/Operazione Ellamy, un bombardamento neo-imperialista sotto finta copertura umanitaria contro lo Stato sovrano della Libia. Agendo sotto la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU le forze navali statunitensi nel Mediterraneo il sabato sera (ora locale) hanno sparato 112 missili cruise contro obiettivi che secondo il Pentagono erano collegati al sistema di difesa aerea della Libia. Tuttavia Mohammed al-Zawi, Segretario generale del Parlamento libico, ha detto in una conferenza stampa a Tripoli che il "barbaro attacco armato" e la "aggressione selvaggia" hanno colpito zone con edifici residenziali e uffici, nonché obiettivi militari, riempiendo gli ospedali di Tripoli e Misurata con vittime civili. Zawi ha accusato le potenze straniere di agire per proteggere una cricca di ribelli, che contiene famigerati terroristi. Il governo libico ha reiterato la richiesta alle Nazioni Unite di inviare osservatori internazionali a riferire oggettivamente sugli eventi libici.
giovedì 12 dicembre 2013
Maghreb in fiamme: tra bufale strumentali una rassegna stampa dalla controinformazione
2 marzo 2011
Agg 3/3/2001 Russia Today - conferma bufala dei bombardamenti
Arriva la conferma dall'emittente russa Russia Today: secondo i militari russi, che controllano via satellite la situazione in Libia, gli attacchi aerei con cui il governo di Gheddafi avrebbe crudelmente stroncato le manifestazioni nel paese erano un'invenzione dei media occidentali.
VIDEO- http://video.libero.it/app/play?id=81ac230f8c52f0ee8f3ecde3aebb414b (sottotitoli in italiano)
Gianluca Freda
2/3/2011 ore 14:45
Petrolio: Gheddafi minaccia di sostituire compagnie occidentali con cinesi
Agg 3/3/2001 Russia Today - conferma bufala dei bombardamenti
Arriva la conferma dall'emittente russa Russia Today: secondo i militari russi, che controllano via satellite la situazione in Libia, gli attacchi aerei con cui il governo di Gheddafi avrebbe crudelmente stroncato le manifestazioni nel paese erano un'invenzione dei media occidentali.
VIDEO- http://video.libero.it/app/play?id=81ac230f8c52f0ee8f3ecde3aebb414b (sottotitoli in italiano)
Gianluca Freda
2/3/2011 ore 14:45
Petrolio: Gheddafi minaccia di sostituire compagnie occidentali con cinesi
mercoledì 11 dicembre 2013
L’ OPERAZIONE LIBIA E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO (PARTE SECONDA)
23 marzo 2011
DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Le implicazioni geopolitiche ed economiche di un intervento militare USA-NATO contro la Libia sono di vasta portata.
La Libia è tra le più grandi economie petrolifere del mondo, con circa il 3,5% delle riserve mondiali di petrolio, più del doppio di quelle degli Stati Uniti.
L'“Operazione Libia” fa parte della più ampia agenda militare in Medio Oriente e Asia centrale, che consiste nel detenere il controllo e la proprietà aziendale di oltre il 60% delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale, compresi gli oleogasdotti.
DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Le implicazioni geopolitiche ed economiche di un intervento militare USA-NATO contro la Libia sono di vasta portata.
La Libia è tra le più grandi economie petrolifere del mondo, con circa il 3,5% delle riserve mondiali di petrolio, più del doppio di quelle degli Stati Uniti.
L'“Operazione Libia” fa parte della più ampia agenda militare in Medio Oriente e Asia centrale, che consiste nel detenere il controllo e la proprietà aziendale di oltre il 60% delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale, compresi gli oleogasdotti.
