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martedì 5 aprile 2016

Libia: il terzo governo di occupazione, sostenuto dall’Onu sbarca a Tripoli, ma è già sotto assedio

Libia: il governo di Serraj sostenuto dall’Onu sbarca a Tripoli, ma è già sotto assedio
Spari in aria, veicoli militari in strada, posti di blocco, tv oscurate: tensione altissima a Tripoli. I membri dell’esecutivo partiti da Tunisi a bordo di alcune imbarcazioni sono arrivati a Tripoli e si sono asserragliati dentro una base navale

Deve abbandonare la capitale, in cui è arrivato in modo clandestino. Se no dovranno assumersi le conseguenze legali», ha affermato Al Ghweil.Mentre il governo non riconosciuto, ma insediato da quasi due anni nella capitale, minaccia al Sarraj, fazioni armate e militari della Marina libica fedeli a Misurata sono schierate a difesa dell’avamposto del nuovo governo. Sarraj,forte del sostegno della comunità internazionale, si dichiara «determinato» ad assumere il controllo di Tripoli e intende varare «a breve misure urgenti per migliorare la condizione del Paese e accelerare la riconciliazione nazionale». Ad appoggiarlo ci sono anche gli Usa: «Non è il momento per gli ostruzionisti di frenare il progresso- ha detto il segretario di Stato John Kerry- ma per tutti i libici in tutto il Paese di abbracciare questa opportunità storica per una Libia pacifica e più prospera». E Al-Nabaa, una tv schierata contro il premier designato libico Sarraj e accusata di appoggio al terrorismo, è stata oscurata da «figli di Tripoli e suoi rivoluzionari»: uomini armati che hanno preso il controllo della tv, interrotto le trasmissioni ed evacuato il personale. 
Lo sbarco «tranquillo», poi la situazione è degenerata
I membri del Consiglio presidenziale libico sostenuto dall’Onu erano sbarcati a Tripoli nel pomeriggio. Sette persone, tra cui Fayez Serraj, capo del Consiglio e primo ministro del governo di unità libico, erano arrivati via mare dalla Tunisia presso la base navale di di Abu-Seta, a Tripoli. Le prime immagini, diffuse via Twitter, mostravano lo sbarco che sembrava avvenuto senza incidenti. «È urgente un pacifico e ordinato passaggio dei poteri», aveva dichiarato l'inviato dell'Onu, Martin Kobler. Ma la miccia è stata accesa poco dopo: il Congresso libico di Tripoli (Gnc) ha diramato mercoledì sera un «appello a tutti i rivoluzionari a schierarsi contro questo gruppo di intrusi, che infiammerà la situazione a Tripoli e ci imporrà la tutela internazionale». Il Gnc ha bollato come «illegale» l’ingresso del consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj nella capitale libica. Il timore adesso è che le milizie legate al «premier» Khalifa Ghwell, al presidente del Congresso di Tripoli (Gnc) Nouri Abusahmain e alla variegata galassia dei gruppi jihadisti passino dalle parole ai fatti.In serata a Tripoli quasi tutti i negozi hanno chiuso i battenti. Nelle strade si segnala la presenza di diverse milizie armate, con quelle anti-Sarraj che starebbero preparando un’azione «congiunta». Secondo diversi testimoni, alcuni gruppi armati avrebbero sparato dei colpi in aria con le anti-aeree montate sui pick-up per impedire ad alcuni sostenitori del governo di unità nazionale di radunarsi nei pressi della piazza dei Martiri, il cuore di Tripoli. Ed è qui che i gruppi fedeli al governo Sarraj potrebbero decidere di lanciare nelle prossime ore l’offensiva per assicurare al governo la capacità di operare.
Le tensioni nel Paese
Che la situazione potesse precipitare era nell’aria: il governo di Tobruk aveva infatti detto che avrebbe riconosciuto il nuovo esecutivo di unità solo se avesse ricevuto l'approvazione della Camera dei Rappresentanti (che risiede a Tobruk). Mentre il «premier» del governo di Tripoli, Khalifa Ghwell, in una conferenza stampa nella capitale libica aveva minacciato: «Serraj ha due opzioni: consegnarsi alle autorità o tornare a Tunisi».
Via di terra sbarrata
