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giovedì 22 febbraio 2018

George Soros non è affatto un benefattore, cara Emma Bonino





15 febbraio 2018
George Soros, ispirandosi alla filosofia di Karl Popper, persegue la mondializzazione coatta e la messa sotto tutela, o più esattamente sotto condizione, degli affari interni degli Stati, il tutto per poi speculare a danno della loro economia.
Mediante organizzazioni quali Otpor (Отпор) e la Open Society Foundation ha contribuito alla balcanizzazione della Jugoslavia, mediante il sostegno, in Serbia, a quelle frange socialdemocratiche sovversive che, nel giro di due anni, dal 1998, fecero cadere Slobodan Milośević e gli garantirono le partecipazioni nelle miniere di Trpca nel nuovo Kosovo criminalmente costruito su base etnica.

Nel 2003 si impegnò per la realizzazione della rivoluzione “delle rose” in Georgia, e nel 2004 a quella “arancione” in Ucraina, antipasto di Euromaidan, epigoni delle famigerate “rivoluzioni colorate”. Obiettivo? Creare una catena di circoscrizione nei confronti della Russia a vantaggio dell’unipolarismo occidentale e in violazione degli accordi Reagan-Gorbačëv.
In Indonesia e in Malesia è stato accusato dai governi locali di speculazione sulle monete. La Francia lo ha costretto a pagare una multa di 2,1 miliardi di dollari per insider training. Appellatosi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, la condanna è stata confermata. Nel 1992, dopo un attacco speculativo che svalutò la lira del 30%, guadagnò più di due miliardi di dollari.
Da noi, come “ringraziamento”, invece di un mandato di cattura ha ricevuto, quattro anni più tardi, la laurea honoris causa all’Università di Bologna, consegnatagli direttamente da Romano Prodi. Solo una come Emma Bonino vede, in lui, un benefattore vittima di una propaganda malevola da parte di Viktor Orban e Vladimir Putin. Ma si sa, quando si è un cliente non si può parlar male del padrone.

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