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sabato 20 dicembre 2014

Italia-Libia, strane mosse

14/12/2014
Il ministro Gentiloni paventa nuovi interventi militari a Tripoli, d’accordo con gli Stati Uniti
Dopo quasi tre anni di silenzio in cui i mass-media della Nato hanno cercato di nascondere i disastri prodotti dalla guerra "anti-italiana" alla Libia (caos, guerra civile, povertà, immigrazione e terrorismo), giornali e tv sono tornati a parlare del disastro libico, facendo da sponda al ministro degli Esteri Gentiloni, che in tandem con il Segretario di Stato statunitense Kerry, ha già paventato la possibilità di nuovi interventi militari (non solo in Libia, ma anche in Siria).
Il caos che sta sconvolgendo la Libia, il Nord Africa, il Medio Oriente, tutto il Mediterraneo e, ormai, anche l'Europa, si combatte ritrovando un dialogo con Mosca. Solo in questo modo sarà possibile per l'Italia e l'Europa trovare una strada di rinascita e riscossa. Senza un sussulto di sovranità è impensabile uscire da questa crisi economica, sociale, culturale e valoriale che sta affamando il nostro popolo ed uccidendo la nostra civiltà.

Eliminato l'asse Tripoli-Roma-Mosca, gli Usa hanno scaricato sul "vassallo-Italia" il compito di "stabilizzare" l'area.
Il vero obiettivo della guerra alla Libia è stato l'eliminazione di un governo che, anche attraverso la triangolazione con Roma (e quindi si capisce meglio perché, dopo Gheddafi, a cadere doveva essere il secondo anello della catena, ovvero Silvio Berlusconi), avrebbe permesso a Mosca di rafforzare ulteriormente la sua posizione geopolitica nel continente europeo e nel Mar Mediterraneo.
Anche perché l'ex Urss è l’unica nazione potenzialmente capace di traghettare il continente europeo fuori dalla presa atlantica prospettandone l'emancipazione in un'Europa libera ed unita da Lisbona a Vladivostok.
Quindi anche per questo vista come fumo negli occhi dagli atlantici.
Gheddafi, opponendosi all'espansione di Africom nel Continente africano, aveva nel contempo offerto alla Russia la possibilità di aprire lungo le coste libiche una base o un punto di attracco e rifornimento per le proprie navi militari.( Questa è una novità)
E la cooperazione non si sarebbe limitata al campo militare, ma si sarebbe estesa anche a quello energetico, firmando un accordo per l'uso dell'energia nucleare a fini pacifici, con l'ingresso di Gazprom, tramite ENI, al 33% nel giacimento di gas e petrolio libico di Elephant e, infine, nella possibilità di varare con i russi un cartello dei Paesi produttori di metano, similmente a quello che unisce i Paesi ricchi di petrolio, l'Opec.
Tutto intollerabile per chi da secoli vuole la "morte" della "Nostra Europa" e combatte la centralità mediterranea di Roma, elemento determinante per una rinascita europea.
Washington, dopo aver rintuzzata la penetrazione russa nel contesto libico ed europeo, si è poi "lavata le mani" delle disastrose conseguenze di questo scellerato intervento militare.
E nonostante le dichiarazioni e gli accordi tra il segretario di Stato americano ed il nostro ministro degli Esteri, è impensabile per l'Italia stabilizzare l'area.
L'azione italiana nel Mediterraneo, al traino di Washington, è destinata al fallimento. Per combattere il caos libico (e mediterraneo) bisogna liberarsi dal giogo statunitense e difendere il "triangolo" Tripoli-Roma-Mosca, Eni e Finmeccanica, il South Stream, senza diventare una portaerei militare del Pentagono.
Gentiloni ha già detto che un intervento di terra in Libia, come ad Aleppo, ormai non è più escluso.
Ennesimo intervento inserito all'interno di schemi ed esigenze atlantiche Un altro errore strategico e geopolitico che avrebbe solo effetti controproducenti.
Dopo il disastro iracheno, quello libico e siriano, e dopo la folle guerra economica e diplomatica alla Russia che ci sta portando in una nuova Guerra Fredda, che le strategie e gli interessi statunitensi collidono con quelli italiani ed europei non è ormai chiaro a tutti?
Se proprio si vuole parlare di un intervento militare per la Libia e per la Siria, lo si faccia – al contrario di quello che preannuncia Gentiloni – solo se in stretta sinergia con la Russia, con la Siria di Assad, con l'Egitto di Al-Sissi e con l’Algeria di Bouteflika. L'Italia, forse, è ancora in tempo a riparare il caos causato con la criminale guerra del 2011 in Libia, ma deve avere il coraggio di tagliare il cordone ombelicale che la lega a Washington, il prima possibile.
G. Cast.

Giuliano Castellino

Preso da: http://www.ilgiornaleditalia.org/news/esteri/860942/Italia-Libia--strane-mosse.html

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