martedì 10 dicembre 2013
L’ OPERAZIONE LIBIA E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO
INSURREZIONE E INTERVENTO MILITARE: ACCORDO USA-NATO SUL TENTATO COLPO DI STATO ? (PARTE PRIMA)
DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Gli Stati Uniti e la NATO stanno sostenendo un’insurrezione armata in Libia orientale, al fine di giustificare un “intervento umanitario”. Questo non è un movimento di protesta non violento, come in Egitto e Tunisia. Le condizioni in Libia sono profondamente diverse. L’insurrezione armata in Libia orientale è direttamente supportata da potenze straniere. L’insurrezione a Bengasi ha subito issato la bandiera rossa, nera e verde con la mezzaluna e la stella: la bandiera della monarchia di re Idris, che simboleggiava il dominio delle ex potenze coloniali. (Cfr. Manlio Dinucci, Libia-Quando la memoria storica è cancellata, Global Research, 28 Febbraio 2011)
DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Gli Stati Uniti e la NATO stanno sostenendo un’insurrezione armata in Libia orientale, al fine di giustificare un “intervento umanitario”. Questo non è un movimento di protesta non violento, come in Egitto e Tunisia. Le condizioni in Libia sono profondamente diverse. L’insurrezione armata in Libia orientale è direttamente supportata da potenze straniere. L’insurrezione a Bengasi ha subito issato la bandiera rossa, nera e verde con la mezzaluna e la stella: la bandiera della monarchia di re Idris, che simboleggiava il dominio delle ex potenze coloniali. (Cfr. Manlio Dinucci, Libia-Quando la memoria storica è cancellata, Global Research, 28 Febbraio 2011)
lunedì 9 dicembre 2013
Libia al collasso: Stati Uniti ed alleati intensificano le misure di emergenza
novembre 25, 2013
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 24/11/2013
Sono passati due anni dall’intervento in Libia della NATO per il cambio di regime. L’organizzazione violò sfacciatamente la risoluzione delle Nazioni Unite per permettere alle forze antigovernative di rovesciare il regime di Gheddafi e gettare il Paese nel caos.
I recenti avvenimenti suscitano crescente preoccupazione
Tre episodi chiaramente collegati hanno focalizzato l’attenzione sulla Libia, ultimamente. Il primo incidente è stata la palese violazione della sovranità della Libia della squadra delle forze speciali statunitensi (SOF) che aveva sequestrato Abu Anas al-Libi, presunto operativo di al-Qaida, il 5 ottobre. Presumibilmente l’azione fu intrapresa con il consenso del governo della Libia. Il secondo incidente è stato senza dubbio la risposta all’operazione delle SOF quando il primo ministro Ali Zaidan fu rapito pochi giorni dopo. Il terzo incidente fu lo stato di emergenza di 48 ore dichiarato nella capitale Tripoli, il 16 novembre, quando migliaia di manifestanti presero d’assalto il quartier generale della milizia di Misurata. Molti i morti e centinaia i feriti. Il primo ministro libico Ali Zaidan aveva detto: “L’esistenza di armi al di fuori dell’esercito e della polizia è pericolosa”, aggiungendo “Tutte le milizie armate devono lasciare Tripoli senza eccezioni”. Secondo il primo ministro libico tutte le milizie devono riunirsi alle forze governative regolari entro il 31 dicembre, altrimenti il governo sospenderà i versamenti ai loro governi regionali.
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 24/11/2013
Sono passati due anni dall’intervento in Libia della NATO per il cambio di regime. L’organizzazione violò sfacciatamente la risoluzione delle Nazioni Unite per permettere alle forze antigovernative di rovesciare il regime di Gheddafi e gettare il Paese nel caos.
I recenti avvenimenti suscitano crescente preoccupazione
Tre episodi chiaramente collegati hanno focalizzato l’attenzione sulla Libia, ultimamente. Il primo incidente è stata la palese violazione della sovranità della Libia della squadra delle forze speciali statunitensi (SOF) che aveva sequestrato Abu Anas al-Libi, presunto operativo di al-Qaida, il 5 ottobre. Presumibilmente l’azione fu intrapresa con il consenso del governo della Libia. Il secondo incidente è stato senza dubbio la risposta all’operazione delle SOF quando il primo ministro Ali Zaidan fu rapito pochi giorni dopo. Il terzo incidente fu lo stato di emergenza di 48 ore dichiarato nella capitale Tripoli, il 16 novembre, quando migliaia di manifestanti presero d’assalto il quartier generale della milizia di Misurata. Molti i morti e centinaia i feriti. Il primo ministro libico Ali Zaidan aveva detto: “L’esistenza di armi al di fuori dell’esercito e della polizia è pericolosa”, aggiungendo “Tutte le milizie armate devono lasciare Tripoli senza eccezioni”. Secondo il primo ministro libico tutte le milizie devono riunirsi alle forze governative regolari entro il 31 dicembre, altrimenti il governo sospenderà i versamenti ai loro governi regionali.
