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martedì 11 ottobre 2016

Libia, dove si combatte una guerra mitteleuropea

6 ottobre 2016

TRIPOLI - Khalīfa Belqāsim Ḥaftar è un generale libico, nonché un uomo politico di lunga esperienza. In anni lontani fu un fedele ufficiale del colonnello Muhammar Gheddafi, in seguito a varie vicissitudini belliche è diventato un collaboratore degli Stati Uniti, dove ha vissuto per quasi venti anni, ottenendo anche la cittadinanza. Un fedele alleato dell’Occidente, quindi?
Chi è Haftar
Tornato il Libia nel 2011 in occasione della deposizione di Gheddafi, dopo varie peripezie viene nominato tenente generale dell’esercito afferente al Consiglio generale di transizione. Nel 2014 tenta un colpo di stato, sventato. Nel mese successivo, in un clima connotato dalla lotta fratricida per il potere, assalta Bengasi da solo, per espellere le forze fondamentaliste asserragliate. Nel 2015, grazie al sostegno del generale Al Sisi, viene nominato ministro della Difesa e capo di Stato Maggiore del governo cirenaico di Tobruk. Il personaggio, pittoresco, è tornato agli onori della cronaca libica in questi giorni.

La decisione di Roma
La decisione del Governo italiano di spedire nei brandelli della ex Libia cento medici e duecento paracadutisti della Folgore scaturisce dalla decisione del generale Haftar di avanzare verso nord in direzione Sirte. In tre giorni, il generale avrebbe preso possesso dei pozzi petroliferi di Zueitina, Brega, Sidra e Ras Lanuf. Si tratta di zone di interesse strategico per l’Italia, perché direttamente riconducibili ad investimenti massicci dell’Eni, ovvero la compagnia straniera maggiormente coinvolta in Libia. Eni copre il 67% della produzione libica, e il 20% del fabbisogno complessivo della società di energetica italiana deriva dai giacimenti libici. L’Eni ha inoltre recentemente scoperto giacimenti immensi nei prospetti esplorativi di Bahr Essalam Sud e Bouri Nord. La Libia dispone di 1,6 miliardi di metri cubi di gas.
Haftar sostenuto da Hollande?
Khalifa Haftar è di fatto un ribelle, perché alleato del cosiddetto «parlamento di Tobruk», la città dell'Est che ancora non ha dato la fiducia al governo di Tripoli sostenuto all'Onu e dalla comunità internazionale. Ovviamente, la decisione del governo italiano di spedire sul campo la Folgore è un atto di difesa degli interessi strategici del Paese. La minaccia è molto semplice: il generale Haftar secondo molti analisti sarebbe sostenuto dalla Francia di Hollande, che punterebbe a prendere i pozzi oggi conquistati dall’alto ufficiale.
Una guerra mitteleuropea
Si tratterebbe quindi, duole ammetterlo, di un guerra mitteleuropea, al momento combattuta per via indiretta. Diventa quindi molto più chiaro, a cinque anni di distanza, perché fu abbattuto Gheddafi fisicamente, e Berlusconi politicamente dal duo Sarkozy-Merkel. I sorrisetti denigratori, le allusioni alla sfera morale, nonché una vasta campagna retorica sulla «guerra di liberazione dal tiranno Gheddafi».
La risposta di Tobruk
Giunge da Tobruk la risposta:  «Il controllo della Mezzaluna petrolifera» da parte delle forze armate del generale Khalifa Haftar, ha come «obiettivo la protezione della principale risorsa e ricchezza della Libia, ed e' stata avviata su mandato degli organi ufficiali e dal popolo libico per liberarla dagli occupanti che ostacolano le esportazioni del greggio. Tutto ciò è un affare interno alla Libia». Lo ha affermato il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aqula Saleh.  Che poi ha aggiunto: «la gestione del petrolio passerà alla Noc, l'agenzia petrolifera libica, che rispetterà tutti contratti, dopo che le forze armate avranno lasciato i terminal».
Gentiloni scansa la furia dei francesi
La situazione in ogni caso rimane molto confusa anche sul piano militare. Una dura battaglia sarebbe ancora in corso tra gli uomini di Haftar, milizie fondamentaliste, e il «legittimo» governo di Tripoli. Il ministro Gentiloni, per non far infuriare l’alleato francese, ha rassicurato che l’operazione non prevede «boots on the ground». Il disastro della guerra di liberazione libica al momento ha provocato trecentomila morti e milioni di profughi.

Adattamento dall' originale: http://esteri.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20161006_392527

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