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sabato 29 dicembre 2012

Muʿammar Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī

  • Muʿammar Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī
    (Orazione funebre di Chavez a Mu’ammar dal Giulio Cesare)
    [24.10.2011] di GilguySparks
Amici, libici, compagni, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Muʿammar, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia per Muʿammar. Il nobile Jalil v’ha detto che Muʿammar era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Muʿammar ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Jalil e degli altri – perché Jalil è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io vengo a parlare al funerale di Muʿammar. Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma Jalil dice che fu ambizioso; e Jalil è uomo d’onore. Molti prigionieri islamisti egli ha riportato a Tripoli, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Muʿammar?
Quando i poveri hanno pianto, Muʿammar ha versato lacrime: l’ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Jalil dice ch’egli fu ambizioso; e Jalil è uomo d’onore.
 Tutti vedeste come tre volte gli presentai una corona di re ch’egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione?
Eppure Jalil dice ch’egli fu ambizioso; e, invero, Jalil è uomo d’onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Jalil ha detto, ma qui io sono per dire ciò che io so.
Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? Oh senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Muʿammar e debbo tacere sinché non ritorni a me.
Perché se io fossi Jalil e Jalil Chavez, qui ora ci sarebbe un Chavez che squasserebbe i vostri spiriti e che ad ognuna delle ferita di Muʿammar donerebbe una lingua così eloquente da spingere fin le pietre di Tripoli a sollevarsi, a rivoltarsi.
Soltanto ieri la parola di Muʿammar poteva opporsi al mondo intero: ora egli giace là, e non v’è alcuno, per quanto basso, che gli renda onore.
O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Jalil e un torto a Jibril, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d’onore: e non voglio far loro torto: preferisco piuttosto far torto al defunto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente.
Ma qui ho una pergamena col sigillo di Muʿammar – l’ho trovata nel suo studio, è il suo testamento: che voi, popolo, udiate soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo leggere, e andreste a baciar le ferite del morto Muʿammar, ed immergereste i vostri panni nel suo sacro sangue; anzi, chiedereste un capello per ricordo e, morendo, ne fareste menzione nel vostro testamento, lasciandolo, come un ricco lascito, alla prole.
Pazienza, gentili amici, non debbo leggerlo; non è bene che voi sappiate quanto Muʿammar vi ha amato. Non siete di legno, non siete di pietra, ma uomini, e essendo uomini, e udendo il testamento di Muʿammar, esso v’infiammerebbe, vi farebbe impazzire: è bene che non sappiate che siete i suoi eredi; ché, se lo sapeste oh, che ne seguirebbe!
Se avete lacrime, preparatevi a spargerle adesso.
Tutti conoscete questo mantello: io ricordo la prima volta che Muʿammar lo indossò: era una serata estiva, nella sua tenda, il giorno in cui sconfisse re Idris: guardate, qui il pugnale di Jibril l’ha trapassato: mirate lo strappo che Belhaji nel suo odio vi ha fatto: attraverso questo il ben amato Jalil l’ha trafitto; e quando tirò fuori il maledetto acciaio, guardate come il sangue di Muʿammar lo seguì, quasi si precipitasse fuori di casa per assicurarsi se fosse o no Jalil che così rudemente bussava; perché Jalil, come sapete, era l’angelo di Muʿammar: giudica, o Allah, quanto caramente Muʿammar lo amava! Questo fu il più crudele colpo di tutti, perché quando il nobile Muʿammar lo vide che feriva, l’ingratitudine, più forte delle braccia dei traditori, completamente lo sopraffece: allora si spezzò il suo gran cuore; e, nascondendo il volto nel mantello che tutto il tempo s’irrorava di sangue, il gran Muʿammar cadde. Oh, qual caduta fu quella, miei compagni!
Allora io e voi e tutti noi cademmo, mentre il sanguinoso tradimento trionfava sopra di noi. Oh, ora voi piangete; e, m’accorgo, voi sentite il morso della pietà: queste son generose gocce. Anime gentili, come?
Piangete quando non vedete ferita che la veste di Muʿammar? Guardate qui, eccolo lui stesso, straziato come vedete, dai traditori.
Buoni amici, dolci amici, che io non vi sproni a così subitanea ondata di ribellione. Coloro che han commesso questa azione sono uomini d’onore; quali private cause di rancore essi avessero, ahimè, io ignoro, che li abbiano indotti a commetterla; essi sono saggi ed uomini d’onore, e, senza dubbio, con ragioni vi risponderanno. Non vengo, amici, a rapirvi il cuore. Non sono un oratore com’è Jalil; bensì, quale tutti mi conoscete, un uomo semplice e franco, che ama il suo amico; e ciò ben sanno coloro che mi han dato il permesso di parlare in pubblico di lui: perché io non ho né l’ingegno, né la facondia, né l’abilità, né il gesto, né l’accento, né la potenza di parola per scaldare il sangue degli uomini: io non parlo che alla buona, vi dico ciò che voi stessi sapete, vi mostro le ferite del dolce Muʿammar, povere, povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me: ma se io fossi Jalil, e Jalil Chavez, allora vi sarebbe un Chavez che sommoverebbe gli animi vostri e porrebbe una lingua in ogni ferita di Muʿammar, così da spingere anche le pietre di Tripoli a insorgere e a ribellarsi.


Fonte:http://gilguysparks.wordpress.com/2011/10/24/mu%ca%bfammar-abu-minyar-%ca%bfabd-al-salam-al-qadhdhafi/

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