domenica 8 dicembre 2013
La situazione sempre più precaria della Libia
novembre 18, 2013
“I guerrafondai sono coloro contrari all’intervento internazionale in Libia, e non certo noi che siamo dei costruttori di pace.”
Enrico Letta, assistente del segretario del Partito Democratico, marzo 2011
Il 15 novembre, a Tripoli, una manifestazione contro la milizia di Misurata è stata repressa dai terroristi golpisti misuratini, causando 43 morti e oltre 500 feriti. Il premier Ali Zaidan ordinava alle milizie di lasciare Tripoli. Le violenze erano esplose nel quartiere di Ghargur, dove davanti la locale sede della milizia misuratina si era riunito un centinaio di persone per protestare. I manifestanti marciarono da una moschea alla sede della milizia, scandendo slogan come “Vogliamo un esercito, vogliamo la polizia.”
“I guerrafondai sono coloro contrari all’intervento internazionale in Libia, e non certo noi che siamo dei costruttori di pace.”
Enrico Letta, assistente del segretario del Partito Democratico, marzo 2011
Il 15 novembre, a Tripoli, una manifestazione contro la milizia di Misurata è stata repressa dai terroristi golpisti misuratini, causando 43 morti e oltre 500 feriti. Il premier Ali Zaidan ordinava alle milizie di lasciare Tripoli. Le violenze erano esplose nel quartiere di Ghargur, dove davanti la locale sede della milizia misuratina si era riunito un centinaio di persone per protestare. I manifestanti marciarono da una moschea alla sede della milizia, scandendo slogan come “Vogliamo un esercito, vogliamo la polizia.”
sabato 7 dicembre 2013
A Bengasi le resa dei conti ha il volto di un gattino
di Redazione - 25/11/2013 - Le forze speciali attaccano e sloggiano gli islamisti, che s'arrabbiano tantissimo e gettano la maschera
Dopo l’incontro a Londra tra il premier Zeidan e i rappresentanti di Gran Bretagna e Stati Uniti, la settimana si apre con il governo all’attacco.
I BLOCCHI - La Libia è piagata da settimane di blocchi delle esportazioni petrolifere provocato da diverse ribellioni delle numerose milizie che non hanno smobilitato dopo la caduta di Gheddafi e che in questo modo ricatto aziende e governo cercando di monetizzare la loro capacità militare.
Dopo l’incontro a Londra tra il premier Zeidan e i rappresentanti di Gran Bretagna e Stati Uniti, la settimana si apre con il governo all’attacco.
I BLOCCHI - La Libia è piagata da settimane di blocchi delle esportazioni petrolifere provocato da diverse ribellioni delle numerose milizie che non hanno smobilitato dopo la caduta di Gheddafi e che in questo modo ricatto aziende e governo cercando di monetizzare la loro capacità militare.
venerdì 6 dicembre 2013
La spinta estremista di Ansar al-Sharia
In Libia e Tunisia le organizzazioni salafite stanno ponendo una grave minaccia alla stabilità dei vari Stati.
Andrea Ranelletti
Venerdì 29 Novembre 2013, 16:09
L’aggravamento del fenomeno jihadista nel Maghreb e la nascita di altri nuclei salafiti armati in conflitto con i vari Stati in cui operano sono due delle maggiori ragioni di preoccupazione per una regione alle prese con il tentativo di ricostruire tessuti sociali sfibrati e dar forma a istituzioni nuove. Così, mentre al-Qaeda nel Maghreb Islamico continua a fungere da ombrello e attore coesivo per un ampio numero di brigate e cellule estremiste attive nell’area, in Tunisia e Libia cresce per dimensioni la minaccia di Ansar al-Sharia.