Il governo di Tripoli, che non è invece riconosciuto dalle Nazioni Unite, e i gruppi armati che lo sostengono avevano ammonito nei giorni scorsi l’esecutivo di unità nazionale a non mettere piede nella capitale. Inoltre avevano cercato di impedire l’arrivo di Serraj in tutti i modi, chiudendo lo spazio aereo più volte in diverse ore. I membri dell’esecutivo di unità nazionale - tranne i due che da tempo si sono autosospesi, ovvero i rappresentanti di Brega, Ali al Qatarani e Omar al Aswad - erano partiti da Tunisi a bordo di alcune imbarcazioni. Secondo fonti locali, l’arrivo via mare sarebbe stato deciso dopo un fallito tentativo di raggiungere la città via aerea tramite l’aeroporto di Mitiga all’alba, quando sono stati sentite diverse esplosioni nella zona provenienti dai colpi di artiglieria anti-aerea sparati dalle milizie legate al governo non riconosciuto di Khalifa Ghweil. Il colonnello ha aggiunto di «aver tentato di far arrivare i membri del governo via aerea più volte, ma abbiamo trovato una serie di ostacoli posti da Khalifa Ghweil e da Nuri Abu Sahimin». A quest’operazione, secondo alcune voci circolate sui social network, avrebbero partecipato anche la Marina italiana, la Gran Bretagna e la Francia. Ma il colonnello Abdel Rahman al Tawil, capo della commissione sicurezza del Consiglio di presidenza del governo di riconciliazione nazionale della Libia, ha smentito, assicurando che «nessuna forza straniera ha partecipato all’operazione condotta oggi di rientro a Tripoli dei membri dell’esecutivo».
La reazione dell’Italia
«Ci auguriamo che il governo di Serraj possa lavorare nell'interesse della Libia e del popolo libico», ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi parlando da Chicago, a margine dell'inaugurazione della scuola italiana Enrico Fermi. «Guardiamo con interesse alla determinazione del governo libico del premier Fayez al Sarraj di consolidarsi e cercare di trasferirsi a Tripoli. È una decisione libica che noi siamo pronti a sostenere», ha dichiarato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a margine di una conferenza dell’Onu sui rifugiati siriani. Il ministro ha ribadito che l’Italia è «pronta a rispondere alle richieste del nuovo governo quando e se si sarà consolidato». Il governo sostenuto dall’Onu è stato proclamato nel gennaio 2016, in virtù di un accordo siglato in dicembre in Marocco con l’obiettivo di mettere fine al contrasto tra il governo di Tripoli e quello di Tobruk. Secondo Giorgio Starace, l’inviato speciale dell’Italia per la Libia, la decisione del consiglio presidenziale libico di andare a Tripoli è «una mossa coraggiosa». Nella capitale libica, «ci sono dei problemi, milizie ostili che si stanno dispiegando», ammette Starace, ma il governo di unità «dovrà mostrare equilibrio e aprire tavoli di dialogo e confronto» con gli oppositori. Sarà necessario «anche recuperare il rapporto» con il Parlamento di Tobruk, perché approvi la lista dei ministri proposti e partecipi alla transizione. La comunità internazionale, «continuerà a seguire il processo» di stabilizzazione del Paese che vede «l’Italia in prima linea», conclude Starace.
Migranti
Nel frattempo la guardia costiera libica ha intercettato e soccorso, al largo di Sabratha, due imbarcazioni cariche di migranti che tentavano di raggiungere l'Europa, salvando in tutto 152 persone. È quanto riferisce Ayoub Qassem, portavoce della Marina libica, spiegando che sono state due le operazioni di recupero. Nella prima, avvenuta a 70 chilometri al largo di Tripoli (Sabrata), 120 migranti sono stati portati in salvo verso la base di Zaouia, a 45 chilometri a ovest della capitale libica. Una volta conclusa l'operazione la guardia costiera è stata allertata della presenza di una seconda imbarcazione che percorreva la rotta mediterranea e, sempre al largo di Sabrata, è riuscita a portare in salvo altre 32 persone.

Preso da: http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_30/libia-governo-serraj-sostenuto-dall-onu-sbarca-tripoli-066c7f3e-f679-11e5-b728-3bdfea23c73f.shtml




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