Andrea Ranelletti
Venerdì 29 Novembre 2013, 16:09
L’aggravamento del fenomeno jihadista nel Maghreb e la nascita di altri nuclei salafiti armati in conflitto con i vari Stati in cui operano sono due delle maggiori ragioni di preoccupazione per una regione alle prese con il tentativo di ricostruire tessuti sociali sfibrati e dar forma a istituzioni nuove. Così, mentre al-Qaeda nel Maghreb Islamico continua a fungere da ombrello e attore coesivo per un ampio numero di brigate e cellule estremiste attive nell’area, in Tunisia e Libia cresce per dimensioni la minaccia di Ansar al-Sharia.
giovedì 5 dicembre 2013
La nuova "democrazia" libica
Syria-Press وكالة الا نباء السوريه
Un articolo segnalato dal nostro amico Smain Bedrouni.
Tahaer Dahech , un ex leader del Comitato Rivoluzionario libico, accusa i francesi di averlo torturato. Un giudice dovrebbe essere nominato per indagare.
Il 21 settembre del 2011, mentre il Colonnello andava via da Tripoli invasa dai ribelli, Tahaer Dahech fu fermato da katiba " Mohamed Shahid Madani” e portato in un albergo trasformato in una prigione in mare, per 40 giorni. L’uomo, 70 anni, dice di essere stato torturato dai libici, da alcuni agenti del Qatar e ripetutamente da tre francesi, due uomini "tra i 35 ei 45 anni , vestiti in abiti civili " e una donna ", sempre in abiti civil e la descrive così: “capelli neri , pelle bianca e misura 1,65 di altezza." Da quello che Tahaer Dahech racconta, parla francese abbastanza bene, ed è riuscito a capire i fr ancesi appartengono a un gruppo, forse mercenari, chiamati " Bernard Levi " .
Un articolo segnalato dal nostro amico Smain Bedrouni.
Tahaer Dahech , un ex leader del Comitato Rivoluzionario libico, accusa i francesi di averlo torturato. Un giudice dovrebbe essere nominato per indagare.
Il 21 settembre del 2011, mentre il Colonnello andava via da Tripoli invasa dai ribelli, Tahaer Dahech fu fermato da katiba " Mohamed Shahid Madani” e portato in un albergo trasformato in una prigione in mare, per 40 giorni. L’uomo, 70 anni, dice di essere stato torturato dai libici, da alcuni agenti del Qatar e ripetutamente da tre francesi, due uomini "tra i 35 ei 45 anni , vestiti in abiti civili " e una donna ", sempre in abiti civil e la descrive così: “capelli neri , pelle bianca e misura 1,65 di altezza." Da quello che Tahaer Dahech racconta, parla francese abbastanza bene, ed è riuscito a capire i fr ancesi appartengono a un gruppo, forse mercenari, chiamati " Bernard Levi " .
mercoledì 4 dicembre 2013
Almeno 40 morti in un esplosione vicino Sebha
Posted: 2013/11/29 ita+eng
From: Mathaba
Esplosione in una base militare libica, il bilancio potrebbe peggiorare.
Una violentissima esplosione ha sconvolto la base del' aviazione Libica di Brak Al Shatti, situata nell'area desertica a nord della città di Sebha.
L'esplosione ha causato 40 morti e decine di feriti gravi ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi.
From: Mathaba
Esplosione in una base militare libica, il bilancio potrebbe peggiorare.
Una violentissima esplosione ha sconvolto la base del' aviazione Libica di Brak Al Shatti, situata nell'area desertica a nord della città di Sebha.
L'esplosione ha causato 40 morti e decine di feriti gravi ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi.
martedì 3 dicembre 2013
Libia, acqua dolce sotterranea grande come la Germania
Venerdì 25 Marzo 2011, 15:00
di Paolo della Sala
L'ignoranza genera mostri e produce miseria. L'Italia dei reality show non è diversa da quella che spediva agricoltori nel deserto libico ai tempi della colonizzazione. Abbiamo partecipato con successo all'estrazione dell'oro nero della Libia, ma abbiamo ignorato l'uranio che si trova nel suo deserto, vicino al Ciad, mentre i francesi ci stavano lavorando, prima di pensare -forse- di prendersi tutta la miniera (del resto la Francia già controlla l'uranio del Ciad).
Inoltre i nostri politici, imprenditori, scienziati ignorano o non hanno saputo comunicare che la Libia è ricchissima di acqua, l'oro blu, un tesoro prezioso quanto il petrolio. Invece -mentre lo studio della storia e della geografia nelle nostre scuole è giunto al grado zero- altrove il sistema scientifico-industriale-militare funziona anche troppo bene.
di Paolo della Sala
L'ignoranza genera mostri e produce miseria. L'Italia dei reality show non è diversa da quella che spediva agricoltori nel deserto libico ai tempi della colonizzazione. Abbiamo partecipato con successo all'estrazione dell'oro nero della Libia, ma abbiamo ignorato l'uranio che si trova nel suo deserto, vicino al Ciad, mentre i francesi ci stavano lavorando, prima di pensare -forse- di prendersi tutta la miniera (del resto la Francia già controlla l'uranio del Ciad).
Inoltre i nostri politici, imprenditori, scienziati ignorano o non hanno saputo comunicare che la Libia è ricchissima di acqua, l'oro blu, un tesoro prezioso quanto il petrolio. Invece -mentre lo studio della storia e della geografia nelle nostre scuole è giunto al grado zero- altrove il sistema scientifico-industriale-militare funziona anche troppo bene.
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lunedì 2 dicembre 2013
Il Grande Fiume Fatto dall'Uomo
lunedì, aprile 02, 2007
Posted by Ugo Bardi
Fra le risorse che chiamiamo "fossili" non c'è solo il petrolio e gli altri combustibili. La definizione di fossile si può estendere a qualunque risorsa che si è accumulata nel remoto passato e, oggi, viene estratta enormemente più in fretta di quanto si possa riformare. Fra queste, c'è l'acqua.
Molta dell'acqua in uso oggi in ogni parte del mondo viene estratta da giacimenti sotterranei chiamati "acquiferi." In alcuni casi, l'acquifero si rinnova continuamente con l'apporto di acqua da fiumi e precipitazioni. In altri casi, l'acqua sotterranea è veramente fossile, ovvero si è accumulata decine o anche centinaia di migliaia di anni fa. Una volta estratta, quest'acqua non ritorna più nell'acquifero, se non in tempi lunghissimi.
Posted by Ugo Bardi
Fra le risorse che chiamiamo "fossili" non c'è solo il petrolio e gli altri combustibili. La definizione di fossile si può estendere a qualunque risorsa che si è accumulata nel remoto passato e, oggi, viene estratta enormemente più in fretta di quanto si possa riformare. Fra queste, c'è l'acqua.
Molta dell'acqua in uso oggi in ogni parte del mondo viene estratta da giacimenti sotterranei chiamati "acquiferi." In alcuni casi, l'acquifero si rinnova continuamente con l'apporto di acqua da fiumi e precipitazioni. In altri casi, l'acqua sotterranea è veramente fossile, ovvero si è accumulata decine o anche centinaia di migliaia di anni fa. Una volta estratta, quest'acqua non ritorna più nell'acquifero, se non in tempi lunghissimi.
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domenica 1 dicembre 2013
Libia, violenti scontri a Bengasi tra militari e terroristi: 14 morti e 51 feriti, esercito in stato d'allerta
Ancora tumulti in Libia. È di almeno 14 morti e 51 feriti il bilancio di violenti scontri stamani a Bengasi tra militari filo-governativi e miliziani jihadisti di Ansar al Sharia. Lo hanno annunciato funzionari del ministero della Sanità, citati dalla tv locale Nabaa. Il gruppo filo-al Qaida è considerato responsabile dell'attacco del 2011 contro il consolato della città in cui perse la vita anche l'ambasciatore Usa, Chris Stevens.
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